Ehilà! Tutto bene? ^__^
Che dire, doveva essere una storia breve, da
scrivere di getto e senza pensieri… Poi prima le idee si accumulano e si
allunga il brodo, poi la vita e i suoi pensieri si intromettono, poi i cali di
ispirazione… Perdonatemi! >__< So di starla trascinando e di aver
rallentato molto il ritmo, ma credetemi, farò del mio meglio per portarla a
termine: vi ho promesso i postumi, e i postumi avrete! XD
Siccome mi sono accorto di quanto avevo già scritto nel frattempo, e
considerate le parti mancanti, non volevo ne uscisse un capitolo eccessivamente
lungo, quindi ho deciso di spezzarlo in due parti, di cui eccovi la prima!
Mi auguro sia di vostro gradimento e di non essere
sceso di qualità e mordente… Perdonatemi, è un periodo un po’ così >__<
Spero mi direte nei commenti!
Buona lettura a tutti!
Il mattino seguente Hanji procedeva ben tre passi
avanti Levi e Moblit, ansiosa, spasmodica, elettrizzata, eccitata all’idea di
osservare gli effetti tardivi e i risultati finali del suo studio sugli effetti
dell’alcol sulle persone; inteso come persone alla portata delle sue grinfie.
“Uh uh uh! Uh uh uh! Uh uh uh uh!”
“Per quante volte io senta questa risata, mi
sembra sempre la prima…” –disse Moblit.
“Tutto a posto tu?” –gli domandò il caporale che
procedeva al suo fianco, adocchiando i cerotti che aveva qui e là sul viso.
“Si, signore: non si può essere l’assistente di
Hanji Zoe se non resisti neanche a una defenestrazione.”
Da un metro da terra poi…
L’impetuosa occhialuta spalancò le porte della
sala comune, ai cui tavoli aveva riunito le sue adorate cavie, prese un bel
respiro, ed esordì con un raggiante: “Buongiorno!”
Cui fece eco un coro di grugniti stanchi, gemiti
lancinanti, sospiri esausti, bofonchi irritati.
Non erano per niente entusiasti di vederla, né
potevano in alcun modo condividere, quel mattino, il suo concetto di
“buongiorno”…
“Come ci sentiamo oggi, cari?” –domandò a quel
coacervo di facce stomacate e mani che tenevano su le fronti pulsanti.
“Capacità di leggere l’ambiente, zero.” –commentò
Levi.
“Caposquadra…” –sospirò Moblit.
“Avete i postumi della sbornia, eh? Non vi
preoccupate! La vostra Hanji ha portato apposta per voi un ritrovato miracoloso
che vi rimetterà in sesto in men che non si dica! Mostra, Moblit!”
Il suo assistente, da improvvisato valletto, esibì
niente più che una caffettiera formato maxi.
“……”
“Naturalmente ve lo somministreremo non appena
avremo raccolto gli ultimi dati!”
Un lamento esplose nella sala, insieme al rumore
di facce che si schiantavano sui tavoli.
“Ci siamo tutti?”
“Quasi.” –esordì Erwin alzandosi dalla propria
sedia a braccia conserte- “Il giudice Zackley stamane mi ha mandato un
messaggio per chiedere di ringraziarvi: dice che erano anni che non si sentiva
così giovane.”
“Evvai!” –esultò a voce bassissima Hanji,
nascondendo un’esultanza a pugno chiuso.
“Umpf!” -anche Levi si rilassò: l’avevano
sfangata!
Non avevano idea di dove fosse andato il giudice una
volta lasciato lo studio (dopo averli subissati di blaterio al limite della
sopportazione), ma in qualunque modo quel vegliardo ringalluzzito dall’alcol
avesse passato la serata, doveva essersela spassata alla grande!
Erwin si accigliò: “Ringraziate la vostra fortuna
sfacciata, per stavolta vi è andata bene! La sola ragione per cui non vi ho già
degradati e mandati a raccogliere patate nei campi è che non ricordo
assolutamente nulla delle ultime ventiquattro ore, quindi non ho nulla per cui
incriminarvi!”
“Signore!” –alzò la mano Sasha- “Insisto affinché
raccolgano le patate, signore!”
“Aggiungeteci che Nile della Gendarmeria è stato
visto aggirarsi furtivamente in mutande per tornare al suo quartier generale, notizia
che mi ha divertito oltremodo, posso anche fare lo sforzo di perdonarvi…”
Levi, autore dello scherzetto all’antipatico
comandante rivale, rise a crepapelle… dentro di sé e mantenendo fuori la sua
espressione statuario, ovvio!
“Ma dovrete pagare la finestra che avete rotto coi
soldi che decurterò dalla vostra paga, più una multa per il disordine e i ritardi
causati alle attività della Legione!”
Hanji e Levi si misero obbedienti sull’attenti,
disposti ad accettare una comunque giusta punizione.
“Agli ordini, comandante!” –fece Hanji- “Lei è
troppo buono.”
“Non eri male come statua da giardino.”
“Hai detto qualcosa, Levi?” –si girò di nuovo
Erwin.
“Niente…”
“Levi, ringrazia che non ci ho aggiunto anche i
danni morali, perché dovreste risarcire alcuni dei presenti al punto da ridurvi
in mutande!”
Si udirono da un angolo i singhiozzi di una
insolita Rico Brzenska: cercava di dare il meno possibile nell’occhio, ma coi
capelli lunghi e fluenti, dita smaltate del loro stesso colore, tracce di
ombretto ancora sugli occhi e lenti a contatto, non faceva che attrarre le
attonite occhiate di tutti quelli che la ricordavano un tantino più sobria…
“Sigh! Non guardatemi! Sembro una battona! Sigh!”
“Dai, non esagerare!” –la tirò su Sasha.
Jean si unì a lei, avvicinandosi anzi per
osservarla meglio, con un sorrisetto stampato in volto: “Infatti, non sei
niente male: non pensavo potessi essere così femminile!”
“Io non dovrei essere femminile! Dovrei sembrare
una seriosa e imbronciata segretaria rompiscatole! E invece in tasca ho gli
indirizzi di ben tre ragazzi! Che cosa ho fatto?! Cosa sono diventata?! Un
mostro! SIGH!”
“Puoi pensare di essere diventata un mostro, o
accettare il fatto che questo taglio di capelli ti stia molto bene.” –poi si
girò, si mise in una posa sgargiante col mento tra le dita e scagliò la sua
freccia- “Anche se non sono belli come i capelli di Mikasa, certo.”
“Spiacente, Jean.” –fece il suo bersaglio, più che
mancato, senza neppure girarsi verso di lui- “Non sono abbastanza ubriaca per
dar retta alle tue avance.”
“M-ma hai detto che voi Ackerman non potete
ubriacarvi, giusto?”
“Appunto.”
E in un istante il baldo casanova si ritrovò in un
blocco di ghiaccio.
“Umpf, saprei fare di meglio…” –commentò dal suo
posto una Annie piena di occhiaie.
Intanto Hanji, subita la doverosa ramanzina, si
decideva a scrutare un po’ meglio l’ambiente: “Che aria torva che c’è qui…”
“Cosa si aspettava, caposquadra?” –si grattò la
testa Moblit, a cui Hanji aveva dato il “ritrovato miracoloso” anti-sbornia in
anticipo- “Ha fatto una strage! Non ha risparmiato nemmeno me!”
“Ma se ti avessi risparmiato avrebbe significato non tenerti in alta
considerazione come appunto è!”
Moblit arrossì: “Beh…”
“Eh eh, dì la verità, se non ti avessi coinvolto ci
saresti rimasto male, lo sai anche tu.”
Il biondo rise imbarazzato: “Andiamo! Ecco,
forse…”
“Infine Moblit, la tua caposquadra non è rimasta
sorda al tuo grido d’angoscia! Attraverso l’alcol hai rivelato il tuo desiderio
di essere protagonista, e così sarà!”
“Preparati, ora arriva la mazzata…” –gli bisbigliò
Levi!
Hanji estrasse fulminea dalla tasca penna e
taccuino e glieli porse: “Sarai tu oggi a condurre le interviste!”
“I-io?! C-cioè, che dovrei…”
“Solo raccogliere le impressioni delle vittime,
cioè, dei gentili partecipanti!”
“Ho sentito solo io << vittime >>?”- chiese Armin ai suoi compagni di sventura!
“Come si sono sentiti, cosa ricordano, come si
sentono, se si sono risvegliati nudi nel letto di qualcuno (a qualcuno sarà
successo di sicuro…), robe così! Un incarico di grande responsabilità! Sei
senza parole, eh?”
Più che altro perché impegnato a deglutire al
pensiero di doversi gettare in prima linea in mezzo a quella selva di malumore
e occhiatacce che la sua caposquadra aveva generato! Purché non volessero
sfogare su di lui il loro desiderio di vendetta!
“Nel frattempo Levi, ci prendiamo anche noi un po’
di caffè?”
“Tsk, bevila tu quell’acqua sporca! Dov’è il mio tè?”
“Qualcuno dovrà andare a farlo, ma Moblit deve raccogliere i dati… Erwin, ci
pensi tu a…”
Tre semplici parole e uno sguardo terrificante: “Catena di comando.”
“E va bene, vado a farlo io! Uffa, ma che avete
tutti stamattina?”
“……” –rimase senza parole Levi.
Lasciò che Hanji uscisse imbronciata dalla sala e,
procuratosi una sedia, volle osservare, curioso com’era, e anche un po’ sadico,
cosa avevano da dire gli altri: di sicuro ci sarebbe stato ancora da
divertirsi!
I primi a cui si rivolse Moblit per l’indagine a
lui appioppata furono Eren e Mikasa.
“Sigh! La mia immagine è rovinata! Prima divento
un titano, poi dico di volere un amico titano… Ci manca solo inizi ad addentare
la gente! Chi mi starà più a sentire quando sbraiterò di volerli sterminare
tutti adesso?”
“Veramente non ti stavamo a sentire neanche prima…” –sbuffò Jean.
Sasha, subodorando il pericolo, cercò di agire in
anticipo: “Eren, se prometti di non addentarci ti do questa patata… Facciamo
mezza…”
“Sono finito! Finito!”
“Su con la vita…” –provò a rassicurarlo in maniera
incerta il buon Moblit- “Tutti abbiamo detto, o fatto, cose strane dopo aver
alzato un po’ il gomito, non darci troppo peso! E tu che mi dici, Mikasa?”
“Che non ho fatto niente! Niente per cui dovessi essere arrestata!” –si impuntò
la ragazza corvina, di solito sempre posata, e ora irritata al punto da
sbattere la mano sul tavolo- “Ve l’ho detto: stavo togliendo i vestiti ad Eren
solo per metterlo a letto!”
“Si, come no.” –fece Erwin, rimanendo convinto
della bontà della sua decisione- “Figurarsi se ti avessimo lasciato campo
libero con lui in quelle condizioni cosa saresti stata in grado di fare!”
Mikasa si impettì: “Credetemi, non ho certo
bisogno dell’alcol per abbracciare Eren mentre dorme.”
“Cosa fai mente dormo?” –chiese sbalordito il
fratello!
L’intervistatore cercò di acquietare i toni: “Si
sa, l’alcol può rendere particolarmente affettuosi a volte, non c’è da
vergognarsene.”
“Mikasa, a che si stanno riferendo?”
Lesta, sua sorella gli strinse la mano e,
circondandosi di luccichini, lo guardò dritto negli occhi: “Eren, qualunque
cosa tu possa sentire, ricordati che tua sorella ti vuole un bene grandissimo,
e non desidererebbe mai per te qualcosa di spiacevole.”
“…… Mikasa, se fai così non mi rassicuri affatto,
anzi, mi stanno venendo i brividi…”
Moblit pensò non fosse bello intromettersi in quel
bel quadretto familiare e passò oltre!
“Potresti descrivere l’esperienza che hai
vissuto?”
Armin alzò lo sguardo, estasiato nel riportare
alla mente sensazioni, luci, colori, forme, suoni, stati d’animo: “Fuori dal
comune, straordinaria: ciò che non mi è stato portato via dall’oblio del giorno
dopo è sublimato in una condensazione di tale impatto che la mia mente soffre
nel tentativo di tenerla racchiusa in sé.”
“Sarebbe a dire?”
“Che mi scoppia la testa!” –spiegò, racchiudendosi
tra le mani la chioma bionda, come a volersi tenere la bionda capoccia tutta
insieme!
“Non ho mai sperimentato un’emicrania peggiore…
Inoltre, mi è venuto da pensare che mi piacerebbe tanto rifarlo, quindi inizio
ad avere il terrore che potrei diventare un alcolizzato! Sigh!”
Levi liquidò la cosa con uno sbuffò: “Considerata la quantità d’alcol che ti
basta per partire in quel modo, non corri affatto questo rischio!”
Ma ormai Armin era a ruota libera: “Addio neuroni,
addio piani, addio trucchetti psicologici! Il mio futuro è a un angolo di
strada come barbone in attesa che il fegato mi molli! Perdonatemi amici, sono
una delusione! Sigh!”
Eren e Mikasa si guardarono tra loro incerti…
Moblit annotò il caso come “postumi depressivi” e
provò a rivolgersi a qualcuno un tantino più allegro.
“Voi come vi sentite? Lamentate anche voi
emicrania o altri sintomi rilevanti?”
“Veramente no, io sto benissimo!” –rispose Sasha
raggiante.
“Anch’io, anzi, sto una favola!” –le venne dietro
l’inseparabile Connie- “Ieri è stata una delle serate più spassose di sempre,
vero Sasha?”
“Oh, andiamo!” –sbottò Levi, irritato dal vederli così raggianti a dispetto
dell’ecatombe imperante intorno a loro- “Non è possibile non abbiate avuto
alcun effetto negativo! Niente vertigini? Niente torcimenti di budella? Niente
danni cerebrali permanenti?”
Il suo torvo sguardo inquisitore affrontò, per
lunghi secondi, i loro innocenti e disarmanti sorrisi ebeti.
“…… Lasciamo stare.”
Non c’era alcunché da danneggiare in quelle due
zucche!
“Ah ah ah, in effetti ieri ci siamo scatenati!”
–iniziò a raccontare Sasha- “Ci siamo intrufolati nei magazzini della Legione
di nascosto, sembravamo proprio due spie, che emozione! E abbiamo trovato
tantissima roba squisita!”
Connie sbavò con lei: “Già! Peccato però che poi
ci hanno scoperti e arrestati…”
“Vero…” –si abbacchiò Sasha, ma solo per un’istante- “Però poi siamo riusciti
ad evadere! Connie ha usato un pezzo di pane secco per piegare le sbarre!”
<< Ma
quanto era vecchio quel pane?! >>
<< Nota
mentale: basta risparmiare sul budget per le celle… >> -fece tra sé e
sé Erwin, colpevole all’epoca di aver lesinato sulla qualità dei materiali, e
di aver sottovalutato la potenza del pane raffermo.
“Poi siamo andati a divertirci insieme per la
città! Anche se non ricordo niente da un certo punto in poi…”
“Neanche io… Chissà che abbiamo fatto?”
Levi scosse il capo: “Da voi due ormai posso
aspettarmi di tutto!”
In quell’istante le porte della sala si
spalancarono fragorose: “Connie Springer e Sasha Blouse! Sono presenti?”
–chiamò con voce imperiosa il capo dei Gendarmi Nile in persona, alla testa di
un gruppetto dei suoi!
Il tempo per Levi di girarsi e Sasha e Connie si
erano vaporizzati sotto il tavolo!
“Ho qui un ordine d’arresto! Siete accusati di
schiamazzi, disturbo della quiete, oltraggio a pubblico ufficiale ed atti
osceni in luogo pubblico!”
Levi reagì solo all’ultima voce, tirandoli fuori
dal tavolo per le orecchie: “Frena, frena! Atti cosa?!”
I due rossissimi lo guardarono straniti e poi si
guardarono tra loro, incapaci di dare una spiegazione per via dell’amnesia!
“Guarda chi si vede, Nile.” –si alzò Erwin- “Ti
sei scomodato di persona?”
“Tu non ti impicciare, Erwin!” –ribatté lui
brusco- “Ho un conto in sospeso con te, mister “superiorità”!”
“Cosa?”
Prima che potesse chiedere spiegazioni, i due
ragazzi gli si gettarono ai suoi piedi imploranti: “Comandante la prego, ci
salvi! Abbiamo esagerato ma non eravamo in noi! Sigh!”
“Ehi, Nile” –si erse ad affrontarlo Levi con aria
strafottente- “Ti pare coerente arrestare questi due con una simile imputazione
con quello che si sente dire in giro su di te?”
“Dannato piccolo…” –si trattenne per un pelo
davanti il sorrise del colpevole di quel brutto scherzo- “Le altre accuse sono
più che sufficienti: ieri quella testolina rasata ha vomitato sulle scarpe di
due gendarmi!”
“Ecco dov’erano finiti gli effetti negativi.” –si
spiegò Moblit.
Erwin intanto, incapace a resistere oltre agli
sguardi da cuccioli spaventati di Connie e Sasha si decise ad intervenire:
“Nile, ascolta, non puoi punire questi due ragazzi per qualche paia di stivali
sporchi, anche noi abbiam combinato guai con l’alcol quando eravamo giovani,
senza contare poi che non sono neanche loro i veri responsabili…” –precisò lui,
ben conscio di trovarsi in una riunione di “vittime” innocente della follia
altrui- “Non possiamo arrivare a un compromesso? Non c’è niente che ti farebbe
ritirare le accuse?”
“Beh…”
<< In
un modo o nell’altro ci sono finito in mutande… >> -pensò Levi,
costretto a rimanere davanti a tutti in stivali e boxer per il diletto
dell’ispido Nile.
Un atto osceno per cancellarne un altro!
“Eh eh eh, rimani così ancora un minuto, il tempo
di stamparmi in mente la tua immagine in questo momento!”
Levi per accontentarlo si mise addirittura in
posa: col gesto dell’ombrello.
“Voi due teste di cavolo, spero mi siate
riconoscenti.”
“Su, ringraziate il caporale.” –li incoraggiò
Erwin.
Sasha e Connie piegarono il capo in segno di
scuse: “Grazie, signor caporale, ci perdoni! Non alzeremo mai più il gomito!”
“Bah!” –perlomeno il suo spogliarello aveva avuto
un significato educativo.
“Il tè è pronto!” –arrivò in quel momento Hanji con un bel vassoio fumante.
“……”
“……”
Gli occhiali di Hanji si appannarono: “… Per me?
Oh, ti ho solo portato il tè, non dovevi, Levi! Ih ih!”
Levi si fece di fuoco: “QUATTROCCHI DI M…”
“C-che ne dice, caporale, vogliamo proseguire le
interviste tutti insieme?” –lo trattenne Moblit appena in tempo.
Moblit, Hanji e Levi sorseggiarono dalle loro
bianche tazze all’unisono e poi osservarono, come in uno specchio, i tre di
fronte a loro.
“Allora… qualcosa da dichiarare?”
“Mi sento uno schifo, come se dei titani stessero facendo le capriole dentro la
mia pancia…” –mugugnò un pallido Reiner tenendosi la testa, un quadro del tutto
opposto alla spacconeria del giorno prima- “Stamattina devo aver vomitato
quanto uno di loro…”
Al sentirlo recidivare, Berthold fece subito
partire uno scozzetto dietro la nuca.
“Ahio! Non è che la mia testa sia messa meglio,
pietà!”
“Caro Reiner, i titani, così come non defecano,
neanche vomitano.” –spiegò Hanji con aria saccente.
“Non ne sarei così sicuro…” –badò di non farsi
sentire il muscoloso biondo…
“Tsk, patetico.” –storse il naso Levi: sono tutti
bravi a dirsi capaci di reggere l’alcol, fintanto che non devono affrontarne le
conseguenze…
Moblit intanto osservava compassionevole i volti
apatici di Berthold e Annie.
“Tutto… tutto a posto?”
“Certo…” –scrollò stancamente le spalle lo spilungone.
“A meraviglia…” –aggiunse la bionda a testa bassa.
“Dopotutto non mi sono mica dichiarato
involontariamente alla ragazza che amo prima che fossimo entrambi emotivamente
pronti…”
“Già, come io non ho piagnucolato come una
bamboccia con la cotta rovinando per sempre la mia immagine…”
“Esatto, mica ho sentito Annie dire che vorrebbe
che Armin si facesse avanti con lei…”
“E figuriamoci se io mi ricordo di Berthold che
sbatte la testa sul tavolo chiedendosi perché io non lo ami…”
Ad ogni frase la nube di depressione sulle loro
teste di faceva più cupa, facendo formare un immenso gocciolone dietro la testa
di Moblit.
“Ehm… Certo… Possono succedere cose “strane”
mentre si è sbronzi, ma in fondo finisce lì.”
Hanji fece l’occhiolino: “Nessuno lo saprà mai,
dico bene?”
“MA LO SAPREMO NOI PURTROPPO!” –piansero in coro Berthold e Annie spalmando le
facce tristi e imbarazzate sul tavolo!
“Non avrò mica cantato mentre ero ubriaco, vero?”
–chiese Reiner preoccupato, continuando a tenersi lo stomaco- “Faccio schifo a
cantare…”
Incredibile a dirsi, ma il tavolo successivo fu
addirittura più depresso del precedente!
“Oi…” –esclamò Levi, per nulla contento di riavere
di nuovo la sua squadra nel pieno delle facoltà mentali: non in quello stato
almeno.
Lui, Hanji e Moblit non avevano avuto neppure il
coraggio di sedersi insieme a quei quattro, tanta la cappa di oscurità che aleggiava
sul loro tavolo, né loro alzavano lo sguardo, mentre prendevano la parola l’uno
dopo l’altro; sui loro volti era dipinto un mesto ma sicuro sorriso, di chi è
caduto in fallo ed ora, tornato in sé, è pronto a pagarne il prezzo.
“Caporale Levi… Ci perdoni, siamo indegni.”
–iniziò Gunther.
“Ci siamo comportati come dei deficienti…”
–proseguì Eld.
“E come delle bestie…” –aggiunse Petra.
“Capiremo benissimo se vorrà trovarsi una nuova
squadra.” –finì Oluo.
“Ma di che diavolo state parlando?!”
Non a tutti purtroppo, dopo una notte brava di eccessi, è dato il consolo di un’amnesia
per non dover fare i conti con le cavolate che si è combinate, come era stato
per Connie e Sasha!
“Ragazzi, non ho la minima intenzione di
sbarazzarmi di voi. Anzi, se può farvi stare meglio potremmo tutti insieme
pestare la Quattrocchi che vi ha trascinato in questa assurdità.” –non che lui
non meritasse una dose di pestaggio per non averla fermata.
“Oh, Levi, il tuo attaccamento alla tua squadra è davvero toccante…” –fece lei
sarcastica.
“Sentite, quello che è accaduto in quella stanza,
resterà in quella stanza: nessuno verrà mai a sapere che vi siete comportati da
perfetti idioti, del tuo “sguardo seducente” e dei modi poco ortodossi di Eld di
soccorrere la gente. Siete pur sempre la mia squadra, siete i migliori, e non
mi sogno neanche di rimpiazzarvi. Con chi dovrei farlo poi? Il ragazzo-titano?
Sua sorella, Miss Simpatia? Faccia da cavallo? I due soliti idioti?”
“EHI!” –reagì in malo modo la platea!
I suoi quattro compagni trovarono così il coraggio
di rialzare il capo.
“Grazie, caporale!”
“Ehm…” –si schiarì la voce Petra, arrossendo man mano col proseguire delle
parole- “Caporale Levi, c-ci… terrei a chiarire che quando ieri ho provato a
“sedurla” e tutta la faccenda di s-sposarvi… Ecco, ovviamente la mia stima nei
vostri confronti è puramente professionale, niente… nient’altro ecco…”
“Ma certo Petra, non l’ho messo in dubbio neanche
un secondo.”
“…… Neanche… un secondo?”
“No, puoi stare tranquilla, il pensiero che provassi davvero qualcosa per me
non mi ha neanche sfiorato.” –la “rassicurò” con veemenza.
“……”
Eld e Gunther si scambiarono un’occhiata, e
girandosi verso l’amica riuscirono a vedere l’esatto istante in cui la sua
anima abbandonò il suo corpo!
“Uh?”
Hanji e Moblit lo fissarono scuotendo la testa
all’unisono: “Non le capisci proprio le donne.”
“DA DOVE ESCE QUESTA ADESSO?!?!?”
Oluo non ci mise un’istante a precipitarsi a
consolarla: “Sai, Petra, se ti può tirar su di morale, quell’invito di ieri a
prendere qualcosina insieme è ancora valido.”
“Non sono abbastanza
ubriaca…”
“Ma se usciamo potresti diventarlo!”
“Sigh! A questo punto… forse
si potrebbe provare…”
“EvvAUCH!” –spezzò il suo
giubilo la solita inopportuna lingua!
“Come si sente, comandante
Shadis?” –chiese Moblit.
“Molto bene, ho subito dei
postumi peggiori. << Coff! Coff! >>
Purtroppo tutto quell’urlare (più del solito) mi ha fatto venire una brutta
laringite.” –rispose il roccioso addestratore con una vocetta acuta e stridente,
più che mai dissonante dal suo aspetto da duro- “<< Coff! Coff! >> Accidenti, così non spavento nessuna recluta.”
“Pffff!” –fu la reazione
di Hanji e Levi nel tentativo di non farsi scappare da ridere!
Ma Shadis non si sarebbe
fatto mettere i piedi in testa da nessuno: “Come sta la fronte, piccoletto?”
“Urgh…”
“Che stile, anche con la vocina!” –esclamò Moblit, sicuro che la cosa fosse
degna di essere annotata sul taccuino!
Dopodiché i tre
intervistatori si alzarono, sgranchendosi, e prendendosi un momento di pausa e
di analisi.
“Mmm, molto strano…”
“Cosa, caposquadra?”
“… Ancora non è saltato
fuori nessuno che si è svegliato nudo nel letto di qualcuno!”
“E io che pensavo stessi
per fare una considerazione seria…” –fece Levi con voce trascinata.
“Ma vorrebbe dire che la
mia teoria è sbagliata!”
“Datti tempo, Quattrocchi:
ne hai ancora altri a cui chiedere.”
“PERCHÈ LO DICE GUARDANDO PROPRIO ME?!?!?!? BUAAAAAH!” –scoppiò in lacrime la
povera Rico (per inciso risvegliatasi nel suo letto con ancora tutti i
vestiti).