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Autore: EffieSamadhi    17/03/2016    1 recensioni
{Storia partecipante al contest "Segui il sentiero dorato" indetto sul forum di EFP da Shizue Asahi.}
"Quando ero innamorato, ero l'uomo più felice del mondo. Ma nessuno può amare se non ha un cuore." [Il Mago Di Oz]
«In ogni caso, non dovresti pensare di non avere più speranza.»
«Credo che le mie speranze siano pari alle tue, quindi meno che minime e molto flebili.»
«Io non credo, sai? So che non troverò mai un uomo pari ad Alexi, certo, ma... anche se non credo di poter riavere quel tipo di amore, mi piace pensare che potrebbe comunque succedere. Non devi dimenticare, dottore, che a mantenerci vivi non è la felicità, ma la speranza.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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The Lion King.

Storia partecipante al contest Segui il sentiero dorato indetto sul forum di EFP da Shizue Asahi.

Senza cuore ~ A tenerci vivi è la speranza






Quando ero innamorato, ero l'uomo più felice del mondo.

Ma nessuno può amare se non ha un cuore.

{Il mago di Oz}






    Dalla finestra Bruce guarda Steve giocare con i figli di Clint. Il sole è alto e tinge la prateria di un vivido verde smeraldo. Abbassa gli occhi sul lavandino colmo di stoviglie sporche, continuando a strofinare i piatti con la spugna umida. Laura, la moglie di Clint, gli ha fatto notare che hanno una lavastoviglie molto capiente, ma il tocco dell'acqua calda ha sempre avuto un effetto molto rilassante su di lui. E Bruce sa che mai come in questo momento gli è necessaria un po' di tranquillità. Rialza lo sguardo e sorride nel vedere il grande ed invincibile Capitan America regredire ad uno stato quasi infantile, mentre più in là, chiusi nel capanno degli attrezzi, Tony e Clint stanno mettendo a punto chissà quale strategia. Tony gli ha chiesto di unirsi a loro, ma Bruce ha declinato l'offerta, preferendo la solitudine di una cucina vuota e silenziosa.
    Cerca di svuotare la mente, senza risultato: gli è impossibile non ripensare ad un tempo non troppo lontano, quando lui lavava i piatti e Betty, in piedi accanto a lui, li asciugava per poi riporli nella credenza. Forse è quella l'ultima volta che si è sentito davvero umano, l'ultima volta che si è accorto di essere davvero in pace. Con Betty è finita ormai da tempo, e anche se gli piacerebbe raccontarsi una bugia, Bruce sa che non è colpa di nessuno: si sono amati moltissimo, lo sa, e si sono amati per molto tempo, ma nemmeno la coppia più solida avrebbe potuto reggere sulla lunga distanza – non a quelle condizioni, non in un mondo così strano e crudele. Bruce pensa ancora a lei, forse più di quanto dovrebbe, ma ogni volta scopre che Betty gli manca un po' di meno – ogni volta scopre che la sua assenza è più leggera, più sopportabile, più effimera. Sono mesi, ormai, che non si stupisce più di non svegliarsi accanto a lei, che non si sente mancare il respiro scoprendo l'armadio vuoto per metà, che non deve trattenere le lacrime quando non incrocia il suo sorriso dopo essersi ritrasformato in Bruce.
    Alza ancora lo sguardo sul giardino, pensando a quanto gli sarebbe piaciuto avere dei figli da Betty – a quanto sarebbero stati belli, a quanto sarebbero stati intelligenti. Guarda i figli di Clint e nel petto avverte una strana sensazione – qualcosa che somiglia ad una stretta, proprio in quel punto dove un tempo c'era il suo cuore.
    «Sono ragazzini straordinari» sussurra una voce alle sue spalle. «Ho detto un milione di volte a Clint che dovrebbe ritirarsi e occuparsi soltanto di loro, ma sembra non mi voglia dare ascolto. Non capisco perché si ostini a voler salvare il mondo, quando qui c'è tutto questo ad aspettarlo.» Parlando, Natasha si è accostata a lui e ha staccato dal gancio lo strofinaccio. «Potrebbe essere l'uomo più felice del mondo, se solo non fosse così ostinato» dice ancora, prendendo uno dei piatti appena risciacquati.
    «Ci sono uomini che riescono a vivere bene soltanto se hanno una causa cui dedicarsi» risponde Bruce, insistendo su un piatto particolarmente incrostato. «Però non è un crimine impegnarsi in qualcosa e perseguire uno scopo fino in fondo.»
    «No, non è un crimine. Ma nel caso di Clint non parliamo di devozione ad una causa. È più estremo altruismo miscelato ad una profonda e radicata stupidità. Qualcosa di tipicamente americano, oserei dire.» Natasha osserva il profilo di Bruce, ancora impegnato ad osservare l'esterno della casa. «Che cosa vedi, dottor Banner?» gli sussurra, comprendendo che qualcosa lo tormenta.
    «Niente» risponde lui, tornando ad abbassare lo sguardo sul lavello.
    «Buffo, credevo fosse Tony il solo capace di negare l'evidenza» sorride lei. Già dal loro primo incontro ha capito che Bruce è diverso da qualsiasi uomo abbia mai incontrato – è bastato uno sguardo a farle capire che Bruce è innanzitutto un uomo, poi un brillante scienziato e infine un forzuto mostro verde. Per questo, contravvenendo alla propria regola di non lasciarsi mai coinvolgere dalla storia personale di un collega, ha deciso di stargli accanto il più possibile, cercando di conoscerlo nel profondo – cercando l'uomo sotto il camice, cercando l'uomo sotto i muscoli d'acciaio. Non che si sia scelta un compito facile, visto quanto Bruce sia bravo nel chiudersi in se stesso – difesa che ha dovuto adottare per forza nel momento in cui la sua natura si è sdoppiata.
    Anche senza voltarsi verso di lei, Bruce sente gli occhi azzurri di Natasha fissi su di lui, e questo basta a convincerlo che aprirsi un po' – solo un po', giusto un paio di dettagli – non può essere poi troppo pericoloso. «Pensavo all'ultima volta che mi sono sentito felice» confessa, mettendo via un altro piatto. «Anche se è passato molto tempo me lo ricordo ancora bene. Come se fosse successo solo ieri.»
    «I bei ricordi hanno questo potere» replica lei. «Possono resistere ad ogni tragedia e rimanere sempre vividi nella memoria, anche quando pensi che la vita non possa più darti alcuna soddisfazione.» Lo guarda ancora, chiedendosi se sia il caso di continuare. Ma non è una lunga riflessione, perché è troppo forte la voglia di conoscere meglio l'uomo che le sta accanto. «Eri innamorato di lei? Della donna che ti rendeva felice, intendo» aggiunge quando Bruce si volta di scatto verso di lei, sgranando gli occhi per la sorpresa. «Non dirmi che non stavi pensando ad una donna, perché nel novanta per cento dei casi la felicità di un uomo va di pari passo con l'amore.»
    Bruce torna a guardarsi le mani insaponate, chiedendosi come sia possibile che Natasha lo conosca già così bene, forse meglio di quanto lui conosca se stesso. Tuttavia, nonostante la naturale ritrosia che lo contraddistingue, decide di continuare con le proprie confessioni, sicuro che quella strana donna dai capelli rossi, in apparenza tanto fredda e insensibile al mondo, possa capirlo meglio di chiunque altro. «Si chiamava Betty Ross. Frequentavamo l'università insieme, era una brillante scienziata.» Fa una pausa, cercando le parole giuste, salvo poi accorgersi che in certi frangenti ogni parola è corretta. «Mi sono innamorato di lei la prima volta che l'ho incontrata. Non amarla era impossibile. Era molto bella, ma non era solo questo ad attrarmi. Mi piaceva la sua intelligenza, e il fatto che sapesse sempre trovare il lato positivo in ogni situazione. Rideva molto, e il suo sorriso era... non lo so, sembrava che il suo sorriso fosse capace di compiere qualsiasi miracolo.»
    «Scommetto che fu lei a fare la prima mossa» scherza Natasha, ben conoscendo la scarsa propensione di Bruce ad attaccar bottone.
    «Non sembro proprio il tipo da provarci con una bella ragazza, vero?» risponde lui con una lieve risata, per nulla offeso dall'osservazione della donna.
    «Non proprio. Anche quella è una prerogativa di Tony.»
    «Fu lei ad avvicinarmi, il giorno della laurea. Disse di aver letto la mia tesi e di volerne discutere alcuni punti con me, quindi mi chiese se avevo voglia di prendere un caffè con lei. Poi il caffè si trasformò in una cena e la cena diventò una passeggiata al chiaro di luna, e prima di mezzanotte era fatta. Capii di essere completamente cotto di lei.» Bruce sorride ancora, levando il tappo al lavello per permettere all'acqua sporca di defluire. «La cosa più strana è che parlammo di un mucchio di cose, ma della mia tesi non si fece parola. Ancora adesso mi chiedo quali punti del mio lavoro volesse approfondire.»
    «Una donna determinata sa trovare le scuse più credibili per attaccare bottone con il ragazzo che le interessa» commenta saggiamente Natasha. «Ma voi uomini a volte sapete essere davvero ottusi.»
    «Forse è proprio questo il segreto del vostro successo» scherza Bruce, dimenticando per un istante la malinconia del ricordo che Natasha lo ha costretto a risvegliare.
    Ma la pace, come sempre, non ha lunga durata. «Perché è finita?» domanda Natasha a bruciapelo, senza preoccuparsi di risultare troppo diretta o pungente.
    «Rimase al mio fianco quando diventai Hulk per la prima volta, perciò iniziai a pensare che insieme saremmo sopravvissuti a tutto» risponde lui, laconico, rendendosi conto che Natasha non è brava soltanto con le armi o nel combattimento corpo a corpo, ma che sa pungere anche con le parole. «Betty lottò con le unghie e con i denti contro tutti coloro che mi ritenevano soltanto un mostro da abbattere. Sfidò persino suo padre, pur di starmi accanto. Sacrificò tutto ciò che aveva di più caro per far sì che mi restasse una vita da salvare.»
    «Un sacrificio impossibile per una persona che non sia completamente innamorata» è il commento di Natasha, che un po' si dispiace di non essere più in grado di provare qualcosa del genere, un sentimento in grado di annullare tutto il mondo attorno, riducendolo al semplice legame di due cuori che si riconoscono simili.
    «Andammo a vivere insieme, e per un paio di anni la cosa funzionò bene. Ero quasi convinto di voler chiedere la sua mano, ma proprio quando iniziai a cercare il momento giusto la nostra storia iniziò a spegnersi.»
    «Perché?»
    «Non lo so» sospira lui, sciacquando il lavello per eliminare ogni traccia di sapone. «Ci ho pensato milioni di volte, ma non sono mai riuscito a trovare una spiegazione logica, così come non sono mai riuscito a stabilire di chi fosse la colpa. È semplicemente finita, tutto qui.»
    «Ma tu pensi ancora a lei, vero?»
    «Non puoi dimenticare da un giorno all'altro la prima persona che ti ha amato. Ma ogni giorno mi manca un po' di meno. Ancora spero che un giorno mi sveglierò, mi guarderò allo specchio e mi chiederò chi sia Betty Ross.» Bruce si volta verso Natasha, scoprendo sul suo volto una strana ed inusuale espressione corrucciata, simile a quella di una bambina che non riesce a convincersi di qualcosa. «Perché quella faccia?»
    «Riflettevo su quello che hai appena detto. Trovo strano che tu abbia detto “la prima persona che ti ha amato” invece di “la prima persona che hai amato”. Di solito quando si parla di ex si tende a ricordare soltanto i propri sentimenti, non quelli dell'altro.»
    «La mia mente funziona in modi misteriosi» risponde Bruce con un lieve sorriso. Quasi lo sorprende che Natasha sia riuscita a cogliere quella sottile differenza, perché di solito non dà l'impressione di essere una che bada molto ai dettagli, soprattutto linguistici. D'istinto si chiede se la sua maschera di donna forte e impassibile non sia stata costruita ad arte per nascondere una delicata sensibilità. «A volte io stesso stento a comprendermi» aggiunge, asciugandosi le mani.
    Di nuovo Natasha rimane a fissarlo in silenzio, come cercando di leggere all'interno della sua anima. «Quindi che cosa vedi, quando guardi da quella finestra?» gli domanda all'improvviso, sputando fuori le parole con la forza di un proiettile.
    La sua domanda lo confonde, incastrandolo tra l'opportunità di mentire e il rischio di dire la verità. Ma dopo una brevissima riflessione, Bruce decide di lanciarsi oltre l'ostacolo ad occhi chiusi, stranamente certo di cadere in piedi. «Vedo quello che sarebbe potuto essere se non fossi diventato Hulk. Non so perché, ma non riesco a non pensare che senza Hulk, io e Betty saremmo ancora insieme. Non sto dicendo che ci siamo lasciati per questo, solo... solo che Hulk ormai è una parte di me. Forse la parte più importante. Forse è tutto ciò che mi resta.» Bruce fa una pausa, abbassando lo sguardo. Appoggia le mani al bordo del lavello, cercando la forza di continuare. «Quando amavo Betty, ero Bruce. Il suo amore riusciva a mantenere il mio cuore sul binario del bene. Ma da quando Betty non c'è più, mi sento come se camminassi costantemente in equilibrio sul confine tra l'essere Bruce e l'essere Hulk. A volte penso... a volte penso che il mio cuore se ne sia andato con lei, e che... che anche Bruce sia perso per sempre. A volte penso che dentro di me sia rimasto solo Hulk.»
    Natasha è molto colpita dalle parole dello scienziato, soprattutto perché non gliene ha mai sentite mettere in fila tante, ma a sorprenderla più di tutto è il tono con cui quelle parole vengono pronunciate. L'esperienza le dice che un uomo nella condizione di Bruce dovrebbe sentirsi quantomeno distrutto, mentre il tono dell'uomo ostenta una strana calma, uno stato d'animo quasi innaturale – innaturale, sì, ma sostenuto da una voce troppo sicura per essere frutto di una messinscena. Lo osserva a lungo senza parlare, mentre lui torna a concentrare lo sguardo sui bambini e su Steve, che ignari di tutto continuano a giocare sul prato. «Capisco cosa vuoi dire» sussurra dopo una lunga pausa. «Anch'io sono stata innamorata. È successo molto tempo fa» aggiunge con un lieve sorriso, sapendo quanto possa sembrare strano che anche una come lei, che appare tanto fredda ed insensibile, possa aver aperto il proprio cuore a qualcuno. «Si chiamava Alexi, e credo che nessuna donna abbia mai amato un uomo tanto quanto io ho amato lui. So che può suonare presuntuoso da parte mia, ma... era impossibile non amarlo con tutto il cuore.»
    «Non parli di lui al passato soltanto perché vi siete lasciati, vero?»
    Natasha scuote la testa, riappendendo lo strofinaccio al proprio posto. «Alexi è morto. Molto tempo fa. Credo di non essermi mai ripresa del tutto, in effetti. Ma in fondo, come può una moglie innamorata superare la perdita del marito?»
    «Eravate sposati?» domanda Bruce in tono sorpreso. Da vero scienziato, si è sempre posto un mucchio di domande circa il passato di Natasha, ma mai avrebbe pensato che l'oscurità che avvolge la sua vita prima dei Vendicatori potesse nascondere qualcosa di simile.
    Lei annuisce, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Non ti sei mai chiesto perché mi chiamano Vedova?» gli domanda con un sorriso, riabbassando poi subito lo sguardo. «Lo amavo perché per lui sono sempre stata Natasha, e niente più. Lui mi guardava negli occhi e vedeva quella che ero: una ragazzina spaventata che chiedeva soltanto di essere amata. Quando è morto, io... io ho passato un periodo veramente brutto. Non pensavo sarei riuscita a riprendermi. Non credevo di poter vivere senza di lui.»
    «Però ci sei riuscita.»
    «Sì, ci sono riuscita. Ma per farlo ho dovuto sacrificare molte cose. Sono dovuta cambiare. Cambiare davvero, intendo. Non sono più stata la stessa, dopo di lui.»
    Bruce la guarda e si chiede se anche a lui accadrà lo stesso, se anche lui dovrà chiudere le porte al mondo per evitarsi di andare in pezzi. Ci riflette su e poi si rende conto che lo sta già facendo, che sta già rinunciando a vivere una vita normale, perché non si può vivere come un uomo comune se dentro di te alberga un mostro. «Non ti sei più innamorata, dopo di lui?»
    Natasha fa ancora segno di no con la testa, guardando verso il giardino. «In questi anni ci ho provato, lo ammetto. Ho avuto delle relazioni, ma... nessuno degli uomini con cui sono stata è riuscito a farmi sentire come mi faceva sentire lui. Alexi era speciale.» Riabbassa ancora una volta lo sguardo, inumidendosi le labbra, e Bruce sa che quel gesto è uno stratagemma per evitare di scoppiare in lacrime. «Penso ancora a lui, di tanto in tanto. Anche se è passato tanto tempo da quando stavamo insieme, io... a volte penso ancora a lui» ripete a voce più bassa. «Anche se so che non può tornare, anche se so che non rivedrò mai più i suoi occhi, io... a volte immagino ancora come sarebbe poterlo rivedere. A volte chiudo gli occhi e immagino di averlo davanti a me e di poterlo abbracciare. Forse è patetico, ma è il solo modo che conosca per evitare di andare in pezzi.»
    «Non è patetico» sussurra Bruce, che a volte si comporta allo stesso modo con il ricordo di Betty, convinto che in quel modo il dolore possa assopirsi. «Così tieni in vita il suo ricordo. È una cosa molto bella.»
    «Immagino di sì» replica lei. «A proposito, nessuno a parte Clint sa di Alexi. Vorrei... preferirei restasse una cosa privata.»
    «Puoi contare su di me» risponde Bruce, sicuro di poter mantenere il segreto. Natasha è l'unica persona all'interno del gruppo con la quale senta una vera affinità, e sa che non potrebbe mai tradirla in un modo così bieco, andando in giro a spifferare i suoi segreti.
    «Non siamo poi così diversi, in fondo» dice Natasha dopo un altro silenzio, tornando a sorridere mentre osserva i giochi di Steve e dei figli di Clint. «Siamo entrambi innamorati, e siamo entrambi senza cuore.»
    «Se non temessi di sembrare un pessimista, direi che siamo messi molto male.»
    Incrociando il suo sguardo, Natasha prorompe in una fragorosa risata. «Ma tu sei un pessimista, dottore» lo prende in giro. «Ma in fondo anche questo fa parte del tuo fascino» aggiunge dopo un istante, recuperando un po' di serietà. «In ogni caso, non dovresti pensare di non avere più speranza.»
    «Credo che le mie speranze siano pari alle tue, quindi meno che minime e molto flebili.»
    «Io non credo, sai? So che non troverò mai un uomo pari ad Alexi, certo, ma... anche se non credo di poter riavere quel tipo di amore, mi piace pensare che potrebbe comunque succedere. Non devi dimenticare, dottore, che a mantenerci vivi non è la felicità, ma la speranza.»
    «Apprezzo il tuo ottimismo, ma non credo di poter seguire il tuo esempio. Per sperare di innamorarsi ancora ci vuole un cuore disposto ad impegnarsi, e io...»
    «Bruce, tu hai ancora un cuore» lo interrompe lei, poggiando la propria mano sulla sua. Nel sentirsi chiamare per nome Bruce ha un sussulto, perché di rado il resto del gruppo usa il suo nome di battesimo – per il resto dei Vendicatori, lui è quasi sempre il dottor Banner, o al massimo Hulk. «Bruce, tu hai ancora un cuore» ripete Natasha, ed è allora che Bruce lo sente, è in quel momento che lo sente battere di nuovo, forse più forte di quanto dovrebbe. «E quel cuore tornerà ad amare, un giorno. Succederà quando meno te lo aspetti, ma succederà. Succederà perché sei un uomo eccezionale, e gli uomini eccezionali trovano sempre la donna giusta per loro. Succederà, e allora sarai felice.»
    Bruce abbassa lo sguardo sulla mano che stringe la sua, chiedendosi come sia possibile che, anche dopo aver attraversato un intero inferno, Natasha ancora speri in un lieto fine – gli sembra così strano, così innaturale. Poi però avverte ancora una volta il battito regolare del proprio cuore, e si dice che vorrebbe davvero che accadesse, vorrebbe davvero che Natasha avesse ragione – lo vorrebbe tanto, perché così potrebbe illudersi che quella carezza non sia soltanto un gesto d'amicizia, ma l'impronta dell'amore.
   
 
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