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Autore: corvonero83    16/03/2016    1 recensioni
Questa storia era già stata pubblicata ma come mi era stato fatto notare avevo messo troppa ciccia la fuoco in una one-shot. Quindi su consiglio di Francine, persona meravigliosa che vive in questo fandom, l'ho ripresa e sotto sua accurata revisione gli ho ridato una seconda vita. Quindi non posso che pubblicarla dedicandola a lei e ringraziandola ancora per l'estrema pazienza che ha avuto con me! Sei un autrice con i controcazzi e davvero una persona speciale!
I Goldini non mi appartengono e la storia è frutto della mia testolina bacata!
Buona lettura!
Dal I cap:
"Lui annuì rassegnato. Si alzò dalla sedia -Allora devo rimettermi in viaggio!-
-Aspetta un attimo.- Nashira lo fermò ed entrò veloce in casa per poi uscirne subito dopo con in mano un panno rosso.
Era un sacchetto in realtà. Glielo porse.
-Cos’è?-
-La mia maschera. È ancora rotta. Io non saprei come aggiustarla, e poi appartiene al Santuario. Shura deve decidere cosa farne. Non posso venire con te, ma…- esitò -Ma se lui mi rivuole con sé, digli che venga a prendermi. Digli che mi dimostri che ci tiene davvero a me. Almeno questo me lo deve, non credi?-"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Sagittarius Aiolos
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Le cose che sai di me 
le affido alla tua onestà 
mi fido di te, si tratta 
del classico rischio fatale 
mi fido di te, sbagliare del resto mi è più congeniale 
mi fido di te, mi piace il pensare che questa è la cosa 
che mi salverà 
mi fido di te, ché tanto tu poi 
già sai come finirà 
mi fido di te, si tratta di un vero ordinario mistero 
mi fido di te, affido a te ogni mio avere, ma tu non deludermi 
non deludermi, no 
Mi fido di te, mi lascio cullare dalle onde di un mare che mi porta via 
mi fido di te, ho scelto di non farmi condizionare 
mi fido di te, so già cosa pensa la gente che amo di quel che sarà 
mi fido di te, è tempo di chiudere gli occhi, buttarsi e non pensare 
mi fido di te, perché anche se sbaglio, è meglio che pensare male 
mi fido di te, è nelle tue mani il mio destino, ma tu non deludermi 
non deludermi, no 
no, tu, tu non puoi deludermi….”

 

(Mambassa – Mi fido di te)

 

 

 

Tornare al Santuario fu meno semplice del previsto.

Anche se Shura era al suo fianco, Nashira aveva paura di quello che l’aspettava.

Il Santuario era il luogo più bello del mondo per lei, niente e nessuno le avrebbe potuto far cambiare idea: imponente, sacro, incuteva inquietudine anche in chi vi aveva passato anni della propria esistenza.

Attraversando Rodorio, Nashira capì quanto le fosse mancato anche quel piccolo villaggio, un posto così diverso da quello in cui s’era rifugiata in Scozia.

Rodorio era piena di profumi, di suoni, di colori soprattutto. Nashira ripensò alle fughe segrete fatte con alcune compagne, ma anche quando era diventata allieva di Shura ogni tanto sgattaiolava via in coppia con Aiolia per girare tra le bancarelle del mercato rionale, godersi un po’ di libertà e procurarsi delle belle mele rosse per Milo!

Lei però amava fermarsi ad ammirare i colori dei fiori del negozio di Margarita.

Forse era anche per quello che aveva scelto un negozio di fiori in Scozia per nascondersi, le ricordava casa.

E fu proprio davanti a quel negozio che si fermarono.

Shura entrò e lei lo seguì in silenzio.

Margarita era una donna molto bella, dalle forme voluttuose e provocanti, gli occhi azzurri come un cielo estivo e i capelli ricci neri come la pece, in piena concorrenza con quelli di Shura stesso! Voci di corridoio dicevano che il giovane Aldebaran, Cavaliere del Toro, fosse suo amante da molto tempo, nonostante la differenza di età tra i due. A Nashira non interessavano quelle voci, lei la trovava molto bella e se era vero quello che si diceva in giro non poteva che essere felice per il Cavaliere del Toro.

La donna riconobbe Shura e dopo un attimo di incertezza capì chi era la ragazza al suo fianco e li fece passare per il retro del negozio.

I due si ritrovarono subito sulla strada che portava al Santuario e, di conseguenza, alle Dodici Case. Dopo aver attraversato una piccola radura, si ritrovarono davanti la Prima Casa, quella dell’Ariete che troneggiava imponente sulle loro teste.

-Mu non c’è. Come al solito è in Jamir per sistemare delle armature. Abbiamo libero accesso, ma poi seguiremo il sentiero che costeggia le case. È meglio così, non devono ancora vederti.-

-Come vuoi tu.-

Attraversata l’ampia Casa dell’Ariete si ritrovarono dall’altra parte e si avventurarono dove iniziava il sentiero segreto. I due sparirono lungo il passaggio segreto che conduceva fino alla Tredicesima Casa. Si trattava di un sentiero non in vista, a tratti sconnesso e non privo di difficoltà, che costeggiava le altre Case, senza costringere chi lo percorreva a transitare per tutti e dodici i templi. Era una scorciatoia che i Santi di Athena amavano usare per non disturbare i propri compagni, o quando avevano faccende da discutere con la massima urgenza.

Shura non chiese a Nashira cosa preferisse fare e lei non protestò per quella salita accidentata che aveva fatto mille volte, anche di notte! Doveva solo ricordarsi i punti più pericolosi e incerti.

Arrivarono alla Decima Casa senza intoppi.

C’era nell’aria un senso di pace strana, quasi irreale. Si sentiva il peso di quello che era successo ad Aiolos.

-Eccoci!- Il padrone di casa appoggiò per terra una sacca di tela, unico bagaglio del suo breve viaggio in Scozia.

Dentro il salone principale Nashira rimase immobile per pochi secondi, persa ancora nell’imponenza di quella stanza e della casa che aveva sempre ritenuto troppo grande per due persone, figurarsi per un unico cavaliere!

-È sempre casa tua, l’armatura è nella tua camera. Sistemati. Io torno subito-

Lei annuì ma non si mosse. La statua di Athena la fissava e Nashira si sentì morire dentro.

Aveva tradito, aveva tradito la sua dea. La sua ragione di vita. Ma lo era davvero? Davvero lei viveva per Athena?

Si era ritrovata al Santuario per caso, senza una vera ragione e nell’arena aveva capito di saper fare bene una cosa: combattere. Era agile, svelta, intelligente, per questo avevano deciso di affidarla ad un cavaliere d’Oro. Per renderla perfetta e farle avere un armatura.

Renderla una custode della giustizia di Athena. In realtà renderla una semplice macchina da guerra che non avrebbe mai dovuto provare sentimenti.

Quanto di più falso e ipocrita!

Nashira si avvicinò alla statua e solo allora lo notò: un nastro rosso era legato ad uno dei polsi della dea raffigurata. Un nastro rosso pieno di significato.

La tenia di Aiolos.

Nashira sentì qualcosa incrinarsi dentro di lei.

-Perché lo hai permesso?- Si rivolse a quel volto freddo e comprese di sentirsi delusa da lei. All’inizio non sapeva bene per cosa doveva lottare. Alla fine aveva accettato di diventare cavaliere, di lottare per l’armatura solo per Shura. Lui all’improvviso era diventato tutto il suo mondo, la sua famiglia e lei non voleva deluderlo, voleva renderlo fiero e orgoglioso della sua allieva. Per lui avrebbe dato via tutto, il suo orgoglio, il suo corpo di donna, la sua vita. Perché lei si era innamorata subito di quel carattere burbero eppure dolce, orgoglioso ma sensibile ed altruista.

Ma sapeva che Shura aveva un unico amore, un'unica missione: servire Athena.
-L’ho tenuto perché volevo darlo ad Aiolia. Ma il leoncino non mi ha voluto più parlare ed ora è sparito dal Santuario. Credo che mi odi e a giusta ragione…- La voce di Shura la riportò alla realtà. Il Cavaliere l’aveva trovata intenta a fissare quel nastro rosso pieno di ricordi e dolore.

Nashira lo guardò triste.

-A volte non credi che lei pretenda troppo da noi?- Si pentì subito di avergli fatto quella domanda. Parlare di Athena e di dovere con Shura era come sbattere ripetutamente la testa contro un muro.

Ma Shura la stupì.

-Si! Lo penso spesso. Soprattutto da quando sei entrata nella mia vita. Ma è il nostro destino, difendere lei per difendere l’umanità.-

Nashira abbassò la testa per poi rivolgersi di nuovo alla statua e senza aspettarselo si sentì abbracciare con dolcezza. Shura la strinse a sé, cingendola con le sue braccia forti.

-Athena ci chiede tutto, vuole tutto da noi, sudore, sangue, sacrificio e morte… ma ci concede qualche gioia, a volte…-

-Tipo?- Lei non era convinta.

-Mi ha dato te. Mi ha fatto incontrare te e mi ha permesso di ritrovarti dopo quello che è successo. Tu hai scombussolato tutta la mia esistenza Nashira! Quando ho capito che ero innamorato di te, mi sono sentito sconvolto, spaventato! L’amore è un sentimento meraviglioso, ne ho ancora paura, ma ora so che sono pronto a tutto pur di stare con te. Di averti al mio fianco.-

-Shura…- Non seppe cosa rispondere. Nel suo cuore, Nashira era felice ma sapeva che quella felicità non sarebbe durata. Un’ombra nera incombeva su di loro, un’ ombra di distruzione e male.

E anche se era impossibile, Nashira vide negli occhi della statua di Athena un lampo di odio e disgusto per quell’abbraccio d’amore profano che sarebbe stato punito molto presto.

Si sentì soffocare e di colpo si staccò da Shura.

-Cosa c’è? Stai bene?- Il ragazzo si preoccupò subito.

-Si, scusami! Sono solo stanca-

-Mangiamo qualcosa e poi ci mettiamo a riposare, va bene? Death e Afrodite non sono al Santuario ma credo rientreranno presto, saranno felici di riaverti qui!- Shura le sorrise e lei cercò di ricambiare quella dolcezza per non preoccuparlo inutilmente. -Domani andremo dal Gran Sacerdote. Sei pronta?- le accarezzò il viso trattenendo la mano sulla pelle morbida della sua guancia.

-Si! Credo di si- Nashira mise una mano su quella del ragazzo. -Con te mi sento sicura. Io mi fido di te, Shura!-

Cenarono da soli, con un pasto frugale. Il Cavaliere del Capricorno non si era mai lasciato andare ai bagordi tipici di DeathMask. Aveva la sua dieta semplice che aveva imposto a Nashira. Ma la ragazza non aveva fatto una piega, solo una cosa la faceva sgarrare: la cioccolata calda che Dite le faceva trovare in inverno dopo i duri allenamenti di Shura.

Alla cioccolata non sapeva resistere, Shura lo sapeva benissimo, ma lasciava correre.

Passarono la notte assieme. Dopo un iniziale titubanza, Shura la prese per mano dicendole un semplice “Vieni con me” e Nashira si fece portare nella sua camera senza fiatare. Non fecero l’amore ma dormirono abbracciati. Stretti l’uno all’altra. Lei aveva bisogno del calore e del contato della pelle del ragazzo con la sua. Lui aveva bisogno del suo odore, di sentirla sua.

Completamente sua!

In realtà, Nashira non riuscì a dormire bene. Sentiva un peso dentro sè, un peso che le attanagliava il cuore e la faceva respirare male. Percepiva qualcosa di malvagio nell’aria, qualcosa che voleva punirla. Si strinse a Shura che stava dormendo un sonno profondo. Si concentrò sul battito del cuore del ragazzo e sul suo respiro regolare, quel ritmo semplice, ininterrotto la fece rilassare. Svuotò la testa da ogni pensiero negativo e decise di lasciarsi andare anche lei ad un sonno senza sogni.

 

La sensazione di disagio, però, la invase ancora il giorno dopo, quando, indossata l’armatura per la prima volta dopo così tanti mesi, la sentì pesante, ingombrante. E sotto la statua di Athena si sentì inadeguata, indegna di indossarla.

Mise la maschera. Controvoglia. Non era un buon segno.

Shura aveva indossato l’armatura completa, l’oro scintillava lucente, il mantello immacolato gli arrivava ai piedi, negli occhi la sicurezza che sarebbe andato tutto bene.

Cosa sarebbe potuto andare storto?

Nashira si fece influenzare da quella sicurezza e lo seguì in silenzio verso il Tempio. Oltrepassarono la casa di Camus dell’Acquario, vuota e arrivarono alla Casa dei Pesci, quella di Afrodite, priva del suo custode. La oltrepassarono grazie ad uno stratagemma che Dite aveva insegnato a Shura per non rimanere intossicati dalle sue rose.

Erano le rose che lo sostituivano, in caso di sua assenza, per vegliare la salita al Tempio.

Nashira si perse ad osservare le rose e come ogni volta pensò che erano perfette per Dite, belle ma letali.

Davanti al portone d’ingresso del Tempio tremò.

Shura se ne accorse e d’istinto le strinse una mano. -Ci sono io con te. Hai detto che ti fidi di me, fallo! Nashira ti prego, fidati di me! Nessuno ti farà mai del male. Te lo prometto.-

-Io mi fido di te e lo farò sempre…-

Il Cavaliere del Capricorno si fece riconoscere da alcune guardie che presiedevano all’entrata principale. Poi si fece annunciare al Grande Sacerdote.

-Dovrai spettarmi qui da sola per un po’, mantieni la calma.-

La fissò dolcemente con i suoi occhi scuri e profondi ed essendo soli Shura osò l’impensabile. Scostandole un poco la maschera la baciò lievemente sulle labbra.

Nashira rimase di sasso. Bloccata da quel gesto inaspettato, ma che le diede calore al cuore.

-Ti amo Nashira- era sincero.

-E io amo te- anche lei era sincera.

E lo osservò svanire dietro la grande porta che divideva l’atrio dalla sala delle cerimonie, la sala dove il Sacerdote era solito nascondersi agli occhi di tutti i comuni mortali.

 

 

Era stato spesso nella sala del Gran Sacerdote, ma ogni volta era per lui una sorpresa.

La sobrietà dell’arredamento contrastava con la grandezza della sala, solo tendaggi scuri, fiaccole alle pareti per illuminare un poco l’ambiente, una guida rossa che conduceva alla scalinata sulla quale troneggiava il seggio del Sacerdote.

E lui.

Seduto in posizione eretta. Impassibile. La lunga veste bianca, immacolata a simboleggiare il suo ruolo di Sacerdote, la maschera lucida che lo privava della sua identità.

Come per le sacerdotesse.

Come per Nashira.

Forse il Gran Sacerdote avrebbe capito la posizione assunta dalla ragazza e l’avrebbe perdonata.

Unico vezzo la collana di pietre preziose che gli ornava il collo protetto dal coprispalle in metallo rosso.

Shura era nervoso, non per paura ma solo per la reverenza e il rispetto che portava all’uomo che aveva davanti.

Si inginocchiò subito, appena raggiunto la base del trono. Erano soli.

-Shura di Capricorn!- La voce del Sacerdote tuonò nel silenzio della sala e riecheggiò un poco. Il cuore del Cavaliere si mise a battere forte senza un vero motivo. -Il Cavaliere più fedele e devoto alla dea Athena, per questo il più amato da essa.-

“No! Non è vero” Shura si trovò a pensarlo nella sua testa e se ne stupì.

Era la prima volta che dubitava del Gran Sacerdote e di Athena.

Era davvero il più devoto? Di certo non era il più amato, non era lui il preferito della dea. Lo sentiva dentro di sé. Lo aveva sempre saputo ogni volta che leggeva negli occhi di Aiolos la venerazione incondizionata verso la loro Dea.

E la cosa stava iniziando a far sgretolare la sua sicurezza interiore.

-Sommo Arles, chiedo scusa per questa visita improvvisa…-

-Ti aspettavo, in realtà.-

Shura alzò di scatto la testa per fissare la sagoma del Sacerdote. L’uomo si era alzato in piedi e sembrava ancora più imponente.

Il Sacerdote iniziò a scendere le scale per avvicinarsi al Cavaliere e la sua voce fu preceduta dall’ombra che si materializzò sui calzari del ragazzo. Shura rimase immobile tenendo la testa bassa ma con tutti i sensi all’erta.

-Alzati Cavaliere. Rilassati e dimmi quello che devi.-

Shura obbedì e si mise eretto davanti all’uomo. Da vicino, da così vicino non l’aveva mai visto e lo trovò quasi “normale”, poco più alto di lui, l’armatura sulle spalle lo ingrossava più del dovuto.

Shura prese coraggio.

-Sommo Arles! Sono qui per chiederle clemenza e perdono nei confronti della mia allieva, Nashira Cavaliere d’Argento della Vela. Credo lei sappia..-

-Si..- fu interrotto dalla voce tranquilla dell’uomo.

Shura lo fissò, il viso nascosto dalla maschera gli impediva di vederne la vera espressione. Odiava quella sensazione di impotenza!

-Nashira della Vela! Un Cavaliere interessante. Molto forte, mi dicono. Forte al punto da poter essere degna di raggiungere il settimo senso…-

Shura non era tranquillo. Non ne sapeva il motivo ma aveva paura.

-Sì, Sommo Arles…-

-So che è scappata dal Tempio, lasciando incustodita la sua armatura e tradendo i suoi doveri verso Athena!- Fece una pausa, ma notando l’impassibilità del ragazzo proseguì: -È stata vista in volto, vero?-

-Sì- la voce gli uscì flebile.

-Da chi?-

-Da me e...e da Aiolos di Sagittarius…- ebbe un attimo di esitazione.

-Due Cavalieri. E come è successo?- non c'era curiosità nella voce del Sacerdote. Anzi, risultava molto fredda.

-Un incidente, durante gli allenamenti. In realtà il primo a vederla è stato Aiolos…- il ricordo di quella giornata gli fece nascere un nodo in gola.

-Shura di Capricorn, sii onesto con me. Tu sei innamorato di quella ragazza?-

Il Cavaliere del Capricorno si irrigidì. Senza giri di parole il Gran Sacerdote voleva la verità. E la voleva da lui.

-Sì, Santità. Sono innamorato di lei e lei lo è di me. Per questo chiedo sia perdonato il suo atto di tradimento verso Athena e il suo ordine, quello dei Cavalieri d’Argento.- Prese fiato. -Nashira è stata smascherata e ha accettato di concedersi all’uomo che l’ha vista in volto per primo. Ora quell’uomo non c’è più….- Gli si incrinò la voce. -Ma ci sono io, e lei vorrebbe continuare ad essere un Cavaliere d’Argento al mio fianco.-

-Aiolos di Sagittarius…- Il Sacerdote pronunciò quel nome con tono vuoto. Era neutrale in tutto e quella neutralità, quasi indifferenza ai fatti, turbò ancora di più Shura.

Il nome di Aiolos poi lo fece tremare, vacillare e il Sacerdote colse la palla al balzo.

-Dimmi, Cavaliere, e sii sincero. Ti senti colpevole di aver ucciso un traditore?-

Il Capricorno esitò. Sì! Si sentiva colpevole ma non per aver ucciso un traditore, bensì per aver ucciso il suo migliore amico. Mentore. Fratello.

Esitò nel rispondere e a quell’esitazione il Sacerdote lo prese per le spalle all’improvviso obbligandolo a fissarlo in volto. Due fessure nere e profonde sostituivano gli occhi del sacerdote, due fessure a cui Shura si ritrovò incatenato, insicuro, spinto da una forza estranea. Non si era mai sentito così vulnerabile in vita sua.

-Tu sei un Cavaliere d’Oro. Tu sei il Decimo Cavaliere d’Oro. Scelto da Athena per custodire la sacra Excalibur. Rappresenti la giustizia della tua dea. Sei il più amato da Athena, il più devoto.-

-No!- lo disse di riflesso per difendersi, neanche lui sapeva bene da cosa. Non lo vedeva il pericolo ma lo percepiva, lo sentiva sotto la sua pelle, dentro il suo sangue. Un aura malvagia che proveniva proprio dal Sommo Arles.

Sentiva le mani dell’uomo stringerlo, tenerlo fermo, immobile, con insistenza.

-Shura di Capricorn devi tornare ad essere il Cavaliere sicuro che sei sempre stato. Aiolos di Sagittarius era un traditore. Hai agito per difendere e salvare Athena e il Santuario.-

Shura annuì.

Cominciò a sentire la testa pesante. Pesante ma vuota. Un velo nero avvolse la sua mente e un alone grigio circondò il suo corpo. I suoi occhi erano ancora incatenati alla maschera del Sacerdote. Cercò di staccarsi da lui, ma a poco a poco si sentì debole e si lasciò avvolgere dall’aura dell’uomo.

Lui era Shura di Capricorn. Lui era il Cavaliere d’Oro della Decima casa. Rappresentante della giustizia di Athena.

 

Aiolos ha tradito… Aiolos è un traditore e ha tradito soprattutto te…”

 

-I traditori non agiscono soli!- La voce del Gran Sacerdote risuonò nella sua testa -Nashira della Vela sta agendo ancora per ordine di Aiolos. Quei due erano alleati, complici, amanti. Quella donna ti ha ingannato. C’è un’altra traditrice al Santuario, un altro pericolo che minaccia la dea Athena. Tu devi ucciderla!!-

-Sì, Sommo Arles- La voce del Cavaliere uscì meccanica. Sentiva un nodo allo stomaco, un nodo che lo stava logorando lentamente.

Nashira

Doveva ucciderla.

Ma chi era Nashira? Perché un piccolo barlume dentro di lui bruciava così forte da farlo desistere da quell’ordine?

Arles percepì quella flebile esitazione e decise di togliere ogni indugio dal Cavaliere.

-Quella donna ha deciso di concedersi ad Aiolos e con lui voleva attentare ad Athena. Non ti ama, non ti ha mai amato e ha approfittato del fatto che tu sei stato il suo maestro… tu!- Shura sentì spezzarsi qualcosa dentro di lui.

Ma dopo quel crollo interiore, cedere divenne più semplice.

-Sì, Sommo Arles- Liberato dalla presa dell’uomo, Shura si inginocchiò davanti a lui.

-La ucciderai qui, davanti ai miei occhi.-

-Come comanda, Sommo Arles! Per la salvezza di Athena, la ucciderò senza pietà.-

 

 

 

Nashira non riusciva a stare ferma. Si perse ad osservare le statue che abbellivano l’anticamera. Era stata al Tempio molte volte, ma non vi si era mai fermata il tempo sufficiente per studiarne i dettagli d’arredo.

All’improvviso fu avvolta da una brezza fredda, la porta che la separava da Shura si aprì davanti a lei.

-Cavaliere della Vela puoi entrare- La voce solenne del Gran Sacerdote la fece tremare. La ricordava diversa. Più dolce, meno imponente. Più umana.

Dopo un attimo di esitazione, si mosse per entrare nella stanza. Non doveva aver paura, Shura era lì, con lei, e l’avrebbe protetta. Lei si fidava di lui. Da sempre e sempre lo avrebbe fatto.

Ma appena entrò nel salone capì che qualcosa non andava.

Il Sommo Arles sedeva sul suo seggio, alto e imponente. Shura era fermo e immobile, inginocchiato davanti alla scalinata che portava al trono, teneva la testa bassa. Non aveva fatto un cenno, una mossa al suo arrivo.

Nashira si avvicinò alla scalinata e si inginocchiò vicino al suo maestro, tenendo anch’essa la testa bassa.

-Grazie dell’udienza Sommo Arles.- ma con la coda dell’occhio lanciò uno sguardo a Shura. Lo vide con gli occhi chiusi, concentrato.

-Nashira, Cavaliere d’Argento della Vela, sei qui per chiedere perdono, non è così?-

-Sì, Sommo Arles.-

-La dea Athena ti sta ascoltando. Cosa hai da dire in tua discolpa.-

Nashira non se lo aspettava. Non si aspettava di doversi difendere davanti a quella dea che non sentiva più sua. Ma prese fiato e cercò di parlare.

-Sommo Arles ho tradito. Ho tradito il mio ordine, il mio ruolo di Cavaliere. Sono stata vista in volto da un uomo e ha dovuto fare una scelta. Ho scelto di amarlo perché affrontarlo avrebbe significato combattere contro un amico, un fratello maggiore. Ma confesso che il mio cuore apparteneva ad un altro uomo. Un uomo che ho amato in silenzio, tenendo nascosti i miei sentimenti finché non sono stata costretta ad ammetterli. Convinta di non essere ricambiata sono scappata. Sono scappata perché sentivo di averlo deluso, di averlo tradito. Non potevo continuare a vivere al suo fianco, macchiata della mia colpa.-

Nashira notò l’immobilità di Shura, ma si concentrò sulla figura del Sacerdote e nel parlare non si accorse che il Cavaliere si era alzato e si era posizionato dietro di lei.

-Cavaliere della Vela. La tua confessione è sincera.- Il Gran Sacerdote la fissava dall’alto. Nashira non poteva vederne il volto ma sentiva i suoi occhi puntati su di lei. Ma il fatto che fossero alla pari, che anche lei avesse il volto celato, le diede un po’ di coraggio.

-È così, Grande Sacerdote- e abbassò la testa per rispetto.

-Ma la dea vuole qualcosa di più.- La voce di Arles era tagliente e venata di cattiveria. -Perché tu non le hai ancora chiesto perdono. Tu devi implorare il perdono di Athena, non il mio!-

Nashira ebbe un brivido. Si stava chiedendo cosa stesse pensando Shura ma non trovò la forza di guardarlo.

-Io…io vorrei…- iniziò a balbettare incerta. Non voleva chiedere perdono ad Athena. Non lo voleva il suo cuore, il suo essere Cavaliere. Perché tutto quello che era successo era stato causato dall’arroganza di quella dea che aveva imposto stupide regole ai suoi sottoposti.

Parthenos la chiamavano.

Athena parthenos.

Athena la vergine.

E vergini, pure dovevano essere le sue sacerdotesse.

-Ad Athena io… io chiedo…-

Perdono”.

Ma non riuscì a fare uscire dalla bocca quella semplice parola.

-Smettila di fingere! Tu non vuoi chiedere perdono di niente. Io lo sento. Perché tu sei una traditrice!-

Nashira a quelle parole gelò. Non riuscì a dire niente per discolparsi. Perché era vero… stava tradendo la dea a cui aveva affidato la sua vita e a cui aveva giurato fedeltà.

-Verrai punita per questo!-

La ragazza si inginocchiò pronta a qualsiasi tipo di punizione, ma non pronta a quello che sentì dire dal sacerdote.

-Pagherai con il tuo sangue il tuo tradimento!-

Ci mise una frazione di secondo di troppo per capire il senso di quelle parole. Parole che la portarono a voltarsi di scatto per cercare aiuto in Shura. Ma Shura si era già scagliato contro di lei.

Sentì la mano del ragazzo avvolgerle il collo e stringerlo forte, sollevandola da terra con estrema facilità.

D’istinto, Nashira cercò di togliere quella mano dal suo collo o almeno di allentarne la presa ma non ci riuscì. Shura era forte e in quel momento lo sembrava ancora di più.

Ma soprattutto, quel ragazzo non era il vero Shura. I suoi occhi erano vuoti, vacui, persi in un nulla nero.

Capì che il Sacerdote lo teneva sotto controllo.

-Shu…Shura….- tentò di chiamarlo ma uscì solo un sussurro strozzato. Il Cavaliere d’Oro la scagliò contro una delle pareti, il colpo alla schiena la lasciò ancora di più senza fiato. Tentò di riempirsi i polmoni con quanta più aria possibile, anche se li sentiva bruciare. In un attimo fu di nuovo sollevata per aria e tenuta schiacciata contro il muro da Shura. Nell’impatto con la parete aveva perso la maschera. Erano occhi negli occhi. Verde disperato perso in un nero buio pece.

La mente di Shura era soggiogata dalla volontà del Grande Sacerdote.

-Shura… ti prego! Sono… sono io….- tentò di riportarlo alla realtà, farlo tornare in sé.

Ma il Cavaliere la fissava senza sentimento, le premeva la mano sul collo stringendo con tutto il suo potere.

Lacrime calde e piene di dolore iniziarono a scenderle dagli occhi -Shura, ti prego…-

 

Cavaliere d’Oro, finiscila!

 

La voce di Arles risuonò nella testa del ragazzo.

Shura ebbe dentro di sé un piccolo moto di esitazione, vedendo quelle stille salate colare dalle guance del suo nemico esitò.

-Shur…-

“Nashira”, un nome gli balenò nella mente, “Nashira… Chi sei, Nashira?”

-Nashira…- sussurrò.

La ragazza spalancò gli occhi.

-Sì, Shura so… sono io…- Con uno sforzo sovrumano riuscì ad avvicinarsi al viso del Cavaliere. Ma nel momento esatto in cui riuscì a posare le labbra su quelle del ragazzo, la voce di Arles risuonò per tutto il Salone.

-Uccidila, Capriconus!Elimina la traditrice!-

E il dolore che Nashira sentì allo stomaco fu soffocante.

Excalibur la trafisse senza pietà.

Shura non aveva esitato.

Un rivolo di sangue uscì dalla bocca di Nashira. Bocca ancora appoggiata a quella del ragazzo. Shura percepì il sapore metallico di quel sangue, amaro come veleno.

Il corpo della ragazza cedette, staccandosi dal muro e cadendo sul Cavaliere che la sorresse d’istinto.

-Ottimo lavoro, Cavaliere. La traditrice è stata uccisa. Athena te ne sarà riconoscente.-

Shura si inginocchiò a terra, appoggiando il corpo sul pavimento di marmo.

Fissò il suo volto e lo trovò bellissimo, gli occhi verdi spalancati in un espressione di impotenza e incredulità. Li chiuse con un solo gesto della mano e si sentì meno sporco.

Il braccio destro, quello che conteneva Excalibur, era sporco di sangue e quel sangue gli stava bruciando sulla pelle. Non ne capì il motivo… non gli era mai successo.

L’ombra de Sacerdote lo sovrastò all’improvviso.

-Va’ Cavaliere. Penserò io a lei. La porterò sull’Altura delle Stelle per immolarla alla dea che ha tradito.-

Shura annuì meccanicamente.

 

Tu hai conosciuto una Nashira. Ed è stata tua allieva. Ma quella ragazza è rimasta in Scozia. Non è voluta tornare con te e tu hai accettato la sua scelta. Il Cavaliere che hai ucciso è un impostore.”

 

Il Sacerdote gli impose la sua versione dei fatti, quella che Shura avrebbe dovuto raccontare al Cavaliere del Cancro e a quello dei Pesci, unici implicati in questa storia.

Shuar non fiatò.

Annuì di nuovo e con il capo chino uscì dal salone.

Sentiva ancora il braccio bruciare.

 

 

Arrivato alla Decima Casa Shura era ancora sotto il controllo del Grande Sacerdote.

Non sentiva niente, nessun sentimento, solo la pelle bruciargli. Per questo si mise sotto il getto della fonte d'acqua fresca che passava per tutte e Dodici le Case. Il sangue macchiava la pelle e l'armatura. Sangue rosso, ancora più rosso per il fatto di essersi seccato.

“Brucia, brucia tantissimo. Perché? Chi era quella traditrice…”

Si strofinò la pelle con forza, usando uno straccio ruvido che gli irritò il braccio. Ma il dolore provato da quel gesto gli attenuò la sofferenza data dal bruciore. Non riusciva a ragionare lucidamente, si sentiva stanco, molto stanco. Per questo si gettò sul letto ancora con i gambali dell'armatura e si lasciò cadere in un sonno profondo e nero. Niente sogni a cullargli l'anima, solo buio e silenzio.

Quando aprì gli occhi, il mattino seguente, sentì la testa pesante, invasa da un martellio fastidioso. Si sentiva uno straccio e ci mise qualche minuto a mettersi in relazione con il mondo. Il dolore alla testa lo stava tormentando ma riuscì comunque a concentrarsi su un pensiero: Nashira!

Lui...lui l'aveva trovata e lei era venuta con lui al tempio, o no? La cercò ovunque ma non solo non trovò lei ma non trovò niente che potesse provargli che lei era stata li.

-Possibile che io abbia sognato tutto?- se lo chiedeva ripensando al modo in cui avevano fatto l'amore -Io l'ho avuta, lo so. Lo sento! Ma lei non è venuta qui….-rimase perso nel dubbio per tutto il giorno.

Si ritrovò il braccio dove custodiva la Sacra Excalibur arrossato e non capì il perché.

Una sofferenza mentale e fisica lo aveva preso di mira, lo stava opprimendo, soprattutto si sentiva vuoto.

Privo di qualcosa. Di una parte di sé.

Il suo cuore stava soffrendo in silenzio.

Passeggiò per la casa ritrovandosi davanti alla statua di Athena. Ormai si era convinto di aver sognato il viaggio di ritorno con la ragazza.

-Perdonala, sacra Athena. Perdonala se non ha avuto la forza di tornare da te-

...e da me!”

Lui l'avrebbe perdonata? Lui l'aveva già perdonata. Conscio che parte del suo animo era rimasta con Nashira, con il corpo di Nashira.

Il ricordo della ragazza gli faceva male, feriva il suo cuore senza pietà e decise di tornare ad essere se stesso. Il Capricorno che si era lasciato andare con lei non esisteva. Lui non era dolce, non era portato all'amore e ai sentimenti.

Lui doveva solo combattere per la sua Dea. Così sarebbe stato per sempre.

Perché Athena non lo aveva mai tradito e mai lo avrebbe fatto.

-Io sono tuo Athena. E sempre sarò solo tuo.- si inginocchiò davanti alla statua iniziando le sue preghiere mattutine.

Il cuore gli batteva forte nel petto. Quel cuore ormai stanco, deluso e insoddisfatto. Quel cuore si sentiva tagliato a metà. Mai più avrebbe amato. Mai più avrebbe dato la sua completa fiducia a qualcuno.

 

mi fido di te, affido a te ogni mio avere, ma tu non deludermi 
non deludermi...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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