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Autore: lilyhachi    19/03/2016    4 recensioni
[Black Sails; Billy Bones/Abigail Ashe; seconda stagione]
La prima volta che l’aveva vista, Billy era di fianco al timone [...]
Abigail si era accostata silenziosamente alla balaustra, muovendosi tra l'equipaggio come fosse un fantasma, perfetta nel suo vestito bianco che svolazzava all'incedere del vento. Aveva poggiato le mani pallide e prive di imperfezioni sul legno, mentre Billy si era chiesto se fossero morbide al tocco, non come le sue…ruvide e screpolate, estranee ad ogni forma di delicatezza. Nel momento in cui le luci aranciate del tramonto avevano fatto capolino all'orizzonte, Abigail aveva chiuso gli occhi per un attimo, riaprendoli insieme allo sbocciare timido di un sorriso sul suo volto, mentre Billy era rimasto fermo a scrutarla, affascinato da quella scena così bella da sembrare frutto di un dipinto prezioso.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Marti Lestrange, Alice Dolohov e Yoan Seiyryu, perché è colpa loro se questa “cosa” ha visto la luce, senza il loro supporto (misto a scleri vari) non avrei mai e poi mai pubblicato. Grazie di cuore, ragazze ♥




Never let me go



II


Sunrise
 
 
 
 
 
“In the sea of lovers without ships and lovers without sight, you’re the only way out of this.
Sea of lovers losing time and lovers losing hope, will you let me follow you?
Wherever you go, bring me home”.
 
 
 
Abigail Ashe era certa di trovare incubi ad attenderla nel momento in cui avrebbe chiuso gli occhi.
Si era così abituata alla loro presenza da vederli già acquattati nell’ombra con le fauci spalancate e pronte ad accoglierla…anche quando non erano in agguato.
Quella notte, tuttavia, Abigail chiuse gli occhi e non si agitò nel sonno, non urlò, non si dimenò e non vide il volto di Ned Low a pochi centimetri dal suo, non udì la sua voce viscida contro il proprio orecchio, non fu pervasa dall’incontrollabile desiderio di urlare.
Non accadde nulla di simile e per la prima volta dopo molto tempo, Abigail ebbe la possibilità di dormire a sonni tranquilli.
Non aveva paura, bensì le sembrava di essere in qualche modo protetta, come se si trovasse all’interno di una teca di vetro che nulla poteva distruggere, come se qualcosa o qualcuno la stesse proteggendo.
Non avrebbe mai immaginato che quel qualcuno potesse essere Billy Bones.
Quando si risvegliò, la tempesta era finita e fuori dominava ancora il cielo scuro della notte, nonostante Abigail riuscisse a scorgere un cambiamento di colori in lontananza, indice dell’arrivo prossimo dell’alba.
Si mise a sedere lentamente, cercando di ricordare esattamente cosa fosse successo ma senza risultati concreti, poiché la sua mente era ancora frastornata. Piegò  il capo, osservando quel giovane che era rimasto al suo capezzale.
Billy era seduto su una sedia di legno accanto al suo letto, nonostante il termine “seduto” fosse un eufemismo, nel suo caso: era completamente scomposto con la testa che penzolava lievemente e il braccio sinistro abbandonato oltre la sedia quasi a toccare il pavimento. La camicia non era del tutto asciutta, ma gli aderiva completamente addosso.
Lo sguardo di lei prese a vagare per tutta la sua figura, indugiando sulle sue braccia, le stesse che l’avevano stretta quella notte, tenendola al sicuro, e tra le quali avrebbe desiderato lasciarsi cullare ancora.
Quasi desiderò allungare la mano per sfiorarlo ma dovette mordersi l’interno della guancia per non farlo.
Non capiva cosa lo avesse spinto a vegliare su di lei: le era sembrato di capire che Billy non volesse avere a che fare con lei, e come poteva dargli torto? Non era altro che una ragazzina, un carico da riportare a casa e di cui sbarazzarsi al più presto perché troppo seccante, che aveva ancora paura del buio e delle insidie che poteva albergare in esso.
Probabilmente era così che Billy la vedeva: come una bambina.
Fece per posare i piedi a terra ma quel movimento bastò a ridestare Billy, che si mise ritto sulla sedia, lasciando prima vagare lo sguardo per la cabina, posandolo poi su di lei.
“Siete sveglia”, esclamò con la voce ancora impastata dal sonno.
“Sì”, disse semplicemente lei, sforzandosi per non guardarlo nonostante la sua voce la stesse chiamando. “Grazie per aver badato a me, ma sto bene…potete anche andare, davvero. Non c’è bisogno che restiate oltre”.
Abigail non fece caso alla flemma con cui quelle parole avevano lasciato le sue labbra, ma Billy sembrò cogliere quel dettaglio, come un nodo mal allacciato e continuò a parlare, a sondare il terreno per tentare di comprendere cosa turbasse Abigail.
“Credo di dover restare, nel caso aveste un altro incubo”, contestò lui, sporgendosi leggermente in avanti e accorgendosi della velocità con cui Abigail si era tirata indietro, omettendo una parte di verità circa il motivo per cui dovesse rimanere lì con lei.
“Non sono una bambina che ha paura dei mostri sotto il letto”, sussurrò lei, chiudendo gli occhi e facendo di tutto per impedire a quella rabbia soffocata di montarle nel petto, quella che la faceva sentire come un esserino inutile e sempre bisognoso di protezione.
“Vi chiedo perdono, Lady Ashe”, esclamò Billy, usando un tono più dolce e osservando Abigail, che continuava a non guardarlo in volto, tentando di apparire impassibile. “Non era ciò che intendevo, davvero”.
Tuttavia, Billy riusciva a riconoscere perfettamente le sue emozioni, le portava scritte in viso, grazie alla linea dritta che le sue labbra avevano assunto, le pupille leggermente dilatate e fisse sul legno, le mani ancorate alla coperta del letto.
Abigail era in collera, forse con lui o più semplicemente con sé stessa. Forse si stava maledicendo per essere una ragazza che tutti cercavano di proteggere, più per i propri scopi che per la sua incolumità personale.
Una voce nella sua testa gli urlava di uscire e non guardarsi indietro, perché Billy non doveva trovarsi lì, solo in una cabina con la figlia di un Lord, non era appropriato e Abigail era soltanto una ragazza, mentre lui un pirata e un fuorilegge.
Eppure, Billy non voleva andare via.
“Volete che me ne vada?”, chiese Billy, deglutendo e cercando di non chiedersi cosa lo spaventasse. “Se è realmente così, uscirò da quella porta, senza disturbarvi oltre. Mi basta solo una vostra parola”.
Abigail trovò il coraggio di incrociare il proprio sguardo con quello di Billy, tentando di sorvolare sull’effetto che scaturiva in lei. Perdersi nei suoi occhi chiari, messi ancora più in evidenza dalla pelle abbronzata, era semplice come lasciarsi trasportare dalla marea. “No”, dichiarò Abigail. “Non voglio”.
“Neanche io”.
Billy non aveva certo immaginato di trovarsi così vicino a lei al punto da poter sentire il suo respiro sulla propria pelle e il suo profumo intossicante che sapeva di lavanda e carta, come quella che aveva utilizzato per scrivere il diario regalatole da Flint.
Si era accostato quasi inconsciamente, perché in cuor suo sentiva di desiderarlo. Era ancora in tempo per tirarsi indietro prima di compromettere entrambi, ma non ne era capace, perchè la vicinanza di Abigail aveva offuscato ogni cosa.
Non si meravigliò quando le sue stesse labbra, quasi dotate di vita propria, premettero dolcemente sulle sue, cercando di non turbarla, perché Abigail Ashe era così delicata che Billy temeva potesse frantumarsi tra le sue mani in un battito di ciglia, come fosse fatta di vetro.
Abigail, dopo un momento di immobilità iniziale, sembrò rilassarsi lentamente  e ricambiò il bacio, seppur timidamente, come solo lei avrebbe potuto fare e allora Billy portò una mano dietro la nuca, tastando la morbidezza dei suoi capelli e avvicinandola ancora di più, mentre lei poggiava lentamente le mani sulle sue spalle.
Abigail schiuse le labbra, permettendo a Billy di approfondire il bacio e di lasciare che le mani ruvide carezzassero la sua vita sottile.
Quando si separarono il tempo necessario per riprendere a respirare, Billy provò a recuperare un briciolo di ragione.
“Dovremmo fermarci”, esclamò con il fiato corto, senza guardarla perché altrimenti avrebbe gettato all’aria quanto rimasto del proprio buonsenso. “Sono un pirata e voi-“.
Si bloccò ed Abigail lo osservò, incuriosita dal senso di onore a cui Billy cercava disperatamente di aggrapparsi, come a volerla preservare da sé stesso, perché era un pirata mentre lei la figlia di un Lord che avrebbe presto fatto ritorno a casa, tra i ceti alti, tra persone la cui vita non si svolgeva all’insegna della pirateria.
Spostò una mano sul suo volto, sfiorandogli prima il collo e costringendolo a portare gli occhi chiari su di lei.
“Non possiamo”, continuò con la voce incerta e decisa al tempo stesso, come se dirlo fosse una sofferenza. 
Abigail gli aveva sorriso debolmente come la prima volta che lo aveva visto, seduta al tavolo con il Capitano, e  continuando a carezzargli una guancia mentre Billy teneva ancora gli occhi sul suo viso: avrebbe voluto rigettarsi sulle sue labbra, appagando quella necessità che aveva percepito fin dall’inizio ma per quanto lo desiderasse, non poteva farlo.
"Lo so...e vorrei che le cose fossero diverse".
"Mi dispiace...è quello che vorrei anche io, Lady Ashe".
In quel momento, non c’era più nulla tra loro se non le reciproche debolezze, quelle di Abigail che Billy aveva visto sul ponte mentre si guardava intorno con la paura che Ned Low potesse riemergere dalle onde all’improvviso, e quelle di Billy, quelle che non sarebbero mai venute a galla, nonostante Abigail potesse discernerle in quel preciso istante nei suoi occhi.
Billy si prese un momento per scrutarla ancora, mentre tentava di arrestare il tremore del suo corpo e di sorreggere il suo sguardo indagatore. Le sue mani non la lasciarono subito: non erano levigate, poteva avvertire il contrasto con la propria pelle ed era proprio quel dettaglio a provocarle brividi. Sembrava volesse prolungare quel momento, fermare tutto solo per imprimerlo nella maniera più dettagliata possibile, in modo da non dimenticarlo mai.
Lo sguardo amareggiato di Abigail era pari ad una stilettata nel petto, qualcosa che Billy temeva di non riuscire a sopportare, come guardarla, sapendo di non poterla avere come avrebbe desiderato davvero. Voleva abbracciarla, stringerla, dirle che sarebbe andato tutto bene ma sarebbe stato come mentire sia a lei che a sè stesso, perchè non poteva esserci futuro per un sentimento del genere.
Billy poggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi e permettendo ad Abigail di inspirare il suo odore: un misto di sabbia e salsedine. Quando allontanò nuovamente il viso dal suo, Abigail sentì qualcosa all’altezza del petto, un senso di mancanza, come se qualcosa di prezioso le fosse stato strappato via violentemente.
Billy sfiorò le dita sottili e morbide di lei, afferrandole come a volerle offrire un'ancora nel mezzo di quel mare agitato.
Abigail non cercò di spostarsi, ma rimase ferma in quella posizione con il viso di Billy a pochi centimetri dal proprio, le mani strette nelle sue e il mondo fuori che perdeva ogni consistenza, così come il piano di Flint, il desiderio di appianare le divergenze di un mondo in cui era impossibile non farsi guerra per ogni piccola cosa. Eppure, ogni differenza poteva essere sanata, diventando un punto di incontro invece che un motivo di conflitto…come era accaduto per lei e Billy: entrambi avevano i loro spettri personali ed entrambi si erano ritrovati a cercare i rispettivi occhi, in mezzo a tanti altri.
Tuttavia, Abigail  doveva fare ritorno a Charles Town e se Billy fosse stato un pazzo, avrebbe già architettato una fuga, chiesto ad Abigail di non tornare da suo padre e rimanere insieme sulla nave, magari tornando a Nassau con lui.
Ma Billy Bones era ancora dotato della ragione, nonostante la notte appena passata gli avesse fatto credere il contrario, e sapeva – a malincuore – che una ragazza come Abigail non meritava il tipo di vita che lui poteva offrirle.
Forse si sarebbe adattata, accontentata addirittura, ma chi era lui per costringerla ad abbandonare la vita per cui era nata?
“Vi sento pensare”, la voce sottile di lei lo raggiunse.
Billy abbassò gli occhi su di lei, accennando l’ombra di un sorriso.
“Potete anche darmi del tu e chiamarmi Billy”, sussurrò con sincerità.
Il sorriso di Abigail si allargò, mentre un dolce rossore le colorava le guance.
“E tu puoi chiamarmi Abigail, allora”, protestò lei.
Billy la guardò, domandandosi come avesse fatto una creatura del genere a trovarsi lì, insieme a lui. Cinse il suo viso con il palmo della mano, mentre Abigail inclinava il capo e gli sorrideva con gli occhi, reclamando un maggiore contatto con la sua pelle.
‘ Vorrei  che non tornassi a casa’: quelle erano le parole che Billy avrebbe desiderato rivolgerle ma non lo fece, bensì continuò ad osservarla in silenzio, lasciando che lei le supponesse, anche senza sentirgliele dire.
Gli occhi di Abigail divennero nuovamente tristi, accorgendosi sempre di più di come quel risveglio, iniziato in maniera piacevole, non avesse portato altro che malinconia nel suo cuore.
Diversi pensieri vorticavano nella sua mente, ma nessuno era degno di essere portato fuori, perché incapace di sostenere quel momento preciso. Nulla avrebbe potuto riempire quel silenzio, solo parole vuote. Non le importava nulla del Nuovo Mondo, dei conflitti inutili portati avanti, voleva lasciare ancora tutto fuori e restare insieme a Billy.
Cosa c’era di sbagliato in due persone il cui unico sogno fosse restare insieme?
Billy, intanto, teneva ancora la mano salda nella sua, godendosi quegli ultimi momenti insieme prima di vederla salire su una scialuppa, lontana dalla nave...lontana da lui.
“Forse un giorno potremo incontrarci di nuovo”.
La voce di Abigail era quieta, come il mare finalmente calmo dopo una tempesta, ma Billy colse la nota triste nelle sue parole.
Forse, un giorno, in un mondo completamente diverso da quello che li aveva cresciuti e plasmati, si sarebbero rincontrati per davvero. Forse, in quel mondo, ogni cosa sarebbe stata diversa.
‘Ed io mi auguro che accada’.
Non lo disse, Billy, ma qualcosa sul volto di Abigail gli lasciò intendere che lo avesse letto nei suoi occhi.
Pensò che l’unica cosa giusta da fare in quel momento fosse baciarla un’ultima volta per spegnere quella strana tristezza dovuta a qualcosa che non poteva neanche nascere, così la baciò per la seconda volta.
Non fu come il primo bacio, carico di aspettative, desideri e voglia di scoprirsi maggiormente fino a consumarsi. Era un bacio che sapeva di sogni infranti e mani che si allontanavano piano.
Nel frattempo, le prime e deboli luci dell’alba cominciavano a farsi strada nel cielo, passando attraverso il vetro della finestra.
Forse, in quel mondo, Billy non l’avrebbe lasciata andare, e avrebbe impedito alle braccia dell’oceano di portarla via da lui, sempre più lontano. Forse, in quel mondo, Abigail avrebbe potuto stringerlo a sé senza separarsi più da lui.
Il sole si faceva poco a poco più alto in cielo, decretando lentamente la fine di ogni cosa, e così anche del loro bacio che terminò come era iniziato: lentamente e con un muto dolore ad aleggiare nell’aria, simile ad una nube nera ma passeggera.
Billy regalò un ultimo sguardo ad Abigail prima di recarsi sul ponte della nave e pensando che forse, in quel mondo, lui e Abigail non avrebbero avuto oceani spaventosi e imponenti a separarli…ma per quel mondo – semmai fosse esistito – era ancora presto.

Abigail scolpì gli occhi di Billy nella sua memoria come se li stesse abbozzando a matita su una pagina del suo diario…una pagina strappata, piegata e conservata all’altezza del cuore, così da promettere a sé stessa di non dimenticarli mai.
Ogni volta che i suoi occhi si fossero posati sull’orizzonte, Abigail Ashe avrebbe rivolto il suo pensiero a Billy Bones.

 
 
 
“Never let me go, never let me go.
And the arms of the ocean are carrying me,
And all this devotion was rushing over me”.
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
  • Le note iniziali sono sempre tratte da “Sea of lovers” mentre quelle finali da “Never let me go”.

Non credo ci siano altre precisazioni da fare, le note rompiscatole erano di più nello scorso capitolo, qui non c’è molto da dire.
Ho deciso di lasciarlo “aperto”, in un certo senso, perché, prima di tutto, potrei tornare a scrivere su di loro (e ho già qualche idea) e poi non me la sentivo né di chiudere con un lieto fine alla “per sempre felici e contenti” perché non è una cosa conforme alla serie (e chi lo segue SA), né un finale triste in stile “addio”. Ho cercato di renderlo più come un “arrivederci”, e spero abbiate apprezzato.
Niente, ho l'ansia, come al solito ma non posso farci proprio un bel niente...spero di non avervi delusi, perchè non mi ritengo molto soddisfatta per questo finale, ho come l'impressione di aver sbagliato qualcosa, ma lascio giudicare a voi. Detto questo, grazie a chi ha seguito questa storiella, chi ha recensito, ringrazio i lettori silenziosi e chi mi ha appoggiato in questa “follia” senza capo né coda. Inoltre, se vi piace questa coppia adorabile, vi consiglio vivamente di passare sul profilo di Marti Lestrange che proprio ieri ha pubblicato una bellissima shot su questi bimbi…quindi, prendete e leggetene tutti, mi raccomando!
Ancora un grazie di cuore al trio malvagio di sopra e a tutti coloro che hanno letto la storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino, se vi va, perchè mi farebbe molto piacere sapere, e grazie ancora per essere arrivati fino a qui. Potrei tornare a scrivere su questi bimbi bellissimi, quindi…stay tuned!
Alla prossima,
Lily.
   
 
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