Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Strega_Mogana    17/03/2016    1 recensioni
- Sai, - continuò lui – solitamente non mi piace la primavera. Ho sempre pensato che l’inverno fosse più affine al mio carattere e al mio modo di vivere: freddo, pungente e che può far male. Solitario e silenzioso. Tu, invece, tu sei come la primavera. Vivace e piena di vita. Porti calore e sei frizzante come le prime brezze. A volte mi chiedo se il mio gelo non ti faccia sfiorire come una piccola margherita sotto la neve. Ho paura di farti del male.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le quattro stagioni '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Terza storia della serie “Le quattro stagioni”
Prima storia legata all'autunno: Autumn Lovers
Seconda storia legata all’inverno:Winter battle



1.

Il vento sulla torre era dolce, solleticava la pelle del mago come una sciarpa di seta.
Una sciarpa rigorosamente nera, ovviamente.
La primavera era sbocciata quasi all’improvviso: solo la settimana prima la brina era ancora ghiacciata. La mattina, quando usciva per la consueta passeggiata, si fermava ad una finestra a fissare i luccicanti fili d’erba nel totale silenzio dei corridoi del castello.
Gli piaceva la tranquillità che regnava poco prima dell’alba: era quasi surreale. In un istante la vita scolastica avrebbe preso il sopravvento su quella calma e tutto avrebbe ripreso a girare nella sua ordinaria direzione.
Era un tipo mattiniero, lo era sempre stato. Da piccolo era l’unico modo che aveva per sgusciare fuori di casa prima di diventare la valvola di sfogo di suo padre. A scuola usava quel tempo per studiare, per isolarsi da tutto e, soprattutto, per dimenticare Lily e i suoi baci non tanto nascosti con James. Da professore era solo un modo come tanti per perdersi nei ricordi e nel tormento di quello che aveva perduto per colpa delle sue azioni; oppure per pensare senza distrazioni su come salvare vite senza farsi scoprire, o per trovare il coraggio di uccidere senza perdere la propria anima.
Quello era un interrogativo al quale, ancora in quel momento, non aveva trovato del tutto una soluzione.
A volte era solo un modo per non pensare a nulla, annullare se stesso per non vedere cos’era diventato con gli anni.
Durante l’inverno provava le stesse sensazioni. Il mondo si acquietava sotto il manto di neve. Tutto diventava più silenzioso, più calmo e non c’erano rumori molesti a tormentarlo.
La sua stessa vita, in fondo, era un lungo, silenzioso inverno. Solo i tormenti erano identici stagione dopo stagione.
Ma ora la primavera era sbocciata, la rugiada congelata sui fili d’erba si era trasformata in grosse gocce di acqua che brillavano sotto i primi raggi dell’alba; presto la natura sarebbe diventata rumorosa e accecante con i suoi colori.
Proprio come gli studenti di quel castello.
Non aveva mai amato la primavera, l’aveva sempre considerata uno spreco di colori, odori e suoni.
Le ragazze passavano il tempo a pensare a cose frivole e i ragazzi correvano dietro alle gonne che, magicamente, diventavano più corte man a mano che l’estate avanzava.
Per Minerva era sempre un lungo periodo di punizioni e continui rimproveri sul perché le divise non andavano modificate con la magia.
Eppure qualcosa era cambiato in lui.
Che gli piacesse o meno era un cambiamento che tutti avevano notato.
In piedi sulla torre che anni prima aveva creduto essere l’ultima tappa della sua vita tormentata, fissava la natura che si stava risvegliando dal lungo sonno invernale. E anche lui si stava risvegliando da un lungo, lunghissimo, letargo.
Era un letargo dell’anima e del cuore.
Si sentiva più vivo, più felice, forse anche più luminoso e chiassoso.
Era un cambiamento piacevole, un cambiamento che portava un calore sconosciuto nel suo cuore.
Sapeva cos’era l’amore. Gli aveva straziato il cuore per anni, ma non sapeva cosa fosse l’amore ricambiato.
La felicità di un tocco dolce e delicato, l’emozione per ogni bacio e per ogni sguardo rubato in una stanza affollata.
Per la prima volta capiva la stupida sensazione di farfalle nello stomaco.
Il mago sospirò assaporando l’aria frizzante della primavera.
Stava sulla torre nel centro esatto, non osava andare vicino al parapetto.
Era un uomo cambiato, ma il suo passato esisteva, non poteva evitarlo e non voleva ignorarlo. E ogni volta che saliva su quella torre, la più alta, la più spaventosa di tutte, non poteva evitare di rivedere Albus vicino a quello stesso parapetto. Pallido e debole, che lo supplicava di ucciderlo.
Non poteva avvicinarsi di più altrimenti avrebbe rivisto quello stesso corpo sul terreno, in una posizione innaturale, con lo sguardo velato dalla morte, fisso sul cielo illuminato dal Marchio Nero.
Si massaggiò la radice del naso trattenendo l’ennesimo sospiro. I suoi ricordi più oscuri riaffioravano proprio nei momenti in cui credeva di aver trovato un po’ di pace e serenità. O, perlomeno, un equilibrio tra luce e ombra. Ma, forse, non poteva esserci troppa felicità nella sua vita.
Forse la sua esistenza era destinata ad essere un lungo e silenzioso inverno.
In quel momento sentì la porta aprirsi. Si voltò in tempo per vedere Hermione fare capolino oltre la soglia.
Si era vestita senza fretta, ma gli occhi erano ancora gonfi di sonno e i capelli erano cespugliosi come se non avesse avuto tempo di pettinarli.
Non glielo aveva mai detto, ma gli piacevano anche così cespugliosi. Indomabili proprio come lei.
- E’ presto. – le disse mentre si avvicinava – Potresti dormire ancora un po’.
- Mi sono svegliata e non ti ho trovato. – spiegò la strega fermandosi proprio accanto a lui – Perché sei qui?
- Mi piace camminare di mattina presto per il castello. Lo trovo straordinariamente rilassante e mi aiuta a riflettere. Scusami, solitamente rientro quando ancora dormi, oggi devo essermi attardato più del solito.
- Conosco le tue passeggiate, Severus. – disse lei tranquillamente – A volte non sei silenzioso come credi e io ho il sonno leggero. Ma non capisco perché sei qui, su questa torre.
- Mi aiuta a riflettere. – rispose l’uomo tornado ad osservare il panorama attorno a lui – Qui tutto mi sembra più chiaro. Tutto è bianco o nero. Ho vissuto una vita intera circondato dalle sfumature, mi hanno aiutato a sopravvivere quando il mondo stava cadendo a pezzi. Quando io stavo andando in pezzi. A volte ho solo bisogno di un posto che mi aiuti a distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato.
- Non hai risposto alla mia domanda, Severus. – insistette lei – Perché sei qui?
- Dovevo pensare.
- A cosa?
- A noi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Strega_Mogana