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Autore: claws    17/03/2016    1 recensioni
Raccolta di venti one shots SmoAce in genderswap.
«Sembravi triste, Fumosa,» esclamò Rufy, senza preoccuparsi di sembrare invadente.
[≈20 000 parole]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Portuguese D. Ace, Smoker | Coppie: Ace/Smoker
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The person that you take a bullet for is behind the trigger'
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Indice di fuoco
















Perdendo lo smalto

The ashes are all cold now

No more bullets and the embers are dead

(I’ll bury it all with me down in my grave)








 

Ch. Portuguese D. Anne era morta da mesi e Smoker non aveva potuto fare altro che rigirarsi quella scheggia di perla rossa tra le mani, come se fosse uno di quegli aggeggi antistress per novellini al primo colloquio.

 

 

Tashigi l’aveva vista scheggiare una di quelle sferette della collana della defunta Portuguese D. Anne mentre Smoker credeva di non essere vista. Tashigi la guardava consumare quella metà di perlina tra le mani come un chiodo fisso consuma la ragione di una persona.

Tashigi sopportava la vista di tutto questo e non sapeva come parlare alla propria superiore. Ci aveva provato una volta sola e quella volta Smoker l’aveva squadrata come se fosse stata un fantasma: la sua reazione aveva spaventato Tashigi, che era rimasta in silenzio. Smoker poi aveva grugnito qualcosa di incomprensibile e aveva chiuso la porta della propria cabina con uno schiocco assordante. Per molti giorni era rimasta chiusa là dentro.

Qualcuno avrebbe potuto pensare che il comportamento anomalo di Smoker fosse dovuto alle proporzioni della guerra sostenuta a Marineford: Tashigi sapeva che c’era qualcos’altro, sotto. Qualcosa che poteva assomigliare a quello che lei stessa aveva provato dopo Alabasta, ma non era lo stesso. Smoker sarebbe stata in grado di reagire prontamente, in un caso del genere: il problema non era il suo concetto di giustizia, com’era successo a Tashigi.

Il problema era che Smoker si era accorta di aver perso un’opportunità. Si rigirava quel pezzetto di perlina tra le mani e riusciva a scorgerci quello che sarebbe potuto essere e che mai sarebbe stato.

Smoker si stava consumando in una stranissima nostalgia e si stava alimentando di un sogno, in un ciclo continuo di rielaborazione e distruzione.

Tashigi sapeva com’era fatta la sua superiore: impiegava lungo tempo ad aggiustarsi alle persone importanti nella propria vita, ma una volta che i suoi affetti erano stati decisi difficilmente se ne liberava – traditori a parte. Anne non l’aveva tradita perché innanzitutto non c’era nulla da tradire tra di loro (non era amore, non c’era stato): ecco quindi che, quando aveva capito che l’amore c’era almeno da parte propria, Smoker si era ritrovata senza possibilità di realizzarlo – senza possibilità di dirlo. Questo era ciò che la stava sgretolando.

Dopo cinque giorni da quando Tashigi aveva tentato di parlarle, Smoker aprì la porta della propria cabina. In bocca aveva due sigari, negli occhi una decisione a cui Tashigi disse subito , appena la scorse.

«Vado a parlare con Kuzan.»

«Sì, signora.»

Chissà quanto tempo avrebbe impiegato a ricucirsi il cuore, ridotta com’era in quella condizione. Si sarebbe tuffata nel proprio lavoro, e Tashigi e i suoi uomini l’avrebbero seguita con dedizione, senza mancarle di rispetto per quel momento – per quei giorni – di debolezza. Non si sarebbe risparmiata: la sua missione era e rimaneva catturare Cappello di Paglia. Non l’avrebbe fermata un piccolo incidente di percorso, né un mancato battito cardiaco, né un’infinità di rimpianti.

 

 

Chi l’avrebbe mai detto che rivedere Cappello di Paglia dopo due anni potesse farle quell’effetto. Non sembrava cambiato, da lontano: era sempre uno stupido incosciente con un cappello che Smoker aveva già visto a Loguetown, molto tempo prima. Una volta a terra, coinvolti nei festeggiamenti tra bambini giganti, marine e pirati, Smoker sentì perfettamente cos’era cambiato in Rufy.

Quel ragazzino non aveva superato la morte della sorella, ma non si era mai neanche arreso. Non soccombeva davanti al ricordo del petto di Anne squarciato dal magma; resisteva; cercava di superare il trauma di quel giorno con l’aiuto dei propri compagni e amici.

Prima ancora di essere un pirata, Cappello di Paglia era una persona onorevole. Il pensiero di essere alle sue calcagna, in qualche modo, la faceva sentire meglio.

La metà perlina che Smoker aveva in tasca parve bruciare le dita che la strofinavano. Seduta in disparte, tirò fuori la semisfera dalla tasca, se la rigirò tra le mani, e quasi le venne un colpo quando Cappello di Paglia comparve dal nulla per gridare: «Ehi! Quella sembra una perlina della collana di Dadan!»

Smoker fece sparire il suo personale strumento di tortura prima che Rufy potesse acchiapparlo.

«Devi proprio, Cappello di Paglia?»

«Sai, Fumosa, Dadan è la donna che ha allevato Anne e me. Anne aveva una collana fatta con delle perline rosse.»

Come potrei non saperlo?

«Cosa stai cercando di dirmi, Cappello di Paglia?»

«Sembravi triste, Fumosa,» esclamò Rufy, senza preoccuparsi di sembrare invadente. «Non c’è bisogno di essere tristi per quello che è successo. Ci sono i bei ricordi a tenere viva la memoria delle persone.»

«Non ho bei ricordi, pirata. Solo sogni.»

«Anche quelli possono servirti, ma... mi spiace. Fumosa, ho capito cosa—»

Il marmocchio era troppo sveglio. Smoker lo doveva interrompere prima che dicesse la verità.

«Puoi tornartene ai tuoi festeggiamenti, per favore?» Più un ordine che un invito, Smoker prese Rufy per il collo e lo scaraventò con pochi scrupoli verso il calderone, l’anima della festa. Così potè sfregare le mani sulla propria mezza perlina come se quella fosse una saponetta mezza consumata: come se, aggrovigliandocisi sopra le dita, potesse lavare via l’orribile sensazione di un amore abortito.

A furia di toccarlo e torturarlo e di dirgli Memento Mori, quel pezzetto di perlina era diventato rosa. Il colore era colato via come la patina scadente di una brutta giornata. Non che le importasse granché: al buio era solo una semisfera nera, mentre nei suoi occhi era sempre rosso fuoco.

 

 













Note Autrice:

Buongiorno, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte a tutti!

Come sempre, prompt: Amore a scoppio ritardato; primo sottotitolo dalla canzone Nuclear di Mike Oldfield; sottotitolo tra parentesi dalla canzone To The Grave dei Morcheeba (altra canzone SmoAce, aiut-). Nuclear è una canzone contro la guerra: mi è sembrato un buon finale per questa storia. Le guerre sono belle solo sulle pagine dei libri. Ma conoscere è necessario anche quando comprendere è impossibile, diceva il buon vecchio Levi.

Traduzioni: Le ceneri sono fredde, ormai / finiti i proiettili, e spente le braci / (Seppellirò tutto con me, giù nella mia tomba)

Smoker si rende conto dei propri sentimenti troppo tardi. Anche quando Rufy prova a dirle che ci sono i ricordi – no, non va: non ci sono ricordi, Smoker potrà nutrirsi solo di sogni. Non è solo la perlina della collana di Anne a perdere colore: anche Smokie si sente stanca e infiacchita da tutte le questioni che ha nella testa e contro cui combatte ogni giorno. Starà perdendo lo smalto anche lei? Chissà.

Perché la mezza perlina? Per due motivi: perché a metà è come la metà biscotto del capitolo “Condividere il giogo”, e poi perché volevo che le ultime parole di questo capitolo fossero rosso e fuoco, cioè le stesse parole che concludono il primo capitolo. Sì io mi diverto così.

 

Questa raccolta mi ha preso davvero un sacco. Mi ci sono emozionata parecchio. Adoro muovere Anne e Smokie e spero che, almeno un po’, vi siano piaciute per come sono state interpretate. Mi farebbe proprio piacere se così fosse.

Se non altro, probabilmente avrete scoperto un sacco di nuove canzoni, no? XD

Però davvero, se vi ha fatto piacere, fatemelo sapere. Ehi, anche se vi ha fatto schifo, perché no? O perché non vi ha convinto, o se vi ha divertito. Se vi ha lasciato qualcosa, ecco.

Grazie per l’ascolto e la pazienza. Ci risentiremo quando sarò riuscita a finire la prossima raccolta SmoAce e comincerò a pubblicarla: nel frattempo potrebbe scapparmi qualche altra storia autoconclusiva SmoAce (sto mettendo su l’idea di una raccolta veloce veloce ispirata alla sfida 1sentence con tutte le tabelle, ma onestamente il tempo manca sempre). Spero leggerete anche queste ipotetiche, future storie. C:

Vi ringrazio molto per avermi seguito – chi segue sa di chi sto parlando C: ringrazio in particolare i love Ace 30 per la sua recensione al capitolo 5! Un grazie enormissimo e giganteschissimo (????) va a Happy_Ely, che mi ha supportato così a lungo! Ely, a te va un grazie! grande quanto una stella di cinquanta masse solari, anche perché ci porti un altro disegno bellissimo!

Sono molto felice di tutto questo appoggio. Grazie davvero, persone dietro lo schermo di casa, mi rendete una fanwriter felice. Intanto è la prima “storia a capitoli”, diciamo, che porto a termine: ci ho provato già altre volte, ma non mi è andata così bene. Nei casi precedenti mi sono lasciata prendere dai sogni e non ho messo le storie su carta; questa volta, invece, ci sono riuscita, e sono onorata di aver avuto ben sei cavalieri e cavalieresse (come funziona, al femminile? Insomma, guerrieri e guerriere, tipo Xena, ecco!) a seguire venti shot su ‘ste due matte. Grazie, grazie, grazie!

E tanto per fare la persona internazionale... Take care till we meet again on these smoace shores.
Jo, out!

claws_Jo





Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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