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Autore: Ayr    19/03/2016    3 recensioni
"Avevo promesso che per una volta sarei stata interamente sua, che avrei lasciato il mio corpo in completa balia delle sue mani, che avrebbe fatto di me ciò che voleva..."
"La tentazione di bloccare quella dannata mano era fortissima, ma avevo promesso che non avrei in alcun modo ostacolato la sua corsa, e, in fondo, ero curiosa di vedere fin dove si sarebbe spinta..."
Genere: Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevo promesso che per una volta sarei stata interamente sua, che avrei lasciato il mio corpo in completa balia delle sue mani, che avrebbe fatto di me ciò che voleva; le uniche clausole erano che mi lasciasse indosso almeno la banchiera intima e niente succhiotti, nonostante mi avesse assicurato che fossero piacevoli, l’idea non mi ispirava per niente. Dopo aver sentito l’inaspettata proposta, mi aveva fissato con sguardo sorpreso e incredulo, che si era subito acceso di malizia.
Aveva accettato le mie condizioni, e ora mi trovavo stretta tra il muro e le sue labbra, che premevano delicatamente contro lo mie. Mi baciava con dolcezza, gentilezza e quasi riguardo; sapeva che non avevo mai baciato nessuno prima d’ora e prestava attenzione a muoversi con cautela, fino a quando le sue mani non si arrampicarono lungo i miei fianchi, sfiorando i miei punti deboli e facendomi contorcere e rattrappire, come un foglio di carta divorato dalla fiamma. Reclinai la testa all’indietro e ne approfittò per mordermi scherzosamente il collo. Gemetti sommessamente di sorpresa, mentre sentivo la sua bocca avvolgerlo, ma non iniziò a succhiare, ricordandosi le mie restrizioni. Sbuffò e il suo respiro mi accarezzò il collo facendomi venire la pelle d’oca. Sobbalzai quando sentii qualcosa di caldo e umido sfiorarlo e percorrerlo dalla base fino al mento. Emisi un lieve sospiro che venne prontamente catturato dalla sua bocca, di nuovo allacciata alla mia. I suoi baci si erano fatti più appassionati, ma non voraci, mantenevano una certa delicatezza.
Iniziò a slacciarmi la camicia, sfiorando volutamente con le nocche ogni nuovo centimetro di pelle scoperta. Mi sentivo a disagio, ma non interferii, come avevo promesso; lasciai che mi scoprisse una spalla e affondasse il viso nell’incavo del collo, dove depositò un altro morso; di nuovo resistette all’impulso di iniziare a succhiare quel pezzo di pelle stretto tra i suoi denti.
Le sue mani intanto, continuavano a spogliarmi, mentre le sue labbra segnavano un percorso di brividi che dal collo arrivava alla spalla. Addentò anche quella, mentre la stoffa della camicia mi accarezzava la schiena con un fruscio, abbandonandola. Il contatto improvviso con l’aria fredda mi fece accapponare la pelle, ma bene presto venni circondata dal calore delle sue braccia. Mi stinse a sé, tornando a tormentarmi le labbra, una mano affondata tra i miei capelli, mentre l’altra scendeva lungo la schiena, seguendo il percorso della spina dorsale. La inarcai, la sua mano raggiunse il mio fondoschiena e lo strinse con forza.
«Ho sempre desiderato farlo» sussurrò, prima di afferrare con i denti il mio labbro inferiore e iniziare a succhiare.
Mi allontanai di scatto «Avevo detto niente succhiotti» protestai. Sbuffò «Sei la solita rompicazzo» disse, ma non con tono stizzito, bensì rassegnato e vagamente ilare.
«Anche questo non è permesso?» domandò poi con voce calda, suadente ed eccitante, tuffando la sua mano nei pantaloni e stingendo la mia natica nuda. Mi morsi le labbra con forza, ma uscì comunque un singulto strozzato.
L’altra mano, intanto, aveva abbandonato i miei capelli e aveva slacciato i pantaloni; li sentii scivolare lungo le mie gambe, sostituiti dalla consapevolezza di essere completamente esposta e vulnerabile.
Deglutii mentre la sua mano sinistra iniziò ad accarezzare il mio interno coscia, facendomi contrarre involontariamente il muscolo e facendomi pian piano allargare le gambe. Affondai ancora di più i denti nel labbro per evitare che fuoriuscissero gemiti vergognosi. Ma quando la sua mano destra abbandonò il mio gluteo, mi sfiorò l’intero fianco e mi accarezzò l’inguine, non riuscii a trattenere un verso strozzato. Sentivo quella mano avvicinarsi lentamente e il suo sguardo fisso su di me, per catturare ogni mia reazione. La tentazione di bloccare quella dannata mano era fortissima, ma avevo promesso che non avrei in alcun modo ostacolato la sua corsa, e, in fondo, ero curiosa di vedere fin dove si sarebbe spinta. Sussultai sorpresa quando le dita me la sfiorarono appena, mi sorpresi a tremare, e non solo per il freddo. Ero vagamente terrorizzata, ma nel contempo in febbricitante, e forse malata, attesa di scoprire cosa sarebbe accaduto.
Lasciai che quelle dita infide l’accarezzassero appena, facendomi uggiolare. Improvvisamente le sentii dentro di me.
Inspirai violentemente, inarcando la schiena e rigettando la testa all’indietro. Rilasciai brutalmente l’aria dai polmoni insieme ad un ansito strozzato di sorpresa e piacere che urlava il suo nome.
«Chiara» 
   
 
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