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Autore: Cara93    14/03/2016    1 recensioni
[Anita Blake ]
Sono una fan del mondo di Anita Blake e non ho potuto resistere alla tentazione di scrivere una storia ambientata a St. Louis ma centrata su un'altro personaggio, inventato da me. La storia si colloca più o meno intorno all'inizio di Bullett. Spero piaccia e che siate clementi...è la mia prima "fatica"...
Genere: Erotico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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Sapevo che il momento migliore per ripresentarmi al Circo sarebbe stato il giorno. Ma se il Master della Città fosse stato prudente quanto il suo diretto discendente, Etienne, il posto avrebbe brulicato di guardie. Soprattutto se le voci riguardo la sua potenza avessero corrisposto. Mentre riflettevo, lo stomaco cominciò a brontolare. Entrai in un ristorante. Notai subito l'energumeno con cui avevo passato la notte seduto al bancone del bar, sorseggiando un cappuccino e scrutando una coppia seduta lì vicino. L'uomo era stupendo. Alto, abbronzato, portava i lunghi capelli castani sciolti come spuma. Stava parlando con una donna. Era carina, ma il mio sguardo era costantemente attirato dall'uomo. Ad un certo punto corrugò la fronte, piegò il capo, come in ascolto. Sorrise, poi alla sua compagna, le bisbigliò qualcosa all'orecchio e se ne andò. Il gigante biondo lo seguì. Evidentemente senza notarmi. Li seguii fuori. L'uomo bellissimo salì in macchina, seguito dal giagante biondo. Li seguii a ruota. Stavamo costeggiando un bosco, quando successe. Il giagante biondo sorpassò l'auto dell'uomo stupendo, abbassò il vetro e una gragnola di proiettili abbattè il vetro anteriore dal lato del guidatore. L'auto sbandò, schiantandosi. Gridai. Accostai il più velocemente possibile, il cellulare in mano. Uscii dall'auto sperando di essere d'aiuto, quando un lupo enorme balzò fuori dall'abitacolo e prese a correre. Mi avvicinai ugualmente all'auto, anche se ero certa di non trovare nessuno. L'uomo stupendo era un lupo mannaro. Sapevo che i licantropi guarivano in fretta però, quando raggiunsi la macchina mi stropicciai gli occhi. C'era tantissimo sangue. Troppo. Tantissimi fori sul sedile del passeggero. Troppi. E se il sicario biondo sapeva della natura del suo contratto, e un sicario serio lo sapeva sempre se non voleva morire lui stesso, aveva usato proiettili d'argento. La domanda mi sorse spontanea: come diavolo aveva potuto salvarsi, il lupo?

Ancora scossa da quell'avventura, mi diressi verso la mia destinazione. Era quasi il tramonto. Quando parcheggiai, vidi un mucchio di persone armate circondare un uomo e scortarlo all'interno dell'edificio. Sbuffai. Scesi dall'auto. A quanto pareva, io non rappresentavo una minaccia. Meglio così. Ero dell'idea che fosse meglio non attirare troppo l'attenzione, ma non sapevo come fare. Allora mi avvicinai all'entrata, fingendo di scrutare i cartelloni che pubblicizzavano le attrazioni. Un buttafuori vestito di nero, mi guardò, mi sorrise e mi disse che il Circo era chiuso. Mi irritò subito, mi guardava come se fossi un boccone prelibato. Era un lupo mannaro. Il suo compagno gli scoccò un'occhiata di rimprovero. Era un ratto mannaro. La natura delle guardie alla porta dell'entrata principale mi sconcertò. Trovavo strano tantissime cose quel giorno. Come era possibile che due licantropi di specie diverse fossero i body guard del vampiro più potente di St. Louis? Sapevo che Etienne, per proteggere il suo "sonno" diurno ingaggiava spesso mercenari mannari, ma di solito di una sola specie. Non c'era molta collaborazione tra le specie mannare. Tranne qui. Scossi il capo, interdetta. Quella città era, come minimo, interessante. Avevo bisogno di entrare lì dentro, possibilmente tutta intera e senza rivelare troppo della mia natura. Ma cosa potevo fare?
Era il tramonto, forse se avessi chiamato Etienne avrei avuto un contatto diretto, una scusa per entrare. Ma se lo avessi chiamato, avrebbe voluto sapere la ragione del mio viaggio. Sospirai. Ero fregata. Se avessi chiesto alle guardie di poter incontrare chi proteggevano, avrei rischiato di aspettare tutta la notte assieme a sottoposti di basso rango o a "cibo". Se avessi chiamato Etienne avrei dovuto dare troppe spigazioni e non avrei avuto la garanzia di un'entrata sicura, dopotutto, Etienne era solo un vampiro diretto discendente del Master, ma questo, per la maggior parte dei vampiri, almeno per quel che ne sapevo, significava poco o nulla. Se avessi fatto un'entrata a effetto, probabilmente, avrei rischiato la vita. Mi allontanai quel tanto che bastava per uscire dal campo uditivo dei mannari sulla porta, e chiamai Danielle. Era assolutamente inutile, lo sapevo, ma sentire la voce di mia sorella nei momenti critici mi aiutava moltissimo.
-Amie-rispose subito-cosa succede? C'è qualche problema?- avrei dovuto immaginare che si sarebbe preoccupata.
-Nulla, Dani, non ti preoccupare. Solo che non so come entrare. Non posso chiedere aiuto a Etienne, non posso dare sfoggio delle mie capacità, per così dire, perchè rischio una pallottola in fronte e di sicuro le guardie mi lascerebbero alla porta, se mi annunciassi così, senza una valida ragione e non abbiamo tempo da perdere.-
-Ma una valida ragione c'è-ribattè.
-Lo so. Ma non voglio sbandierare ai quattro venti perchè sono qui e chi sono..almeno non a tutti e non subito-
Silenzio dall'altra parte del filo.
-Mi vuoi dire che Etienne non sa proprio nulla?-
Ora era il mio turno di rimanere in silenzio.
-Non sa proprio tutto. Solo che anche noi abbiamo sentito la presenza di Marmee Noir...e basta-
-Non sa che sei a St. Louis?- il suo tono era inquieto, troppo inquieto.
-No non lo sa e non sono affari suoi. Dani, cosa c'è?- dissi, un po' spazientita.
-Etienne domani sarà lì da te. Il Master di St. Louis ha chiesto una piccola riunione da parte dei suoi alleati, soprattutto dai Master delle città più potenti. New Orleans, come sai, è una di quelle. Dalle poche informazioni che ho avuto da Jen, vuole essere il primo Master in città. Gli altri arriveranno in un secondo momento.-
Jen era umana, assoggettata a Sebastian, uno dei luogotenenti di Etienne. Avevamo scoperto che aveva lontani legami di parentela con la nostra Congrega. Il legame non era abbastanza saldo per liberarla dalla compulsione automaticamentre. Solo l'aiuto di un terzo poteva aiutarla, ma non avevamo ancora capito come, tranne che per rari sprazzi di lucidità. Questo era uno dei poteri vampirici che più mi spaventava. Fortunatamente, in quanto strega ne ero immune, anche se, temevo che il Master di St. Louis rappresentasse un'eccezione.
-Quindi, se non voglio che Etienne sappia nulla di questa faccenda devo per forza trovare il modo di entrare là dentro.-
-Lucien ha sentito le tigri. Quello che è successo le ha spaventate moltissimo e si stanno muovendo verso St. Louis-
-E questo come potrebbe aiutarmi? Se mi spacciassi per una tigre mi scoprirebbero subito-
-Infatti non devi spacciarti per una tigre, ma entrare con loro-
-E come?-
-Jade e il suo clan è partito questo pomeriggio, dovrebbe essere lì. Deve un favore a Lucien. Ti farà entrare lei-
-Ma questo non gli crea problemi?-
-A Lucien? Troverà il modo di farsi ringraziare, lo sai. E prima o poi, Jade gli chiederà qualcos'altro. Ti do il numero-

Chiamai la tigre. Era la Regina del clan di New Orleans e non era entusiasta della situazione. Insomma, come tutti. Era una bellissima mulatta, con la pelle color caffèllatte, grandi occhi scuri e una sensualità dirompente. Il suo gruppo aveva all'incirca gli stessi colori e le stesse movenze. Jade non è particolarmente potente, perciò ha davvero bisogno di protezione, anche se dover dipendere dalla potenza di un gruppo proveniente da una città che non conosceva la innervosiva moltissimo. Anche se sospetto che sotto ci fosse qualche segreto peloso di cui non voglio essere messa a parte e di cui non mi importa nulla, per ora. Passammo indenni al controllo delle guardie, la mia mancanza di energia tigresca venne coperta del riversarsi del potere dei mannari che accompagnavo, che essendo impreparati non riuscivano a schermarsi. Ci fu solo un momento di tensione, quando venimmo a sapere che il Master della Città e miss Blake non ci avrebbero ricevuto presto. Fummo accompagnati in una stanzetta spartana, senza grandi mobili e comodità. Dopo all'incirca un'ora, cosa che mi irritò profondamente, entrò un uomo. Era carino, non molto alto, lunghi capelli scuri e ricci. Gli occhi erano felini, verdi. Anche quell'uomo era un licantropo, un leopado, per la precisione. Aveva passato troppo tempo in forma animale, quindi gli occhi non erano tornati perfettamente umani. Si scusò per il disagio, ma avevano avuto un'emergenza. Spiegò pacatamente che la riunione con le tigri sarebbe stata rimandata. Jade si arrabbiò moltissimo e la sua energia schizzò alle stelle. L'uomo venne percosso da un'onda di energia, ma reagì senza scomporsi. Non sentii esattamente quello che successe, ma Jade si ritirò in buon ordine. Quando tutte le tigri si furono calmate, l'uomo si voltò verso di me, scrutandomi con curiosità.
-Tu non sei una tigre. E forse non sei neppure un licantropo. Cosa fai qui?- senza lasciarmi il tempo di rispondere, si rivolse a Jade, freddo.
-Tu, Chang-la chiamò con il titolo formale, ma il tono in cui lo disse non faceva preagire nulla di buono.-hai una spiegazione?-
Velocemente, risposi:-L'ho pregata io di aiutarmi ad entrare. Non potevo aspettare. Devo vedere Miss Blake, al più presto- Mi fissò.
-Deve essere urgente e molto grave, per ricorrere ad un simile sotterfugio.-
-Si. E credo che anche voi lo sappiate. Lo stesso motivo per cui loro- e indicai le tigri- sono qui.
-Non sei umana. Non sei un vampiro e non sei un licantropo. Come puoi sapere cosa sta succedendo?-
-Visite notturne-
L'uomo mi scrutò a lungo. Uscì dalla stanza, parlottò con una guardia impalata vicino alla porta, poi mi chiese di seguirlo.
   
 
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