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Autore: formerly_known_as_A    17/03/2016    2 recensioni
Gou non ha quello che si potrebbe definire un ottimo rapporto con i demoni. I demoni sono il motivo per cui è nella città di S., una delle città del Giappone ad avere il privilegio -ironia, ironia- di ospitare non una, ma ben tre porte infernali. Non solo, una di queste sforna un Arcidemone all'anno, il che significa sicuramente più sigilli demoniaci da trasformare in denaro sonante e bistecche per suo fratello Rin, ma anche vivere con la preoccupazione costante che lui muoia.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Seijuro Mikoshiba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ballata per Incubo e Cacciatore'
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Note dell'autrice

E quindi... Non mi faccio vedere da un po'?

La fanfiction che segue è legata all'universo della Ballata dell'Incubo e del Cacciatore, in cui Rin e Sousuke sono Cacciatori di demoni e Momo e Ai demoni. Ma qui chissene perché tanto si parla della mia adorata SeiGou.

Un po' del mondo di quest'AU è accennato nella storia stessa e -penso- sia sufficiente alla comprensione di questa parte minuscola della Ballata, che purtroppo non ha trovato spazio nella novel principale.


Quando Gou entra nella propria camera, dopo una giornata pesante al lavoro -quello finto, per ironia della sorte, quello che riguarda vecchi rompiballe che le fissano le gambe anche quando ha i pantaloni fin sotto ai talloni e maglioni informi come se fosse un gelato nel bel mezzo del deserto, è ben peggiore di quello che riguarda demoni, porte infernali e gente che vuole ucciderla- l'unica cosa che desidera è buttarsi nel letto e non rialzarsi fino al mattino.

È da sola, il fratello scomparso di nuovo chissà dove, la madre che ormai, più che preoccupata, è solo stizzita che non voglia ancora presentare loro la persona con cui scompare. Sousuke chissà dov'è finito, ma almeno lui non si nasconde dietro la scusa del lavoro. È sfinita e sta meditando di includere nel cerchio magico che nasconde la casa ai demoni anche qualche simbolo per i vecchi bavosi. Chissà come si scrive "vecchio bavoso" in enochiano?

Si siede sul letto con la grazia di un pachiderma sovrappeso, scostando le coperte ad occhi chiusi, ma scatta immediatamente in piedi, all'erta, quando la mano scontra qualcosa di morbido e peloso.

Lancia un grido acuto, che riesce solo a metà a soffocare nel palmo e rantola ancora, il cuore che batte all'impazzata nel petto e l'orecchio teso in caso arrivasse alla carica sua madre armata di scopa.

Per fortuna non lo fa, perché l'intruso nel suo letto altri non è che una volpe, una vera volpe, con orecchie e zampe e coda gonfia, che pigola qualcosa nascondendo il muso tra le zampette scure.

"Chi sei?" annaspa, afferrando il cuscino, pronta a premerlo con forza sul suo naso. Le volpi non portano le malattie? Non sono quelle che mangiano la faccia dei neonati nel sonno? O sono i furetti?

Per tutta risposta, la volpe si appallottola di più, proteggendosi il viso. Solo così nota il graffio sul suo fianco, tre artigli ben definiti nonostante il bagno di sangue che ricopre il suo materasso.

Come ha fatto a non notare quello?!

"Sembra che abbia ammazzato qualcuno nel letto." commenta, storcendo la bocca. Aggiunge il dare fuoco al materasso alla lista delle cose da fare dopo aver lanciato fuori di casa l'animale.

Si azzarda ad allungare la mano, tremando appena nel timore che la volpe la morda, poi la posa ancora tra la pelliccia morbida, lontana dalla ferita. L'animale uggiola, muovendosi ancora come se volesse proteggersi ad ogni costo e la guarda negli occhi.

"Emeth." sussurra, in un sibilo tra i denti.

Dura pochi secondi, ma questo basta a farle fare un passo indietro e smettere di toccare la creatura. Quella prende forma umana, una forma dotata ancora di orecchie a punta tra i capelli rossi, canini appuntiti che fanno capolino dalla bocca appena aperta, il respiro sibilante per il dolore. Seijuurou. Lo riconosce, anche se il corpo sotto al collo è pieno di lividi e graffi, ben peggiori di quelli della sua forma volpina.

Rannicchiato, gli occhi dorati socchiusi e lucidi come se avesse la febbre, vulnerabile.

Lascia che l'energia che gli scalda la mano e proietta l'incantesimo si disperda e la volpe ricompare nel proprio campo visivo.

Gou non ha quello che si potrebbe definire un ottimo rapporto con i demoni. I demoni sono il motivo per cui è nella città di S., una delle città del Giappone ad avere il privilegio -ironia, ironia- di ospitare non una, ma ben tre porte infernali. Non solo, una di queste sforna un Arcidemone all'anno, il che significa sicuramente più sigilli demoniaci da trasformare in denaro sonante e bistecche per suo fratello Rin, ma anche vivere con la preoccupazione costante che lui muoia.

I demoni sono il motivo per cui sopravvivono nonostante posseggano un bar con una quantità di clienti in declino poiché non abbastanza intelligenti da non stringere patti con i demoni di cui sopra. Rin li caccia. Per la maggior parte del tempo. Quando non si fa sedurre dalla peggior specie di demone da cui farsi sedurre, gli Incubi.

I demoni sono anche l'unica ragione per cui non sono in un posto sicuro nella parte orientale del paese, a fare i pescatori o i colletti bianchi o qualsiasi mestiere ancora esista nei paesi civilizzati. Il padre di Gou e Rin faceva il Cacciatore e Rin ha la testa abbastanza dura da volerlo imitare nonostante questo l'abbia portato alla morte.

Nonostante questo, Seijuurou le fa quasi pena. Quasi, perché è il capo di tutti i demoni della città di S., il demone che ha conquistato pezzo per pezzo un territorio frammentario, dominato da demoni di altri clan, più bellicosi, più violenti, meno inclini a trattare con gli essere umani in modo... umano?

Seijuurou è un enigma. La confonde, con i suoi modi gentili, il modo goffo in cui sembra provarci con lei. Vuole odiarlo, vuole prenderlo e cacciarlo di casa, ma il semplice fatto che sia lì le fa battere il cuore in modo stupido, come se un'umana potesse davvero interessargli.

Probabilmente è colpa dello zolfo che satura l'aria della città, la sta facendo impazzire.

"Ti odio." commenta, prendendo la volpe in braccio e cercando di ignorare i guaiti di dolore.

È esausta, ma lo dimentica, quasi, mentre la porta in bagno e riempe la vasca di acqua tiepida.

Lo odia. Odia il Re Demone che non è capace di proteggersi e difendersi abbastanza, che ha evitato il suo stesso Quartier Generale per andare da lei quando era in pericolo.

Fa attenzione che l'acqua non sia troppo calda, però, quando ci immerge la bestiola. È piena di brividi, trema di paura, forse o solo per la febbre, ma il timore che la morda l'ha abbandonata e Gou cerca solo di non farle troppo male mentre pulisce il pelo imbrattato di sangue fresco e rappreso e sussurra parole che hanno la capacità di accelerare una guarigione che è già cominciata, per fortuna.

Avvolge la volpe in un asciugamano vecchio, di quelli che avrebbero dovuto buttare tempo prima, ma che ora è molto contenta di avere e la fa sedere dentro il lavandino per disinfettare e bendare le sue ferite.

"Ti odio." ribadisce, mentre la volpe ancora guaisce per il dolore e sente le lacrime appannarle la vista. Le caccia via con le dita, sperando che non le abbia viste.

Vorrebbe davvero odiarlo, vorrebbe non averlo conosciuto. O meglio ancora, vorrebbe che Seijuurou fosse un demone come un altro, un demone crudele e meschino, incapace di essere goffo e farla ridere.

Lo asciuga con il phon e si ritrova stupidamente a pensare a quanto debba essere ridicola con i capelli scompigliati e sudaticci per la giornata passata su una pedana, dietro ai frighi che girano, scaldandole le gambe, a correre dietro a richieste che esaudirebbe volentieri con una bottiglia di vetro in faccia e un calcio fuori dalla porta.

Tutto scompigliato e bendato, il pelo gonfio come quello di uno di quei ridicoli cani da compagnia troppo piccoli per svolgere davvero le loro funzioni di cani, Seijuurou la fa ridere, la costringe a chinarsi verso di lui per posargli un bacio sulle orecchie, schioccando apposta per dargli fastidio.

Il pigolio successivo sembra meno addolorato e lei lo posa per terra prima di mostrargli la strada fino alla camera. Lo osserva zoppicare, ma non abbastanza da farle di nuovo troppa pena. Si sente crudele, ma non vuole attaccarsi a quel Re Demone, non mentre il suo Clan va a pezzi e rischia di morire ogni giorno.

Toglie le lenzuola, cercando di cancellare le tracce di sangue con un incantesimo che non è esattamente sicura serva a questo. Non è mai stata una brava allieva e gli incantesimi domestici non le sono mai interessati, ma funziona, circa.

Per non sbagliare, volta il materasso prima di lanciare lenzuola e copriletto vecchi nel bagno e cambiarli con qualcosa di pulito.

Sospira, la volpe ai suoi piedi che volta la testa di lato, quasi a sembrare confusa.

"No, tu dormi qui." borbotta, indicando il pavimento. Sotto le ciabatte sente che il marmo è gelido, ma non riesce a preoccuparsene, nemmeno quando la bestiola sospira e si appallottola zoppicando e ricominciando a tremare.

"Ti odio davvero." ripete, prima di prenderlo per la collottola e nasconderlo sotto le coperte con sé.


Non se lo aspetta al lavoro.

Lo lascia sotto le coperte a dormire, controllando prima che abbia il naso umido - e chissà se è veramente segno che una volpe sta bene- al mattino, sorride ai clienti, li insulta discretamente mentre il macinino del caffè è in funzione, così da censurare tutti i propri borbottii e poi...

Poi sente un naso umido sulla gamba e sobbalza, trattenendo un grido e un boccale di birra pronto per essere lanciato sul misterioso aggressore.

Un pigolio la interrompe, salvando la vita ad una volpe decisamente più in forma.

Gou si inginocchia, lanciando prima un'occhiata a destra e a sinistra per guardare se qualche avventore si sia accorto della bestia dietro al banco.

"Sei impazzito?" sbotta, pur cercando di mantenere la voce bassa. "Non puoi stare qui! Serviamo roba da mangiare! Che succede se...!" comincia a fargli la ramanzina, salvo poi individuare un ragno grosso quanto il suo pugno che sta tranquillamente tessendo la sua tela sotto al banco. Il ragno alza la testa e sotto una zazzera di capelli biondi sembra farle l'occhiolino, prima di dire qualcosa con la voce come distorta dall'elio e tornare nel proprio buco, dove un'altra voce distorta acuta pare lanciare un grido.

Gou scrolla la testa nel tentativo di rimuovere quella visione e torna alla volpe, che ha mosso la testa di lato, confusa.

"Lascia stare. Devi stare in camera o andartene via, che succede se scoprono che sei un demone, eh?" chiede, corrucciando le sopracciglia e tentando di non pensare alle conseguenze. Rin è sempre disperso, ma non sa cosa potrebbe pensare la madre o un avventore qualsiasi.

"Buongiorno!" esclama un cliente, facendo tintinnare il campanello posto sopra la porta.

Gou salta fuori dal banco, un sorriso di circostanza che si inasprisce subito nel vedere chi, tra i clienti rompipalle, è appena entrato nel locale.

"Buongiorno signorina." ribadisce l'uomo, vecchio probabilmente quanto l'universo stesso, viscido come un serpente, facendo la panoramica della ragazza dalla punta della sua frangia alla cintura dei pantaloni.

"Buongiorno! Il solito?" chiede lei, tra i denti, sperando che, no, preferisca di gran lunga un caffè, per poter sbollire l'irritazione di dover vedere l'uomo già alle undici del mattino.

Un naso umido l'avverte che una volpe sta cercando di intravedere oltre il bancone e Gou la spinge tra la lavastoviglie e il frigo, approfittando dell'ordine del viscido per prendere una bottiglia di vino bianco messa al fresco e far segno alla volpe di tacere e star ferma.

Versa l'alcolico nel bicchiere, lo sguardo dell'avventore che si fissa prima sui suoi polsi e poi si stabilizza sul suo seno, facendola arrossire per l'imbarazzo. Per prendere il ghiaccio ha cura di chinarsi in modo da non dargli mai le spalle, ma l'uomo si allunga lo stesso per guardare meglio.

Se potesse vivere di aria pura e acqua fresca o se la storia dell'asilo potesse veramente andare in porto, Gou gli lancerebbe una bottiglia di alcol qualsiasi e gli darebbe fuoco come un qualsiasi demone.

Il pensiero che sia un essere umano le da i brividi.

"Lo sai..." inizia lui, dimenticando il signorina da qualche parte. Non è meno viscido, se non è educato e quindi a Gou non importa, ma l'idea che stia iniziando un discorso sul suo passato nell'esercito le fa pensare che non ci sia più speranza per il mondo. "Quando ero nell'esercito, ho imparato molto! E avevo certe donne coreane! Tu me le ricordi molto, sai? Ma tu sei speciale, sai? Con quei capelli rossi, poi..." aggiunge, lascivo, con uno sguardo da pesce morto che non le piacerebbe su un ragazzo della sua età, figurarsi su uno che potrebbe essere suo nonno e indossa la stessa camicia azzurra -ora grigiastra- da due settimane.

"Ah sì?" risponde lei, già arresasi all'idea di sopportare un paio d'ore di racconti di guerra misti ad allusioni sessuali che le faranno venir voglia soltanto di fare le docce che l'uomo non si è fatto in quelle due settimane.

"Lo sai cosa dicono delle donne con i capelli rossi, vero?" chiede l'uomo, appoggiandosi al bancone con i gomiti.

Che fanno saltare la dentiera ai vecchi? pensa di rispondere, prima di ricordarsi quanto l'uomo spenda ogni giorno e mordersi la lingua.

"Che hanno i capelli rossi?" risponde stupidamente, perché qualsiasi altra cosa sarebbe seguita da una macchina del caffè in faccia.

"Rossa di capelli..." inizia lui, passandosi la lingua sulle labbra. Non fa in tempo a precisare quali siano i loro gusti gastronomici, perché crolla con un grido.

"Signor Sakamoto?"

Gou si issa sul bancone, cercando di vedere cosa stia succedendo, un po' preoccupata di dover sprecare una telefonata in caso di suo malore e impallidisce, sentendo la vita abbandonarla.

C'è la volpe, lì. Seijuurou. Il Re demoniaco che non dovrebbe essere nemmeno dietro il banco, figurarsi davanti, nell'atto di aggredire un cliente abituale che li riempe di soldi.

Gou lancia un mezzo grido e si lancia anche fisicamente verso l'animale, allontanandolo dall'uomo prima che possa puntare alla gola.

Il trambusto attrae la madre, che accorre dalla cucina per vedere cosa stia succedendo e sembra impiegarci qualche secondo prima di realizzare cosa stia succedendo.

Seijuurou ringhia e Gou gli tira l'orecchio, prendendolo finalmente per la collottola e portandolo al piano di sopra. Quasi lo lancia in camera ed è solo il fatto che sia ancora una volpe e che lei odi la violenza sugli animali a salvarlo.

"Hai idea di quello che hai combinato?!" sbotta, furiosa. È stato un errore non chiuderlo lì, non escluderlo temporaneamente dal cerchio di protezione, non lanciarlo fuori di casa perché è un demone. Si sente paonazza in volto, il cuore che batte all'impazzata, sospesa tra la paura che il cliente se ne vada definitivamente e il sollievo, nel caso succedesse davvero.

"Quell'uomo ci dà da mangiare! Non importa se è viscido e schifoso e racconta cazzate! Non navighiamo nell'oro!" grida di nuovo, chiudendosi alle spalle la porta, senza dargli il tempo di replicare, se non con un guaito dispiaciuto.


Alla fine, il signor Sakamoto è abbastanza disperato da restare.

Se ne occupa sua madre, però e Gou si accontenta di fissarlo da lontano con una smorfia di disgusto, al sicuro dietro la macchina del caffè.

Gou cerca di tenersi occupata nei momenti morti, pulisce le vetrine, spazza in terra, ignora i complimenti su come sappia usare bene la ramazza e spera che la madre decida di correggere con la soda caustica l'ultimo caffè del signor Sakamoto.

Ultimo nel senso estremo del termine, s'intende.

Non succede e arriva alla fine della giornata disgustata, stanca e con il senso di colpa di aver trattato male l'unica persona che avrebbe voluto difenderla che le pesa sulle spalle.

Nessun segno di Rin nemmeno stasera, ma almeno ha avvertito che starà a dormire a casa di Sousuke. Non vuole sapere come, visto che l'appartamento dell'altro Cacciatore è grande quanto un ripostiglio. Probabilmente dentro la doccia o un armadio.

Ma non voleva pensarci, no?

Sospira e spegne tutte le luci del bar, esitando così tanto mentre sale le scale da impiegare più di mezz'ora per fare dieci scalini. Li ascolta scricchiolare, chiedendosi per l'ennesima volta perché abbiano deciso di comprare proprio quella casa, tra le tante.

Almeno ha i muri. E le finestre. E non è in diagonale perché troppo vicina alla Bocca dell'Inferno.

Ripensandoci, hanno avuto ottime ragioni per prenderla.

Esita ancora davanti alla porta della camera, con la mano sulla maniglia, pronta ad abbassarla e buttarsi nel letto. Molto meno pronta a fissare una volpe ferita che la fissa male da sopra al copriletto.

L'idea che Seijuurou la odi, realizza, è quello che le sta facendo protrarre all'inverosimile il momento in cui entrerà in camera ed affronterà la sua delusione.

Riflette un secondo sulla possibilità di andare a dormire nel letto del fratello, ma scuote la testa e sospira, raccogliendo il coraggio ed entrando.

E ritrovandosi davanti ad un uomo di quasi due metri, le orecchie volpine dritte tra i capelli rossi e un quantitativo di code agitate dietro la schiena, gli occhi dorati che la osservano come se potessero scrutarle l'anima. Vestito di un asciugamano.

"Eh?" dice stupidamente, indicandolo, come se non avesse fatto il collegamento prima.

Sì ma l'asciugamano.

Si aspetta di essere mangiata viva, dall'uomo Seijuurou, minaccioso ed imponente com'è, di essere insultata e probabilmente davvero divorata -perché quello fanno i demoni veri- per aver osato rimproverarlo.

Invece, non appena Gou chiude la porta dietro di sé, Seijuurou, Re Demone di S., sobbalza, le code dritte e le orecchie che crollano verso il basso come quelle di un cane bastonato.

"Gou-kun!" esclama, lamentoso, gli occhi lucidi e quello che sembra un broncio triste sulla faccia. Non riesce ad associare il Re demoniaco e il broncio. Sono due cose separate, due cose distanti anni luce, mondi paralleli, anche.

"Mi dispiace tanto per quel signore orribile, Gou-kun! Ti rimborserò ogni cosa che ti paga, giornalmente! Dimmi una cifra e ti pagherò! Se volevi la compagnia ti manderò ogni giorno Uozumi o Minami o..." comincia a dire con voce lamentosa, agitandosi ulteriormente finché la ragazza non alza una mano per zittirlo, sconvolta.

Cosa sta blaterando? Non è furioso? Cosa sono quelle orecchie basse?!

"Cosa?"

"Mi dispiace tanto! È una cosa umana, vero? Non sono bravo con le cose umane, Momo lo è molto più di me! Una volpe non avrebbe mai parlato così ad una ragazza!" esclama Seijuurou, sempre più agitato, avvicinandolesi per afferrarle le mani.

Gou non vorrebbe andare nel panico, non vorrebbe sentire quel misto di rabbia e sollievo, eppure trema in quella presa, desiderando solo dirgli che sì, può anche lanciarlo oltre la Cattedrale, direttamente all'Inferno e lei è così contenta che sia lì che potrebbe persino abbracciarlo.

Sa difendersi perfettamente da sola, potrebbe lanciare a Sakamoto tutti i frighi incastrati nel banco, ma non le darebbe la stessa soddisfazione che essere difesa da un Re Demone così scemo le sta dando.

"Non è una cosa umana, Sakamoto è orribile. Ma se comincio a mandare via tutti i clienti che mi guardano in modo strano il bar si svuota." mormora, muovendo le mani tra le sue per recuperarne la sensibilità.

"Oh." risponde soltanto il demone, confuso.

Non è esattamente chiaro nemmeno a Gou, ma può sempre vendicarsi su Sakamoto fantasticando prima di dormire di lanciarlo in pasto a qualche demone del Toro.

"Seijuurou." mormora Gou, sentendosi sconfitta.

Il demone della Volpe alza la testa dalle mani intrecciate che stava fissando, le guance decorate da pomelli rossi ridicoli e la guarda con gli stessi occhi lucidi della volpe che ha soccorso il giorno prima.

Gou lo osserva bene, l'asciugamani appeso in equilibrio precario sui fianchi, i tatuaggi di un rosso acceso che li percorrono che sembrano voler sottolineare la perfezione dei suoi muscoli obliqui, degli addominali, delle spalle su cui altri segni rossi sono impressi in rilievo su una pelle quasi ambrata. Quei tatuaggi sono una presa in giro ad un mondo in cui quell'uomo esiste e sembra una scultura cesellata da un artista, ma è un demone, qualcosa di inarrivabile per gli esseri umani.

La sagra del muscolo sodo.

"Ricordami un attimo perché vai in giro vestito." sussurra Gou, prima di appoggiare entrambe le mani sui suoi addominali e spingerlo sul letto.

   
 
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