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Autore: venusmarion    15/03/2016    3 recensioni
«Credi sia grave?» La voce di Parrish riportò Stiles alla stazione di polizia, sul pianeta Terra. Se era grave fare sogni erotici su Lydia Martin? Stiles l’avrebbe messo tra i crimini contro l’umanità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Deputy Parrish, Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THINGS YOU CAN’T CONTROL (AND THOSE YOU CAN)

Prompt from Stydia FanFiction: Stiles finds out about Parrish’s hallucinations about Lydia and confronts him about it. Happy stydia ending! :) 
Rating: Teen
Genre: Hurt, Comfort, Romance
Words: 1572



«Quindi siete in macchina,» disse Stiles. Si grattò la testa per il nervoso, facendo finta di non capire. «Solo tu e Lydia?»
«Sì,» rispose Parrish, «siamo da soli e ci stiamo baciando —»
«Vi state baciando?» Stiles notò che suonava ancora peggio, detto con la propria voce, ma sentì lo stesso l’esigenza di ripeterlo. «Vi state baciando? In macchina?»
Parrish aggrottò la fronte. «Sì, ma la parte peggiore —»
«Come può esserci una parte peggiore?» Stiles si morse il labbro, accorgendosi troppo tardi di aver parlato ad alta voce. «Voglio dire, non voglio saperlo. Cioè, voglio saperlo. Devo saperlo.»
L’espressione di Parrish si fece confusa, ma Stiles gli fece comunque segno di proseguire. Il poliziotto incrociò le braccia al petto, buttando fuori un grosso respiro. «Mentre ci baciamo, Lydia… si carbonizza. Le dò praticamente fuoco.»
«E cosa impariamo da questo?» Stiles picchiettò la scrivania con le dita. «Jordan Parrish, il barbecue vivente, deve tenere una distanza di sicurezza da Lydia Martin di almeno tre, anzi cinque metri.» Abbozzò un sorriso innocente, prima di aggiungere: «Per la sicurezza di Lydia.»
Parrish sembrò non ascoltarlo nemmeno. Era già concentrato nel disseppellire nella sua mente un’altra allucinazione. «Un’altra volta eravamo nella doccia.»
Stiles per poco non si fece prendere un infarto. «Nella —» Non riuscì a pronunciare la parola “doccia”. L’immagine di Lydia nuda gli paralizzò la lingua. Ancora di più il ricordo di averla davvero vista senza vestiti una volta nella vita, quando era stata ritrovata dopo giorni di trance in giro per i boschi di Beacon Hills.
«Un’altra allucinazione, Stiles,» disse Parrish. 
Stiles cercò di ritrovare l’uso della parola, deglutendo. «Certo. Un’allucinazione.»
«Vuoi sentirla?»
No, gli venne da pensare in automatico. Ma poi realizzò che finché Parrish ne parlava, quelle allucinazioni restavano tali, lontane dalla realtà. «Certo. Sono tutto orecchie.»
«Mi sto facendo la doccia,» disse Parrish, «l’acqua mi scende sulla faccia e mi copre la visuale. Appena riesco ad aprire gli occhi e a mettere a fuoco, arriva Lydia.»
Stiles assunse un’espressione contrita. «In accappatoio?»
Parrish si limitò a scuotere la testa, a labbra serrate. «Mi mette le braccia al collo, mi spinge contro la parete e ci baciamo.»
«Ah! Di nuovo?» Stiles cominciava ad averne abbastanza delle allucinazioni erotiche di Parrish. «Andiamo, amico, non sogni mai che ti prepara dei biscotti?»
Parrish corrucciò la fronte, già focalizzato su un’altra visione. «Credo dipenda tutto dalla prima allucinazione che ho avuto,» disse. «E’ come se le altre si fossero modellate tutte su quello stampo.»
«La prima allucinazione?» Stiles non era sicuro di volerla sapere davvero, ma ormai erano dieci minuti che prendeva pugni metaforici nello stomaco, poteva resistere ancora qualche istante. «Sarebbe?»
«La prima volta che ho sentito… qualcosa di diverso in me,» fece Parrish. «Sai, quella roba del segugio infernale.»
Stiles annuì in fretta, per niente interessato alle crisi d’identità soprannaturali del poliziotto. «Beh?»
«Mi sono appoggiato contro la parete, sono scivolato a terra, e all’inizio non era un’allucinazione, lo giuro, stava accadendo, ma poi è arrivata Lydia —»
«Nell’allucinazione,» specificò Stiles.
Parrish annuì. «Nell’allucinazione. E’ scivolata di fronte a me e mi ha baciato.»
«Ancora niente biscotti,» si lasciò sfuggire Stiles. Strizzò gli occhi come per mandare via dalla mente l’immagine di Lydia e Parrish che si scambiavano effusioni romantiche, ma con scarsi risultati. Non è reale, disse a se stesso, sono le allucinazioni di un segugio infernale parecchio confuso. Però gli dava fastidio lo stesso. Fastidio? No, gli logorava le viscere, per essere più precisi. Gli faceva venire da vomitare. Gli faceva pulsare le dita, talmente tanto si stava sforzando di non prendere il cellulare per tempestare Lydia di messaggi. 
«Credi sia grave?» 
La voce di Parrish riportò Stiles alla stazione di polizia, sul pianeta Terra. Se era grave fare sogni erotici su Lydia Martin? Stiles l’avrebbe messo tra i crimini contro l’umanità. 
«Beh, io non ne parlerei con nessuno,» disse, «tanto meno con Lydia. Sai, non è carino andare da una ragazza e farle hey, ciao, lo sai che ti ho sognata nuda nella mia doccia? Gran belle tette, tra parentesi. No, non è carino.»
Parrish storse il naso. «Io non ho mai detto niente sulle sue tette.»
«Il punto è,» riprese Stiles, «che sono solo allucinazioni, no? Messaggi subliminali del tuo inconscio. Magari il tuo cervello sta cercando di dirti che…» Che? Non gli veniva da dire niente di sensato. Buttò lì la prima cosa che gli venne in mente. «Che i segugi infernali soffrono più di tutti la mancanza della figura materna. Hai un buon rapporto con tua mamma, Parrish?»
La confusione dilagò sul viso di Parrish. «Mia mamma? Sì, ma che c’entra?»
Stiles gli diede una pacca compassionevole sulla spalla. «E’ tutto lì, Parrish. Tutto lì. Fatti un favore e fatti un giro da uno psicanalista, eh? Chiama Melissa, la mamma di Scott. Ha degli ottimi contatti.» Si voltò, con i piedi che fremevano di andare, le dita ancora formicolanti per quei messaggi che non stava mandando. «Ci si vede, okay? Gran bella chiacchierata. Davvero… bella.»
Stiles corse fuori dalla stazione di polizia, maledicendosi da solo per la meta che il suo cervello aveva impostato in automatico. Casa Martin. Lydia.

Solo una volta arrivato davanti alla porta si rese conto di aver bisogno di una scusa. Qualcosa che non suonasse come “Parrish fa allucinazioni erotiche su di te e voglio solo assicurarmi che tu sia mia”, perché non aveva senso, ed era compromettente a livelli inconcepibili, una vera e propria dichiarazione, una condanna a morte. Però il nervoso annebbiava la mente di Stiles al punto da impedirgli di ragionare, e quando non ragionava si sentiva impazzire, e quando si sentiva impazzire gli montava dentro il panico, e quando gli montava dentro il panico… Lydia spalancò la porta di casa, accogliendolo con un impercettibile sorriso. Quando aveva suonato? Stiles guardò prima il campanello e poi le sue dita, gridando dentro di sé al tradimento.
«Stiles.» 
Lydia aveva i capelli biondo fragola sciolti sulle spalle e un vestito primaverile da far venire il torcicollo, se non gli stavi davanti per guardarlo. Le gambe nude e bianche tradivano la sua preferenza per le vacanze al lago, o in montagna, e niente mare. Stiles avrebbe passato lo spring-break anche su Plutone, se lei glielo avesse chiesto. Ma il punto era che… «Parrish fa allucinazioni erotiche su di te.»
Stiles lo disse tutto d’un fiato — Parrishfaallucinazionierotichesudite — e Lydia sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di assimilare il concetto. Le scappò un’espressione maliziosa. «Davvero?»
«Sì, è tremendo, lo so,» disse Stiles. «Disgustoso. Deprecabile.»
«Deprecabile?»
«Sì, deprecabile. E’ un aggettivo. Significa che voglio ucciderlo!»
Stiles si rese conto di essere diventato viola e di non aver respirato tra una parola e l’altra. Lydia lo trovò così buffo da lasciarsi scappare una piccola risata. «Non credo che deprecabile significhi quello che pensi.»

«Il punto è che non possono girare a piede libero persone, uomini, segugi infernali, zombie, o quello che sono, che ti immaginano nuda! Voglio dire, io sono innamorato di te dalla prima elementare e non oso nemmeno immaginarti con il completo da pallavolo!»
Lydia alzò un sopracciglio. «Stiles. Io non ho un completo da pallavolo. Se vuoi ho dei bikini —»
«Lydia, non me ne frega niente dei tuoi bikini. Cioè, mi frega tantissimo dei tuoi bikini, in realtà. Ucciderei per un tuo bikini. Ma quello che sto cercando di dire è —» Stiles si bloccò, un groppo in gola grande quanto tutto l’Everest, le dita ancora formicolanti per l’adrenalina e la follia del pensiero che gli stava attraversando la mente, e che era pronto ad uscire, in flusso di coscienza, puro delirio. «Lydia, voglio solo baciarti.»
Lydia sgranò gli occhi, colta alla sprovvista. Poi guardò oltre il portico, come per studiare i movimenti della popolazione di quello scorcio di Beacon Hills. «Qui sulla porta o preferisci entrare?» 
All’angolo della bocca nascondeva un mezzo sorriso. Stiles non gli diede tempo di espanderlo. Sognava che Lydia Martin gli facesse quella domanda da tutta la vita. E preferiva entrare, ma la baciò sulla porta, incapace di attendere ancora un altro secondo. Di colpo la sua rabbia nei confronti di Parrish evaporò, si sciolse nel sapore dolce di Lydia, nel retrogusto del suo dentifricio alla menta, tra le sfumature sbiadite del lucida labbra fruttato. Chiunque sarebbe impazzito di allucinazioni, per una sensazione come quella delle mani di Lydia tra i capelli. Chiunque avrebbe sognato ad occhi aperti… «Stiles.» 
Stiles spalancò gli occhi, annaspando. Parrish lo scosse per entrambe le spalle. «Ti sei davvero addormentato mentre parlavo?»
«No, io —» Stiles si alzò di scatto dal divano — come c’era finito? Si guardò attorno, allucinato. La stazione di polizia. La scrivania di Parrish. Parrish. «Lydia —»
«Un’allucinazione,» disse Parrish. «Stavamo parlando di questo. Di Lydia che è la mia allucinazione.»
«La mia allucinazione,» ripeté Stiles. Si sentiva frastornato, con i polmoni compressi e la gabbia toracica accartocciata, come se avesse sonnecchiato steso sotto le ruote di un camion di qualche tonnellata. Si stropicciò in fretta il sonno dagli occhi, usando tutte e dieci le dita delle mani. «Devo andare,» disse a Parrish.
«Stai bene?» chiese il poliziotto. 
Stiles annuì, ancora in bilico tra allucinazione e realtà. «Ho scordato una cosa.»
«Vuoi che ti accompagni?»
«No, no.» Stiles corse via, sbattendo contro lo stipite della porta. Il dolore lo scosse del tutto, facendolo rinvenire.
Forse andare a casa di Lydia non era una buona idea. Forse seguire i consigli di un’allucinazione era un piano ancora peggiore. Ma che se le tenesse Parrish, quelle fantasie da quattro soldi. Stiles voleva che fosse vero.
Non poteva controllare le allucinazioni, ma nella realtà un margine di manovra ce l’aveva. Era tempo di usarlo. 

[N.d.A.: E' la mia prima #stydia... Ogni parere è ben accetto! Per la #marrish indiretta, sorry not sorry, perché in realtà non mi dispiace neanche troppo XD]

  
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