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Autore: Elpis    20/03/2016    1 recensioni
Ultimo anno ad Hogwarts per i Malandrini. Tempo di crescere, di smettere di giocare e assumere quelle decisioni che avrebbero cambiato loro la vita.
Dal Secondo Capitolo:
Aveva sussultato, punto sul vivo.
« Io non sono cotto di nessuna! »
« Ah no? Pensi che non abbiamo notato che ultimamente non vuoi più fare scherzi a Mocciosus quando c'è in giro la Evans? »
***
« ...Per non parlare del fatto che il prossimo anno sarò quasi sicuramente nominato Capitano! »
« E questo dovrebbe convincermi ad uscire con te? »
Il viso di James si distese.
« Vedo che finalmente incominci a ragionare ».
***
« Non sono per niente come mi hai descritto, sai? E nessuna ragazza mi ha mai detto di no, si tratta solo di una questione di tempo e cederai anche tu, vedrai... »
Una luce minacciosa riverberò nelle iridi di Lily Evans.
« Scommettiamo, Potter? » gli chiese strafottente.
« Con piacere » le rispose mentre una luce febbrile gli animava il volto.
Non c'era niente, niente, capace di attirare l'attenzione di James più di una sfida. Sarebbe stato disposto ad uccidere pur di dimostrare che non era ancora nato il mago in grado di batterlo quando si metteva in testa una cosa.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 2
 
Uno scherzo Malandrino
 
 
 

 
"Non accetterei nemmeno se dovessi
scegliere fra te e la piovra gigante" replicò Lily.
 
 



 
 
Fuori dal treno l'aria era fredda, piccole punture di ghiaccio che lo fecero rabbrividire e gli accesero due punte rosse sulle guance. Si diresse verso le carrozze con un passo un po' meno baldanzoso del solito e la fronte corrucciata.
Il braccio di Sirius si abbatté intorno al suo collo, mozzandogli per un attimo il respiro.
« Ehi, Prongs! Si può sapere cos'è 'sto muso lungo? » gli domandò arruffandogli ancora di più i capelli, cosa che James odiava. « Non ti sei dimenticato dei nostri progetti per Mrs Sturb, vero? »
Mrs Sturb era la vecchia gatta rossa di Gazza. Era talmente grassa che il ventre molliccio sfregava per terra mentre zampettava con pigra indolenza per i corridoi del castello. Sembrava ritrovare la sua agilità solo quando si trattava di far mettere in punizione gli studenti e lei e Sirius si odiavano da morire. James era convinto se non fosse che probabilmente Gazza avrebbe davvero spolverato le catene, l’amico non avrebbe esitato a trasformarsi nel grosso cane nero e papparsela in un boccone.
« Ci sono cose più importanti di Mrs Sturb, Pad » rispose con un sospiro.
Gli occhi di Black si sgranarono.
« Più importanti che fare uno scherzo a Gazza? Moony, Warm, correte c'è bisogno di voi! » si sgolò nonostante fossero indietro di appena un paio di passi.
« Che sta succedendo? » chiese Lupin perplesso, seminascosto dal pesante cappotto che indossava. E che doveva aver visto giorni migliori contando che le cuciture si stavano sfilacciando.
« James sta male » affermò Sirius con tono mortalmente serio. « Pensavo fosse il caso di avvertirvi. Ecco Prongs, adesso puoi comunicarci le tue ultime volontà ».
James sbuffò, piantando una gomitata a Black che non scalfì minimamente il suo sorriso strafottente.
« Non sto morendo, scemo! È solo che... » si interruppe, gettando un'occhiata distratta alle ragazze a pochi passi di distanza.
«... che? » lo incitò paziente Remus.
« Credo di aver di nuovo fatto arrabbiare Lily » ammise fissandosi la punta degli stivali.
Sirius sbuffò, roteando gli occhi.
« Ancora! Quando ti deciderai a lasciarla perdere? Ci sono duecento streghe ad Hogwarts, duecento. Proprio sulla più acida ti devi fissare? »
James lo fissò come se avesse detto una bestemmia.
« Moony, spiegaglielo tu perché Lily è diversa! » mugugnò accorato.
Lupin sospirò, acquisendo inconsciamente il tono da professore per il quale i suoi amici lo sfottevano sempre.
« Sai Sirius, quando ti prendi una cotta per una ragazza è normale che vedi solo lei... »
« Io non mi sono preso nessunissima cotta! » lo interruppe James, fissandolo scandalizzato.
Questa volta fu il turno di Sirius di sospirare, mentre Peter estraeva una caramella dalla tasca e se la metteva in bocca. Tendeva sempre ad estraniarsi quando il discorso verteva sulle ragazze in generale e sulla Evans in particolare. Quella ragazza gli faceva paura.
« Ah no? » domandò Remus inarcando un sopracciglio. « Ancora ti affanni a negare l'evidenza, Jamie? »
Il moro si sistemò gli occhiali, storcendo la bocca. Detestava quel soprannome. Lo faceva sentire un  bambino piccolo.
« Non insistere, Moony. Se Prongs dice che è solo uno sfizio, è solo uno sfizio » affermò con nonchalance Sirius togliendosi un inesistente pelo dall'uniforme.
Lupin lo fissò inarcando un sopracciglio.
« Quando mai James ci ha fatto due pluffe così per le altre ragazze, Sirius? » gli chiese bonariamente.
« Moony! » strillò James indignato dal linguaggio volgare di quello. « Dove l'hai imparata quell'espressione? Adesso non mi resta che toglierti la spilla » proclamò sogghignando mentre con un gesto veloce della mano scattava a staccare il suo stemma da Prefetto.
Remus provò ad impedirglielo, ma non per niente James era il migliore Cercatore di tutta Hogwarts.
Sventolò il suo trofeo per aria, mentre Lupin sospirava e contava mentalmente fino a dieci per non affatturare quello che in teoria era il suo migliore amico.
« Non cercare di cambiare argomento, James! Perché sei così fissato con Lily, se non hai una cotta per lei? »
« Perché... » provò a rispondere, ma Sirius lo interruppe.
« È per via della scommessa, no? » latrò fissandolo con insistenza con quei suoi due grandi occhi neri. « È solo una questione di orgoglio, giusto? »
Remus fissò Black con commiserazione, come se gli sembrasse incredibile che l'amico si bevesse una balla così colossale.
« Ma la storia della scommessa è successa secoli fa... » intervenne perorando la sua causa.
« È successo il Quinto Anno, non secoli fa » ribadì Sirius, cocciuto.
Peter sospirò affranto, fissando intensamente l'erba ai suoi piedi. Infine decise di dare anche lui il suo contributo alla discussione:
« Perché non lasciate che sia James a spiegare cosa prova? » tentò con effetti pacificatori.
« Oh, sta' zitto tu, Warm! » lo apostrofò duramente Sirius. « Avanti, James, dì loro che è solo per la scommessa ».
« James... » lo ammonì Remus, come per ricordargli che esigevano la verità.
Il diretto interessato si passò una mano fra i capelli, preso tra due fuochi. La sua espressione si fece più assorta, quasi meditabonda, mentre i suoi occhi nocciola trafiggevano la schiena di Lily, beatamente ignara di essere l'oggetto della loro conversazione.
 
Ricordava bene quel giorno.
Era l'inizio del quinto anno e loro erano seduti tutti insieme intorno al camino: Lupin ripassava la lezione  per la mattina dopo, Peter leggeva uno dei suoi soliti fumetti, mentre lui e Sirius erano presi da una partita a Sparaschiocco all'ultimo sangue. E parlavano. Di ragazze, per la precisione.
Rammentava vagamente di essersi vantato che dopo che McMillan avesse finito il settimo anno, sarebbe di sicuro stato nominato Capitano e allora nessuna sarebbe più riuscita a resistergli. Dopo un po' di quella solfa, Sirius lo stoppò con un:
« Non dovresti vantarti tanto, caro il mio Ramoso » un ghigno sadico – un ghigno Black – gli  aveva arricciato le labbra, mentre stoccava il colpo finale « visto che la ragazza di cui sei cotto, ti snobba come se tu fossi un viscido Vermicolo... »
Aveva sussultato, punto sul vivo.
« Io non sono cotto di nessuna! »
« Ah no? Pensi che non abbiamo notato che ultimamente non vuoi più fare scherzi a Mocciosus quando c'è in giro la Evans? O che hai quasi ringhiato quando Morgan le ha chiesto di uscire e lei ha rifiutato? »
« Se c'è qualcuno che ringhia qui, sei tu botolo pulcioso » rispose mentre il suo mazzo esplodeva in una valanga di carte svolazzanti. « E solo perché ho notato che Lily è diventata una gran bella ragazza, non significa che io sia pazzo di lei! Ma soprattutto » e nel dire ciò agitò il dito sotto il viso beffardo di Sirius « lei non direbbe di no, se le chiedessi di uscire! »
La risata di Sirius risuonò in tutta la Sala, subito imitata dallo squittio lieve di Peter. Persino a Remus era sfuggito un sogghigno.
« Che c'è? »  sbottò passandosi una mano fra i capelli. « Non mi credete? Begli amici che siete! »
« Oh andiamo James, non mettere il broncio » lo apostrofò Remus mentre intingeva la piuma nel calamaio. « Non è che vogliamo mettere in dubbio  il tuo... ehm, savoir-faire con il genere femminile, ma la Evan ti detesta... E non posso darle torto contando tutti gli scherzi idioti che avete fatto a lei e a Piton »  concluse, freddandoli con una di quelle occhiate.
Le occhiate che cercavano di risvegliare il loro senso di colpa per il modo con cui si accanivano su Mocciosus. Le occhiate che evidenziavano che Moony era un Malandrino coscienzioso, nonché Prefetto impeccabile, mentre loro due scalmanati idioti.
Quelle occhiate che, insomma, fino a quel momento non avevano prodotto il minimo effetto.
« E questo che c'entra? » aveva replicato mentre al contempo Sirius si inalberava, sbottando in un convintissimo:
« È nostro dovere morale sfottere Mocciosus! E poi sta antipatico anche a te, ammettilo Moony ».
Remus corresse una frase dal suo tema di Pozioni, prendendosi un attimo di tempo prima di rispondere.
« Volevo solo dire che appendere al soffitto il migliore amico della ragazza che ti piace, potrebbe non essere il modo migliore per conquistarla...»
James si  fece d'improvviso più interessato.
« Da quando sei diventato esperto di donne? » gli  chiese curioso.
Sirius, per parte sua,  borbottò qualcosa che assomigliava molto ad un: “ La Evans fraternizza con il nemico e quelli dalla parte del torno siamo noi”; mentre l'ennesimo scoppio del mazzo gli bruciacchiava le sopracciglia.
Il dipinto della Signora Grassa scivolò di lato, salvando Lupin dall'imbarazzo di rispondere. Il volto di Sirius, un po' sporco per il fumo della esplosione, si illuminò in sorriso indiscutibilmente malandrino.
« Ecco la tua bella, Prongs! »  esclamò esaltato. « Adesso hai l'occasione per dimostrare a tutti noi il tuo fascino da Cacciatore! »
James si era quasi preso uno strappo muscolare per girarsi di scatto verso l'entrata.
Lily Evans aveva appena varcato il ritratto e cercava di rimettersi a posto le ciocche passandovi le dita. Aveva gli occhi arrossati di chi ha passato tutto il giorno sui libri e l'espressione assorta, come se stesse ancora riflettendo su un problema particolarmente difficile di Aritmazia. Quello era l'anno dei GUFO e James sapeva che Lily prendeva gli esami molto sul serio.
Si sforzò di mantenersi impassibile e di non assumere un'aria da pesce lesso perché Remus e Sirius lo stavano fissando e aveva la spiacevole sensazione che si fossero scambiati un'occhiata ammiccante. Non era un’impresa semplice perché gli sembrava che la sua temperatura corporea si fosse d'improvviso innalzata e i suoi occhi erano catturati dai lunghi capelli sciolti di Lily che la luce del camino rendeva di un rosso talmente intenso da ferire la retina.
« Prongs? Prooongs? » lo chiamò Sirius passandogli una mano davanti agli occhi.
 Trasalì, voltandosi verso di loro con le orecchie in fiamme.
« Pensi che non abbia il coraggio, pulcioso? » gli  rispose con un  tono che avrebbe reso Godric fiero di lui. « Affronto Bolidi tutti i giorni, io, figurati se mi vergogno a chiedere alla Evans un appuntamento! »
Adesso persino Peter sembrava interessato alla vicenda.
« Allora che aspetti, o prode James? » lo derise Black con quell'odioso ghigno sul viso. Sembrava un cane che avesse appena fiutato un osso e facesse fatica a trattenersi dallo scodinzolare. « La tua donzella ti aspetta! »
Si alzò in piedi, più che intenzionato a dimostrare ai suoi perfidi amici che James Potter non aveva paura di niente al mondo. Mano a mano che si avvicinava a Lily, gli sembrava che le gambe si facessero sempre più instabili. Persino i palmi delle mani avevano preso a sudargli.
« Evans! » la fermò con un cenno della mano, mentre quella puntava al Dormitorio Femminile.
Lily si  girò, stupita di trovarselo davanti, a maggior ragione perché senza la sua eterna ombra, Sirius Black.
« Potter » gli  rispose rigida, stringendo i libri al petto. « Se sei qui per chiedermi di annullarti la punizione, puoi scordartelo. Baciarsi nei bagni delle donne, oltre che disgustoso, è chiaramente contro le regole e...»
« Non sono qui per questo » le assicurò lui, sorridendole entusiasta.
Non aveva mentito mentre parlava con Pad, era davvero convinto che lei gli avrebbe risposto di sì non appena lui l'avesse invitata. Forse le aveva fatto qualche scherzo ma niente di veramente serio ed anche se si fingeva irritata dalla sua presenza, James sapeva che il suo fascino da Cacciatore più brillante degli ultimi vent'anni apriva molti cuori femminili. Tutti, per la precisione.
Per non parlare del fatto che per una che usciva sempre con Mocciosus, passare un po' di tempo con lui  doveva essere come una ventata di aria fresca.
« Ecco io... volevo chiederti una cosa... »  esordì balbettando appena.
Perché si sentiva così in imbarazzo? Non era la prima ragazza a cui chiedeva di uscire. E lei non aveva motivo di dirgli di no. Anzi magari gli avrebbe proposto di fare un giro per i corridoi in quell'esatto momento. Quindi... quindi per quale motivo aveva la lingua incollata al palato e non riusciva a scollare lo sguardo dalle labbra piene di Lily?
Quella sbuffò scocciata, appoggiando il peso del corpo sul piede sinistro.
« Una cosa di giorno, Potter. Non ho tempo per i tuoi giri di parole »  affermò secca e concisa mentre i suoi occhi lo perforavano.
James si era sempre chiesto come un verde del genere potesse esistere. Il cuore gli saltò un battito nel petto e nelle orecchie avvertì un ronzio fastidioso. Pensò che forse si era preso un brutta influenza e decise di sbrigarsi a chiederle l'appuntamento  per poi gettarsi sul letto del Dormitorio.
« Giusto »  rispose riacquistando un po' di baldanza. « Arrivo subito al punto: ti andrebbe di uscire con me il prossimo fine settimana ad Hogsmeade, Evans? »
Lily spalancò talmente tanto gli occhi che temette le sarebbero usciti dalle orbite.
« Ahaha Potter, non è divertente. Dimmi quello che mi devi dire e sparisci » rispose se possibile in modo ancora più freddo.
James si passò una mano fra i capelli, perplesso. Pensava che stesse scherzando? Strano, Lily non gli era mai sembrata una di quelle ragazze timide ed insicure che dubitano di poter attirare l'attenzione di un ragazzo. Forse voleva solo  tenerlo un po' sulle spine?
« Lily, sarei davvero felice di uscire con te. Ci troviamo davanti ai Tre Manici di Scopa alle quattro? » chiese sfoderando il suo migliore sorriso.
« Evans » lo corresse lei istintivamente, prima di fissarlo come se avesse sbattuto la testa forte. Ripetutamente, magari. « E ovviamente la risposta è no. Sicuro piuttosto di sentirti bene? »
« Perfetto! Allora ci troviamo lì... Come? » si bloccò realizzando quello che lei gli aveva appena risposto. « Hai detto  no? »
Lily inarcò un sopracciglio.
« Perché, ti aspettavi anche una risposta positiva? »
Sembrava scocciata ed in imbarazzo, ma Merlino, se riusciva ad immaginarne il motivo.
« Ovviamente! » esclamò perplesso. « Non c'è una ragazza in tutta Hogwarts che  rifiuterebbe un appuntamento con me! Per non parlare del fatto che il prossimo anno sarò quasi sicuramente nominato Capitano! »
Gonfiò il petto, fissandola come se non potesse replicare nulla di fronte a quella indiscussa prova di superiorità. La Evans  assottigliò gli occhi e lo scrutò come se fosse muco di Vermicoli.
« E questo dovrebbe convincermi ad uscire con te?  »
Il viso di James si distese.
« Vedo che finalmente incominci a ragionare ».
Il corpo della rossa fremette come se fosse percorso da una scarica elettrica.
« Per tua informazione Potter, potrebbero anche assumerti i Cannoni Chudley e la mia risposta rimarrebbe sempre un “no” grosso come una casa! E siccome sei talmente trionfo e vanesio da non renderti conto nemmeno dei motivi per cui questo tuo invito è del tutto fuori luogo, te li illustrerò accuratamente! Punto primo: perché sei un pallone gonfiato che solo perché sa cavalcare un manico di scopa si crede il re del castello ». Di fronte a quell'accusa James aprì bocca, ma Lily agitò minacciosa il dito sotto il suo naso, impedendogli di emettere fiato. « Punto secondo: perché ti sbacciucchi con qualsiasi essere vivente, non escluderei nemmeno che tu abbia tentato qualche approccio con il Tranello del Diavolo, e non ci tengo a prendermi qualche strana malattia infettiva. Punto terzo: perché non fai che tormentare Severus dal primo anno e io non sopporto i bulli. Punto quarto: perché non fai che tormentare me con tutti i tuoi scherzi idioti e dozzinali! E potrei continuare all'infinito ma in estrema sintesi la mia risposta è  no, Potter, non uscirei con te nemmeno se l'alternativa fosse la piovra del Lago Nero! »
Al termine di quella filippica James era incerto se sentirsi mortalmente ferito nell'orgoglio o incredulo per il modo in cui lei aveva travisato la realtà. Un pallone gonfiato, lui? Solo perché era consapevole delle sue incredibili ed indiscusse doti atletiche? Perché sapeva di aver un sorriso affascinante e i più bei capelli neri di Hogwarts? Un bullo,  perché a volte rimetteva al suo posto quel viscido Serpeverde? E sì ricordava di averle fatto qualche innocente scherzetto, una volta o due.  Tipo quando le aveva sollevato la gonna... O aveva trasmutato il suo quaderno di appunti in un rospo... O aveva per sbaglio fatto cadere un petardo esplosivo nel calderone facendolo eruttare e ricoprendola di pozione dalla testa ai piedi... O si era distratto per sbaglio mentre la teneva sospesa in aria e lei era ruzzolata giù dalle scale... Ma erano stati incidenti, per Circe!
Mentre ancora rifletteva sulle parole della Evans, notò che quella si stava allontanando dopo avergli lanciato un'ultima occhiata inferocita.
« Lily! » la chiamò scattando ad afferrarle il polso.
Quella si divincolò con un gesto secco.
« Quante volte devo ripeterti di non chiamarmi per nome, Potter? E tieni a posto le mani se non vuoi ritrovarti in men che non si dica in Infermeria ».
Lo sguardo della Grifondoro era così minaccioso che James si ritrovò ad alzare i palmi in segno di resa.
« Non sono per niente come mi hai descritto, sai? E nessuna ragazza mi ha mai detto di no, si tratta solo di una questione di tempo e cederai anche tu, vedrai... »
Una luce minacciosa  riverberò nelle iridi di Lily Evans.
« Scommettiamo, Potter? » gli  chiese strafottente.
« Con piacere » le rispose mentre una luce febbrile gli animava il volto.
Non c'era niente, niente, capace di attirare l'attenzione di James più di una sfida. Sarebbe stato disposto ad uccidere pur di dimostrare che non era ancora nato il mago in grado di batterlo quando si metteva in testa una cosa.
« Da qui alla fine del settimo anno, sarò riuscito a strapparti un appuntamento » proclamò con austera serietà. Poi un sogghigno gli piegò le labbra all'insù. « O magari anche più di uno... Alla fine sarai tu a chiedermi in ginocchio di uscire ad Hogsmeade con te » concluse ammiccante.
Un risolino isterico affiorò alla gola di Lily.
« Continua a sognare, Potter » gli rispose dandogli le spalle.
Non sapeva ancora che quel genere di discussione sarebbe diventata all'ordine del giorno per loro nei mesi futuri.
 

« Allora, James? » lo incitarono in perfetto sincrono Remus e Sirius.
Si sistemò gli occhiali sul naso, come sempre quando era nervoso.
« Non ho una cotta per Lily » affermò deciso mentre Black esultava. « Direi che sono più innamorato, ecco » aggiunse con un sorriso sbilenco.
Quella era la prima volta che ammetteva  chiaramente  quello che provava con i suoi amici ed era davvero curioso di vedere le loro reazioni. Black si era fermato con il pugno a mezz'aria e sembrava che un Bolide lo avesse appena colpito nello stomaco. Peter aveva invece iniziato a mangiarsi le unghie, nervoso, e James sapeva che anche se non lo dava a vedere stava ponderando attentamente la questione. L'unico che sorrideva rilassato era Lupin, come se quella ammissione fosse qualcosa che si aspettava da tempo.
È sempre stato il più bravo a leggere le persone, il caro Moony.
« Be' in questo caso non posso che augurarti in bocca al lupo,  Prongs » affermò  quest'ultimo, dandogli una pacca sulla spalla.
Si sorrisero e James avvertì un pizzico di calore scaldargli il petto. Sapeva che non aveva niente a che fare con il pesante mantello in cui si era imbacuccato o con la sciarpa rosso-oro che gli stringeva il collo.
« In bocca al lupo? » ripeté Sirius scettico. « Servirebbe più un miracolo ».
« Grazie tante, Pad » disse ironico, incassando la testa fra le spalle.
Di fronte alla sua espressione imbronciata, Black parve un po' ammorbidirsi.
« Vabbé Prongs... in fondo non ogni tanto i miracoli succedono, no? » borbottò senza fissarlo negli occhi.
James sorrise: conosceva Sirius e sapeva che quello era il suo modo per chiedere scusa per il suo scarso entusiasmo. Dopotutto non era colpa sua se non gli piaceva quell'angelica creatura che rispondeva al nome di Lily Evans. 
« Giusto » rimarcò Remus. « E poi ci penseremo noi a darti una man... ehi! Ma dove scappi? » gli urlò contro, vedendo che era partito a razzo.
« Voglio assolutamente entrare nella sua stessa carrozza! » gridò loro mentre le suddette carrozze apparivano all'orizzonte, trainate da Thestral scheletrici.
Gli parve di udire Sirius dire qualcosa  che assomigliava molto ad un “Dare una mano a James... Sarebbe più facile rendere presentabile Snivellus...”; ma decise di non darvi peso.
In realtà in quel momento niente aveva importanza se non il sedersi a fianco di Lily e varcare i cancelli di Hogwarts al suo fianco.
 
 
***
 
 
C'era una cosa per cui Lily Evans si sentiva in dovere di ringraziare James Potter.
E quella cosa era che la sua costante ed assillante presenza l'aveva aiutata ad innalzare  il suo livello di sopportazione. Da bambina, quando era ancora la piccola viziata di casa, aveva una soglia di tolleranza molto bassa, un nonnulla bastava a farla scoppiare in singhiozzi isterici. In quello, Potter era stato un vero e proprio campo di allenamento. A volte si vantava con Mary sostenendo che qualsiasi prova le avesse affidato la vita, nessuna sarebbe potuta essere peggiore dell'uragano-Potter.
Tuttavia quando lo vide venirle incontro urlando frasi smozzicate, Lily estrasse istintivamente la bacchetta, puntandola contro la testa di quel cretino.
Aveva dovuto sopportarlo per il viaggio in treno, avrebbe dovuto sopportarlo per tutte le riunioni future dei Caposcuola, forse – se non trovava al più presto una soluzione – avrebbe anche dovuto farci una ronda insieme. Era matematicamente certo che i suoi nervi non avrebbero retto se lo avesse avuto sotto gli occhi anche nel viaggio in carrozza.
A frenare i suoi propositi omicidi fu però, inaspettatamente, Marlene.
« Capitano! » trillò quella entusiasta, sfrecciandole davanti e mettendosi nella traiettoria di mira.
Per un lungo istante, Lily ponderò la possibilità di colpire anche Lene, pur di schiantare l'idiota dai capelli ad istrice. A volte erano necessari sacrifici, pur di raggiungere l'obbiettivo.
« Lily! » la richiamò Mary con la voce intrisa di rimprovero.
Sospirò, abbassando la mano che impugnava  la bacchetta proprio mentre Marlene allacciava le braccia intorno al collo di Potter.
« Ehi, Kinny! » la salutò lui con quel soprannome idiota che aveva coniato. « Quanto entusiasmo! Magari qualcun altro ne mostrasse anche solo la metà... »
Guardava speranzoso nella sua direzione e lei si limitò ad un “tsk” di disprezzo, girando orgogliosamente la testa da un'altra parte. Lo udì sospirare, per poi dedicare la sua attenzione all'amica.
« Allora piccola peste? » le chiese scompigliandole la coda. « Quali altri danni hai provocato durante queste vacanze? »
Sul volto di Marlene si dipinse un sorrisetto malizioso.
« Non so di cosa stia parlando, signor Potter. Come sa, so essere una signorina dai modi impeccabili» rispose compunta abbozzando una reverenza che fece ridere James.
Lily non riuscì a trattenersi e sbirciò di sottecchi nella loro direzione. Aveva sempre un po' invidiato la complicità che c'era fra i due. Le pareva sbagliata, come se Marlene la tradisse alleandosi con quell'essere spregevole di Potter proprio sotto i suoi stessi occhi. Il fatto che essendo entrambi rampolli di due nobili famiglie Purosangue si conoscessero più o meno fin da quando avevano il pannolino, non riusciva ad intaccare di una virgola la sua idea.
A riscuoterla, fu il rumore della carrozza e degli zoccoli invisibili che percorrevano il selciato. Si girò, lievemente infastidita. Da quando aveva appreso che le carrozze non si muovevano per magia come credeva ma che in realtà erano trainate da invisibili Theastral, le mettevano sempre una sottile inquietudine addosso. Detestava l'idea di doversi affidare a qualcosa che non poteva vedere. Marlene, che andava pazza per qualsiasi creatura magica respirasse, attribuiva questa sua fissazione contro i Theastral alle sue manie “da Perfetto-Prefetto megalomane”, ma in quel momento non era molto propensa a dare spago alle idee dell'amica. Non mentre continuava a ridere e scherzare con Potter, comunque.
« Andiamo, Mary. Non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto i denti » disse alla bionda che indugiava al suo fianco.
Mary spostò con la mano i capelli lunghi e liscissimi, annuendo appena. Avevano giusto messo piede su una carrozza, quando l'urlo da primadonna di Potter risuonò nell'aria.
« Evans! » berciò, immobilizzandola con il piede sul primo scalino. « Non vorrai entrare senza di me, vero? Non hai visto che corsa ho fatto per raggiungerti? »
« Ah, Jamie » esclamò Marlene con  tono ferito, portandosi teatralmente la mano al petto. « E io che pensavo che fossi venuto solo per me...»
Per tutta risposta Potter le tirò di nuovo la coda, facendole abbandonare l'aria da dama affranta a ragione di un tono maggiormente bellicoso.
« Lo sai, Kinny, che dopo la Evans tu sei indiscutibilmente la mia preferita! »
« Jamie! Lascia in pace i miei capelli o giuro che al prossimo allenamento ti butto giù dalla scopa ».
« Prima bisogna vedere se ti riprendo in squadra » la derise ma il sorriso che gli dipingeva le labbra lo tradì. Marlene era la migliore Cercatrice che i Grifondoro avessero da anni, il suo posto era praticamente certo.
Mary era già salita sulla carrozza, seduta composta vicino al finestrino. Lily si affrettò a seguirla, sperando che il battibecco fra i due le desse il tempo necessario a chiudere con prepotenza la porta. E bloccarla dall'interno, già che c'era.
 Il piede di Potter si introdusse fra lo stipite e lo sportello, proprio mentre stava per mettere in atto il suo piano.
« Aspettavi me, Evans? » le chiese ironico, mentre con una mano aiutava anche Marlene a salire.
Si sedettero, Potter ebbe per lo meno il buongusto di non mettersi al suo fianco. Lily voltò il viso verso il finestrino, decisa  a non spiccicare parola per tutto il breve viaggio. I torrioni di Hogwarts era già visibili all'orizzonte, così come il cancello in ghisa.
Si sarebbe potuto pensare che Potter si trovasse a disagio in una carrozza con altre tre ragazze. Ma ovviamente non era così: quello si comportava con la solita spocchia di sempre, ciarlando e ciarlando di Dio sa cosa. Era davvero incomprensibile come Marlene facesse a sopportarlo.
La risata piena di quest'ultima la costrinse involontariamente a girarsi. Era piegata in due sul sedile, con una mano si teneva la pancia, mentre con l'altra tentava di asciugarsi gli occhi.
« Ti giuro che è andata così! Charlus è impallidito di colpo quando ha visto la spilla di Caposcuola, credevo che stesse lì lì per svenire. Poi si è girato verso mamma e gli ha chiesto con un filo di voce “Chi è? Chi? Con chi mi hai tradito, donna?” » esclamò imitando la voce più bassa del padre. « “Questo non può essere mio figlio!” »
Si stava di nuovo passando le dita fra i capelli, ma il gesto era lievemente diverso dal solito. Pareva più goffo e il sorriso sghembo che aveva sulle labbra, contribuiva a dargli un'aria buffa. Lily si ritrovò a ridacchiare quasi senza rendersene conto. Lo realizzò un attimo dopo, voltandosi di nuovo verso il finestrino con le gote in fiamme. Non avrebbe dato quella soddisfazione a Potter.
La mano di Mary si chiuse sulla sua, mentre uno dei suoi rari sorrisi le adornava le labbra.
La osservò, pensando che nessuna riuscisse a capirla bene come lei.
La loro amicizia era sbocciata con naturalità, per un evento apparentemente banale: come lei, anche Mary McDonald era una Nata-Babbana.
L'aveva incontrata in corridoio, mentre un Corvonero del Quinto le dava apposta una spallata per farle cadere i libri e allontanarsi sghignazzando qualcosa a proposito del fatto che quello non era il posto per lei. Mary si era abbassata a raccoglierli senza  protestare, ma anche a distanza Lily aveva notato le due punte rosse sulle sue guance. Si era chinata al suo fianco e senza dire niente l'aveva aiutato a radunare pergamene e libri sparsi.
Da quel momento erano diventate amiche.
La famiglia di Mary aveva avuto difficoltà ad accettare di avere una strega in famiglia. Suo padre, un ricco industriale che si concentrava solo sull'azienda ben avviata, avrebbe voluto che la figlia studiasse Economia e Finanza, per poter un giorno prendere il suo posto e dirigere quel grande impero. L'idea che si chiudesse in un castello incantato a crescere Mandragole non gli era mai andata tanto a genio.
Come lei, Mary conosceva bene la sgradevole sensazione di sentirsi spaccata fra due mondi.
E meno male che non c'era differenza fra Nati-Babbani e Purosangue.
Sev mi ha mentito.
Un sorriso assorto le increspò le labbra.
La cosa non dovrebbe sorprendermi.
« Ehi, Lily, cos'è questo faccino triste? »
La voce di James si intrufolò fra i suoi pensieri come un tarlo.
« Niente che ti riguardi, Potter » rispose acida congiungendo  le braccia sul petto.
Si pentì, appena un po', della sua risposta secca, quando vide il sorriso che perennemente adornava le labbra di quel cretino sciogliersi come neve al sole.
« Già » mormorò impacciato, sistemandosi gli occhi sul naso. « Non volevo farmi gli affari tuoi... »
« Non farci caso, Jamie » cercò di rincuorarlo Marlene scoccandole un'occhiataccia. « Lils è nervosa di suo ».
Adesso sono io la cattiva della situazione? Potter può tormentarmi quanto gli pare e a me non è concesso nemmeno di rivolgergli una risposta pungente?
Ad impedirle di ribattere, e magari di ricordare a Lene che dopotutto visto che erano amiche si sarebbe dovuta schierare dalla sua parte, fu uno scossone che li avvertì che la carrozza si era fermata. Non fece nemmeno in tempo a dire “ma”, prima che James aprisse di scatto lo sportello, eccitato quasi più dei primini che emergevano dalla loro traversata del Lago Nero.
« Siamo arrivati! Siamo ad Hogwarts! » berciò quasi saltellando mentre l'aria fredda di Settembre si insinuava nell'abitacolo. « Ecco il castello, quello laggiù deve essere Hagrid – caspita, mi ero dimenticato di quanto fosse grosso, è enorme! - e quello vicino all'ingresso deve essere Gazza, con la sua stupida Mrs Sturb... Mrs Sturb! » ripeté concitato come ricordandosi d'improvviso di qualcosa. « Sirius mi ucciderà! »
Si lanciò giù dalla carrozza, sotto lo sguardo allibito delle tre ragazze che lo fissavano come se fosse d'improvviso impazzito. James si voltò un'ultima volta nella loro direzione prima di precipitarsi alla ricerca degli altri Malandrini.
« Ragazze scusate, devo proprio scappare! Ci vediamo allo Smistamento! E, Evans, sei stupenda anche quando hai il ciclo! » urlò prima di essere inghiottito dalla folla.
« CHE COSAA? » gridò in risposta Lily, sporgendosi dal finestrino e agitando i pugni. « Io non ho il... » si trattenne, intuendo che non avrebbe fatto che attirare l'attenzione più di quanto Potter non avesse già fatto.
Ingoiò la valanga di improperi che le si affollavano in gola e scese gli scalini ringhiando.
Più passava il tempo e più si convinceva che quell'anno si sarebbe concluso con un omicidio.
 
 
***
 
 
Se devi fare una cosa, falla da solo.
Di tutti gli insegnamenti che Orion aveva tentato di impartirgli, quello era forse l'unico che Sirius poteva prendere in considerazione.
Perché Prongs, ovviamente, è tutto preso a sbavare dietro alla Evans che tanto non ci starà mai.
Gli pareva impossibile che persino il loro sacro proposito di iniziare l'anno facendo incazzare Gazza passasse in secondo piano di fronte a un paio di belle gambe.
Che poi è piatta come una tavola, la Evans. Cosa avrà di così speciale...
« Paaad! »
L'urlo trafelato di James gli trafisse le orecchie.
« Alla buon ora » gli rispose secco mentre quello si metteva in fila davanti a lui.
Il rituale della perquisizione di Gazza era tremendamente noioso ed incredibilmente lento.  Soprattutto in quel momento in cui avrebbe fatto qualsiasi cosa per sedersi a tavola e mangiare un bel cosciotto. « Iniziavo a pensare che ti fossi dimenticato del piano ».
La risatina nervosa di James lo tradì.
« Ma no, che dici... »
Era palese che se ne fosse dimenticato. Osservò l'amico, le gote rosse per il freddo e la corsa, gli occhiali storti e i capelli talmente arruffati che pareva una pozione gli fosse appena esplosa in faccia.
È inutile. Tanto non rischio a rimanere arrabbiato con lui. È più forte di me.
Sospirò teatralmente.
« Vabbè » concesse magnanimo. « Ora sei qui. Vedi di darti da fare » concluse spingendolo dietro di sé.
Il tempo che Gazza impiegò per perquisire gli altri studenti gli parve mostruosamente lungo. Il tutto condito  dalle occhiatacce di Lupin, che non avevano informato del  piano per evitare una bella paternale già il primo giorno, ma che evidentemente si era ammoscato di qualcosa.
Il primo ad essere esaminato fu Codaliscia e Sirius si ritrovò a sghignazzare di fronte alla sua espressione schifata mentre il custode scorreva lo Spioscopo lungo tutto il suo corpo. Se l'esame fosse stato appena un po' più meticoloso probabilmente glielo avrebbe ficcato giù per gola. Alla fine Gazza si disse soddisfatto e passò a controllare Lupin, che prevedibilmente si rivelò pulito.
Adesso era il suo turno.
Gli si piazzò davanti, allargando le braccia a croce. Il custode era ancora più arcigno e dimesso di come lo ricordava.
Un giorno capirò perché ce l'ha così tanto con gli studenti. Non che mi importi più di tanto, ma sarà più divertente prenderlo in giro.
Uno dei suoi sorrisi canini gli deformò le labbra mentre dava inizio all'operazione “Fregare-il-custode-Gazza”.
« Salve, Argus, come va? » chiese con tono fintamente affabile.
In risposta ricevette un grugnito e lo spioscopo gli sfregò sulle gambe tanto ruvidamente che pensò volesse scorticarlo.
« Mi chiedevo... quanti anni ha di preciso Mrs Sturb? »
Gazza si paralizzò, raddrizzando la schiena di scatto.
« Che cosa vorresti dire, moccioso? » ringhiò mentre il suo sguardo preoccupato abbracciava quella palla rossastra che si ostinava a definire “gatto”.
« Niente, è solo che non mi sembra più agile come un tempo... Sa com'è, con la vecchia arrivano i reumatismi... e da un giorno all'altro sembra che non riescano più nemmeno a muoversi » rispose con il tono più innocente che riuscì a simulare.
Gazza lanciò una specie di urletto mentre si chinava su Mrs Sturb per accertarsi delle sue condizioni di salute. Sirius udì alle sue spalle James ridacchiare mentre pronunciava a bassa voce il “Pietrificus Totalus” e faticò a sua volta a mantenere la serietà.
« Mrs Sturb è ancora una ragazzina... Non è vero Mrs Sturb? » mormorò il custode con una voce carezzevole che non avrebbe mai usato se si fosse rivolto  a uno studente.
La gatta si irrigidì, divenendo in un istante simile a una statua di sale.
« Mrs Sturb! » trillò Argus, chinandosi ad accarezzarla.
Perfetto. Adesso che era distratto era il momento giusto.
Sirius fece il segnale a James e quello si affrettò a frugare sotto il mantello. Dopo pochi secondi estrasse la sua raccolta di Caccabombe e scherzi Zonko e si affrettò a lanciarli a Peter, ormai in salvo dai detector e dagli spioscopi di Gazza. Per un attimo parve che Peter non fosse in gradi di fare nemmeno una cosa così semplice come prenderli al volo, ma alla fine riuscì miracolosamente nell'impresa di non far cadere tutto per terra e nascondere il bottino nelle tasche dell'uniforme.
Minus e le sue mani di burro. Non so quante missioni sono state messe a rischio dalla sua goffaggine.
Con sconforto, scosse appena la testa.
« TU! »
Il ringhio gutturale di Gazza lo riscosse dai suoi pensieri.  Lo afferrò per il bavero della veste, quasi soffocandolo con il suo fiato rancido.
« Che cosa le hai fatto, razza di delinquente? »
« Io? Ma se non ho nemmeno la bacchetta in mano! » si difese esibendo la sua migliore faccia da schiaffi.
Adesso la risata di James era chiaramente udibile. Gettò un'occhiata distratta alla gatta e non riuscì a nascondere un ghigno: la botola di pelo era tremendamente buffa con la bocca semiaperta e gli occhi sbarrati le cui pupille vagavano avanti e indietro. Peccato che anche Gazza si fosse accorto del suo ghigno e questo avesse contribuito a peggiorare il suo umore: tempo cinque secondi e probabilmente avrebbe iniziato a schiumare dalla bocca. Intercettò alle sue spalle l'occhiata di rimprovero di Lupin, che sembrava infine aver capito che cosa era successo.
Argus lo lasciò andare di scatto, mentre si chinava a prendere in collo Mrs Sturb e ne accarezzava il pelo marmoreo. Il modo grottesco in cui si sforzava di trattenere le lacrime ed inspirava rumorosamente dal naso, accrebbero la sua ilarità.
Merlino, possibile che alla sua età non sappia riconoscere un incantesimo di Pastoia?
Il sorriso sparì dalle labbra mentre si accorgeva che alle sue spalle, Remus mormorava sotto voce il controincantesimo. Sbuffò impermalito, proprio mentre la gatta iniziava a riprendersi, come scongelata, e come prima cosa emetteva un miagolio di indignazione.
Sempre a sciupare tutto il divertimento. Che gli costava reggere il gioco per un altro paio di minuti? Ma tanto a lui Gazza non ha mai fatto lucidare tutte le armature del Settimo Piano...
Irritato per l'uscita di Lupin, cercò di estrarre di nascosto la bacchetta, sperando che il custode non se ne accorgesse. Precauzione inutile: era talmente contento per la resurrezione dell'obbrobrio rosso che non si sarebbe insospettito nemmeno se avesse gli avesse puntato la stecca sotto al naso.
In silenzio, pronunciò l'incantesimo di Engorgio.
Osservò soddisfatto Mrs Sturb che iniziava ad espandersi come un palloncino, complimentandosi mentalmente per il modo in cui aveva appresso gli Incantesimi-Non-Verbali. Stava diventando uno specialista, in quelli.
« Mrs Sturb! » gridò Gazza di nuovo.
La gatta aveva raggiunto le dimensioni di un cocomero molto maturo e le braccia rachitiche di Argus iniziavano a tremare per lo sforzo di trattenerla. Già  pregustava la scena del custode schiacciato dalla palla di pelo grande come una carrozza...
« Che sta succedendo qui? »
La voce tagliente della McGranitt gli procurò un brivido lungo la spina dorsale, spezzando la sua concentrazione. La gatta si sgonfiò, tornando alle sue dimensioni normali e dopo aver graffiato il padrone per la fretta di scendere dalle sue braccia, si precipitò per i corridoi, chiaramente spaventata.
« È colpa di queste pesti! » berciò Gazza, inferocito indicando lui e James. « Le fanno sempre i dispetti e ora la mia povera gatta... Devo correre a cercarla ma non credete che finisca qui! » li minacciò prima dietro le sue tracce.
Minerva sospirò, fissandoli con espressione truce. Sirius deglutì, sperando che la professoressa per una volta si mostrasse indulgente. Di tutti gli insegnanti, lei era l'unica che riuscisse ad instillargli un po' di sano terrore.
Forse è perché quando si arrabbia la sua voce assomiglia terribilmente a quella di Walburga... Una roba da brividi.
« Professoressa! » esclamò con un sorriso radioso James che evidentemente non si faceva di questi problemi. « La trovo in gran forma! Lo sa che ogni anno diventa più bella? »
La McGranitt lo fissò come se fosse indecisa se schiantarlo o scoppiare a ridere.
« Possibile che voi due riusciate a mettervi nei guai persino prima che l'anno inizi? » rifletté ad alta voce alzando gli occhi al cielo. « Per questa volta vi lascio andare, vorrà dire che finirò io le perquisizioni. Ma mi aspetto che chiediate scusa a Gazza: era così sconvolto... »
« Chiedere scusa? Ma se non abbiamo fatto niente! » protestò Sirius recuperando la sua faccia tosta. Si sarebbe sposato con una Purosangue prima di chiedere perdono a Gazza.
« E quella gatta si è gonfiata da sola, vero signor Black? Andate, su, o vi perderete la cerimonia ».
« Sempre detto che Argus le dà troppo da mangiare » rispose affabile affiancando James e varcando l'ingresso.
« Questa volta avete proprio esagerato voi due... » fu la risposta prevedibile di Lupin.
Sirius scrollò le spalle.
« Tutti questi controlli sono ridicoli. Se fossi un Mangiamorte che vuole utilizzare oggetti oscuri all'interno di Hogwarts, non sarebbe certo uno spioscopo a fermarmi. Gazza abusa del suo potere per tormentare noi studenti ed impedirci di portare qualche innocente scherzetto con noi » replicò sotto lo sguardo ammirato di Peter che ancora non si capacitava di come avessero fatto a scamparla di nuovo.
Remus scosse la testa, ma pareva rassegnato.
« La prudenza non è mai troppo con i tempi che corrono » si limitò a dire prima di piombare nel silenzio.
Sirius avrebbe voluto chiedere a James se era riuscito a fare qualche passo in avanti con la Evans, ma la vista della tavola rosso-oro già apparecchiata e piena di vivande, cancellò in un istante tutte le sue domande mentre lo stomaco gorgogliava rumorosamente per la fame.
Rimpinzarsi di cibo, al momento, era la sola priorità.
 
 
***
 
Ed ecco che  a voi  mi vengo a presentare
avanti, suvvia, state ad ascoltare.
Forse non son nuovo o accattivante
Ma per dirvi sto una storia interessante.
Narra di Hogwarts e la sua creazione,
dei Fondatori devo far menzione.
L’idea di giovani maghi educare
Fu di Sir Grifondoro
 
 
… infine il fier Serpeverde
di mente suadente,
abili parole e pensiero strisciante
rendon quel posto assai accattivante. 
Smistarvi io devo da quando Godric mi creò,
e a questa sorte mi dedicò,
ma nell'incertezza l'unione cercate
e in ogni compagno confidate.
I colori in fondo non dicono niente,
conta di più ciò che ciascuno sente.
 
Il Cappello terminò la sua ridicola canzoncina, seguita subito da applausi scroscianti.
Batté le mani svogliatamente, perché quello era ciò che si aspettava da lui, ma la sua mente era altrove, disinteressata alla fila di bimbetti tremanti che avanzavano verso lo sgabello come se fosse un orrendo mostro a due teste. 
I suoi occhi piccoli e neri percorsero la lunga tavolata verde-argento mentre lo squarcio sul Cappello si apriva, gridando il nome di un nuovo Tassorosso. Fece forza su se stesso per non guardare dalla parte opposta della stanza, mentre qualcosa di acuminato gli pungeva le viscere.
Era la voglia, acuta ed insaziabile di vederla, di sapere che stava bene, che rideva e scherzava felice con le sue amiche.
Era la voglia di assicurarsi che l'estate trascorsa lontani non avesse mutato il brillio malizioso del suo sguardo, non avesse cancellato quella sfumatura dorata che avevano i suoi capelli colpiti dalla luce delle candele o fatto svanire le fossette che le si dipingevano sulle guance quando sorrideva.
La mano di Mulciber si abbatté sulla sua spalla, riscuotendolo dai suoi pensieri.
« Ehi, Piton! Cos'è questo muso lungo? Non sei contento di essere di nuovo ad Hogwarts? »
Si liberò dalla stretta, fissando il volto di quello. Aveva sempre pensato che vi fosse qualcosa di strano nei lineamenti di Mulciber, come se la Natura si fosse accanita a voler dimostrare che sì, a volte l'aspetto fisico rispecchiava il carattere di una persona. Perché Mulciber era esattamente come appariva: grosso, stupido e cattivo.
« Ti aspettavi che facessi i salti di gioia? » gli rispose pungente.
Il Serpeverde gli rivolse un'occhiata astiosa, mentre Avery al suo fianco sghignazzava.
Sapeva che non era il caso di provocarlo. Con tipi come lui, il modo migliore di comportarsi era fingere di essere umili e devoti per poi rigirarseli come creta tra le dita.
Ma quella sera era troppo di cattivo umore per badare a non contrariarlo troppo.
È perché è il primo giorno. Il peggiore.
« Be' dovresti.  È l'ultimo anno. Poi finalmente lasceremo questo posto di merda e sappiamo già quale sarà il nostro destino, non è vero? »
Si leccò un angolo delle labbra, come assaporando qualcosa di gustoso.
« Forse questo non è il posto migliore per accennare al nostro futuro... » si sforzò di accennare un sorriso, per mascherare il rimprovero.
Mulciber scosse le spalle.
« Che importa. Presto niente di tutto questo conterà più un accidente ».
Il primo Serpeverde venne assegnato alla loro Casa e Mulciber si alzò in piedi gridando come gli altri, dimenticando in un attimo la sua presenza. Piton sapeva che dove tutti vedevano un nuovo compagno, Mulciber vedeva una nuova, possibile recluta, ma quel pensiero non riusciva a distrarlo più di tanto.
Di nuovo quel pizzicore ai polpastrelli, la tensione innaturale al collo, la postura rigida delle spalle. Il ragazzino che avanzava adesso verso il Cappello aveva qualcosa che gli ricordava se stesso da piccolo. Forse era il modo in cui si tormentava le dita o forse il fatto che mentre si calava quella tuba cenciosa sulla testa i suoi occhi non abbandonavano nemmeno per un istante una ragazzina esile a pochi passi di distanza.
Non pensarci. Non ha senso rivangare il passato.
Distolse lo sguardo, ma niente di ciò che lo circondava sembrava in grado di catalizzare la sua attenzione. Mulciber e Avery avevano iniziato a confabulare fra di loro, mentre Regulus  li fissava con palese aria di disapprovazione. Probabilmente si stavano esponendo, troppo, come era loro solito e il minore dei Black non pareva gradire molto la cosa.
Regulus non gli dispiaceva. Contando come era venuto su il fratello maggiore, trovava che fosse un piccolo miracolo della genetica. Era sveglio, intelligente, taciturno. Tutte doti che Piton sapeva apprezzare immensamente.
Il silenzio, in quel momento, era ciò che gli mancava di più. La cacofonia dei suoni nella Sala era impressionante. I suoi compagni che fischiavano i membri smistati a Grifondoro o Tassorosso, Avery che rideva in quel suo modo sguaiato, il Cappello che berciava nomi su nomi;  il borbottio degli studenti, lo strusciare dello sgabello sul pavimento in pietra;  la McGranitt che srotolava quella pergamena che sembrava non finire più.
Eppure, anche in mezzo a quel frastuono, lo sentì lo stesso quel suono che per lui aveva la freschezza dell'acqua che scorreva sotto i pini di Cokeworth. Tintinnante, spensierato, vivo. Suo.
Questa volta tutta la sua forza di volontà non fu sufficiente ad impedirgli di girare la testa e fissare la tavola coperta di rosso.
Lily Evans rideva di gusto, la testa rovesciata all'indietro, il collo bianco esposto al suo sguardo bramoso. L'aveva vista ridere mille volte eppure ogni volta si scopriva impreparato di fronte a quello spettacolo, dilaniato dall'urgenza di avvicinarsi per poter cogliere meglio le sfumature della sua espressione.
È proprio come in quelle estate roventi sotto il vento caldo di  Cokeworth. Per quanto bevessi da quel ruscello, non riuscivo mai a dissetarmi.
Lily smise di ridere di colpo, mentre i suoi occhi si intrecciavano ai suoi al di là della stanza.
Distolse lo sguardo, incapace di sopportarne la vista.
Le  iridi di Piton si appuntarono sul Cappello che trionfo come ogni anno si affrettava a smistare gli ultimi ragazzi.
“I colori in fondo non dicono niente. Conta di più ciò che ciascuno sente”.
Stronzate.
Quello stupido pezzo di stoffa doveva essere stato intriso nell'ipocrisia dal Fondatore che lo aveva creato. Adesso che nel Mondo Magico c'era un frattura che si allargava sempre di più predicava l'unione e l'amicizia, ma quando c'era stato lui... Quando era stato il suo turno di essere smistato... Allora niente del genere aveva avuto importanza.
 
« Evans, Lily! »
Lei era avanzata con quel suo passo leggero da folletto.
Aveva paura, ma faceva di tutto per cercare di non farlo vedere. Camminava con il mento alzato e lo sguardo deciso, ma lui la conosceva troppo bene per non leggere la tensione nel volto più pallido del solito, per non individuare il lieve tremito delle mani che si stringevano intorno al Cappello.
L'aveva osservata calarselo in testa e per la prima volta in vita sua Severus aveva pregato.
Salazar, i Fondatori, Dio, il Destino. Non gli importava chi.
Bastava solo che non gli strappassero la cosa più bella che aveva conosciuto fino a quel momento.
« Grifondoro! »
Aveva rilasciato il fiato di colpo, come se qualcuno lo avesse colpito bruscamente alle spalle con un pugnale.
Lily si era tolta il Cappello e gli aveva rivolto un'ultima occhiata di scusa. Poi si era avvicinata alla tavola rosso-oro che la applaudiva entusiasta. Era stato solo per un secondo, però lui aveva intravisto il sorrisetto di sollievo che le aveva arricciato le labbra.
Non ha mai desiderato finire a Serpeverde. Lo diceva solo per farti contento.
La voce che sibilava nella sua testa aveva il tono ruvido di sua madre Eileen.
Osservò apatico la fila che si riduceva progressivamente sotto i suoi occhi. Il ragazzino dalla zazzera improponibile che lo aveva apostrofato duramente in treno era proprio dietro di lui e sembrava che qualcuno gli avesse fatto un incantesimo di Tarantallegra. Non riusciva a stare fermo neanche un secondo, le dita correvano frenetiche come tanti piccoli ragni ad aggiustarsi gli occhiali sul naso o a lisciare le ciocche che in tutta risposta stavano ancora più ritte.
Avrebbe voluto dirgli di smetterla, perché lo irritava da morire. Ma le labbra rimasero congiunte in un'unica linea sottile, mentre la morsa al petto non accennava a diminuire.
Siete sempre stati troppo diversi tu e lei, Severus. Te lo avevo detto che non ci sarebbe stato un futuro per voi, no? Te lo ripetevo sempre che non c'è futuro per chi sceglie con il cuore e non con la testa...
« Piton Severus! »
Le sue gambe si mossero automaticamente, portandolo al centro della Sala. Si calò il Cappello sul capo e tutto divenne buio.
« Oh, oh, che cosa abbiamo qui? Mmm vedo una mente pronta e scaltra... Ambizione e un certo marcato egoismo che... Ragazzo mio, direi che sappiamo entrambi in quale Casa ti troveresti meglio, non è vero? »
Serpeverde. Hai sempre saputo che era la tua strada.
« Già, è quello che pensavo anch'io. Eppure... sbaglio o una parte di te, non ne è poi così sicura? »
In un flash improvviso vide se stesso che si alzava e il Cappello che urlava a squarciagola “Grifondoro”. Vide Lily che gli si avvicinava e gli gettava le braccia intorno al collo, con quel suo sorriso che era come una benedizione. Sarebbero stati insieme, come le aveva promesso.
« Non credo che sarebbe la scelta giusta, ragazzo ».
La voce gracchiante del Cappello lo riportò alla realtà. Le sue dita si serrarono intorno allo sgabello fino a sbiancare.
« Salazar ti avrebbe di sicuro voluto al suo fianco. Sei ambizioso, furbo, con una punta di irriverenza che avrebbe di certo apprezzato. Ma a Grifondoro... saresti come un pesce fuor d'acqua».
Ma avrei Lily.
« Mi dispiace, ragazzo... Serpeverde! » gridò a voce alta.
Severus se lo tolse lentamente, reprimendo la voglia di gettarlo per terra e pestarlo fino a ridurlo a brandelli. Si diresse a passi rigidi dalla parte opposta della Sala, dove lo stendardo di un serpente sinuoso lo accolse insieme a un coro di freddi “Benvenuto”.
Non si girò verso la tavola rossa nemmeno per un istante.
Non avrebbe sopportato vedere tutta quella distanza a dividerli.

 
 
 

 
 
Ciao a tutti!
 
Per questo capitolo mi sono fatta un po’ attendere XD
Spero che vi sia piaciuto e come sempre ogni critica è ben accetta.
 
I miei sentiti ringraziamenti a: yawaraf, _Il colore del vento_, oceanodilibri, fairyelly83 che hanno commentato lo scorso capitolo. Non vi ho ancora risposto e mi scuso enormemente: cercherò di recuperare a breve.
 
Un grazie anche i nuovi preferiti, seguiti, ricordati.
 
Un saluto e un bacio,
Ely
  
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