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Autore: Sophie_moore    17/03/2016    4 recensioni
Una chioma bianca si infilò velocemente dentro l'ufficio della preside della sua scuola, una donnina bionda e dalla corporatura minuta. La chiamavano la preside fantasma, in quanto solo in pochi potevano dire di avere avuto il privilegio di parlare con lei.
«Preside Vermillion.»
Mirajane Strauss fece un leggero inchino e si accomodò sulla poltrona in pelle scura, accavallando le lunghe gambe.
«Dimmi tutto, Mirajane.» la donnina si voltò verso di lei, pur rimanendo in piedi sulla cattedra. Ad osservare che non cadesse, il Vicepreside Makarov stava con gli occhi spalancati. «Volevi parlarmi del ballo di fine anno, giusto?»
[...]Erza spalancò la porta della presidenza con il fiatone. Appena ricevuta la conferma da parte di Mirajane si era fiondata a cercare il preside della sua scuola d'élite nel suo ufficio, ma non era andata proprio come aveva sperato.
«Vicepreside Geer…»
Riconobbe la fluente chioma nera legata in una coda, ma non vide i capelli sbarazzini del suo superiore.

Ed eccomi qui col seguito tanto atteso (ma anche no). Spero davvero che vi piaccia quanto a me diverte scriverlo =D Un abbraccio
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard, Lluvia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Vite in comune'
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Capitolo due – Si parte con la preparazione




Il giorno dopo, appena finite le lezioni, in entrambi i licei l'aria che si respirava era tesa.
Nessuno aveva osato rivolgere la parola a Gajil per l'intera giornata, neanche Natsu che di solito se ne fregava dell'aura nera e andava a rompere le scatole comunque, e furono tutti contenti quando uscì dalla stanza, imprecando in un modo particolarmente volgare.
«Non credo l'abbia presa molto bene,» biascicò Gray mentre rovistava tra le sue cose alla ricerca della sua camicia. Com'era possibile che la perdesse senza accorgersene?
«Non ho capito perché, però,» Cana scese dal suo banco, si smosse i capelli castani e sbadigliò, tirando fuori dal suo zaino una fiaschetta argentata.
Natsu scrollò le spalle e guardò fuori dalla finestra il suo amico che faceva ancora più paura del solito. «C'entra Levy,» asserì sicuro.
«E che ne sai?» Gray alzò gli occhi su di lui ed inclinò la testa: non era il tipo che si impicciava degli affari degli altri, per cui era strano che sapesse una cosa del genere.
«Beh, se non è lei non saprei proprio. È l'unica che gli fa cambiare umore.»
Cana e Gray si scambiarono un'occhiata e sospirarono: speravano che passare del tempo con lei lo rendesse meno scontroso, perché se prima era inavvicinabile, così era davvero ingestibile.
«Ciao ragazzi.» Eflman e Lisanna sbucarono dalla porta, salutando gli amici con una mano.
«Andiamo insieme alla scuola delle ragazze?» domandò allegramente la più piccola dei fratelli Strauss, sorridendo emozionata. Probabilmente era l'unica, insieme a Bixlow, ad essere entusiasta dell'idea di sua sorella.
Gli altri annuirono e si unirono a loro per raggiungere il resto della combriccola della scuola pubblica.
«Gajil?» Laxus si guardò attorno e si sorprese nel non vedere quello sguardo rosso e perennemente corrucciato e l'ammasso di piercings.
«Già andato.» rispose prontamente Cana, dondolando la testa. Il suo amato liquore rubato dalla dispensa del padre stava iniziando a farla sentire allegra senza motivo apparente. Aveva assolutamente bisogno di un aiutino per sopportare una giornata intera con Laxus, perché Lucy e Natsu sarebbero andati per i fatti loro alla ricerca di cibo. Okay, forse dondolare la testa non era proprio la cosa migliore per lei al momento.
«Ma ha già bevuto?» Elfman la osservava confuso. Conosceva Cana da una vita e sapeva benissimo quanto amasse gli alcolici.
«Come farei a sopportare una bellissima giornata con Laxus? Noi due, soli soletti?» cantilenò la ragazza, andando un po' di qua e un po' di là e quindi costringendo tutti a rallentare.
Laxus si passò le mani tra i capelli disordinati e sbuffò sonoramente. Mise le mani possenti sulle spalle della sua amica d'infanzia e cercò di guidarla dritta. Probabilmente avrebbe voluto anche lui farsi un goccetto per riuscire a gestirla.

«Lo vedi che non mi parla neanche?»
Levy fece sobbalzare Lucy sul posto con quella domanda.
«Mhm, perché non provi a parlargli tu?»
La ragazza dai capelli blu spalancò gli occhi e scosse forte la testa. Gajil stava parlando animatamente con Juvia, sembrava che fosse tutto normale, ma quando era arrivato non l'aveva degnata di uno sguardo né tantomeno l'aveva salutata o presa in giro come al solito. La cosa la faceva imbestialire, tremava e riusciva a trattenersi a stento dall'andare da lui e prenderlo a pugni.
«Stare con lui ti ha cambiata, sai?»
Si voltò a guardare la sua migliore amica, che aveva uno dei suoi classici sorrisi luminosi sul volto. Con quel sorriso non sapeva neanche come prendere la frase appena pronunciata.
«Intendo dire, vi influenzate a vicenda. Tu sei diventata molto più energica, più reattiva, e per una come te è un bene enorme! Lui… lui penso che sia diventato un pochino più socievole,» fece una pausa, si picchiettò la matita sul labbro, poi continuò: «forse…»
Levy scrollò le spalle e spostò lo sguardo su Erza, che confabulava con Mirajane.
L'auditorium con solo loro sei all'interno sembrava davvero desolato e spoglio.
Stava per accasciarsi sul sedile quando un rumore fortissimo la distrasse e la spaventò. Subito guardò nella direzione delle porte e le diventò tutto più chiaro.
«Siamo arrivati gente!» strillò Natsu, dando una spiegazione a quel trambusto.
«Natsu perché urli…?» biascicò Cana, da sopra le spalle di Gray. Ad un certo punto lui aveva dovuto prenderla a spalle a causa del troppo ondeggiare, aveva rischiato di inciampare troppe volte per lasciarla sotto le mani di Laxus.
«E tu perché sei ubriaca? Dovresti smettere di bere, almeno in orario scolastico,» la rimproverò il ragazzo mentre la faceva sedere su uno sgabello.
«Gray-sama! Sei nudo…» Juvia abbandonò immediatamente Gajil e corse incontro a Gray, che aveva perso per strada la camicia bianca della divisa.
«Stripper!» lo prese in giro Natsu, sganasciandosi dalle risate.
Il moro deviò abilmente Juvia verso lo sgabello di fianco a Cana con una mossa degna di un ninja e si lanciò addosso all'amico, buttandolo a terra e dando inizio ad una rissa, che presto tirò al suo interno anche Elfman, Bixlow e Gajil.
Lucy li guardava esterrefatta, con la bocca spalancata e probabilmente gli occhi terrorizzati.
«Quanto tempo è passato?» domandò Evergreen a Fried, che si tirò su la manica della camicia.
«Da quando siamo entrati? Cinque minuti esatti,» rispose, per poi sospirare e guardare il suo beniamino, che si era già seduto sul palco dell'auditorium ad ascoltare la sua musica spaccatimpani. Meno male che lui non era come quei bruti dei suoi amici…
«Bene, ora che siete arrivati, possiamo dare inizio alla riunione!» pigolò Mirajane, sedendosi di fianco a Laxus ed accavallando le gambe snelle.
Aspettò un paio di secondi che i ragazzi si placassero, ma visto che non successe, diede uno sguardo eloquente ad Erza.
La rappresentante della Fairy Accademy scrocchiò le dita e il collo e poi infilò le mani in quel groviglio di muscoli e testosterone. Tirò fuori i maschietti uno ad uno per la collottola – o, nel caso di Gray, per un orecchio – e li fece accomodare poco elegantemente sugli sgabelli della prima fila.
«Grazie, Erza. Bene, adesso possiamo fare un piccolo ripasso generale e poi vi lasciamo andare per adempiere ai vostri compiti.»
Tutti annuirono, probabilmente spaventati dallo sguardo omicida di Erza, in piedi di fianco a Mirajane.
«Gray e Juvia, dove avete intenzione di andare a cercare le decorazioni?» domandò la rossa, appoggiandosi al palco.
«Ancora non lo sappiamo,» iniziò a parlare Gray, ma venne immediatamente interrotto da una Juvia particolarmente invadente, che gli si sedette in braccio e lo abbracciò stretto.
«Juvia vuole andare in giro per il centro! Ci sono tanti negozi, tante cose belle, così Juvia e Gray-sama potranno comprare qualcosa anche per la loro nuova casa!»
«Nuova casa?» Gray provò a spingerla giù, a togliersela di dosso almeno, ma quella sgusciava tra le sue mani e se la ritrovava sempre più attaccata. Per un attimo pensò bene di baciarla per farla stare ferma e zitta, ma ci ripensò quasi subito: e se non avesse reagito come voleva? Se l'avesse preso come una sottospecie di invito? Lui voleva solo stare tranquillo!
«Levy e Gajil?» Erza ignorò spudoratamente i deliri di Juvia per concentrarsi sulla ragazza meno entusiasta del gruppo.
Levy lanciò un'occhiataccia al suo compagno di disavventure ed alzò le spalle.
«Non lo so, non credo che al gamberetto piacerebbe la musica che faccio io…»
«Se provassi a chiedermelo magari! Invece spari sentenze a caso, neanche lo sai cosa mi piace!» la voce di Levy era gutturale e non presagiva niente di buono, per nessuno.
«Va bene. Allora oggi andiamo dove vado di solito.» la sfidò lui, sicuro al cento per cento che la marmocchia avrebbe cambiato idea. Non era proprio vero che lui ascoltava solo musica di un certo tipo, gli piaceva quella ben fatta, con una predilezione per l'Hard Rock, ma non voleva dire che fosse di mentalità chiusa. Era comunque certo che lei non avesse mai sentito niente di quel tipo e che avrebbe avuto paura.
«Va bene.» ringhiò la ragazza, sostenendo il suo sguardo con le mascelle strette. Forse lui non aveva ben capito con chi avesse a che fare…
«Gruppo cibo?» proruppe Mirajane con il suo solito tono deciso seppur estremamente dolce.
«Io e Cana ci occuperemo delle bibite, Natsu e Lucy del cibo.» spiegò brevemente Laxus, osservando Cana che sbadigliava stravaccata su un seggiolino. Non aveva voglia di portarla a spalle tutto il pomeriggio, di certo avrebbe fatto in modo di svegliarla.
«Noi quattro andremo in biblioteca a prendere qualche film ambientato negli anni '50 per avere qualche idea, poi andremo a guardarli a casa Mira-nee.» sorrise entusiasta Lisanna, battendosi il cinque di nascosto con Bixlow. Si erano sentiti, la sera prima, e avevano escogitato una serie di trucchetti per far mettere insieme Elfman ed Evergreen, che si ostinavano ad essere sempre distanti.
«Quando l'abbiamo deciso?»
«Puoi non essere sempre così antipatica, Ever?» ridacchiò Bixlow, guardando la sua amica di sbieco.
«Non chiamarmi Ever!»
«E pensa che non abbiamo ancora iniziato…» sussurrò Lisanna a suo fratello maggiore, che deglutì sonoramente. Era preoccupato per come sarebbero andate le cose, e soprattutto era preoccupato che quella ragazza avrebbe potuto ucciderli tutti se solo avesse voluto.
«Stai calma…»
«Non dirmi di stare calma! Energumeno senza cervello!» Evergreen arrossì e lo prese a ventagliate in testa, senza che lui potesse fare niente per difendersi.
Lisanna e Bixlow si guardarono complici e si strizzarono l'occhio.
«Ne, sono entrati nell'ottica della preparazione, hai visto Erza?» Mirajane si voltò verso la sua amica e batté leggermente le mani, emozionata da tutta quell'energia.
Erza li guardava confusa, con le sopracciglia aggrottate. Forse Mirajane aveva ragione, ma prevedeva sarebbero sorti parecchi problemi.

*§*

Gruppo musica – Levy e Gajil

Levy sentiva i suoi capelli lisci che si arricciavano ad ogni minuto che passava in silenzio, a non parlare. Era quasi un'ora che camminavano per le strade di Magnolia, e ad ogni angolo le pareva di addentrarsi sempre di più in città. Onestamente, non poteva dire di conoscere quella parte, nonostante ci fosse nata, ma di certo non poteva ammettere a Gajil che non sapeva di cosa stesse “parlando”.
Decise comunque di rompere quel silenzio snervante, brontolando: «Manca ancora molto?»
Gajil ridacchiò, insaccando ancora di più le mani nelle tasche dei pantaloni sdruciti. Andare in giro con lei non era così male come pensava, alla fine. Sentiva che stava per esplodere, che si stava riempiendo di energia, e che presto sarebbe esplosa, ma voleva portarla in quel posto prima che accadesse. Diede uno sguardo breve all'orologio del cellulare e rabbrividì: forse si era dilungato troppo per le strade e aveva perso la cognizione del tempo, doveva darsi una mossa.
«No, ma sei troppo lenta,» le annunciò, abbassando gli occhi su di lei.
Levy fece per ribattere, pronta, non aspettava altro, ma si sentì afferrare e tirare su.
L'aveva presa in braccio. O meglio, se l'era messa a spalle come aveva fatto una serie di volte prima di smettere di parlarsi.
«Mettimi giù! Ma sei scemo? Che ti passa per la testa? Gajil!» iniziò a scalciare, menare pugni sul suo ampio petto, ma lui non ebbe nessun tipo di reazione.
«Gajil!»
«Sei semplicemente lenta.»
«E tu sei semplicemente un idiota.»
Si arrese, comunque, ammosciandosi su di lui. Aveva capito che continuare a ribellarsi non aveva senso, non in quella situazione.
«Perchè mi odi?» disse, a bassa voce. Avrebbe voluto urlarlo, ma non credeva sarebbe stata la scelta migliore. Già si sentiva osservata abbastanza, lì sopra, visto che chiunque incrociassero li fissava stranito.
«Odiarti?» Gajil sbuffò.
«Non mi parli più, non mi scrivi, non mi calcoli… che cosa ti ho fatto?»
«Non è il momento.»
«Non è mai il momento. Sai cosa, hai rotto! Io mi sono rotta le palle, okay?»
«Gamberetto, stai calma…»
«No! No perché mi sono rotta! Non voglio più starti dietro! Fai sempre quello che ti pare, ma non ti curi di quello che pensano gli altri. Mi sono rotta!» le sfuggì l'ennesimo pugno.
«Gamberetto…»
«Parla! Santo cielo parla! Hai paura di me?»
«Gamberetto!»
«Che c'è?!» strillò, arrossendo subito dopo.
Lui la fece quasi cadere mettendola giù. Si erano fermati di fronte ad un cancello arrugginito che dava ad un giardino sul retro di qualcosa, forse.
Levy non capiva, non conosceva quella zona, non sapeva cosa ci fosse là dietro.
«Siamo arrivati.»
Gajil lo spinse, facendolo cigolare. Camminò, con la ragazza al seguito, per un paio di minuti e spalancò le porte di quello che si rivelò un club, fumoso e rumoroso.
«Che posto è?»
«Gajil! Fratello, sei tornato!»
Un ragazzo dai capelli chiari, non si capiva benissimo, smise di suonare la chitarra e scese dal piccolo palco con un balzo, andando a salutare Gajil.
«Sono di passaggio, Mash.»
Levy si sentiva tremendamente intimorita da quella situazione, ma non poteva assolutamente dirlo a voce alta. Perciò gonfiò il petto e si sporse da dietro il ragazzo, porgendo la mano.
«Ciao, io sono Levy!»
Mash, quello che doveva essere qualcosa tipo un amico di lunga data di Gajil, la guardò di sbieco, un po' come si guardava un cucciolo.
«Ti sei messo a fare il babysitter?»
I capelli tornavano ad arricciarsi per la frustrazione.
«Veramente abbiamo la stessa età, Mash.» sibilò.
«Un cucciolo che mordicchia!» Mash ridacchiò, poi mise una mano sulla spalla del suo amico, «Occhio che se la fai vedere troppo, qui dentro, te la mangiano.»
«Non mi faccio toccare da nessuno. Ce l'avete con questa storia, solo perché sono piccola, ma potrei essere io a mangiarvi,» sbottò, pestando i piedi a terra forte.
Mash scoppiò a ridere, definitivamente. Le mise un braccio attorno alle spalle, portandosela vicino prima che Gajil reagisse, e disse: «Mi piaci ragazza, vieni! Ti faccio conoscere gli altri!»
E il giovane Redfox rimase a bocca aperta, sconvolto da quella presa di posizione del gamberetto. Sì, però doveva recuperarla prima che quegli altri se la rapissero!

Gruppo cibo – Lucy e Natsu

«Natsu… non ce la faccio più…»
Lucy si sentiva scoppiare. Aveva anche dovuto allargare la cintura della sua minigonna per non sentirsi costretta!
«Dai, andiamo ancora in quel posto!»
Lucy gemette, ma trascinò i piedi fino al pub che Natsu stava indicando con così tanta energia. Ma lui un fondo non ce l'aveva? Era da quando si erano separati dopo la “riunione” che non smettevano un attimo di mangiare per provare il catering.
«Io non mangio più, però,» asserì mentre si lasciava cadere su una seggiola di legno e si teneva la pancia. Si sentiva tirare tutta e non era una bellissima sensazione.
«Ma non posso mangiare solo io! E se scelgo qualcosa che non va bene?» Natsu si imbronciò, aggrottando la fronte come un bambino.
«C'è ancora tempo eh… non possiamo girare tutti i posti oggi!»
«Ma io ho fame!»
Lucy fece per ribattere che era umanamente impossibile che avesse effettivamente ancora fame, che ormai il suo stomaco avrebbe dovuto essersi strappato – perché lei stava morendo, ma lui aveva mangiato il doppio se non il triplo in ogni ristorante/pub/locanda/qualsiasi cosa – e avrebbe dovuto stramazzare al suolo senza forze, vomitando per evitare di esplodere. Eppure rimase in silenzio, sorridendo e scuotendo la testa.
«Facciamo che assaggio quello che prendi, poi decidiamo,» inclinò leggermente la testa di lato e alzò il braccio per fermare una cameriera.
«Benvenuti al Sabertooth, avete scelto cosa ordinare?» indicò il menù con gli occhi nocciola. Aveva i capelli lisci come spaghetti ed una frangetta spostata di lato che le incorniciavano alla perfezione il bel viso ovale.
«Ciao! Vorremmo assaggiare qualcosa per il ballo scolastico della Fairy Academy… avete un servizio di catering?» spiegò brevemente Lucy, cordiale come sempre.
«Certo! Vi presentiamo le nostre proposte!» e la cameriera si allontanò.
Lucy aveva un strana sensazione riguardo a lei, era come se avesse dentro una tristezza immensa, ma non sapesse come farla sfogare.
«Ehi Lucy…»
Venne riportata sulla Terra da un Natsu con le bacchette infilate nel naso che faceva smorfie senza ritegno.
«Ma sei scemo? Smetti di fare così!» lo rimproverò, anche se sentiva che stava per scoppiare a ridere. Quel ragazzo aveva un tempismo che rasentava l'impossibile talmente era preciso. Ogni volta che si sentiva giù, che un ombra le oscurava gli occhi, lui irrompeva nei suoi pensieri con una carica esplosiva e la faceva ridere. Sempre. Non c'era stata una volta che avesse fatto un discorso serio con lui, era sempre finita a ridere per qualche scemenza che combinava.
«Quella ragazza è molto triste… che dici se la invitiamo al ballo?» propose, sfilandosi le bacchette e poggiandole sul tavolo.
«Non sappiamo neanche come si chiama!»
«Eh beh?» Natsu la guardò confuso, come se davvero non capisse il senso dell'obiezione che aveva fatto la sua amica, «Cosa significa?»
«In genere non si invita al ballo una persona che non si conosce…»
«Ma è triste!»
«Lo vedo anche io, ma non è una nostra amica e non possiamo aiutarla… lo capisci?»
«No.»
Lucy si spalmò le mani sul volto e scosse la testa, consapevole che lui avrebbe fatto di testa sua a prescindere dalla sua opinione.
«Eccomi ragazzi! Allora, qui abbiamo i piatti principali del servizio, se per caso voleste qualcosa di più c'è un supplemento di venti jewel ad ogni pietanza. Di base, comunque, è duecento jewel senza dessert, duecentocinquanta con dessert,» sorrise ed iniziò a poggiare le pietanze sul tavolo. C'era di tutto lì dentro, piatti per vegetariani, piatti per vegani, piatti per carnivori convinti, piatti per uccellini e per dinosauri: praticamente ogni scelta di alimentazione era contemplata e chiunque avrebbe potuto mangiare come si doveva.
A Natsu brillavano gli occhi, mentre a Lucy veniva quasi da piangere. E leiavrebbe dovuto assaggiare tutta quella roba? Sarebbe morta.
«Senti, come ti chiami?»
La cameriera inarcò un sopracciglio alla domanda di Natsu, che aveva già iniziato a mangiucchiare una coscia di pollo.
«Yukino, perché?»
Natsu ingoiò il pezzo, si battè una sonora pacca sulla pancia e sorrise smagliante.
«Che ne dici di venire al ballo della Fairy Academy?»
Lucy rimase esterrefatta, e come lei anche Yukino, che non sapeva bene come comportarsi.
«Perchè…?»
«Sembri molto triste, così magari al ballo ti diverti!»
La sua compagna di avventura scosse la testa. Natsu era, probabilmente il ragazzo più imbecille che avesse mai incontrato, ma era anche il più buono e dolce, perciò decise di dargli man forte e sostenerlo. Aveva un sesto senso, diceva, che gli faceva capire quando intervenire e quando no.
«Beh, sarebbe bello che venissi anche tu! Così potresti anche controllare che il servizio sia come si deve e che tenga alto l'onore del ristorante,» ecco, sì, almeno lei aveva dato una spiegazione un po' meno da esaltata.
Yukino si inchinò e ringraziò, scomparendo dalla loro vista in un batter d'occhio.
«Secondo te ha detto di sì?» domandò Lucy, appoggiando il gomito al tavolo ed iniziando a giocare con un pisellino verde solitario.
«Verrà, lo so!»

Gruppo cibo – Laxus e Cana

«Ti è andata bene, sai?» esclamò Cana, ridacchiando di gusto.
«In che senso?» Laxus la guardò dall'alto, spostandosi una cuffia di lato per poterla ascoltare.
«Finire in coppia con me! Sono esperta di alcolici,» spiegò come se fosse la cosa più logica del mondo.
«Già… sei sempre ubriaca,» berciò lui. Sinceramente non capiva perché dovesse prestarsi a quella inutile organizzazione, tanto era sicuro che non sarebbe andato al ballo. A lui non importava un accidente di quelle stronzate, non era il tipo che si metteva in tiro e ballava sulle note di un lento.
«Non sono sempre ubriaca, lo sono spesso, che è ben diverso,» borbottò, incrociando le braccia al petto prosperoso e accelerando il passo. I tacchi delle sue scarpe risuonavano distintamente sul ciottolato, ma lei si sentiva sicura di sé, «Come se poi tu ne capissi qualcosa di alcol… è una cosa troppo raffinata per un amante dell'animalier selvaggio,» sghignazzò, iniziando a dondolare di qua e di là.
Laxus sbuffò, si passò una mano sulla faccia e schioccò la lingua al palato. Perché? Perché Mirajane aveva dovuto scegliere loro due come accoppiata? Forse preferiva di più andare in giro con quell'idiota di Natsu piuttosto che con Cana.
La verità era che la conosceva da quando era bambina, da quando portava dei vestitini dai colori pastello e aveva almeno l'aspetto di una ragazza; mentre ora era una specie di scaricatore di porto ubriaco, sempre pronto a far baldoria o ad azzuffarsi, e si portava costantemente dietro una fiaschetta. Chi aveva mai visto una ragazza bere da una fiaschetta? Neanche fosse stata nel proibizionismo, per la miseria. Non sapeva più come rapportarsi con lei, ecco qual era il vero problema.
«Allora? Ti sei incantato?» Cana gli passò la mano davanti al volto, sulle punte per poterci arrivare per bene.
«Non sono un amante dell'animalier.»
«I tuoi vestiti gridano l'opposto, invece,» Cana roteò gli occhi al cielo, smuovendosi i folti capelli castani con una mano, «Comunque prima lo facciamo e prima finiamo, se vuoi accompagnarmi… altrimenti faccio da sola, tanto mi conoscono.»
«Dove?» per un attimo si preoccupò. Davvero la conoscevano in quei posti loschi? Quante sbronze si era presa? Quante bevute di troppo? E se qualcuno le avesse fatto del male mentre era ubriaca?
Cana alzò un angolo della bocca in una smorfia esasperata: lui proprio non aveva idea di chi fosse.
«Faccio la cartomante, per questo mi conoscono. Senza contare tutti i soldi che spendo per gli alcolici…» sogghignò.
«Non credi sia il caso di smettere?»
«Di leggere le carte?» sapeva a cosa si riferiva, ma non aveva voglia di entrare in un discorso del genere senza avere neanche una birra scadente di fronte.
«Di bere…»
«Oh ma dai, sul serio pensavi non avessi capito?» gli lanciò un'occhiataccia, per poi tornare a guardare di fronte a sé. Molti avrebbero avuto paura a parlare in quel modo a Laxus, che rande e grosso com'era avrebbe potuto spezzare le ossa di chiunque praticamente, ma lei no. Lo conosceva bene, sapeva che era buono e non aveva la minima paura di lui. Neanche un pochino, «Dove vado di solito mi trattano come se fossi una figlia, nessuno ha mai provato a farmi del male, o se ci ha provato è stato cacciato e preso a calci. A me piace stare in quei posti, mi sento bene, mi sento tranquilla. Insomma, è come se avessi tanti papà che provano a fare qualcosa di buono per me.»
«In ogni caso, è un hobby dispendioso e poco salutare.»
«Ma pensi che io mi ubriachi tutte le sere? Ogni tanto capita che mi prenda una sbronza, ma sono sempre lucida abbastanza da smettere prima di star male. Al massimo mi addormento,» spiegò tranquillamente. Ci mancava solo Laxus che provava a farle la paternale, poi le aveva viste davvero tutte, «Comunque sia, non sono affari che ti riguardano. Mi accompagni alla vodkeria o no?»
«Vodkeria?» esisteva davvero un posto del genere? «Non dovevamo occuparci delle bibite normali?»
Cana scoppiò a ridere, trattenendosi addirittura la pancia per lo sforzo, «Sul serio? Pensi davvero che un ammasso di ragazzi della mia età andrebbe ad un ballo sapendo che non ci sono alcolici?»
«Forse no, ma non credo che Mira ne sarebbe contenta.»
«Hai paura di Mirajane?» lo prese in giro, pungolandogli il fianco muscoloso. Alla fine non era così male andare in giro con quell'energumeno.
«No, ovviamente no,» si affrettò a rispondere, distogliendo lo sguardo.
«Ovviamente, certo,» la ragazza scosse piano la testa e prese l'amico a braccetto, iniziando a tirarlo verso una porticina rossa, «Eccoci arrivati!»
«Sicura sia il posto giusto? Sembra una casa…»
«Sembra, esatto! Ma qui dentro ci sono le vodke più buone della città, posso assicurartelo.»
Cana bussò alla porta, che venne aperta di un filo per osservare chi fosse.
«Cana! Bentornata! Era da un po' che non ti facevi viva!» un uomo la fece entrare, sorridente e allegro, «E lui chi è? Il tuo nuovo fidanzato?»
Laxus sgranò gli occhi, mentre Cana ridacchiò come se la cosa non la toccasse minimamente.
«No, no… è un amico, diciamo. Stiamo organizzando una festa, ci servirebbe il tuo alcol migliore.»
Il ragazzo si sorprese nel vedere con che nonchalance si rapportasse con quell'uomo decisamente più grande di lei.
«Ciao comunque, Cana non ci ha neanche presentati!» l'uomo dai capelli rossi strinse la mano di Laxus, sorridendo tranquillo.
«Gildarts, lui è Laxus, un mio compagno di scuola; Laxus, lui è Gildarts, mio padre.»
Il ragazzo dai capelli biondi quasi non si mise ad urlare. Quello era suo padre?







Sophie's space______
Mi vergogno un pochino per essere scomparsa nel nulla così… mi spiace, mi spiace davvero.
Non voglio accampare scuse per nessun motivo, vorrei solo che ci crediate… mi spiace, mi spiace davvero.
Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia! Dopo ci saranno altri piccoli pezzi sulle altre coppie/gruppi, in modo che ognuno abbia un bel momento specifico =)
Quindi non disperate, ce la farò a concludere anche questa storia! Errore mio che mi sono messa a pubblicare prima di aver concluso di scrivere… spero possiate perdonarmi >.<
Nonostante tutto, VI VOGLIO BENEEEEEEEEE
Alla prossima,
Sophie <3

  
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