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Autore: 9Pepe4    29/03/2009    6 recensioni
Lo sa che io ho perduto due figli? Signora lei è una donna piuttosto distratta. (Fabrizio De André)
Una riflessione di Walburga Black sui suoi due eredi.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Figli Perduti


Lo sa che io ho perduto due figli?
Signora lei è una donna piuttosto distratta

(Fabrizio De André, Amico Fragile)



A quei tempi ero così fiera di me stessa.
Mi tenevo presente in ogni momento – in un angolo della mia mente – l’immagine che vedevo riflessa quando mi guardavo allo specchio.
Una bella donna con una chioma di lisci capelli corvini che adombravano un viso squisitamente pallido, sul quale spiccavano le mie labbra scarlatte e i miei occhi grigi dalle ciglia lunghe.
E poi, senza celare la mia soddisfazione, pensavo che avevo dato alla nobile e antichissima Casta dei Black ben due eredi maschi, a differenza di Druella che aveva dato alla luce tre figlie femmine.
Io avevo questi due bambini, questi maschi che avrebbero tramandato il cognome dei Black e il sangue puro per generazioni.
Sirius e Regulus, le mie vittorie personali.
Mi piaceva gingillarmi con l’orgoglio per me stessa, facevo calcoli riguardo fino a che punto avevo assicurato una discendenza al sangue puro dei Black nel futuro, e constatavo con soddisfazione che sarebbe arrivato molto avanti.
Invece, si mostrò tutto errato.
Sirius, innanzitutto, risultò una tremenda delusione, un’orribile onta.
Già da piccolo si ribellava con decisione e testardaggine ai comportamenti che un Black come lui avrebbe dovuto seguire. E poi era sempre in cerca di gesti d’affetto e ne elargiva a sua volta senza prima premurarsi che nessuno assistesse, senza assicurarsi che non fosse sconveniente.
Ad una cena alla quale partecipavano stimatissimi maghi era balzato in avanti ad abbracciare le gambe della cugina Andromeda, lasciandomi indignata e tremante di rabbia per la figura che mi aveva fatto fare con quel suo gesto.
Continuavo a dirmi che sarebbe migliorato, doveva redimersi, doveva. Gli infliggevo punizioni a non finire, lo sgridavo sino a diventare stridula. Ma ben presto mi resi conto di quanto tutto questo fosse vano.
Infatti, ad Hogwarts, venne assegnato a Grifondoro.
La vergogna fu nauseante ed amara. Avrei voluto lasciarlo per strada, avrei voluto fingere che non fosse stato partorito dal mio ventre. Ma purtroppo era mio figlio e dovevo tenermelo. Ne ero disgustata. Un Black a Grifondoro, una cosa simile non era mai accaduta prima di allora!
Quando mi fu chiaro che Sirius era un rinnegato, decisi di ripiegare su Regulus.
E Regulus pareva degno della fiducia della famiglia.
Educato e discreto, rispettoso.
Obbediva docilmente a quanto gli si ordinava di fare e non contestava i discorsi miei e di suo padre riguardo a quei sudici Babbani, non si permetteva affatto di definirli sciocchezze e assurdità come aveva invece fatto Sirius.
Aveva il giusto senso di dovere nei confronti della sua famiglia, rispettava le tradizioni e le credenze.
Al contrario di Sirius, non si mise a schiamazzare quando sua cugina scappò di casa. Non commentò affatto l’accaduto e parve dedicarsi diligentemente a scordarla come noi, suoi genitori, avevamo ordinato.
Non perse tempo ad urlare che Dromeda era un mito come fece suo fratello.
Poi si recò a sua volta ad Hogwarts, pieno di buone intenzioni. E infatti la sua Casa fu la sola degna di accogliere i Black: Serpeverde. Ci portò onore immenso.
Pensai che avrebbe ripagato tutti i disgustosi errori del fratello.
E riuscivo ancora ad essere soddisfatta di ciò che avevo fatto.
Quando Voldemort iniziò a raccogliere seguaci non si tirò indietro e divenne un Mangiamorte. Io e suo padre ne fummo fieri come non mai.
E poi arrivò la notizia che era morto. Non si trovò mai il suo corpo, e ci ritrovammo a seguire una tomba vuota in una piovosa giornata di Ottobre. E quando vidi il suo feretro scomparire nella terra umida vidi con chiarezza la fine della linea dei Black… e anche la fine di qualcos’altro che non avrei dovuto provare.
Partorii un’amara delusione che tentai in tutti i modi di piegare al mio volere.
Partorii una soddisfazione che incitai a rimanere sulla retta via.
Li persi entrambi.
Non so se per sbaglio o per distrazione.
E ora ci sono sere ventose nelle quali mi chiedo se sia più importante il fatto di aver perso i miei figli, o conti maggiormente la triste fine della nobile Casata dei Black.
È in sere come quelle che so di essere pazza.
  
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