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Autore: Marti Lestrange    14/03/2016    2 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Harry alza le dita a toccarle la guancia fredda, la linea della mascella e infine le labbra, mentre lei sospira, e non riesce a fare a meno di guardarlo. È ancora più bello se visto da vicino, i suoi occhi sono più verdi che mai e sono grandi e le fossette che gli si dipingono ai lati della bocca sono fatte per essere baciate. Alycia poggia le mani sul suo petto e lo sente tremare leggermente e la sua pelle è calda sotto la stoffa della t-shirt. Ora Harry le fissa le labbra, che Alycia si ritrova a dischiudere, ed è abbastanza perché lui si decida a baciarle, prima in un contatto lieve e incerto, poi sempre più avidamente. Alycia risponde al bacio senza riserve, circondandogli la vita e passandogli le mani sulla schiena, mentre il petto di Harry aderisce al suo e le toglie il fiato. Lo sente gemere sulle sue labbra mentre accarezza quelle di lui con la lingua e le sue mani la stringono sui fianchi, per poi scendere sempre più giù.
[Long; Harry/OC; AU.]
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Cap5

[Scusate, scusate, scusate per l'immenso ritardo con il quale mi ritrovo ad aggionare questa long. Come ho scritto nelle note finali allo scorso capitolo, il periodo natalizio e quello subito successivo hanno assorbito totalmente il mio tempo e quelli appena trascorsi sono stati due mesetti piuttosto pieni e intricati – tra l'altro, l'ispirazione nel frattempo era andata a farsi benedire LOL. Detto ciò, spero che non vi siate dimenticati dei miei bimbi (T.T). E niente, bando alle ciance, vi lascio al capitolo!]

Aftertaste.
Capitolo V.
Shadow Preachers.
[Maggio 2015.]


"You make me wanna
love, hate, cry, take,
every part of you.
You make me wanna
scream, burn, touch, learn
every part of you."



{mercoledì 13 maggio 2015, Londra, pochi minuti alle 11:00 PM}
Quando Harry Styles mette nuovamente piede su suolo inglese, l'erba e l'asfalto sono ancora umidi per la pioggia che è caduta durante la notte. Nell'aria c'è una certa elettricità e il cielo è grigio e carico di nembi scuri, nonostante l'inverno sia formalmente terminato.
La casa di Kensington è fredda e impolverata ed Harry vorrebbe tantissimo essere altrove, ma è deciso a rivalutare quell'appartamento e a provare a sentirlo un po' più suo. Sua madre Anne è in vacanza con Robin in Cornovaglia e Harry non andrà a trovarli nella loro accogliente casa a Greenwich, non dormirà tra le lenzuola pulite che sanno di lavanda e non mangerà i dolci di Anne; non passerà una giornata intera con lei, in salotto, tutti e due in pigiama - come quando era un bambino e c'era anche Gemma - a bere tè al lampone e a guardare vecchi film in bianco e nero; non guarderà il sole tramontare dietro gli alberi del piccolo giardino, le candele accese in corridoio e un pasticcio nel forno. Rimpiange quei momenti, che una volta al mese lo strappano via dalla sua solita vita, e osserva le lenzuola che non sono più bianche ricoprire i mobili del salotto e il camino spento e mai acceso e le finestre senza tende e i vetri sporchi di pioggia e incuria, il parquet opaco e i libri abbandonati sugli scaffali. Si sente odore di qualcosa che sarebbe potuto essere ma che non è stato, un ricordo mai nato e l'ombra della solitudine che offusca i corridoi e le stanze, mentre il pulviscolo galleggia nell'aria stantia e stanca, come neve nel cielo notturno. Harry osserva la decadenza tappezzare ogni cosa e anche la sua anima, piano piano, si appanna, e il suo corpo rischia di fare compagnia ai mobili celati sotto veli di oblìo, scheletri nascosti che ingombrano una vita.
Dopo aver reso vivibile il bagno e la camera da letto e dopo una doccia veloce, Harry si sofferma pensieroso sul profilo delle case all'esterno, le finestre illuminate che definiscono altre vite e altri giorni, mentre le nuvole continuano ad addensarsi ad ovest. Controlla senza nemmeno pensarci la casella dei messaggi e si sente un vero stupido a continuare ad aspettare un suo messaggio dopo un mese di silenzio che sa di condanna definitiva, di ingombranti consapevolezze e ricordi che sembrano ormai irreali e inconsistenti come sogni. Harry può dire di aver mai conosciuto Alycia Roberts, oppure si è solo immaginato ogni cosa durante le ore di sonno a casa di sua madre? Ha davvero toccato la sua pelle e baciato le sue labbra? Hanno davvero parlato o è stato tutto frutto di un delirio instabile e popolato di fantasmi?
Il suo nome tra quei vecchi messaggi è l'unica cosa che conferma la sua esistenza ed Harry la immagina a casa, nel piccolo salotto, con Natalie o Niall, a ridere come una bambina e a mangiare biscotti al cioccolato mentre la TV trasmette dei video musicali e la sera scende dietro i vetri. È a pochi passi da lui, nella stessa città, in quella Londra che aveva imparato a desiderare di nuovo e che di nuovo gli è stata portata via, e così si veste senza nemmeno aver elaborato un pensiero razionale ed è già fuori.
Sale in macchina e guida in una città quasi tranquilla, mentre l'orologio segna le undici. Sa che non è l'orario giusto per presentarsi a casa di qualcuno, ma la sera dopo deve riprendere l'aereo per tornare a Los Angeles e davvero non ha tempo da perdere.
Raggiunge Colville Square a piedi, dopo aver parcheggiato l'auto anche piuttosto malamente, senza badarci. Nota subito la finestra illuminata in salotto, la luce filtrata dalle tende tirate.
Improvvisamente il coraggio comincia a venirgli meno, ma un ultimo disperato brandello lo spinge ad aprire il cancelletto e a salire i pochi gradini che ha di fronte. La porta del numero venticinque è socchiusa e così la scosta lentamente. Una signora anziana lo scruta torva, un sacco della spazzatura in una mano e le chiavi di casa nell'altra, mentre scende le scale dello stabile.
- Io mi fermo qui - si affretta a specificare Harry a mo' di spiegazione, indicando la porta di Alycia sulla sinistra.
L'altra lo studia per un momento e Harry si ricorda della t-shirt dei Rolling Stones che indossa e che è bucata, del giaccone che gli pende disordinato da una spalla, dei jeans scoloriti che non si è preoccupato di cambiare, degli stivali infangati che dovrebbe ripulire e quasi si vergogna un po'. La sua osservatrice però gli fa un cenno di saluto ed esce, accostandosi poi la porta alle spalle. Probabilmente non deve aver fatto caso al suo apparente disordine.
Harry fa un respiro profondo e suona il campanello.


#


{mercoledì 13 maggio 2015, Londra, ore 10:00 PM}
Lo sguardo di Alycia si perde nelle nuvole cariche e grigie fuori dalla finestra della cucina, mentre il bollitore fischia accanto a lei, tra il forno a microonde e la scatola di cereali al miele mezza vuota.
Versa l'acqua bollente nella tazza che è solo sua - con il disegno di Mickey Mouse - e la osserva prendere colore e l'aroma del bergamotto le raggiunge le narici. Ci mette un goccio di latte e poco zucchero e torna in salotto.
È da sola - Niall è uscito con alcuni amici che lei conosce solo di nome - e la tranquillità di casa la rilassa. Ha passato il suo giorno libero dormendo fino a tardi, per poi uscire e fare colazione da "Caffè Nero", dove Natalie le ha riempito il bicchiere tre o quattro volte. Ha girovagato per Portobello Road, prendendosi il tempo di guardare ciò che di solito lascia che le sfili davanti, dal negozio di tazze e oggetti in ceramica all'angolo, con l'insegna rossa e la merce esposta in strada, alla pasticceria dove compra un Red Velvet per Natalie e che profuma di burro e vaniglia.
Le due amiche pranzano in un piccolo ristorante a poco prezzo ma carino, sedute fuori al tiepido sole di maggio, e poi passano il pomeriggio su una delle panchine del parco sotto casa, a fumare sigarette e ricordare i vecchi tempi. Alycia ha cenato con una pizza gigante surgelata, nonostante gli insistenti inviti di Natalie a salire da Liam. Ha sempre rifiutato, preferendo lasciarli soli - e preferendo stare sola a sua volta.
Afferra il telefono, poggiato sul tavolino basso davanti al divano, ma non ci sono messaggi. Non che si aspetti ancora che Harry le scriva, e forse è meglio così. Dopo parecchi messaggi, tutti rimasti senza risposta, il ragazzo deve essersi arreso e non l'ha più cercata. Di nuovo, forse è meglio che sia andata così.
Tutto quello che era successo tra loro minacciava di schiacciarla e annientarla e Alycia non poteva permettersi di venire schiacciata e annientata un'altra volta. E in fondo, quello che c'era stato sarebbe potuto essere o tutto o niente, il meglio o il peggio, la vetta o l'abisso, ma Alycia non voleva rischiare l'impatto della caduta, aveva troppa paura. E quindi aveva abbracciato la mediocrità, ciò che la spingeva a non essere mai abbastanza, tutto meno che rischiare qualcosa con la possibilità concreta di perderla. E preferisce vivere come al solito piuttosto che gustare un piacere troppo avidamente, piacere che tanto le sarebbe stato tolto e di questo è sicura. Cose così belle non sono fatte per durare.
Lascia cadere il telefono sul divano e vi si lascia cadere lei stessa, sorseggiando il suo tè. C'è fin troppo silenzio, ora, ma le piace. Abitare con Niall significa convivere con il rumore, le risate troppo alte e le note della chitarra alle tre di notte e, nonostante tutto il bene che sente di provare per lui, alla lunga diventa estenuante, quella cacofonìa, e il silenzio stesso le appare quindi come un dono del cielo.
Le uniche cose che fanno rumore ora sono i suoi pensieri, sempre troppo vorticosi, troppo veloci, troppo incasinati, troppo tutto. Decide all'improvviso che andrà a letto presto, ché forse così riuscirà a placarli.
E in quel momento, una consapevolezza la colpisce dietro la schiena, nello spazio tra le scapole, e poi nel centro del petto, scendendole nello stomaco, e la sente ancora più fortemente in tutto quel silenzio, in quel mercoledì sera solitario: Harry le manca. Le manca, cazzo. Le manca nonostante tutte le cose che non sa di lui, nonostante Scarlett, nonostante la sua assenza. Le manca per tutto ciò che sa di lui - la sua vita tra due città, il suo essere poetico senza farlo apposta, i testi che scrive e che non vuole farle leggere, gli aerei che prende e i caffè che beve, come tiene tra le mani il telefono, e il cappotto scuro, la t-shirt dei Pink Floyd e l'accento del Cheshire; le manca per il vuoto che sente senza il suo corpo addosso - e la totalità di quel momento, i respiri spezzati e il suo modo di guardarla e toccarla e averla; le manca per il ricordo troppo grande ma bello che ha di lui - e le fossette quando ride come un bambino, le mani che si agitano di qua e di là mentre parla, le facce buffe quando gli si racconta qualcosa di divertente o irriverente o, come direbbe lui, "esilarante", quella luce particolare che solo i suoi occhi hanno, quando ti osserva e cerca le parole, e dentro c'è davvero il mondo intero.
Le manca. E le fa male. E capisce che forse è ormai troppo tardi per tornare indietro, ché si è rifiutata di ascoltarlo e questa è forse la cosa peggiore, anche se il viso di Scarlett continua a tornarle in mente e allora si perdona un po'.
Il campanello suona e Alycia sobbalza sul divano e il tè rischia di finirle addosso. Posa la tazza sul tavolino e si dirige in ingresso. Non capisce chi possa essere, a quell'ora, e poi fa due più due: devono essere sicuramente Natalie e Liam, scesi per farle compagnia dopo aver finito di cenare.
E così apre la porta. E così le si congela il sorriso sulle labbra. E così osserva la passata fonte dei suoi guai e dei suoi tormenti sorriderle, solo una vaga punta di disagio negli occhi color ambra.
- Zayn?


#


{mercoledì 13 maggio 2015, Londra, ore 11:15 PM}
Harry attende qualche minuto di fronte alla porta e affonda le mani nelle tasche del giaccone marrone, dondolandosi avanti e indietro e fissando il numero uno dorato attaccato sul legno bianco. Sente un rumore di passi proveniente dall'interno dell'appartamento farsi sempre più vicino e, quando finalmente la porta si apre, il sorriso gli si congela sulle labbra e le mani si stringono a pugno dentro le tasche.
Di fronte a lui c'è un ragazzo alto, anche se non quanto lui, un paio di jeans neri strappati e consunti, una t-shirt bianca con una stampa indefinita sul davanti e un paio di Vans a quadri bianchi e neri ai piedi. La barba scura è corta ma gli adombra la mascella definita e gli occhi ambrati lo studiano, un'ombra di divertimento misto a fastidio. I capelli scuri sono spettinati ed entrambe le braccia sono ricoperte di tatuaggi. Non gli ispira nulla di buono e ritrovarlo ad aprire la porta di casa di Alycia contribuisce in larga parte ad alimentare le sue brutte prime impressioni. Il ragazzo tiene le dita sulla maniglia e si limita a guardarlo, senza dire niente.
- Alycia è in casa? - gli chiede Harry rompendo il silenzio e sente la sua stessa voce bassa e tesa.
- Dipende - risponde l'altro, beffardo, alzando imprcettibilmente il mento, come in segno di sfida. - Chi la cerca?
- Zayn! - si sente la voce di Alycia provenire dal salotto. - Si può sapere chi è? - ma lui non le risponde e continua a guardare Harry.
- Sai che ti dico? - esclama quest'ultimo, deciso. - Lascia perdere.
Così dicendo gira sui tacchi, intenzionato ad andarsene. Spalanca la porta e per poco non investe la signora di prima.
- Guarda dove vai, ragazzo! - le grida dietro lei, la voce vibrante.
Ad Harry non importa dove sta andando, tutto ciò che vuole è lasciare al più presto Colville Square, per non tornarci più. Si sente preso in giro e la rabbia gli monta dentro a ondate.
Non sa chi sia quel tale, "Zayn", ma è evidente che per essere a casa di Alycia a quell'ora non può che esserle strettamente legato: un fidanzato?, un flirt?, un amico intimo? Harry non lo sa e forse nemmeno ci tiene a saperlo. Decide che non gli importa più niente, che ha già sprecato troppo tempo dietro ad una storia futile che non è nemmeno definibile come tale, perché non è mai iniziato niente e Alycia gli ha anche fatto capire che mai sarebbe potuto iniziare. È soltanto un illuso e uno stupido, lui che ha deciso di andare a trovarla per parlare, per capire, per mettere un punto a qualcosa che nessuno dei due si era preso la briga di definire e che aleggiava tra loro anche a distanza di chilometri e chilometri e che Harry sentiva addosso notte e giorno, pesante come un macigno ed eccitante come l'ignoto.
Percorre a piedi la distanza che lo separa dalla sua automobile, che è ancora parcheggiata dove l'ha lasciata, una ruota sul marciapiede, il paraurti attaccato ad un bidone dei rifiuti. Ha appena recuperato la chiave dalla tasca del giaccone quando sente la sua voce chiamarlo.
- Harry! - e si volta e Alycia gli sta correndo incontro dalla parte opposta della strada deserta, costeggiando un piccolo ufficio postale chiuso e un Irish Pub. - Harry!
Lui apre la macchina e la portiera, deciso ad ignorarla e ad andarsene, ma lei lo raggiunge e lo blocca e per poco non rimane schiacciata tra il corpo di Harry e la carrozzeria dell'auto. Il suo profumo alla rosa gli arriva alle narici e lui la guarda, sospeso, la mano proprio accanto al suo viso, premuta contro la macchina nera.
- Harry, fermo - esclama ancora lei mentre lui cerca di spostarla per entrare nell'abitacolo, cercando di toccarla il meno possibile, perché non vuole cedere e sa che potrebbe succedere e non vuole ascoltarla, proprio come lei non ha ascoltato lui.
Alycia però non si lascia spostare, così Harry finisce per arrendersi e allontanarsi leggermente dalla sua auto, passandosi una mano dietro il collo e sospirando, visibilmente innervosito. Lei richiude lo sportello e rimane a guardarlo per un momento, ma lui non vuole incontrare il suo sguardo - non vuole perdersi in quell'azzurro.
- Si può sapere cosa ci facevi fuori dal mio appartamento? - gli chiede Alycia alla fine e la sua voce è incrinata da una rabbia a stento trattenuta. È arrabbiata e non dovrebbe esserlo: con che diritto gli sbatte in faccia quel sentimento, quando è lui quello arrabbiato e amareggiato e deluso? Ha immaginato una cosa e ne è apparsa un'altra: non c'era nessuna Alycia accovacciata sul divano a divorare biscotti e a ridere con Niall o a spettegolare con Natalie; non c'era nessuna Alycia che guardava la TV o mangiava biscotti; non c'era nessuna Alycia Roberts così come lui l'ha dipinta nella sua fantasia, ma solo un'altra Alycia - quella vera? - a casa sua, in compagnia di un ragazzo pericolosamente bello e apparentemente letale, in t-shirt e jeans rotti e un'aura di fumo e rischio che gli aleggiava intorno, gli occhi intensi di chi sa cosa vuole e la disinvoltura di chi può. Quel ragazzo, quello Zayn, conosceva bene Alycia, altrimenti non si sarebbe mai permesso di aprire la porta del suo appartamento, non si sarebbe permesso di decidere chi avesse il permesso di vederla, non si sarebbe permesso di farlo andare via senza che Alycia potesse obiettare.
- Allora? - chiede ancora lei, spazientita, le braccia conserte e un cipiglio serio dipinto sul bel viso pallido.
- Non ti interessa più, ormai - replica Harry scrollando le spalle e misurando la porzione di marciapiede di fronte alla sua automobile a grandi passi, nervoso e irritato.
- Ah, no? L'hai deciso tu?
- Sì, l'ho deciso io, come tu hai deciso di non volermi ascoltare, l'ultima volta che ci siamo visti. O non te lo ricordi?
Un'ombra appare sul viso di Alycia, per poi scomparire subito dopo. Se lo ricorda, eccome se lo ricorda, Harry l'ha capito subito.
- È diverso - replica lei, ma senza convinzione.
- Per niente. Non è diverso per niente, Alycia. Capito? Smettila di crederlo solo perché così ti sentirai meglio con te stessa per esserti comportata da stronza con me.
- Io mi sarei comportata da stronza con te? - esclama ritrovando la vivacità e una certa dose di amara ironia. - Hai una bella faccia tosta, sai?
- Non fare la vittima, per favore, non ti si addice - e Harry le volta le spalle, perdendosi ad osservare l'insegna spenta di una panetteria.
- Non sto facendo la vittima e qui l'unico stronzo sei tu, okay? Insomma, dopo quello che è successo ti permetti anche di fare il sostenuto, di arrivare come se niente fosse, suonare e poi scappare via come un ragazzino. E ti fai anche rincorrere, come se non bastasse, per poi sparare cazzate cosmiche una dietro l'altra. Io sarei la vittima, ma guardati! Ti aggiri per Londra come un'anima in pena e ti rifiuti anche di darmi spiegazioni, quando te le chiedo.
Harry si volta a guardarla e sostiene il suo sguardo mentre lei gli infierisce contro e la osserva, il corpo teso in avanti, i pugni stretti, la felpa troppo grande per lei che probabilmente ha indossato in fretta e furia prima di uscire, perché le pende da una spalla e il bordo inferiore è piegato male; osserva i capelli biondi spettinati - forse dopo che Zayn ci ha passato una mano attraverso? - e gli occhi azzurri accesi e belli e che hanno lo stesso colore del cielo in un giorno limpido d'inverno; osserva le gambe magre e belle strette in un paio di jeans - gli stessi che lui le ha tolto - e le Converse mezze rotte e scolorite; osserva le sue labbra piegarsi mentre parla e la lingua sbattere contro il palato; osserva Alycia Roberts e tutto ciò che gli sembra è che sia troppo bella per essere vera, qualcosa di onirico e irreale che gli aleggia davanti e che solo lui può vedere ma non toccare, perché altrimenti svanirebbe nel vento, un qualcosa che ha conosciuto - o creduto di conoscere - ma che adesso non c'è più. La verità è che probabilmente si è sbagliato: tra loro non sarebbe mai potuto nascere niente, perché non è mai stato bravo in queste cose e la sua vita è tutto un tale casino che nessuno riuscirebbe a reggere, così come nessuno sarebbe pronto ad affrontare tutto quel caos solo per lui. E tutto ciò che è successo negli ultimi tempi gli fa capire che Alycia non è pronta, non saprebbe reggere la tensione di una vita a metà, di un Harry incostante e poco presente, di un Harry silenzioso e che parla poco e che ha bisogno di quei silenzi, ché senza morirebbe per il troppo rumore. Ha creduto che lei potesse leggergli dentro, ma a quanto pare è stata tutta un'illusione.
- Hai finito? - le chiede lui alla fine, le mani strette a pugno lungo i fianchi. - Perché non ho intenzione di starti ad ascoltare ancora a lungo, anche perché, come ti ho detto, non mi interessa. Non mi interessa se vai a letto con quel tale, Zayn, o come cavolo si chiama quell'idiota; non mi interessa se era a casa tua per farti le trecce o giocare a Risiko o mettersi lo smalto; non mi interessa chi è e cosa vuole e tanto meno chi è per te. D'accordo? Tornatene a casa e passa una buona serata.
E così Harry riesce ad aprire la portiera senza incontrare opposizioni e senza sentire obiezioni. Sente solo Alycia che lo guarda, anche mentre entra in macchina e abbassa il finestrino perché ha caldo e inserisce la chiave nel quadro. Lo guarda anche mentre mette in moto e comincia a fare manovra per uscire da quel parcheggio penoso. Lo guarda anche mentre lo raggiunge e mette entrambe le mani dentro l'abitacolo, come a volerlo trattenere. Harry si ferma ma non la guarda. La sente respirare forte e deglutire.
- Non ci vado a letto, non giochiamo a Risiko e Zayn per me non è più nessuno. Siamo stati insieme ed è finita mesi fa. È tutto qui. E tu sei uno stronzo - e lo lascia andare, scosta le mani e si allontana lungo il marciapiede, il passo sostenuto.
Harry continua a guardare di fronte a sé e poi accelera via nella notte.


#


- Hai finito? - le chiede lui alla fine, le mani strette a pugno lungo i fianchi. - Perché non ho intenzione di starti ad ascoltare ancora a lungo, anche perché, come ti ho detto, non mi interessa. Non mi interessa se vai a letto con quel tale, Zayn, o come cavolo si chiama quell'idiota; non mi interessa se era a casa tua per farti le trecce o giocare a Risiko o mettersi lo smalto; non mi interessa chi è e cosa vuole e tanto meno chi è per te. D'accordo? Tornatene a casa e passa una buona serata.
E Alycia sente il cuore perdere un battito. Non può credere che lui le abbia detto quelle cose. Non può credere che lui abbia giocato la sua stessa carta contro di lei.
"Non voglio sapere niente di Scarlett . Non voglio sapere cosa ci sia tra voi e come stiano le cose, se siete in crisi o vi amate, se ci tieni o non te ne frega un cazzo. Okay?", le sue parole, quelle pronunciate circa un mese prima, adesso le risuonano nella testa, nelle orecchie, nello stomaco, dappertutto. E sa che lui la sta solamente ripagando con la sua stessa moneta. E forse se lo merita, nonostante tutto.
Mentre rincorreva Harry - dopo aver dato dell'idiota a Zayn per averlo lasciato andare via - si sentiva solo arrabbiata, perché non si erano più sentiti o scritti, perché si era comportato da stronzo, presentandosi al "Black Treacle" con la sua fidanzata, prendendola in giro e facendola sentire una tale cretina. Non voleva dargli spiegazioni, perché in fondo non c'erano spiegazioni da dare. Zayn non era niente, ormai, ma solo una presenza accovacciata ai bordi della sua esistenza, prepotente e vivida, ma che non aveva più alcun potere.
Ora, le parole di Harry la fanno vacillare. Non le dice il motivo della sua visita improvvisa a quell'ora della sera e tutto ciò che Alycia credeva di volere le si sgretola davanti: Harry non le parlerà, Harry non l'ascolterà, Harry se ne andrà.
Lo guarda salire in macchina, mettere in moto e cominciare ad allontanarsi da lei. E così si aggrappa alla sua automobile, ché lei non si sarebbe arresa senza prima avergli detto che Zayn non era niente, che Zayn era il passato, che Zayn era Zayn e lui era Harry e valeva tutto, valeva i litigi senza senso, valeva i messaggi senza risposta, valeva gli ottomilasettecentosessanta chilometri che li separavano ogni giorno. E voleva dirgli che lei valeva più di tutte le Scarlett di questo mondo, valeva per il sorriso che gli faceva spuntare quando lo guardava, valeva per le fossette che gli si disegnavano sul viso quando lo faceva ridere, valeva per le sue mani che lo toccavano e le sue labbra premute addosso, valeva per i vestiti tolti e le parole non dette e le storie ancora da raccontare, valeva per i baci quando fuori piove e dentro muori, valeva per tutto ciò che c'era ancora da scrivere e che aspettava solo loro - ma che forse non era mai valso abbastanza.
- Non ci vado a letto, non giochiamo a Risiko e Zayn per me non è più nessuno. Siamo stati insieme ed è finita mesi fa. È tutto qui. E tu sei uno stronzo - e lo lascia andare, si allontana, chiude gli occhi per un attimo e sente tutto il peso del corpo premere contro l'asfalto, e solo i piedi la tengono ancorata, impedendole di rovinare a terra. E si incammina lungo il marciapiede e lo guarda guidare via nella notte, le luci dei fari che si perdono in lontananza e svaniscono dietro l'angolo di una via.
E così se n'è andato. Per davvero e forse stavolta per sempre. Che ironia: pensa ad Harry come ad un qualcosa di tangibile, quando non è mai stato altro che aria e sì, l'ha toccato, ma era transitorio, un corpo a noleggio, l'anima intrappolata e gli occhi color aurora boreale, le fossette da baciare e le mani grandi, i tatuaggi impressi a fuoco addosso e i capelli spettinati. L'ha toccato ma poi si è spezzato, sgretolandosi tra le sue dita. E rimane con niente, a parte qualche ricordo che presto svanirà. E si ricorda che non è mai stato suo e che forse non sarà mai di nessuno, neanche di Scarlett. Aveva vissuto un'illusione, una specie di sogno che però ora è finito. È tempo di tornare alla realtà.


#


Alycia è seduta su una panchina nel piccolo parco in Colville Square. Sono le due di notte e non ha fretta di tornare a casa. Rilegge i messaggi che Zayn le ha mandato, già due ore prima.


H. 11:32 PM
NUOVO MESSAGGIO.
DA:
Zayn.
Dove sei finita??


H. 00.15 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Zayn.
Ho lasciato a Payne le tue chiavi.
Stai bene?


H. 1:00 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Zayn.
Cazzo, Alycia, rispondi!


H. 1:30
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Zayn.
Ok, ho capito.
Fai la stronza.
Buonanotte, allora XX.



Alycia scoppia a ridere da sola. Anche Zayn Malik si sente ferito, adesso? Questa sì che è bella...
Ci sono tre chiamate senza risposta di Natalie e una di Liam. Le ignora. Al momento non ha voglia di vedere la bella faccia di Payne adombrata dalla preoccupazione e le labbra piegate in un smorfia seria; non ha voglia di sentire le ramanzine senza fine della sua migliore amica che le dice che ha sbagliato tutto come ogni volta, che dovrebbe chiamare Harry e dirgli tutto lo stesso, che anzi, è stata lei a sbagliare per prima quando si è rifiutata di ascoltarlo ecc ecc ecc.
Arriva un messaggio proprio da parte di Natalie.


NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Nat.
Ci stai facendo preoccupare.
Si può sapere dove sei??
Scrivici almeno se stai bene.



In fondo le dispiace farli preoccupare entrambi, così decide di rispondere.


NUOVO MESSAGGIO.
A: Nat.
Sto bene, andate a dormire.
Aspetto Niall.
Notte.



Mette il silenzioso e nasconde il telefono nelle tasche della felpa che indossa e che si è messa in fretta e furia prima di uscire e si maledice per aver lasciato a casa le sigarette.
Sa che molto probabilmente potrebbe finire per aspettare Niall su quella fredda panchina anche per tutta la notte, ma confida nel fatto che sia andato solo a farsi una bevuta non troppo lunga e che rientri prima del previsto. O almeno lo spera.
Osserva le stelle che dipingono il cielo e si chiede cosa stia facendo Harry in quel momento e dove sia. Dove sta quando è a Londra? E con chi? Chissà se dorme già o anche lui fissa le stelle... Chissà se ha ripensato alle sue parole e si è pentito, chissà se ha riflettuto su quelle di lei e ha capito, chissà se l'ha perdonata come lei sta cercando di perdonarlo... Chissà.
Afferra il telefono e scrive in fretta un messaggio.



NUOVO MESSAGGIO.
A
: Nialler.
Dove sei?



Subito dopo legge il messaggio che le ha mandato Natalie come risposta:



NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Nat.
Se hai bisogna suona.
Non sparire mai più.
Notte, N.



Alycia non può fare a meno di sorridere, alla fine. Natalie si preoccupa sempre e sembra che nonostante questo lei non faccia altro che complicare le cose. La luce è ancora accesa a casa Payne, anche se bassa, come un faro nella tempesta di un mare in subbuglio. Natalie non dormirà finchè Alycia non le dirà che è a casa.



H. 2:30 AM
NUOVO MESSAGGIO
DA:
Nialler.
Cos'è successo?
Sto tornando a casa, tu dove sei??


H. 2:32 AM
NUOVO MESSAGGIO.
A
: Nialler.
Nel parco sotto casa.


H. 2:33 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Nialler.
Arrivo.



E Niall arriva presto, prestissimo. Alycia vede una macchina fermarsi davanti al numero venticinque, sostare un secondo e poi ripartire senza fretta. Vede la figura del suo migliore amico raggiungerla a passo svelto, il giubbino blu, la t-shirt scura, i jeans strappati e le Nike grigie che lei gli ha regalato per Natale.
- Hey - sussurra sedendolesi accanto sulla panchina, le mani nelle tasche del giubbino.
- Hey - replica lei a bassa voce sorridendogli.
- Cos'è successo?
E Alycia è così stanca che gli racconta tutto lentamente e senza fretta, partendo da Zayn e finendo con Harry - la storia della sua vita. Niall l'ascolta senza intervenire, come fa sempre, annuendo ogni tanto. Gli occhi azzurri brillano nella notte e ogni tanto si perdono nel cielo.
- Cosa pensi? - gli chiede lei alla fine di tutto e dopo un momento di silenzio.
Niall si sistema meglio sul naso gli occhiali da vista che ogni tanto gli piace indossare e poi la guarda, serio. - Avete fatto un casino, lo sai? Insomma, vi siete complicati la vita per niente. Okay, se lo avessi davanti adesso molto probabilmente lo picchierei per tutta la faccenda di Scarlett Lloyd - e gli scappa una smorfia - ma è anche vero che tu non hai voluto sentire spiegazioni e forse avresti potuto, così adesso lui non ti rinfaccerebbe la cosa.
- Lo so che sono un casino - ammette Alycia torcendosi le dita. - È solo che non so come risolverlo. Non so come cambiare.
- Non devi risolverlo, ma solo controllarlo. E secondo me ad Harry piaci proprio perché sei incasinata, perché sei vera e senza filtri.
- Non credo di piacergli poi così tanto...
- Era arrabbiato, non parlava lucidamente. Secondo me si è già pentito, quell'idiota.
Alycia non può fare a meno di ridere e Niall la segue a ruota, come se stesse aspettando il suo permesso. La sua risata le risolleva il morale.
- Grazie per essere qui - gli dice allora.
- Quando vuoi, baby - e le cinge le spalle con un braccio e lei vi si rifugia e sente il suo profumo di pulito e si sente a casa.
- Non chiamarmi baby, lo sai che lo odio.
- Okay, baby.
- Sai cosa? Nonostante tutto ti voglio bene, Horan.
- Anche io, Roberts. Ricordatelo quando volerai a Los Angeles con Ciuffo Ribelle.
- Non volerò da nessuna parte.
- Vedremo. Potrei anche scommetterci, vediamo se Malik ci sta...
Alycia gli assesta una pacca su una gamba e Niall ride di nuovo. - Prima o poi mi dovrai dire cosa vuole ancora quel coglione patentato da te.
- Non c'è niente che possa volere da me. Non più, ormai.
- Sono contento di sentirtelo dire, sai? Mi rassicura. E sorvolerò sul doppio senso di tutta la faccenda.
Alycia gli dà un'altra sberla.
Ridono e rimangono lì, su quella panchina, ancora per qualche tempo.


#



[Ottobre 2012.]
L'Hurricane risplende di verde. Le luci invadono l'ambiente e si riflettono sui lampadari e gli specchi appesi dietro il lungo bancone. La pista al centro è popolata di persone che si muovono al ritmo della musica, seguendo un ritmo tutto loro.
Zayn Malik attende che il barista gli passi i suoi drink e accanto a lui c'è Louis Tomlinson, che batte il piede a terra, e non sa se per la musica - "Marry The Night" di Lady Gaga - o per l'impazienza. Hanno lasciato Niall Horan al loro tavolo d'angolo, in compagnia di due ragazze: è sempre il solito "spezza cuori" e Zayn ride tra sé e sé, divertito.
E poi la vede. Proprio mentre arriva la sua Vodka Lemon e mentre Louis gli dice - Andiamo?. La vede, bellissima e gracile, biondissima e vestita di malinconia, la gonna corta leopardata, il giubbino di pelle, la camicia nera scollata quanto basta, i tacchi alti e la borsetta a spalla. È con un'altra ragazza e si guarda intorno incuriosita, come se fosse la sua prima volta all'Hurricane. I suoi occhioni - che sembrano azzurri, truccati di scuro e dalle ciglia lunghe - sondano l'ambiente e guardano di qua e di là, per poi posarsi su di lui, dove rimangono. Zayn non li lascia andare nemmeno mentre Louis lo scrolla per un braccio.
- Hey, amico, che ti prende? - gli chiede.
Zayn nemmeno gli risponde, continua a guardare la ragazza, le gambe magre e pallide, le labbra piene che sono perfette da baciare, le braccia lungo i fianchi stretti e i capelli spettinati. Cazzo, vorrebbe averla tutta per sè, vorrebbe stringerla e far aderire i loro corpi; vorrebbe baciarla fino a farle sanguinare le labbra, vorrebbe farci l'amore per poi morire tra le sue braccia, vorrebbe guardare il suo corpo nudo sotto di sé ogni sera prima di dormire; vorrebbe e decide di eliminare il condizionale. La vuole. E sarà sua.
- Alycia, allora? - la sua amica (bionda anche lei e decisamente più svestita) la tira per la giacca. - Che guardi?
Alycia. È così che si chiama.
Zayn alza il bicchiere verso di lei e le sorride, la lingua incastrata tra i denti. Alycia ricambia.


NOTE



Detto ciò, posso dirvi che con questo capitolo si conclude la parte più “dolorosa” della storia – okay, non posso svelarvi nulla sul prossimo (a parte che ci sarà una new entry nel cast u.u) però insomma, i due bimbi non litigheranno più, almeno questo posso assicurarvelo. Non odiatemi LOL

Come avete visto, Zayn continua a portare complicazioni e non sappiamo ancora cosa sia successo precisamente di così grave tra lui e Alycia (perché qualcosa è successo, oltre alla loro rottura) e verrà svelato sicuramente nei prossimi capitoli, quando lei spiegherà tutto ad Harry, per cui pazientate, miei prodi.

Credo di non avere altre particolari precisazioni e aggiunte, per cui vi lascio come sempre il link al mio profilo Facebook, per qualsiasi chiarimento: Marti Lestrange.


E ovviamente Alycia ed Harry ;)

A presto e grazie a tutti <3

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ps recentemente ho scritto una oneshot Larry (la mia prima Larry T.T), lascio qui il link, mi farebbe piacere sapere i vostri pareri: I'll Walk That Line.

   
 
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