Anime & Manga > Naruto
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Autore: Rain Rose    29/03/2009    12 recensioni
Con il fiato sospeso, fisso gli occhi gialli e raccapriccianti del mio nemico, dall’altra parte della stanza stretta e lunga, e lui ricambia con uno sguardo compiaciuto, folle.
Era senz’altro una bella maniera di morire, sacrificarmi per un’altra persona, qualcuno che amavo. Una maniera nobile, anche. Conterà pur qualcosa, no?
Sapevo che se non fossi mai andato in quella casa discografica non mi sarei trovato di fronte alla morte. Per quanto in realtà fossi terrorizzato, però, non riuscivo proprio a pentirmi di quella scelta.
E mentre piano piano sento le forze abbandonarmi e le gambe cedere, vedo il mio nemico cominciare ad avvicinarsi con passo lento e sfrontato, con un ghigno più che soddisfatto dipinto sulle labbra violacee e raggrinzite.
Un ultimo grido e poi il buio.

Ok, ho appena scoperto che sono proprio negata a scrivere introduzioni ^___^"
Spero che la leggerete comunque!! aspetto vostri commenti/critiche!!
Genere: Romantico, Song-fic, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Ho chiesto a Masashi Kishimoto di cedermi i diritti di "Naruto" e i suoi personaggia ma lui ha rifiutato… chissà perché… xD
I personaggi hanno un’età compresa tra i 17 e i 18 anni, per cui sono maggiorenni. Purtroppo a pubblicare questa storia non guadagno una cicca, ma se proprio volete mandarmi dei soldi sono a vostra completa disposizione 24h su 24! XD

 

 

 

Capitolo Uno

 

 

 

 
 

Era una monotona e fredda mattina di fine Settembre e, come al solito, un ragazzo dai biondi capelli color del grano e dagli occhi talmente azzurri da far invidia anche al cielo più limpido e sereno, correva a perdifiato per le vie della sua città natia, Konoha.
« Dannazione, dannazio- Oh, mi scusi! Permesso, permesso! » gridò, facendosi largo tra la folla della stazione e riuscendo per un soffio a prendere l’ultimo treno.
Proprio non riusciva a capire perché, proprio quella mattina, la sua sveglia avesse potuto rompersi. Eppure era più che sicuro di averle cambiato le batterie poco tempo fa…
D’accordo, forse il “poco tempo fa” in questione doveva risalire a circa due, forse tre mesi prima, visto lo stato di decomposizione in cui aveva trovato quest’ultime, ma perché proprio quella mattina la sveglia doveva porre fine alla sua esistenza? Cosa gli aveva mai fatto di male?!
Ne era più che certo, se fosse arrivato di nuovo in ritardo Iruka Umino - il suo amato-odiato professore di storia - non gliel’avrebbe fatta passare di nuovo liscia e l’avrebbe irrimediabilmente mandato, per l’ennesima volta da quando aveva iniziato il suo ultimo anno in quell’istituto, da quella vecchia megera della Preside… e allora si che sarebbe stato in guai seri!
Il ragazzo ricordava ancora perfettamente quando per punizione, durante lo scorso anno, Tsunade gli aveva fatto pulire l’intero cortile scolastico da solo… in poche parole, aveva passato un intero pomeriggio in compagnia di foglie secche e del vento freddo che soffiava inarrestabile, facendo svanire, per l’appunto, come foglie al vento il suo lavoro… gli tornavano i brividi solo a pensarci!
Correndo a perdifiato, il ragazzo continuò la sua corsa scatenata per altri cinque minuti buoni, fino a quando, tra gli spintoni e i vari insulti della gente, non riuscì ad arrivare davanti ad un enorme edificio che, con le alte mura in pietra ed il gigantesco giardino a circondarlo, assomigliava molto più ad una grande reggia che ad un istituto scolastico.
Eppure quella era proprio la Konoha School of Arts – come citava a caratteri cubitali la targa dorata appesa vicino al cancello in ferro battuto dell’entrata - una delle più importanti e famose scuole tra gli istituti artistici del mondo e che si vantava di avere molti degli insegnanti artistici più prestigiosi e importanti di tutto il globo.
Il ragazzo rimase fermo ad osservare quell’edificio per qualche secondo, immobile e ansimante come ben poche volte era stato. Dopo aver riacquistato un po’ di fiato ed essersi asciugato la fronte imperlata di sudore, però, Naruto riprese quasi immediatamente la stessa corsa sfrenata di poco prima, percorrendo velocemente il lungo viale alberato e fiondandosi come una furia all’interno dell’edificio.
Dopo essersi cambiato le scarpe ed aver posato le sue al solito posto, salì a due a due i gradini delle scale fino al terzo piano, rimanendo scioccato quando, arrivato davanti alla sua aula, trovò la porta chiusa.
« Cazzo », imprecò tra i denti mentre estraeva frettolosamente il suo cellulare dalla tasca della divisa e controllava l’ora. Le otto e un quarto. Aveva quindici, dannatissimi, minuti di ritardo!
Ormai rassegnato ad una nuova punizione, dopo aver pregato gli dei per una qualche grazia divina, il biondo cercò di sistemare alla bell’e meglio la stravolta divisa scolastica ed i capelli arruffati, per poi farsi coraggio ed aprire con un secco movimento la porta.
Non appena ebbe la completa visuale della sua classe, Naruto rimase incantato per qualche minuto, gli occhi azzurri fissi sulla cattedra vuota a pochi metri da sé. Non poteva crederci: il professore non era ancora arrivato!
Sospirò, sollevato. Le foglie, per il momento, avrebbero dovuto aspettare, pensò mentre, spossato, si trascinava verso l’ultimo banco della fila adiacente alle finestre e lasciava pesantemente cadere la borsa ai suoi piedi.
« Ehi, ritardatario! Non si saluta? » lo salutò ironicamente un suo compagno di classe.
« ‘Giorno, Kiba » ricambiò il saluto, soffocando uno sbadiglio proprio nel mentre si voltava verso l’altro, che lo guardava con un sorriso sghembo dipinto sul volto e le braccia incrociate sotto al petto. Kiba Inuzuka, suo migliore amico fin dai tempi dei pannolini, era uno strambo ragazzo della sua stessa età, con corti capelli castani accuratamente scompigliati e due insoliti tatuaggi rettangolari di colore rosso sotto agli occhi, anch’essi di un inconsueto colore tendente al dorato. Si erano conosciuti in tenera età grazie ai loro genitori, grandi patiti dell’ora del tè e delle colazioni in compagnia, e da allora non si erano mai separati, per nessun motivo, ritrovandosi quasi inevitabilmente a frequentare le stesse scuole, le stesse amicizie e a praticare gli stessi interessi.
Naruto sbuffò, lasciandosi cadere pesantemente sulla sua sedia nello stesso momento in cui il suo migliore amico si sistemava al suo rispettivo posto, proprio di fronte al suo.
« Vorrei proprio sapere come fai a non arrivare mai in orario, amico. »
« Ed io vorrei proprio sapere da dove la tiri fuori tutta questa ironia di primo mattino, amico… »
« Ah ah ah… molto spiritoso, davvero. Ad ogni modo, penso proprio che tu oggi abbia ufficialmente stabilito il tuo miglior record degli ultimi due anni. Quindici minuti di ritardo… wow. Io non ci sarei mai riuscito. »
« Non è colpa mia, idiota. » borbottò il biondo in risposta, seppellendo la testa nella borsa ed iniziando a tirare fuori tutto l’occorrente per la prima ora di lezione. « È colpa di quella maledetta bastarda di una sveglia! A quanto pare oggi dovrò andarmene a comprare un’altra, visto che si è rotta… »
« Di nuovo?! »
« Già… »
« Dio, Naruto, non sai tenere una sveglia in vita per più di tre mesi! Se continuerai così, le toglieranno tutte dal commercio mondiale solo per colpa tua! »
« Kiba, ti sto odiando... »
« Si, certo, certo, come no… » lo sminuì Kiba, accompagnando le sue parole con un flebile gesto della mano. Naruto lanciò un’occhiataccia all’amico per poi scuotere la testa, sconsolato. Lasciò che i suoi occhi lasciassero la figura esuberante di quest’ultimo e cominciò a guardarsi intorno, cercando tra i vari compagni la figura del terzo membro del suo trio.
« Ehi, ma dov’è Shikamaru? » chiese dopo un po’ a Kiba. « Non dirmi che ha marinato di nuovo le lezioni per rimanere in terrazza a guardare le nuvole come suo solito! »
Naruto conosceva bene Shikamaru Nara e sapeva anche della grande passione che il suo amico provava per il “dolce far niente”. Semplicemente Shikamaru era solito mettersi steso su un prato e dormire per ore… oppure passava quest’ultime, appunto, ad osservare le nuvole.
Una volta Naruto ci aveva provato anche lui, così, per curiosità, me non aveva resistito neanche cinque minuti. In una sola, semplice parola: noioso.
« No, oggi ha deciso di spirare sul suo banco. » ridacchiò il castano mentre con l’indice della mano destra indicava il soggetto della loro conversazione che, sentendosi chiamato in causa, alzò stancamente una mano nella loro direzione in segno di saluto, continuando comunque a rimanere con la testa abbandonata sopra la sua borsa, improvvisata a mo’ di cuscino.
« Buongiorno anche a te, Shika! »
« Allora, Uzumaki? » lo richiamò immediatamente Kiba, scuotendolo per un braccio per attirare la sua più totale attenzione.
« Allora cosa? »
« Dio… Oggi? Sveglia? Centro commerciale? Ti dicono niente tutte queste parole insieme? »
Naruto alzò gli occhi al cielo e rise, ma non fece in tempo a dire nulla che la porta della classe si aprì all’improvviso, lasciando entrare il professor Umino, un uomo che da poco sembrava aver superato la trentina e che si distingueva tra la folla di insegnanti per i lunghi capelli sempre legati in una bassa coda e per la lunga e misteriosa cicatrice che gli percorreva orizzontalmente il volto all’altezza del naso.
« Buongiorno ragazzi! » salutò questo mentre si affrettava a firmare il registro di classe e gli alunni si sedevano ai loro posti. « Scusate il ritardo, ma ho avuto alcune faccende da sbrigare, ed ho una comunicazione da parte della Preside da riferirvi, quindi per cortesia fate silenzio. » spiegò rovistando tra le sue cose e tirandone fuori alcuni fogli, sospirando non appena ebbe finito di sistemare il tutto e riuscì finalmente a sedersi sulla sua sedia per qualche secondo di riposo. Osservò i suoi alunni con attenzione, sorridendo nel vederli guardarsi tra loro in cerca di risposte, curiosi di sapere la novità del giorno, e poi sospirò di nuovo, guardando quel plico di fogli che dal tavolo gli trasmetteva l’arrivo di un insieme di cattive notizie e nient’altro.
« Allora, ragazzi, mi è stato detto di riferirvi che da domani, e molto probabilmente fino alla fine dell’anno, avrete dei nuovi compagni di classe e-»
Come Iruka si era aspettato, nella classe scoppiò il caos.
« Nuovi compagni di classe? E sono più di uno?! » chiese sconcertato qualcuno, subito seguito da altri.
« Ragazzi, per favore! »

 
Naruto assistette all’intera scena in religioso silenzio, limitandosi a far vagare lo sguardo tra i vari compagni di classe e ad assumere un’espressione perplessa nell’udire i commenti scocciati di Kiba, che non la smetteva di “che gran rottura di palle sarebbe stato avere altre persone presuntuose e permalose tra i piedi” e di scrocchiarsi le dita delle mani con fare nervoso. Sospirò, voltandosi verso la finestra ed osservando disinteressato il mondo al di fuori, per niente emozionato o sconvolto.

Probabilmente sarà qualche raccomandato figlio di papà, pensò soltanto quando i suoi occhi incrociarono la figura di un passerotto, che sul ramo dell’albero vicino saltellava da un punto all’altro.
Naruto non aveva mai visto di buon occhio quella scuola, se proprio doveva essere sincero. Non di certo per la struttura organizzativa o per l’ottimo corpo docenti che la mandava avanti, ovviamente, ma per tutti gli odiosi figli di papà che la frequentavano pur non eccellendo particolarmente nelle discipline che con tanto impegno dicevano di studiare.
Altra cosa che odiava, poi, era il fatto di essere costretto a frequentare quel posto contro la sua volontà.
Nella Konoha School of Arts, infatti, Naruto Uzumaki era  famoso per essere l’unico studente a non eccellere in nessuna disciplina musicale e a non frequentare alcun tipo di lezione che riguardasse questo ambito e, proprio per questo motivo, era fin da sempre stato catalogato come “diverso” dagli altri suoi compagni – altro punto a sfavore per loro.
Ma Naruto non se l’era mai presa, rimanendo sempre in silenzio ai vari insulti e alle voci che giravano sul suo conto. Dopotutto… cosa potevano saperne loro? Loro che erano lì solo per diventare “famosi”, per diventare “qualcuno”, e non per fare ciò che amavano? Loro che si erano limitati a catalogarlo come un buono a nulla, fermandosi alle apparenze, non chiedendosi il perché della sua presenza lì?
Poveri stolti…
Il passerotto volò all’improvviso, interrompendo la linea dei suoi pensieri proprio nello stesso momento in cui il professor Iruka richiamava la classe all’ordine, facendo cessare tutti quegli schiamazzi.
« Ragazzi, fate silenzio adesso! Parleremo di ciò e risponderò alle vostre domande al momento opportuno. Adesso prendete i libri ed apriteli a pagina duecentotrentacinque. »

 

Nello stesso momento, anche se in un'altra ala della Konoha School of Arts, una porta si apriva cigolando, lasciandone uscire un ragazzo di bell’aspetto, con corti capelli neri sistemati accuratamente, due occhi neri e la pelle chiara.
« Arrivederci, signor Uchiha, ci vediamo domani. » lo salutò una voce femminile dalla stanza, ma il ragazzo non rispose, uscendo definitivamente dall’ufficio con passo sicuro e richiudendosi la porta alle spalle. Percorse rapidamente il corridoio e scese la prima delle quattro rampe di scale che era stato costretto a salire per raggiungere l’ufficio della Preside di quell’inutile posto, non smettendo di chiedersi come avesse potuto farsi convincere a frequentare quella scuola da quattro soldi in un momento così pieno com’era la sua vita in quel momento.
« Sasuke-kun! »
Sasuke Uchiha, questo era il nome del ragazzo, fece giusto in tempo a voltarsi e ad intercettare il fulmine rosse che come una furia si dirigeva nella sua direzione, prima di schivarlo con eleganza e lasciare che questo si scontrasse con il pavimento.
« Ahi! » si lamentò la ragazza dai lunghi capelli rossi lunghi fino alle spalle che aveva appena evitato, massaggiandosi il sedere che aveva appena sbattuto a terra. « Sasuke-kun, non dovevi evitare il mio abbraccio! »

Certo… così adesso avrei dovuto esserci io al posto tuo, no? Ironizzò tra sé e sé il ragazzo, osservando senza alcuna espressione quella che, per sua sfortuna, era la sua manager mentre, dopo aver raccolto i suoi occhiali dalla montatura nera ed esserseli rimessi sul naso, si alzava dal pavimento, sistemando il corto completo nero che fasciava il suo corpo.
« Sasuke-kun, ho appena finito di parlare con Iruka Umino, il tuo nuovo professore di storia, e mi ha detto che non dovrebbero esserci problemi con le stupide ragazzine petulanti che frequentano questa scuola. E poi ci penserò io a proteggerti! »

Già, e chi mi proteggerà da te?
Sasuke alzò gli occhi al cielo, indossando velocemente il berretto nero ed il paio di Ray-Ban che aveva infilato in tasca un’ora prima. « Vado in centro, tu torna pure da sola ed avverti il capo. » dichiarò incominciando ad incamminarsi verso l’uscita.
« Eh? Che bello, abbiamo un appuntamento! »
Sasuke strinse i denti, infastidito, e stava per mandarla al diavolo quando delle urla, provenienti evidentemente da qualche classe, attirarono l’attenzione della rossa, permettendogli di filarsela.
Quella giornata era in assoluto da catalogare come una delle peggiori della sua vita.

 

***

 

Le ore scolastiche passarono come sempre lentamente, come se il tempo non volesse far uscire i poveri studenti da quell’odiato-amato edificio. Suonata la campanella che decretava la fine delle lezioni, tutti gli studenti si riversarono nei corridoi per incominciare i loro corsi pomeridiani.
Tutti, tranne due ragazzi che, camminando lentamente e senza far troppo caso alle strane occhiate indirizzategli dagli altri studenti, raggiunsero il cortile ed uscirono dalla scuola.
« Professore del cazzo! Per colpa sua dovrò rimanere tutto il fine settimana rinchiuso in casa a studiare matematica se non voglio tenermi quello schifosissimo cinquantacinque! »
« Kiba, sapevi che oggi c’era il compito… potevi pensarci prima a studiare. »
« Ma finiscila, Naruto! Come potevo studiare quando in TV davano il concerto live dei Gazette?! E poi senti un po’ da che pulpito… hai preso solo un punto in più di me, non sei mica un genio. »
« Sì, però ho pur sempre avuto un volto più alto del tuo. In matematica. » precisò il biondo, facendo infuriare l’amico.
« Sì certo, come no! »
« A proposito, come mai Shikamaru non è venuto? Se non mi sbaglio oggi non aveva lezione, visto che il suo professore si è dato malato. »
« Già. Ma a quanto mi ha detto ieri, i suoi genitori gli hanno chiesto di tornare prima a casa per badare a Yuko-chan mentre loro andavano a fare spese. »
Naruto scoppiò a ridere, mettendosi una mano sulla bocca per non attirare troppo l’attenzione dei passanti. « Oh mio Dio, mi immagino proprio come baderà a lei… legherà la poverina ad una sedia, gli metterà un cerotto sulla bocca e poi si butterà sul divano a sonnecchiare. Un classico! »
« Già… povera Yuko-chan, chissà cosa avrà mai fatto di male per meritarsi un fratello del genere. » concordò Kiba assumendo una falsa espressione di compatimento, per poi cambiare completamente umore e sfoggiare un sorriso a trentasei denti. « Piuttosto, sbrighiamoci Naruto, dai! Il negozio di musica mi aspetta, non posso farlo aspettare! »
« Scusa, ma non stavamo andando in centro perché io ho bisogno di una svegli nuova? »
« Certo, certo! Come no! » rispose l’altro, e in men che non si dica il biondo si ritrovò arpionato per un braccio e trascinato da Kiba verso la stazione.

 
Arrivarono in centro che erano ormai le cinque passate e, dopo essersi fermati un attimo in un bar a mangiare un gelato, nonostante fossero a metà Novembre, i due cominciarono a girovagare per i negozi. Non ci volle più di un paio di minuti prima che Naruto riuscisse a trovare un posto abbastanza carino, in cui venivano venduti molti oggetti decorativi per la casa ed altre cose che, senza alcun dubbio, dovevano essere indirizzati più ad una clientela infantile, piuttosto che a ragazzi della sua età.
Pupazzi di varie grandezze, peluche, lampade dalle forme più strane, migliaia di portachiavi di diverso tipo… in pochi erano a saperlo, ma, bé, lui adorava quelle cose!
Rimasero al negozio per parecchi minuti, finché il biondo non trovò una sveglia a forma di una rana verde, molto simile a quella che possedeva prima.
« Ehi Kiba, non trovi anche tu che questa sveglia assomigli a Gama-chan? » chiese questo osservando con uno sguardo tra l’adorante e l’ammirato l’oggetto che teneva in mano.
Kiba lo guardò accigliato. Naruto aveva dato un nome alla sua sveglia? La sua sveglia aveva un nome?! Ma stava scherzando, vero?
« Sì, sì, certo… è un’ora che salti da una parte all’altra del negozio urlando “che carino” ovunque! Sembri una ragazza, cazzo! Prendi quella cavolo di sveglia e sbrighiamoci ad andare al negozio di Cd! » lo sgridò esasperato, voltandosi e dirigendosi come una furia verso l’uscita.
Naruto sbuffò sonoramente, scocciato, e si diresse a grandi falcate verso la cassa, dove una ragazza dall’aspetto molto gentile lo accolse con un gran sorriso sulle labbra.
« Buongiorno. »
« Buongiorno! Prendo questi. »
« Bene, devo fare un pacchetto regalo? »
« Oh, no, ecco… sono per me. » rispose il biondo imbarazzato. Proprio mentre prendeva i soldi dal portafoglio, però, la sua attenzione venne attirata da degli strani portachiavi colorati, ognuno dei quali era a forma di un nome diverso. Naruto li osservò per qualche secondo, scorrendo l’intero espositore con gli occhi fino a quando non trovò anche il suo, che aveva al suo fianco una piccola volpe .

Che strana coincidenza, pensò tra sé mentre prendeva tra le mani l’oggetto e lo porgeva alla cassiera.
« Ehm… senta, scusi, prendo anche questo. »
« Certamente! »
Naruto pagò velocemente e poi si diresse fuori dal negozio, dove un Kiba alquanto impaziente l’aspettava battendo nervosamente un piede sulla strada e controllando in continuazione l’orologio. Se solo avesse avuto una coda vaporosa sul fondoschiena e delle lunghe e candide orecchie bianche sulla testa, pensò Naruto, sarebbe stato la perfetta rappresentazione del famoso coniglio di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
« Ce l’hai fatta! Pensavo di dover chiamare i soccorsi per venirti a recuperare, brutto idiota! » si lamentò questo, per poi cominciare a dirigersi a passo spedito verso il negozio di musica in fondo alla strada.
« Ma si può sapere cosa devi comprare così urgentemente? E non chiamarmi idiota! » rispose a tono, velocizzando la sua andatura per riuscire a stare al passo con l’altro.
Kiba ghignò.
« Lo vedrai quando arriveremo. »

 

 

To be continued…

 

  
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