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Autore: Nihal_Dubhe    17/03/2016    4 recensioni
Jimin è un all'ultimo anno di liceo e non sa bene cosa fare della sua vita. Per ora sa solo che vuole continuare a vivere con il suo migliore amico nel loro monolocale in affitto a Seoul e per poterselo permettere lavora al "Mouse" come lavapiatti. Hoseok invece si destreggia in diversi lavori per poter mettere da parte i soldi per la scuola e per realizzare il suo progetto per il futuro, compreso lavorare come cameriere nello stesso ristorante in cui lavora Jimin.
E a volte, si sa, non c'è niente di meglio di un compagno per poter realizzare i propri sogni o per trovarne uno... Ma a volte bisogna prendere decisioni difficili, anche se feriranno qualcuno, anche se faranno soffrire, semplicemente perchè è giusto così.
[J-Hope x Jimin]
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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N.B. So che sono brutte le  note a inizio storia, ma è un dettaglio importante. La parte di testo della canzone ad inizio capitolo è un riferimento ai pensieri di colui che la canta, non per forza del personaggio a cui si riferisce il punto di vista del capitolo! ^^




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"...I think he* has come,
I'm in front of the person
Who shakes up my heart
I think I'm attracted to you
Like a magnet, right now
Your life, your heart, your face, your line
Like a pice of a puzzle,
You fit into my ideal type
Oh God, I'm like the wind
That is led by the weather that is you
You're a flower, I'm a bee,
I'm only going toward you..."
[J-Hope]

 ▌▌Pause



Arrivai al ristorante venti minuti in anticipo rispetto all'inizio del mio turno. Sgattaiolai dentro dalla porta sul retro senza farmi vedere da nessuno. Non lo facevo assolutamente per odio verso i miei colleghi; semplicemente volevo godermi fino all'ultimo quei momenti tranquilli per me. Con loro avrei già condiviso il resto della serata.
Raggiunsi il mio armadietto e aprii il lucchetto. Poggiai per terra davanti a me lo zaino che mi ero portato per prendere da dentro le magliette di ricambio della divisa. Lavorando tre giorni alla settimana avevo bisogno di altrettanti cambi, ma ero troppo pigro per portarmeli giorno per giorno. Così era nata quella routine: il martedì portavo tre magliette e il sabato le riportavo tutte a casa sporche per poterle lavare con la macchinata della domenica. Ne sistemai due sul ripiano più alto lasciandone una fuori, appoggiata sopra lo zaino. I pantaloni invece spesso li indossavo direttamente da casa essendo neri e piuttosto normali.
Feci passare l'ipod e di conseguenza anche il cavo degli auricolari sotto felpa e maglia così da poter continuare ad ascoltare la canzone fino alla fine anche mentre mi cambiavo. Cercai di assorbire da quella musica tutte le vibrazioni positive che mi trasmetteva per poter iniziare a lavorare al meglio. Cambiai anche le scarpe e allacciai in vita il grembiule. Prima di avviarmi nella cucina del locale riposi con cura mp3 e cellulare e infine richiusi il lucchetto.
Appena aprii la porta fui investito, come al solito, da una nube di vapore, segno che i cuochi erano già all'opera nonostante mancasse ancora un'ora all'apertura. Quello era il principale motivo per cui mi ero visto costretto ad indossare già dalle prime volte le lenti a contatto: avevo scoperto fin da subito a mie spese quanto fosse difficile lavorare con gli occhiali perennemente appannati o, ancora peggio, quanto fosse poco piacevole recuperarli dall'acqua bollente per le stoviglie.
<< Buon pomeriggio a tutti. >>
Alcuni ricambiarono con un vero saluto, altri troppo impegnati solo con dei cenni. Ripetei il saluto anche ai camerieri che si trovavano in sala ad apparecchiare i tavoli.
<< Hey, Jiminie! Ben arrivato. Mi sa che tu Hoseok non l'hai mai incontrato. Lavora con noi da alcuni anni ma ultimamente ha dovuto cambiare giorni. D'ora in poi avrete diversi turni in comune. >>
Era stato il mio capo a parlare. Nel frattempo mi indicò un ragazzo vestito con la divisa da cameriere che si avvicinò appena sentì il suo nome.
<< Mi raccomando Hoseok, prenditi cura di Jimin. >> e detto ciò mi lasciò da solo con quel ragazzo.
Capelli neri, di qualche centimetro più alto di me e con il sorriso più radioso che avessi mai visto.
<< Jiminsshi! Piacere! Sono Jung Hoseok, ma qui quasi tutti i figli dei clienti mi chiamano Hobi. Lavoriamo bene insieme! >>
Tutti quei sorrisi mi misero di buon umore.
<< Piacere Hoseok-hyung, sono Park Jimin. Ti prego di prenderti cura di me. >>
Gli rivolsi anche io un sorriso e un piccolo inchino. Lui mi diede una pacca sulle spalle.
<< Purtroppo ora devo proprio andare, ma a fine turno chiacchieriamo! Ci tengo. Buon lavoro. >>
<< Anche a te. A più tardi. >>
Tornai nelle cucine e mi occupai di sistemare la dispensa, sistemando sugli scaffali tutti i prodotti che non andavano in frigo, i quali invece erano stati sistemati già al mattino ancora freschi da qualcun'altro. Mi piaceva occuparmi di quella parte. Era come un gioco ad incastro dove ogni cosa doveva trovare il suo specifico posto in base alla forma, alla quantità e alla frequenza del suo utilizzo. Inoltre era il compito meno pesante tra le mie mansioni: era sicuramente meglio rispetto al lavare i piatti. Nonostante fossi stato assunto appunto come lavapiatti, fortunatamente mi avevano affidato diversi lavori manuali.
<< Ragazzi, il “Mouse” apre! >> sentenziò la testa del capo apparsa dalla porta socchiusa della cucina.
Erano le fatidiche parole che davano il via ad una serata frenetica. Essendo il nostro un ristorante per famiglie l'orario di apertura era alle sette di sera e già alle undici si iniziava a smontare tutto. Il difficile era riuscire a star dietro ai bambini di tutte le età e alle loro mille richieste. Fortunatamente non ero io a dovermene occupare, tuttavia risentivo del clima generale. Di lì a poco i clienti iniziarono ad entrare e le varie pentole e padelle sporche crebbero in modo esponenziale.
Sistemai il più velocemente le ultime cose nella dispensa e raggiunsi la mia postazione. Guanti e spugna alla mano, iniziai a fare ciò per cui ero davvero pagato: grattare cibo incrostato.
In un momento di relativa calma la mia mente vagò fino a concentrarsi sul nome del ristorante. “Mouse”, topo. La prima volta, quando mi ero presentato sotto consiglio di un amico, mi ero convinto fosse un pessimo nome. Chi voleva associare i ratti al cibo e alla cucina? Avevo sentito di locali che avevano chiuso i battenti per colpa di avvistamenti di topi. Dopotutto Seoul era una metropoli e, come in moltissime altre città, era impossibile controllare il numero di topi quindi poteva capitare che si intrufolassero dal retro, usciti da qualche tombino e spinti fin lì dal cibo.
Il “Mouse” invece aveva fatto della sua icona a forma di topolino un marchio di qualità ma soprattutto di divertimento per i clienti più piccoli. Le tovagliette di carta su ogni tavolo erano decorate con il disegno in bianco e nero di un topolino che fuggiva all'agguato di un grosso gatto e all'ingresso il capo distribuiva una piccola confezione di matite colorate per ogni bambino. Inoltre a fine pasto insieme al dolce venivano portati dei cioccolatini con la forma di questo animaletto. Erano anche queste piccole attenzioni del gestore ad assicurare quasi tutte le sere il pieno.
Uno dei camerieri entrò a ritirare gli ordini e mi distrasse. Da dov'ero riuscivo a vedere attraverso il vetro ad oblò della porta gli ultimi tavoli. Hoseok stava sparecchiando i piatti di una delle tante famiglie. Il figlio piccolo aveva un'espressione davvero imbronciata, come se volesse gridare da un momento all'altro. Il continuo via vai degli altri camerieri fece si che le voci della sala si riversassero spesso nella cucina.
<< Hoseok-sshi! Guarda che faccia brutta che mi fa! Aiut-
La porta si richiuse alle spalle di qualcuno.
Lo vidi accarezzare la testa del piccolo e piegarsi sulle ginocchia per potersi avvicinare di più.
<< Che succ- Hobi hyu- fare qualcosa? >>
Molte sue parole si persero nel chiasso generale e la porta fu richiusa un'altra volta.
Continuai ad osservare la scena. Sembrava davvero preoccupato per il broncio di quel bambino. Lo vidi rivolgersi sia alla madre che al figlio diverse volte, ma quest'ultimo non sembrava intenzionato ad aprir bocca. All'improvviso si illuminò e si allontanò velocemente dal tavolo. Cosa gli era preso? Come mai dava così tante attenzioni a quei clienti?
Dopo poco Hoseok tornò all'interno della visuale offerta dall'oblò. Aveva in mano una confezione di matite colorate che subito porse al bimbo. Questo divenne alla velocità della luce il ritratto della felicità, ma anche l'espressione dello hyung non sembrava da meno. La madre iniziò ad inchinare la testa più volte sorridendo riconoscente mentre il figlio si lanciava in pastrocchi artistici sulla tovaglietta. Hoseok sembrava in imbarazzo e si grattava il collo mentre si inchinava a sua volta.
Uno scappellotto mi riportò alla realtà di padelle sporche che mi circondava.
<< Aish! Ma! Che male. >>
Mi voltai di scatto e vidi il ragazzo delle consegne a domicilio ridere sotto i baffi.
<< Jiminie, meglio essere colpito da me che dal capo. Basta spiare i tuoi colleghi. >>
<< Grazie Yoongi hyung, fortuna che ci sei tu. >>
Alzai gli occhi al cielo e scoppiai a ridere anche io. Non era un ragazzo con cui avevo parlato spesso, ma mi era sempre sembrato un tipo molto serio e piuttosto riservato sulle questioni personali. La sua attenzione però era già altrove e dopo aver gridato a destra e a manca chiedendo dove fossero le pizze per la sua consegna, sistemò il portapacchi sulla moto e ripartì.
Io mi concentrai nuovamente sul mio lavoro che continuava ad aumentare via via che l'ora si faceva più tarda, dimenticandomi completamente della sala al di là dell'oblò. Rivolgere tutte le mie attenzioni a qualcosa di manuale mi permetteva di liberare la mente. Almeno per quella sera non volevo pensare alle domande che mi tormentavano così spesso. Mesi prima, quando mi ero trasferito a Seoul, ero stato davvero convinto che scappare da mia madre, che a quelle domande dava voce ogni giorno, mi avrebbe aiutato a far chiarezza nella mia vita. Mi sembrava l'unico metodo possibile per ritrovare la tranquillità; inoltre quell'aumento improvviso di responsabilità mi avrebbe sicuramente aiutato a maturare. Invece quei dubbi sulla mia vita me li ero trascinati dietro fin lì ed ora era la mia coscienza a ripetermi di continuo quelle stesse domande. Ma almeno per quella sera le mie uniche preoccupazioni sarebbero state le pentole incrostate e le teglie unte.
La cucina si fece via via più silenziosa col passare delle ore. L'orologio mi ricordò che mancava poco alla fine del mio turno. Svuotai l'ultima lavastoviglie riempita di piatti e bicchieri e fui finalmente libero di andarmi a cambiare. Sbadigliando entrai nella stanzetta adiacente dove c'erano gli armadietti.
<< Hey, hai appena finito anche tu? >>
Fissai il tipo seduto sulla panca intento a cambiarsi le scarpe per qualche secondo prima di riconoscerlo.
<< Ah, Hoseok-hyung, scusami, sono stanco e non ti avevo riconosciuto subito. >>
Lui si mise a ridere con un'energia che gli invidiai davvero molto mentre io mi lasciavo cadere a sedere accanto a lui come un sacco di patate. Per un attimo appoggiai i gomiti sulle ginocchia e la testa sulle mani. Potevo riposarmi un attimo prima di tornare a casa.
<< Sembri molto stanco Jiminie, sicuro di avere le forze per tornare a casa? >>
Solo un attimo.
<< Jiminie? >>

Giusto un att-

<< Hey! >>
Tirai su la testa di scatto.
<< Cosa? >>
Ero consapevole di avere un'espressione davvero persa nel vuoto. Mi ero davvero quasi addormentato lì seduto? Hoseok aveva una mano sulla mia spalla e mi scuoteva. Sembrava spaventato e io a vedere la sua faccia scoppiai a ridere. Sembrava tanto una mamma preoccupata. Forse era per quello che prima era riuscito a capire cos'avesse quel bambino.
<< Mi guardi come una mamma. >>
Il suo viso si addolcì.
<< Allora ti ordino di cambiarti alla svelta e di andare subito a dormire! >>
Il falsetto che usò mi fece divertire ancora di più.
<< Scusami per prima. Ora sono abbastanza sveglio. Anche se non credo di aver la forza di cambiarmi. Porterò tutto a casa per sta volta. >>
Con qualche difficoltà aprii il lucchetto e riempii lo zaino con le mie cose, facendoci stare a forza anche le scarpe. Tenni fuori solo l'ipod e il cellulare.
<< Tu invece non sei stanco? Dev'essere difficile con tutti quei bambini. >>
<< Non è la parte più bella? Quei marmocchi sanno essere davvero divertenti, basta starli a sentire. >>
Non era la risposta che mi sarei aspettato, ma la sua espressione intenerita mi confermò che la pensava davvero così. 
<< Sarai davvero un ottimo papà, hyung. >>
Lui scoppiò di nuovo a ridere. Sembrava davvero che le energie non gli mancassero mai. Controllai l'ora sul cellulare. Era davvero tardi. Cinque chiamate perse.
<< Grazie, grazie. Hey, sicuro di non volere un pass-
<< Scusami, hyung devo scappare! Alla prossima. Grazie per il duro lavoro. >>
Cinque chiamate perse da Taehyung e dieci minuti di ritardo. Dovevo assolutamente sbrigarmi. Presi al volo lo zaino e mi precipitai fuori dal “Mouse” senza nemmeno sentire il saluto di Hoseok. Composi il numero del mio migliore amico alla svelta. L'agitazione mi aveva risvegliato completamente dal torpore e ora stavo correndo verso il solito posto.
Taehyung era anche il mio coinquilino e, poiché lavorava anche lui la sera come cassiere, ci incontravamo spesso all'angolo della via del konbini dov'era stato assunto per poi tornare insieme.
<< Tae, eccomi! Sto arrivando. Mi stavo per addormentare sulla panca. Ecco, ti vedo. >>
Mi sbracciai per attirare l'attenzione del mio amico. Lui vedendomi mi rivolse il suo sorriso tutto denti.
<< Tieni, un caffè caldo. Stasera si gela. >>
Mi passò una lattina di caffè e ci avviammo verso casa insieme, lui sul suo skateboard elettrico e io a piedi, come eravamo ormai soliti fare.





TRADUZIONE:
"...Penso sia arrivato*,
Sono davanti alla persona
Che scuote il mio cuore
Penso di essere attratto da te
Come un magnete, proprio ora
La tua vita, il tuo cuore, il tuo viso, il tuo profilo
Come un pezzo di un puzzle
Calzi a pennello con il mio tipo ideale
Oh Dio, sono come il vento
guidato da te che sei il clima
Sei un fiore, io un'ape
Sto andando solo nella tua direzione..."
[J-Hope]


* le parole con l'asterisco sono state cambiate al maschile

 

~안녕하세요~

Buona sera ^^ è la prima volta che scrivo una JiHope, nonostante sia la mia otp, e sono un po' in ansia ^^"
Spero che questa storia possa piacervi e spero che il capitolo vi abbia incuriosito di più rispetto all'introduzione ahah non sono brava con le introduzioni, mihanae ^^"
DidiNihal

 

 

  
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