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Autore: ChrisAndreini    20/03/2016    7 recensioni
Sans è uno scheletro particolare.
E' forte, molto più forte degli altri mostri, ma non ama mostrare la sua forza se non in momenti di massima importanza.
Ma perché? Cosa l'ha reso così?
Forse la risposta potrebbe celarsi nel suo passato. Nella sua infanzia con il fratello minore e con il padre scienziato W. D. Gaster. Nel CORE, la sua prima casa prima di trasferirsi a Snowdin.
Nel periodo che considererà per sempre il più doloroso e difficile della sua vita.
Dal testo:
-Hai idea di quanto sia frustrante creare un composto perfetto, che potrebbe rendere i mostri più forti, forse anche più degli uomini, e non trovare nessun volontario per testarlo, mentre il re ti sta col fiato sul collo?-
-Io… io non… non ne ho idea- rispose lui incerto, ancora fermo sulla soglia.
-Sans, figlio mio- Gaster si alzò e si avvicinò al ragazzino, che rimase immobile, fissandolo con occhi sgranati -Sarai tu il mio volontario?-
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Papyrus, Sans
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Determination

 

Quando era piccolo, Sans viveva nel CORE.

Non che fosse un bel posto dove vivere e in cui crescere insieme a suo fratello Papyrus, ma loro padre lavorava lì come scienziato reale, ed era il creatore di quella struttura, perciò non avevano molta scelta.

Non c’erano molti bambini con cui giocare, dato che era perlopiù una zona di ricerca e lavoro, e la maggior parte dei coetanei dei due fratelli vivevano ad Hotland e a Waterfall, perciò Papyrus e Sans molto spesso giocavano insieme, e questo li aveva uniti molto, nonostante la grande differenza di età.

Infatti, mentre Sans era un preadolescente, Papyrus era ancora un bambino molto piccolo, che si esprimeva con poche parole, anche se “grande”, “Papyrus”, “puzzle”, “spaghetti” e soprattutto “Sans” erano già impiantate nel suo cervello, insieme a poche altre, e le ripeteva molto spesso. Una di queste altre era “Papà!”

E fu questa parola pronunciata dal fratello minore che diede il via a quello che Sans avrebbe per sempre considerato il periodo più difficile e doloroso della sua vita.

Infatti, una sera probabilmente, anche se era difficile distinguere il giorno dalla notte sottoterra, Papyrus accolse in questo modo il padre appena tornato da lavoro, con la sua solita voce allegra e il sorriso innocente.

Sans stava leggendo un libro seduto sulla poltrona del salotto, e Papyrus era a terra a giocare con dei blocchi colorati per creare vari puzzle e labirinti che tanto avrebbe voluto realizzare davvero una volta cresciuto, per tenere alla larga gli umani.

W. D. Gaster guardò il figlio minore cupamente, accennando un saluto poco sentito, poi si avviò nel suo studio, senza più prestargli attenzione.

Il sorriso di Papyrus scomparve, e il bambino si rivolse al fratello.

-Sans, cos’ha papà?- chiese, preoccupato.

Lo scheletro alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, e guardò la porta dalla quale il padre era sparito.

-Scommetto che non è niente, tu continua a giocare, io vado a vedere- lo rassicurò, posando il libro e avvicinandosi a lui per dargli un buffetto affettuoso nell’apertura del naso.

-Non è un gioco, è un elaborato puzzle che metterà a dura prova gli umani una volta realizzato su grande scala- obiettò il bambino, con orgoglio, e Sans ridacchiò, felice del suo entusiasmo.

Poi si avviò verso lo studio del padre, che aveva lasciato la porta aperta, come aspettandosi il suo arrivo.

-Papà, va tutto… bene?- chiese il ragazzo, rimanendo ammutolito alla vista di suo padre con la testa tra le mani era seduto sulla scrivania in mezzo ad un caos provocato per rabbia dai suoi Gasterblaster.

Sans valutò l’idea di tornare sui suoi passi e lasciar sfogare il padre, ma lui gli rivolse la parola, e Sans rimase lì dov’era, in silenzio.

Conosceva bene i suoi sbalzi d’umore, ma quella rabbia e quella distruzione così veloce e silenziosa lo spaventavano.

-Hai idea di quanto sia frustrante creare un composto perfetto, che potrebbe rendere i mostri più forti, forse anche più degli uomini, e non trovare nessun volontario per testarlo, mentre il re ti sta col fiato sul collo?- chiese a voce bassa, senza muoversi e senza guardare il figlio, come se stesse parlando tra se.

Sans non sapeva cosa rispondere, e stava iniziando a valutare nuovamente l’idea di tornare in salotto quando il padre girò la testa verso di lui.

-Ti ho fatto una domanda, Sans- insistette guardandolo con sguardo penetrante da dietro gli occhiali.

-Io… io non… non ne ho idea- rispose lui incerto, ancora fermo sulla soglia.

-Sans, figlio mio- Gaster si alzò e si avvicinò al ragazzino, che rimase immobile, fissandolo con occhi sgranati -Sarai tu il mio volontario?- questa richiesta sembrò quasi un’imposizione, mentre senza mostrare emozioni lo guardava dall’alto in basso.

-Co_cosa? Io… io non…- Sans fece un passo indietro, allontanandosi dal padre, che storse il naso, o almeno lo avrebbe fatto se l’avesse avuto, deluso, e lo superò, come a dirigersi in salotto, dove Papyrus, ignaro di tutto, stava ancora progettando puzzle con i blocchi.

Sans capì dove il padre voleva andare a parare prima ancora che egli aprisse bocca, e sobbalzò.

-Me lo sarei dovuto aspettare da un codardo come te, sono certo che tuo fratello sarà entusiasta di collaborare- Gaster lo disse con semplicità, e senza la minima traccia di ricatto, ma Sans non avrebbe mai potuto permettere a suo padre di fare del male a Papyrus, e questo Gaster lo sapeva bene.

-Aspetta!- Sans prese il braccio del padre per fermarlo, e lui, accennando un sorriso soddisfatto, si girò verso di lui.

-Io… io lo farò- acconsentì Sans, abbassando lo sguardo.

Il padre gli sorrise, e gli diede una pacca sulla spalla, mentre lo superava nuovamente per tornare nel suo studio.

-Cominceremo domani dopo la scuola. Ti aspetto nel mio laboratorio, non fare tardi- fu tutto quello che gli disse prima di chiudersi dentro lo studio, lasciando il figlio stralunato, con la bocca secca.

Respirò profondamente, cercando di bloccare il tremore, poi tornò in salotto, per prendere il libro che aveva lasciato lì ed andarsene in camera. Sentiva il bisogno di stare da solo.

-Sans, Sans, allora, cos’ha papà?- lo accolse Papyrus con un grande sorriso.

-Le solite cose, Paps. E’ stressato per il lavoro, tutto qui- Sans cercò di sorridere ed assumere il tono più normale e rilassato del suo repertorio.

-Ha portato gli spaghetti? Sto morendo di fame- aggiunse il fratello minore, dimenticando subito la questione “papà”.

Sans lasciò perdere il libro e prese in braccio il fratello, sorridendogli.

-Vieni, ti preparo un po’ di noodles di veloce cottura- e si diresse in cucina.

-Wowie!- esclamò contento Papyrus, battendo felicemente le mani e poi stringendosi a Sans per non cadere.

Mentre raggiungevano la cucina rimasero in silenzio, poi Sans posò il fratello e aprì il frigo, cercando di non pensare a quello che avrebbe fatto con il padre il giorno dopo.

-Paps, ti proteggerò sempre. Lo sai, vero?- gli disse a sorpresa, prendendo un pacchetto di noodles e riempendo una pentola d’acqua.

-Non serve, fratellone. Io sono il più grande che ci sia, sarò io a proteggere te per sempre- affermò convinto Papyrus, cercando di arrampicarsi sulla sedia e rischiando seriamente di cadere di faccia.

Sans lo guardò ridendo, mentre aspettava che l’acqua bollisse.

Non gli importava cosa sarebbe successo, se serviva a proteggere Papyrus dall’esaltazione del padre, avrebbe fatto di tutto.

***

Il giorno dopo Sans dovette declinare l’offerta della sua compagna di classe Alphys di rimanere a Hotland per studiare i puzzle da tempo disattivati che riempivano quella zona, e fu uno dei primi ad occupare l’ascensore, per tornare presto nel CORE.

Non sapeva perché avesse tutta quella fretta di arrivare puntuale, forse perché temeva che se avesse ritardato Gaster si sarebbe spazientito ed avrebbe usato il fratello come cavia, o forse perché credeva che se avesse indugiato troppo si sarebbe spaventato e non avrebbe mai raggiunto la sua meta.

Fatto sta che non appena arrivò a destinazione trovò il padre all’ingresso, che parlava animatamente con il re.

Sans valutò l’idea di nascondersi da qualche parte ed uscire fuori una volta che il re fosse andato via, dato che non era del tutto sicuro che quello che il padre avrebbe fatto fosse del tutto legale, ma Gaster lo vide, e gli fece cenno di avvicinarsi.

Sans si avvicinò incerto, e il padre gli mise una mano sulla spalla.

-Ora, se vuoi scusarmi, Asgore, sono molto impegnato. Vieni Sans, sei in ritardo- mentre il padre lo trascinava all’interno del laboratorio, Sans ebbe appena il tempo di chinare un momento il capo in segno di rispetto e non vide il re, quando diede l’ultimo avvertimento.

-Non fare sciocchezze, Gaster. E’ pericoloso sperimentare tanto con le anime dei mostri- disse infatti lui alle loro spalle.

Sans sgranò gli occhi.

-Vuoi… vuoi sperimentare con la mia anima?- chiese spaventato al padre, che annuì distrattamente, mentre lo conduceva attraverso i lunghi corridoi del laboratorio.

-Ma, papà, io non so se… -provò ad obiettare Sans, mentre raggiungevano una sala per esperimenti piena di ampolle contenenti i liquidi più disparati.

-Vedi questa sostanza blu? E’ un composto che ho chiamato Determinazione, ed è studiato per rafforzare l’anima dei mostri ed ampliarla con nuove abilità magiche al di là di ogni comprensione. Tenta di raggiungere la potenza dell’anima degli umani- senza ascoltare le sue incertezze, Gaster prese un’ampolla contenente un brillante liquido dai colori passanti tra il blu e l’azzurro e la mostrò al figlio, con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

Sans indietreggiò portandosi una mano al petto e lasciando cadere lo zaino. Fissava l’ampolla ad occhi sgranati, mentre il padre prendeva una siringa e la riempiva a metà.

-Credo che potremmo iniziare con una mezza dose. Tutto sta nel trovare un buon punto dove somministrarla- lanciò un’occhiata al figlio terrorizzato che ormai aveva raggiunto la fine della stanza, e lo squadrò, studiandolo bene.

-Papà, sei… sei sicuro che…?- provò nuovamente ad obiettare Sans, con le spalle al muro e nessuna via di fuga.

Il padre sorrise, tentando di suonare rassicurante.

-Non preoccuparti, figliolo. Un po’ di questo e dovresti smettere di avere paura- gli si avvicinò, cercando il luogo perfetto.

Sans chiuse gli occhi, voltando la testa di lato per non vedere, e a Gaster venne l’idea perfetta.

-Sans, tieni gli occhi chiusi- gli ordinò, mentre prendeva il volto del ragazzo con la mano e lo spostava per decidere in quale dei due occhi l’avrebbe iniettato, approfittando del piccolissimo spessore che rimaneva.

-Papà?- chiese Sans, confuso, aprendo gli occhi.

Vedendo la siringa a pochi centimetri dal suo occhio destro si ritirò, e cercò di spingere via il padre, che però lo tenne fermo.

-Tranquillo, Sans, tra un po’ tutto andrà meglio. Tu quale mano usi maggiormente?- chiese, con il solito tono sfuggente che non faceva trasparire niente di più che una curiosità professionale e un desiderio morboso che l’esperimento funzionasse.

-La sinistra, ma…- Sans rispose con voce impastata, ma il padre non lo lasciò finire, troppo fomentato.

-Chiudi gli occhi, Sansy- lo incoraggiò Gaster, e il ragazzo li strizzò, cercando di trattenere il groppo in gola e le lacrime che gli stavano risalendo per il terrore.

-Bene, così- non appena somministrò il composto, Sans non riuscì a trattenere un urlo, e mentre Gaster si allontanava e prendeva un taccuino per segnare eventuali reazioni interessanti, il figlio cadde a terra, tenendosi l’occhio, mentre sentiva il liquido attraversargli le ossa e bruciargli attraverso tutto il corpo, fino alle radici della sua anima. Sentì un’energia irrefrenabile scorrergli lungo le ossa, un’energia che lui però non riusciva a controllare o sopportare.

Rimase piegato a terra per il dolore per un tempo che parve indefinibile, mentre il padre lo osservava senza battere ciglio, indolente verso le sue sofferenze e le sue lamentele che non riuscivano ad uscire completamente formate dalla bocca.

Segnò qualcosa sul taccuino che Sans ovviamente non vide, ma che sperava non fosse un “aumentare la dose” e poi si avvicinò al figlio, che era aveva smesso di parlare, ma respirava a fatica, tenendosi il volto tra le mani.

-Sans, sei stato davvero bravo- si complimentò tentando di tirarlo su, ma lui, tenendosi l’occhio con la mano destra, lo spinse con l’altra, e gli diede le spalle.

-Direi che è stato positivo, il soggetto ha risposto allo stimolo e si sta riprendendo- prese un ulteriore appunto, e Sans si girò a guardarlo, furente, e sempre con l’occhio sinistro chiuso.

-Non sono un soggetto, sono tuo figlio!- disse con voce impastata, asciugandosi velocemente le lacrime, che avevano il colore del composto appena iniettato. Gaster prese nota.

-La prossima volta cerca di non piangere, potresti mettere in seri difficoltà l’esperimento- gli disse, valutando la situazione.

-La prossima volta? NON CI SARA’ UNA PROSSIMA VOLTA!!- urlò Sans, battendo un pugno a terra e facendo comparire un piccolo ossicino da terra. L’occhio sinistro, da dietro la mano, sembrava brillare lievemente.

Gaster sorrise, soddisfatto.

-E’ più di quanto mi aspettassi, devo dirlo. Puoi tornare a casa, Sans, domani torna qui, dopo scuola. Ora è il caso che tu ti riposi- gli indicò l’uscita, e smise di dargli attenzioni, mentre lavorava sul siero e sugli appunti che aveva preso.

Sans era ancora furioso, ma la scarica di energia che era seguita subito dopo aver preso la sostanza si stava velocemente esaurendo, e la vista gli si stava annebbiando.

Si alzò in piedi, e prese lo zaino, barcollando come un ubriaco.

Cercò di avvicinarsi al padre, ma cadde a terra.

-Non tornerò- gli disse, a denti stretti, mentre provava a rialzarsi.

Il padre smise un attimo di scrivere e sollevò la testa, girandola leggermente.

-Sai che succederà se non lo farai, vero?- lo minacciò con leggerezza, e a Sans vennero nuovamente le lacrime agli occhi, che cercò di trattenere, per orgoglio, e non per far piacere al padre.

-Ricordati di non piangere, o ci impiegheremo ancora più tempo- gli ricordò Gaster, prima di tornare ai suoi studi.

Sans si alzò in piedi a fatica, trascinando con un braccio lo zaino, mentre con l’altro usava i muri come sostegno.

Non si ricordava bene come fosse tornato a casa, fatto sta che non appena arrivò non fece nemmeno in tempo a salire in camera o salutare il fratello minore, che era già a terra a dormire, troppo stanco per qualsiasi cosa e usando lo zaino come cuscino.

Papyrus lo vide pochi minuti dopo, allertato dal suo russare, e cercò di svegliarlo, poi spostarlo, entrambe le cose senza molti risultati.

-Sans? Che pigro che sei, avevi detto che mi avresti portato ad Hotland oggi!- si lamentò, sbuffando. Poi prese una coperta e un cuscino, e decise di unirsi a lui, appisolandosi sulla sua schiena.

Nel sonno, Sans sorrise, come se avesse sentito quel contatto.

***

Inizialmente il composto di Gaster, oltre a dare dolore sempre più insopportabile, non sembrava dare effetti sperati, anzi, Sans era ogni giorno più irritabile e soprattutto stanco, e gli unici momenti in cui era davvero lucido si rivelavano essere proprio quelli di dolore che viveva quando era sotto l’effetto del serio, che ogni volta gli dava una enorme scarica di energia sempre più duratura e controllata.

Il punto di svolta si ebbe un paio di settimane dopo la prima iniezione di Determinazione.

-Ho aumentato maggiormente la dose, sto iniziando a credere che quello che avevo visto la prima volta fosse solo un tuo riflesso, e non un effetto del composto- commentò Gaster, che era irritato dall’assenza di risultati.

Dopo l’assunzione di quel giorno, sempre per via oculare, l’unica reazione di Sans fu prendersi la testa tra i pugni chiusi e strizzare gli occhi cercando di controllare il dolore.

Non ci furono risultati, ma Sans si sentì più sveglio, come ormai spesso accadeva. Rimase a testa bassa.

Il padre lo guardava, e scuoteva la testa deluso.

-Questa ricerca è a un punto morto- commentò, sospirando.

Sans rimase immobile.

-Forse non sei il mostro giusto per portarla a compimento, forse dovrei prenderne un altro- questa volta, a differenza delle successive, Gaster non stava cercando in Sans un qualche responso, ma stava semplicemente facendo considerazioni ad alta voce. Il risultato però arrivò ugualmente.

Sans alzò la testa di scatto, ma Gaster non se ne rese neanche conto, mentre segnava sul suo taccuino.

-Forse potrei prendere quella Alphys, sembra sempre così interessata alla scienza, ogni volta che passo per Hotland la trovo in mezzo ai puzzle a cercare di capire come funzionano- continuò a riflettere Gaster, e a quel punto accadde qualcosa che lasciò spiazzati entrambi.

Sans aveva chiuso il pugno sinistro, mentre l’occhio aveva ripreso a brillare, come il primo giorno.

-NON OSARE!!- intimò al padre, un’aura blu-azzurra ricoprì il pugno, e Gaster venne sbalzato giù dalla sedia, e sbattuto contro il muro alla fine della stanza, dove rimase bloccato.

Guardò il figlio confuso, e, mentre lui si accorgeva di cosa stava facendo e lasciava andare il tutto, guardandosi la mano spaventato, con un grande sorriso suo padre raggiunse il taccuino caduto nello sbalzo e ci appuntò sopra quello che era appena successo.

“Agisce quando è arrabbiato. Abilità telecinetiche”

Sans si prese la testa, mentre la lucidità che lo aveva pervaso spariva tutto a un tratto.

Dentro di se sperava con tutto il cuore che quella tortura sarebbe durata il meno possibile, non ce la faceva già più, ma ancora non riusciva a dire di no al padre, senza contare che lui lo teneva in pugno minacciando le persone a lui più care.

Gaster, dal canto suo, era convinto che stesse solo raschiando la superficie di quello che sarebbe potuto essere il più grande risultato della sua carriera.

Perché ormai era completamente ossessionato da quell’esperimento, ormai per lui, lo scheletro che aveva davanti non era più un figlio, e non era neanche considerato da lui un mostro vero e proprio.

Mentre Sans già supplicava la fine, per Gaster quello non era che l’inizio.

***

I primi veri problemi iniziarono qualche mese dopo il primo esperimento.

Sans non riusciva più a sopportare tutto quel dolore, e sentiva il suo corpo mano a mano indebolirsi sempre di più, giorno dopo giorno.

Iniziò a dormire ogni momento possibile, e viveva sempre un sonno senza sogni del tutto simile alla morte.

Questo stato di sonnolenza nervosa gli fece dimenticare i suoi doveri di studente, di amico, e soprattutto di fratello maggiore, iniziando a tralasciare Papyrus e non passare più tanto tempo con lui come una volta.

Quel giorno in particolare, era più stanco del solito, perché aveva litigato con il fratello che gli aveva impedito di dormire per qualche ora che sarebbe stata davvero necessaria.

Quando Gaster gli diede la solita reazione quotidiana, Sans rimase fermo, abbandonato a se stesso come una bambola di pezza.

-Sans, prova a muovere la palla che è sul tavolo- lo incoraggiò il padre, indicando una pallina di carta posata davanti a lui.

Sans non alzò nemmeno la testa, troppo provato per fare qualsiasi cosa.

-Sans, non rendere le cose complicate, l’esperimento sta andando bene, ma tu devi impegnarti. Sii determinato!- provò ad incoraggiarlo Gaster, con una certa veemenza.

Ma Sans non era determinato, non voleva continuare con questa tortura, e il suo stato d’animo si esternò attraverso il suo stesso corpo, che, con lentezza disarmante, iniziò quasi a sciogliersi.

Nessuno dei due se ne accorse subito.

-Sans…- il padre iniziò a rimproverarlo, ma il ragazzo lo interruppe, con voce spezzata.

-Voglio farla finita- disse con voce bassa, mentre alcune lacrime azzurre gli scendevano lungo le guance, senza che lui potesse controllarle.

E non furono l’unica cosa che iniziò a colare.

Gaster se ne accorse, e indietreggiò, spaventato.

-Sans! Oh, no!- esclamò, mentre vedeva il figlio sciogliersi davanti agli occhi.

Certo, poteva sembrare che fosse per la sua salute, ma in realtà tutto quello a cui Gaster stava pensando era il tempo sprecato per un esperimento che si stava decomponendo davanti ai suoi occhi.

Sans si chiuse nella sua stanchezza, non voleva più vivere, e Gaster si scervellò per cercare un modo per renderlo determinato prima che fosse troppo tardi.

-Lo sapevo che non eri tu il soggetto, speravo che lo fossi, che fossi abbastanza forte, ma mi sono sempre sbagliato- iniziò a gettare all’aria i libri posati sugli scaffali, in un impeto di rabbia, ma Sans non lo sentì nemmeno.

-Ma non mi interessa, prenderò qualcun’altro, magari la nuova piccola recluta pesce del re, o quella ragazzina dinosauro a cui tu tieni tanto- provò a minacciarlo, cercando una sua reazione, ma Sans quasi non lo sentì.

-Fa quello che vuoi- gli disse solo, tra le lacrime, e con voce bassa e impastata.

-Hai ragione, dovrei prendere Papyrus, potrei sempre dirgli che sei morto per colpa degli umani. La sua sete di vendetta sarà alle stelle- rifletté Gaster, avvicinandosi al figlio e scandendo bene ogni parola.

Sans smise di sciogliersi, e alzò leggermente lo sguardo sul padre, con un’espressione indecifrabile.

-Pensa che inarrestabile macchina da guerra…- se inizialmente Gaster stava solo cercando di provocare Sans, iniziò a vedere le grandi potenzialità di quell’idea, e Sans se ne accorse con terrore.

Piano piano iniziò a vedere un appiglio a cui aggrapparsi.

-Non…- disse in un sussurro che non udì neanche lui stesso.

-Sarebbe perfetto, prendere le anime umane sarebbe incredibilmente facile- ragionò Gaster, sedendosi alla sua scrivania e iniziando a segnare qualche appunto.

Sans non ci vide più dalla rabbia.

Un conto era minacciare la salute di Papyrus, cosa che comunque non avrebbe mai potuto accettare, un contro però era cercare di cambiare e corrompere da così piccolo la sua anima, la sua purezza di cuore e di spirito. 

Perché Papyrus era ben più di un semplice bambino, era il mostro più innocente, amabile e puro che Sans avesse mai incontrato, e che mai avrebbe incontrato in futuro, benché cercasse in tutti i modi di essere spaventoso e cattivo, alle volte.

-NON PAPYRUS!!- urlò Sans, prendendo un Gasterblaster del padre e usandolo contro di lui, che si spostò appena in tempo.

-Sans, non puoi proteggere una persona da morto- gli sussurrò il padre, riprendendo dominio dei Gastarblaster ed indirizzandoli verso il figlio, che però li evitò quasi d’istinto, mentre il corpo tornava ad essere solido.

Entrarono senza neanche rendersene contro in un combattimento, e Sans era parecchio in vantaggio.

-Sans, non puoi schivare gli attacchi ora- Gaster era convinto di averlo messo alle strette, ma Sans non si sentiva vincolato, a differenza di quello che succedeva di solito durante un combattimento.

Infatti, al successivo attacco di Gaster, Sans riuscì a schivarlo senza problemi, senza causare nessun abbassamento dei suoi hp, che erano stranamente molto alti.

Gaster lo guardò incredulo, senza capire come mai Sans fosse capace di schivare e appuntandosi mentalmente di scriverlo sul suo taccuino.

Forse aveva ancora interessanti doti da sperimentare.

Era il momento di Sans di combattere, ma non lo attaccò.

-Lascia Papyrus fuori da questa storia!- gli intimò, con l’occhio brillante e il pugno chiuso, con l’aura azzurra.

-Altrimenti?- chiese Gaster, con aria di sfida.

Sans strinse maggiormente il pugno sinistro, e Gaster venne preso nella morsa telecinetica, e sbattuto a terra, poi a destra e a sinistra e alla fine della stanza, seguendo i movimenti della sua mano e perdendo hp con velocità inaudita.

Poi aprì il pugno e dal pavimento centinaia di ossa colpirono Gaster, facendogli davvero male.

Perse la metà della vita in un solo attacco.

Il padre provò ad alzarsi in piedi, ma era stato bloccato a terra.

-Lascia Papyrus fuori da questa storia…- ripeté Sans a voce bassa -… o io ti uccido- lo minacciò, e il suo sguardo era quanto di più determinato Gaster avesse mai visto in vita sua.

-Ottimo, Sans, davvero ottimo. Continua così, e non avrò bisogno di Papyrus- si complimentò, e il combattimento finì.

Sans ritornò al suo stato di sonnolenza, ed iniziò a tremare.

Gaster prese il taccuino e segnò le svolte, soddisfatto.

-Già stanco? Non temere, un altro paio di mesi e l’esperimento potrebbe davvero spiccare il volo. Stai facendo ottimi progressi quando sei arrabbiato- commentò, eccitato.

-Puoi tornare a casa, comunque. Il nostro lavoro di oggi è finito- lo congedò poi, indicandogli distrattamente la porta.

In seguito Sans si chiese se davvero poteva fidarsi del padre e delle sue promesse.

Ma a quel tempo era giovane, speranzoso, e non sapeva che altro poteva fare, dato che non era pronto a sporcarsi le mani.

Il suo corpo era sempre sul punto di cedere, e lo sarebbe sempre stato, ma aveva qualcosa che gli permetteva di tenere insieme i pezzi.

Sperava solo che davvero tutto si sarebbe risolto in pochi mesi.

***

Ma i mesi si trasformarono in anni.

Dopo il primo anno di sperimentazione caratterizzato da grandissima sonnolenza, che gli aveva causato non pochi problemi a scuola, il secondo anno iniziò con una certa energia, che gli impedì quasi completamente di dormire, soprattutto nelle ore subito successive all’iniezione.

Gaster iniziò a provare a saltare qualche giorno per controllare gli effetti collaterali di una non assunzione, ma ogni volta che Sans non la riceveva, diventava irritabile, stanco e pieno di tic nervosi, soprattutto nella parte sinistra del corpo.

Fu quello il periodo in cui iniziò ad avere i primi accenni al teletrasporto, mentre ancora perfezionava la telecinesi che gli veniva poco naturale.

Il giorno in cui si teletrasportò per la prima volta, era seduto con le ginocchia al petto e le braccia sopra di esse incrociate davanti al tavolo della sala degli esperimenti, su cui stava un libro di fisica quantistica.

Il suo volto era nascosto tra le braccia, ad eccezione degli occhi, che fissavano l’oggetto con la massima concentrazione, ma tradivano anche irritazione allo stato puro.

-Su, Sans, muovilo- lo incoraggiò Gaster, con la penna e il taccuino pronti all’uso.

-Mi avevi detto che sarei potuto tornare a casa alle sei. Sono le sette e un quarto e Papyrus mi aspetta- obiettò a denti stretti lo scheletro, ultimamente poteva dedicare poco tempo al fratellino, che si stava iniziando a sentire escluso ed ignorato.

Sans non sapeva molto sugli amici del fratello, ma aveva iniziato a temere che non ne avesse, e detestava il padre per tenerlo lì così tanto tempo ogni giorno e non dedicare nessuna attenzione al figlio minore.

Ad aumentare la sua irritazione contribuivano il fatto che Gaster aveva dimezzato la dose per vedere se gli effetti perduravano in egual misura e Sans stava davvero fortificando la sua anima, e il fatto che quel libro non ne voleva proprio sapere di muoversi.

-Finché non lo sposterai non vedrai mai il tuo fratellino- gli disse Gaster con voce bassa, e Sans strinse i denti, seccato.

L’occhio brillava ad intermittenza, ma non c’erano auree azzurre e il libro non si muoveva neanche di un centimetro.

-Immagino che staremo qui ancora un bel po’- commentò allora Gaster, incrociando le braccia.

Sans provò a concentrarsi su Papyrus per far muovere il libro, ma non ci riusciva proprio.

Di solito lo aiutava la rabbia, non l’irritazione o la tristezza, e l’unica cosa che gli veniva in mente in quel momento era lo sguardo di Papyrus che probabilmente in quel momento era seduto sul divano in una posizione simile alla sua e con un’enorme delusione negli occhi, mentre si dondolava avanti e indietro chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritare l’odio del fratello e del padre.

E questa immagine, così stranamente nitida nella sua mente, iniziò a prendere il posto di quella del libro, che piano piano scomparve dalla sua vista.

Il resto accadde di scatto.

Un secondo prima era sulla sedia, il secondo dopo sul pavimento di casa sua, davanti ad un piccolo Papyrus che sollevò di scatto la testa che aveva sepolto tra braccia per incontrare lo sguardo del fratello maggiore, che lo guardava incredulo.

-Paps?- chiese, confuso il ragazzo, guardandosi intorno.

-Sans? Ma come sei arrivato così in fretta! E poi sei in ritardo! Dovevi essere qui un’ora fa!- si lamentò lui, incrociando le braccia e cercando di non far vedere le lacrime.

-Mi… mi dispiace. Papà mi ha trattenuto e…- si guardò intorno ancora incredulo, quella era veramente casa sua, non c’erano dubbi.

-Perché tu fai sempre cose insieme a papà ed io non posso? Voglio partecipare anche io!- si lamentò il bambino, imbronciato.

Sans, alzandosi lentamente per non rompere un’eventuale magia o un sogno, e sempre guardandosi intorno, si avvicinò al fratello, e si sedette cautamente accanto a lui.

-Papyrus, fidati, non è così bello come sembra- provò a dissuaderlo, misurando le parole.

-Ma cosa fate che io non posso sapere?- chiese poi il bambino, guardando il fratello con espressione ferita.

Sans distolse lo sguardo, senza sapere bene come rispondere.

Optò per una mezza verità.

-Papà cerca di rendermi migliore- ammise, quasi tra se.

-Ma perché non lo fa anche a me?- chiese Papyrus, confuso -E’ perché sono troppo piccolo, vero? Vorrei essere già grande per fare come te- si lamentò, e qualche lacrima scese nuovamente dai suoi occhi.

Sans gli sorrise e gliele asciugò, era bello vedere che almeno lui aveva delle lacrime normali.

-Non è per questo Papyrus, tu sei già perfetto, non hai bisogno di nient’altro- lo rassicurò, e il fratello lo abbracciò, seppellendo il volto sulla sua felpa.

-Allora, Paps, ora che sono qui, dimmi, che strani puzzle risolviamo oggi?- chiese, cercando di cambiare argomento e risollevare la situazione.

-Oh, si, ho un progetto e tu mi devi aiutare. La professoressa ha chiesto a tutti qual è il modo migliore per catturare un umano, e la mia idea di farlo con i puzzle è piaciuta tantissimo, così ci ha chiesto di fare un progetto di un puzzle da realizzare per la prossima settimana- spiegò eccitato il bambino, alzandosi dal divano talmente velocemente che inciampò sui suoi piedi e fu sul punto di dare un’enorme craniata sul pavimento.

Sans si mise subito sull’attenti, e con un veloce movimento della mano lo fermò a mezz’aria, e lo posò delicatamente a terra, nella posizione giusta.

Papyrus si guardò un attimo intorno confuso, poi guardò Sans, che aveva paura della sua reazione.

-SANS!!! Credo di aver appena esternato la mia prima magia!!- esclamò emozionato.

Sans tirò un sospiro di sollievo, mentre si alzava dal divano e porgeva la mano al fratello per aiutarlo a tornare in piedi, visto che continuava a guardarsi le mani pieno di orgoglio per se stesso.

-Beh, fratellino, sarà il caso che tu mi mostri il tuo progetto se vuoi il mio aiuto- lo incoraggiò.

-Tu quando hai esternato la tua prima magia?- chiese al fratello, con aria di superiorità.

-Un annetto fa- rispose sinceramente Sans, senza capire dove Papyrus volesse andare a parare.

-Ah! Io l’ho fatto adesso, sono più forte di te. Mi sto evolvendo e diventando presto il fratello alpha!- lo prese in giro lui, atteggiandosi.

Sans ridacchiò.

-Si, si, certo, fratello alpha, sei proprio un osso duro- scherzò.

-No, Sans, non puoi più farmi i tuoi giochi di parole irritanti, io ora sono più forte di te e te lo impedirò- si lamentò Papyrus, prendendo un osso dal porta ombrelli di casa e tenendolo a mo’ di spada.

Sans continuava a ridere, non si divertiva così da tantissimo tempo.

-Già, già, ti sei proprio fatto le ossa con tutte queste magie- lo prese in giro, prendendo l’osso che il fratello teneva in mano dell’altra estremità e sollevandolo da terra, con Papyrus appeso, senza particolare fatica.

-Ehi! Sono sicuro che diventerò anche più alto di te un giorno. Il fratello alpha si sta evolvendo velocemente!- Papyrus lasciò andare la presa e cadde di sedere, ma subito si rimise in piedi.

Questa era la cosa che Sans trovava più improbabile.

-Si, si, nanetto. Ma come credi di riuscire ad arrivare a questi risultati se sei tutto pelle e ossa?- lo punzecchiò, e Papyrus, innervosito, lasciò la stanza.

Sans lo seguì.

-Allora, questo progetto? Spero non sia ridotto all’osso!- continuò il ragazzo, e Papyrus vece un verso spazientito dall’altra stanza.

Certo, probabilmente ora suo padre lo stava cercando, e lo avrebbe sottoposto a prove ancora peggiori visto che aveva dimostrato un ulteriore potere che avrebbe dovuto fortificare.

Ma in quel momento, mentre si divertiva con la persona a cui teneva di più al mondo, a Sans non importava, non gli importava proprio nulla, né di Gaster, né del siero, né degli esperimenti.

L’unica cosa che contava in quel momento era Papyrus, e se tutto quello che stava passando un giorno lo avrebbe protetto, allora avrebbe sofferto per tutti gli anni che sarebbero stati necessari.

***

Strano a dirsi, ma il teletrasporto era diventata la tecnica più facile da sviluppare, e in appena due anni era riuscita a padroneggiarla davvero molto bene, al di là delle aspettative più rosee di Gaster.

Forse uno dei motivi era stato che era l’abilità più utile, visto che gli permetteva di tornare velocemente a casa, dirigersi in fretta al laboratorio e permettergli di dormire di più prima di andare a scuola.

Infatti, dopo la fase di energia incontrollabile, era sopraggiunta di nuovo una fase di stanchezza e spossatezza, non però così diversa da quella di molti adolescenti.

Ormai le iniezioni di Determinazione erano diventate sempre meno dolorose, e Sans le sopportava come fossero punture di insetto, stringendo solo un po’ i denti ogni volta che ne riceveva una.

Gaster era sempre più curioso di sapere se Sans stesse sviluppando nuove interessanti abilità, e ogni tanto, sperando di poter aggiornare le sue annotazioni, gli dava delle dosi davvero molto ampie, che provocavano un po’ di giramenti di testa, ma che lo riempivano davvero di energie.

Il problema di questa concentrazione ampia di siero era che mano a mano che il tempo passava, non riusciva quasi più a farne a meno, ed era quasi supplicante ogni volta che Gaster cercava di sperimentare togliendogli, per uno o due giorni, l’iniezione quotidiana.

Gaster ormai iniziava a vedere il figlio solo come una cavia da laboratorio, e passava tutto il tempo che aveva disponibile a spingerlo al limite, a lavoro e a casa.

Questo ovviamente impediva a Sans di vedere Papyrus troppo spesso, così aveva iniziato a prendere l’abitudine di saltare la scuola per poter stare un po’ con lui, visto che il fratello frequentava meno giorni, essendo più piccolo.

Papyrus, dal canto suo, iniziò quasi a dimenticare l’aspetto di suo padre, visto che ogni volta che provava a parlare con lui Gaster lo ignorava o lo tagliava completamente fuori.

Fu dopo una dose parecchio massiccia di siero e una notte completamente insonne a causa di Papyrus che temeva ci fossero umani sotto il letto, che Sans iniziò ad avere gli incubi, cosa che in un primo momento sembrò quasi normale al padre, che non gli diede molto peso, ma che poi assunse un risultato davvero insperato.

Dopo un pomeriggio parecchio improduttivo, e un teletrasporto stanco che aveva mancato il bersaglio di qualche metro e invece del divano aveva beccato in pieno la tv, Sans andò a dormire, senza neanche mangiare.

Il primo incubo fu forse il peggiore di tutti, Sans era basso, più basso del solito almeno, ed aveva un grosso guanto di piombo in mano.

Tutto intorno a lui era nebbia, e non si riuscivano a distinguere i contorni dello scenario intorno a lui.

Però una cosa era certa, sotto di lui c’era della neve, e davanti a lui, Papyrus.

Ma non era il suo piccolo fratello, che lo aveva quasi raggiunto in altezza, ma uno spilungone con abiti parecchio ridicoli che lo stava accogliendo a braccia aperte dicendo parole che Sans non riusciva a capire.

Mentre Sans ancora osservava la situazione, confuso, una forza che non gli apparteneva lo spinse in avanti, e lui guardò il suo corpo, che però non era il suo.

Era infatti il corpo di un essere ricoperto di pelle di colore giallo-marroncino, che non aveva mai visto prima.

“Un umano?” pensò confuso, non c’erano molte altre spiegazioni.

La figura da cui lui era solo spettatore si mosse ancora in avanti, e Sans pensò che stesse tendendo le braccia per ricambiare il gesto spassionato di suo fratello, ma aveva altri progetti, in mente, e Sans se ne accorse quasi subito, mentre veniva forzato da una forza invisibile a colpire ripetutamente con il guanto il suo amato fratello, lasciandolo in un mucchio di polvere che iniziò a disperdersi nel vento.

-PAPYRUS!!- Sans si svegliò di scatto, con la mano sollevata e l’occhio sinistro che brillava nell’oscurità.

Iniziò visibilmente a tremare, mentre oggetti in tutta la stanza si animavano di vita propria e iniziavano a sbattere in giro, incontrollati.

-Sans, Sans cosa c’è?- una voce acuta assonnata e preoccupata bussò alla sua porta, e lo scheletro si precipitò ad aprire, per poi abbracciare con il massimo delle forze il fratello, che quasi cadde all’indietro per la sorpresa.

-Sans, va tutto bene?- chiese Papyrus, ricambiando l’abbraccio.

-Oh, Paps, grazie al cielo stai bene!- esclamò Sans tra le lacrime azzurre che non riusciva proprio a trattenere.

-Certo che sto bene, sono qui, tranquillo, era solo un sogno- lo rassicurò il fratello, con delle pacche affettuose sulla schiena.

-Era così reale- continuò a ricordare Sans, stringendo il fratello con ulteriore forza.

-Su, su, è tutto a posto adesso, ci sono io qui con te- gli ripeté Papyrus, ricambiando la stretta.

-Si può sapere cosa succede qui?- chiese una voce seccata alle spalle dei ragazzi.

-Niente, papà, ho avuto solo un brutto sogno- rispose Sans, con tono di sfida, quasi a volergli proporre di trovare qualcosa da studiare anche in quella situazione.

Purtroppo Sans non sapeva che forse quella era la situazione che richiedeva maggiore studio e sperimentazione.

Non ancora, almeno.

***

Sans iniziò ad avere incubi sempre più frequenti, e Gaster ogni volta glieli faceva rivivere con sempre rinnovato interesse, scrivendoli nei minimi dettagli, nonostante spesso fossero davvero devastanti da rivivere.

Sans non aveva la più pallida idea di cosa significassero, ma Gaster iniziò a teorizzare, e presto arrivò a capire che tutto quello che Sans sognava erano possibili futuri che vivevano in centinaia di diverse linee temporali, che Sans riusciva a sbirciare grazie alla sua Determinazione.

Fu una delle scoperte più grandiose della storia dei mostri, ma invece che placare la sete di ricerca di Gaster, la aumentò soltanto, ed iniziò a progettare un siero che potesse dare, con il tempo, non solo le capacità che Sans aveva già mostrato, ma anche la possibilità di controllare a piacimento le varie linee temporali ed affrontare dei “reset” di esse.

Nel frattempo passavano gli anni, e Sans stava crescendo sempre di più, così come Papyrus, che ormai aveva raggiunto l’età in cui Sans aveva iniziato a partecipare agli esperimenti del padre.

E in tutto quel tempo, gli unici a conoscenza di tutto erano Sans e Gaster.

Infatti lo scienziato non aveva voluto coinvolgere il re in quello che considerava un affare di famiglia, e lo aveva informato solo dell’esistenza delle linee temporali e della possibilità di reset, che molto probabilmente gli umani utilizzavano e che aveva permesso loro di vincere la guerra.

Il re ne era rimasto molto sorpreso ed affascinato, e aveva dato l’ok per continuare con qualsiasi ricerca avesse condotto a risultati di questo genere, oltre ad aver offerto a Gaster la possibilità di estrarre qualcosa da un’anima umana per creare il nuovo siero.

Ma tutto questo Sans non lo sapeva, lui era troppo occupato a cercare di dormire normalmente, assecondare il fratello nei suoi progetti che diventavano sempre più pazzi, e che poteva proporre solo a lui dato che non aveva altri amici, e a cercare di non far abbattere la sua amica Alphys, che si trovava in una situazione simile a quella di Papyrus.

Inoltre era arrivata la moda dei combattimenti tra mostri, e Sans cercava in tutti i modi di non farsi coinvolgere in niente del genere, visto che non voleva rivelare la sua vera forza.

Senonché, un giorno che stava passando libero da impegni di lavoro con il padre, dato che lui era troppo occupato a progettare modi per cambiare le linee temporali, passò per caso davanti alla scuola di Papyrus, dove lui stava pranzando solitario, il suo autocontrollo venne meno.

Infatti, prima che potesse attirare la sua attenzione e teletrasportarsi oltre la recensione per salutarlo, vide dei mostri, per la precisione un Astigmatism e due Pyrope, che si avvicinarono a lui con aria non molto amichevole.

-Guardate, ragazzi, sbaglio o è quello sfigato che non fa altro che pensare alla guardia reale?- lo prese in giro l’Astigmatism. Gli altri due ridacchiarono.

-Oh, ciao compagni di classe? Come va, avete bisogno di qualcosa?- chiese Papyrus con un gran sorriso. I tre lo circondarono.

-Si, dacci i soldi del pranzo- gli ordinò il capo, spalancando il grande occhio con espressione minacciosa. 

Papyrus abbassò lo sguardo sul piatto di spaghetti che stava mangiando, e alzò le spalle, dispiaciuto.

-Scusate, ragazzi, ma li ho già usati per comprare gli spaghetti- riferì, e probabilmente fu il suo tono tranquillo e semplice e la sua totale mancanza di paura che irritarono maggiormente il bullo.

-Beh, allora vorrà dire che se non puoi pagare te la faremo pagare noi- disse, entrando in un combattimento.

Sans sgranò gli occhi. Papyrus, a quanto ne sapeva, non aveva mai combattuto, e non voleva che venisse ferito da quei bulli.

La faccia confusa di Papyrus confermò le sue paure, e si teletrasportò dritto dietro l’Astigmatism, attirando la sua attenzione facendogli “pat pat” con il dito sulla spalla.

-Sans? Cosa ci fai qui?- chiese Papyrus, confuso.

-Giornata libera. Allora, avete qualche problema con mio fratello?- chiese alle tre figure cercando di mantenere un tono rilassato.

Papyrus aprì la bocca per rispondere, ma la risata sguaiata dei tre lo interruppe.

Effettivamente Sans non era molto alto, e ormai Papyrus lo superava di parecchi centimetri, dando quasi l’impressione di essere lui il fratello maggiore.

-Vuoi avere dei problemi pure tu?- chiese l’Astigmatism, entrando in un combattimento tre contro due.

-Sans?- Papyrus guardò gli avversari, che ebbero il vantaggio del primo turno con combattimento.

Sans riuscì a schivare senza quasi accorgersene, ma Papyrus venne colpito in pieno, e i suoi hp si abbassarono un bel po’.

Sans non ci vide più dalla rabbia.

Schioccò le dita e i tre vennero spinti verso il terreno, mentre parecchie ossa spuntavano dal terreno e li colpivano.

Il danno risultò essere parecchio vasto, e Sans stava usando solo una piccolissima parte del suo vero potere.

Si avvicinò al capo dei tre bloccati a terra, che lo guardava spaventato.

-Lasciate stare mio fratello!- ordinò loro.

-Noi… noi stavamo solo combattendo, amico, non vogliamo rogne- provò a supplicarlo l’Astigmatism.

-Sans! Lasciali, come… come fai a…- borbottò Papyrus confuso e leggermente spaventato.

Sans si rese conto di come tutto quello sembrasse spaventoso, ed annullò l’incantesimo, risparmiandoli.

Loro si diedero alla fuga, ma Sans non sapeva che la loro rabbia per essere stati umiliati sarebbe solo cresciuta.

-Paps, aspetta, dobbiamo curarti. Dove sono gli spaghetti?- Sans appurò con tristezza che entrando nella battaglia gli spaghetti erano caduti a terra.

-Mannaggia!- esclamò. Avrebbe tanto voluto dare un po’ della sua vita al fratello per curarlo, e anche per farlo resistere più a lungo, visto che Sans schivava senza problemi, e gli sarebbe bastato anche un solo hp.

Gli mise una mano sulla spalla, e Papyrus sobbalzò, sentendosi però subito meglio.

-Se vuoi posso andare un attimo a casa e prenderti qualcosa- propose Sans, notando però quasi subito che solo toccandolo gli aveva dato un po’ della sua vita, curandolo.

-Sans, perché l’hai fatto?- Papyrus non sembrò badarci.

-Cosa?- chiese il fratello, senza capire.

-Non mi credi abbastanza forte per combattere?- si offese lui, con sguardo basso.

-Non è questo, io… volevo solo proteggerti- obiettò Sans, come se fosse ovvio.

Era tutta la vita che ci provava.

-Ma io posso proteggermi anche da solo!- detto questo Papyrus incrociò le braccia, e si avviò nuovamente dentro la scuola.

Dentro di se si sentiva così oscurato dal fratello, debole e insignificante.

-Ti nascondi dietro il fratellone, eh?- lo prese in giro il bulletto di prima, superandolo nel corridoio.

-No, non ne ho bisogno!- rispose, più tra se, però.

Si ripromise di esercitarsi di più, di diventare più forte.

Però non aveva la minima idea di quale sarebbe stato il prezzo.

***

Sans dovette fare la prima decisiva promessa della sua vita, pochi giorni dopo. 

Infatti dovette promettere al fratello, con poca convinzione, che non sarebbe mai più intervenuto nelle sue battaglie, ma da quel momento i rapporti tra i due tornarono uniti come sempre.

Solo che Sans non aveva la minima intenzione di non aiutare almeno un po’ il fratello, e scoprì che poteva senza troppe difficoltà trasferire i suoi hp ed aumentare quelli di Papyrus, che ogni giorno si ritrovava una durata vitale maggiore sotto attacco senza neanche accorgersene.

Certo, Sans rimase con un solo hp, ma non gli importava, perché a lui non serviva troppa durata in battaglia, dato che schivava ogni attacco senza difficoltà.

Passarono poi alcuni mesi, e Gaster lavorò sempre meno con Sans, che iniziò un po’ a disintossicarsi dal siero, e che sinceramente non riusciva a capire perché suo padre non volesse più pensare a lui, visto che negli ultimi anni lo aveva completamente tartassato e spronato fino allo sfinimento.

Però non ne era dispiaciuto, visto che poteva finalmente iniziare a pensare alla sua vita, che non aveva mai potuto davvero vivere fino a quel momento.

Ma doveva immaginare che fosse tutto troppo bello per essere vero.

Infatti, un pomeriggio, mentre faceva zapping alla tv senza vedere particolari bei programmi (purtroppo non c’era ancora MTT tv), Papyrus tornò a casa più tardi del solito, completamente frastornato.

-Hey, Paps, finalmente! Hai perso il tuo programma preferito, sai?- lo accolse Sans, spaparanzato sul divano mentre beveva ketchup.

Papyrus era spaventato, e vedendo la sua faccia, il sorriso di Sans sparì.

-Papyrus, cosa c’è, va tutto bene?- chiese, avvicinandosi per controllare le sue condizioni ed i suoi hp, che però risultavano completamente intatti.

Il fratello annuì, ma una lacrima sfuggì dai suoi occhi, e Sans si stupì nel vederla arancione.

-Papyrus…?- sussurrò, mentre la consapevolezza di quello che doveva essere successo lo colpiva come un pugno sullo stomaco.

Il fratello provò a superarlo per dirigersi in camera, ma Sans lo bloccò.

-Che ti ha fatto?! CHE DIAVOLO TI HA FATTO?!- chiese, disperato, prendendogli il volto per notare qualche segno negli occhi, e poi controllare che le sue ossa fossero tutte al loro posto e della loro consistenza.

-Mi aveva detto che avrebbe voluto rendermi più forte, mi ha fatto tanto male… non voglio rifarlo, Sans- Papyrus aveva la voce bassa ed impastata, probabilmente si stava trattenendo molto per non piangere.

Sans sarebbe dovuto essere furioso in quel momento, arrabbiato a morte con il padre che gli aveva mentito, ma era stranamente calmo, lucido, e completamente controllato.

-Papyrus, va in camera, io andrò da papà, cercherò di convincerlo a smettere. Non preoccuparti, qualsiasi cosa ti abbia dato, non la prenderai mai più- lo rassicurò, guardandolo negli occhi e cercando di metterci tutto l’affetto che provava per lui.

-Ti prego, Sans, promettimelo- lo supplicò Papyrus, abbracciandolo.

-Te lo prometto- ricambiò l’abbraccio, poi si teletrasportò nella sala degli esperimenti che conosceva ormai come i palmi delle sue mani.

Gaster era ovviamente lì, e sistemava gli appunti.

Delle ampolle sulla sua scrivania non contenevano più liquidi azzurri, ma pillole arancioni-rossastre.

-Gaster- lo salutò, appoggiandosi al muro, e lui non diede segno di essere sorpreso di trovarlo lì.

Si voltò a lanciargli un’occhiata ed un sorriso obliquo, poi tornò ai suoi appunti.

-Spero non abbia pianto troppo quel lamentoso- commentò solo.

-Dovevi lasciarlo fuori da questa storia- gli ricordò Sans, senza alzare la voce.

-Infatti questa è una nuova storia, una storia molto diversa e che potrebbe portarci davvero a livelli incredibili, sai?- obiettò Gaster, girandosi e iniziando a guardarlo, seduto comodamente sulla sua sedia.

-Non ti permetterò di continuare- disse solo Sans, determinato.

-Ma guardati, sei diventato forte, coraggioso, e a cosa devi tutto questo, alla mia Determinazione. E non hai subito neanche effetti collaterali troppo gravi. La pillola che ho somministrato a tuo fratello lo renderà imbattibile, potentissimo, molto più forte di te. Sarà come un dio. Con poteri di umano e di mostro messi insieme. Diventeremo così potenti come famiglia che il re ci penserà due volte prima di dire qualsiasi cosa contro i nostri metodi. Modificheremo la realtà stessa. Non sei felice, Sans? Non avrai mai più bisogno di proteggere Papyrus dagli umani, perché lui sarà completamente immune ad ogni suo attacco. Probabilmente ora pensi al presente, ma guarda al futuro, guarda te stesso e la tua forza. Vuoi davvero impedire a Papyrus di diventare come te?- il discorso di Gaster era studiato e preparato con esaltazione. Lo scienziato credeva davvero molto a quel progetto, ma non aveva la minima idea di cosa fosse davvero, non aveva la minima idea di cosa significasse viverlo in prima persona.

-Preferirei che Papyrus morisse piuttosto che fargli passare quello che ho passato io...- iniziò a dire lo scheletro con semplicità e sguardo basso.

-…certo, però, non è quello che succederà, visto che ci sono modi più semplici per salvarlo- poi alzò la testa e sorrise, con l’occhio che gli diventava azzurro.

-Sans, andiamo, figlio mio, pensaci un attimo…- Gaster cercò di ragionare tranquillamente con lui, ma Sans non ce la faceva più.

Aveva sopportato per anni quella tortura, quel dolore, e solo per uno scopo, per tenere il fratello al sicuro.

Non si era reso conto che l’unica minaccia a Papyrus fosse il mostro davanti a lui.

-Io non sono tuo figlio, non sono mai stato tuo figlio. E tu non sarai mai mio padre!- disse a denti stretti.

Poi schioccò le dita, ed un centinaio di Gasterblaster comparvero dal nulla, e si rivoltarono contro il loro creatore.

-Sans, cosa vuoi fare? Cosa dirai, poi, a tuo fratello? Che hai ucciso suo padre?- provò a dissuaderlo Gaster, iniziando un tantino a preoccuparsi ma cercando di non darlo a vedere.

Sans sorrise, e con un altro schiocco di dita azionò i Gasterblaster, ma non verso il padre, verso il resto del laboratorio, che iniziò a venire distrutto.

-FERMO!!!- Gaster provò a gettarsi in avanti per bloccare Sans o per salvare gli appunti, ma Sans azionò la telecinesi, e lo trattenne sul posto, mentre intorno a lui le sue ricerche di anni ed anni andavano in fumo.

Gaster era furioso, ma non poteva fare nulla per evitare il macello.

-Oh, Sans, vuoi lasciarci morire entrambi? Poetico- lo provocò Gaster, dato che la devastazione stava raggiungendo i due combattenti.

L’occhio di Sans ebbe un guizzo, ed i due si ritrovarono all’esterno dell’edificio, mentre una decina di Gasterblaster lo avvolgevano per distruggerlo da fuori.

-Ho provato a chiedertelo con le buone, Gaster, ma non è più una richiesta, non una supplica e neanche una minaccia. E’ semplicemente un dato di fatto. Tu non toccherai MAI più mio fratello!- una volta che il laboratorio fu distrutto completamente, Sans lasciò andare il padre, che si alzò lentamente da terra, guardandolo con un sorrisetto irritante.

-Lo sai vero che il tuo affetto per Papyrus è stata la colpa di tutto quello che ti è successo?- lo provocò, con voce suadente -Eppure non sei riuscito e non riuscirai a proteggerlo, per quanto tu possa provarci. Non mi hai fermato, e non mi fermerai, perché sei debole, e rimarrai sempre debole, per quanto io possa tentare di renderti forte- gli disse lentamente, avvicinandosi e scandendo bene ogni parola.

Sans temeva che avesse ragione, Gaster era più determinato di quanto sembrasse, e Papyrus non sarebbe mai stato al sicuro se lui fosse rimasto nelle loro vite.

Quello che sviluppò in quel momento, che veniva fuori da anni ed anni di dolore e rabbia repressa, fu l’ultima sua forte abilità, che non riuscì mai più a replicare, anche se in effetti non ci provò proprio.

Gaster probabilmente si aspettava una reazione furente, decisa, letale, invece Sans non fece altro che guardarlo, ed il suo intero corpo iniziò a trasformarsi in polvere, ma non polvere di morte, qualcosa di molto diverso.

Infatti, mentre le sue molecole si dissemblavano, non venivano sparse in mezzo al CORE, ma scomparivano direttamente.

Si sentì corrodere, distruggere e sciogliere, ma era completamente vivo, anche se credeva di poter morire. Sentiva freddo e caldo insieme, bruciori e dolori al di là di tutta la comprensione umana. Provò in poco tempo tutto quello che aveva provato il figlio.

Cadde a terra, imponendosi di non urlare, e Sans gli si avvicinò.

-Chi semina vento raccoglie tempesta, non ti pare? Hai sempre voluto vedere le varie linee temporali, ora divertiti a viverci in mezzo- lo salutò con un crudele sorriso ed un occhiolino, mentre il padre scompariva nel nulla.

Non appena rimase solo vicino alle rovine del laboratorio, si prese la testa tra le mani, distrutto.

Aveva davvero usato parecchia energia per tutto quello, e tutto ciò che voleva fare in quel momento era dormire.

Ma aveva altre priorità, e la prima fra tutte era prendere Papyrus ed allontanarsi il più possibile dal CORE e da Hotland.

Chissà, forse avrebbero potuto trasferirsi a Waterfall, o a Snowdin, ne parlavano molto bene.

Si teletrasportò a casa ed incoraggiò il fratello a fare le valigie.

-Sans, ma papà, verrà con noi?- chiese Papyrus, incerto.

-No, Paps, non so dove sia papà ma sta tranquillo, ti giuro che non ti farà mai più del male. Ti fidi di me?- chiese Sans, con un sorriso incoraggiante.

-Si, Sans- rispose lui, sorridendo tristemente.

-E allora dimentica tutto quello che è successo oggi e pensa solo al futuro. Allora, preferisci l’acqua o la neve?- chiese, cercando di apparire rilassato e sicuro.

-Oh, Snowdin, ti prego, è molto carina e poi ci sono poche guardie a protezione. Potrei diventare la guardia reale di quel posto e cercare gli umani- disse Papyrus, eccitato.

Sans cercò di non pensare al sogno fatto su di lui che moriva a Snowdin, e acconsentì, cercando di sorridere.

Non doveva preoccuparsi degli umani, ora, aveva tutto un futuro davanti e finalmente Gaster non glielo avrebbe rovinato.

Per la prima volta si sentì davvero libero.

***

Certo, la cosa non durò.

Infatti due promesse a lui fatte si rivelarono una vera e propria zappa sui piedi.

Il tempo venne spesso resettato, a volte l’umano uccideva Papyrus, a volte no, e Sans non sapeva mai cosa fare.

Cercava di comportarsi bene, di farsi piacere e magari cercare di stringere amicizia, ma soprattutto ogni scusa di parlare con l’umano era buona per cercare di mettere il fratello sotto una luce migliore.

In uno dei tanti reset, in una delle tante partite che viveva e viveva e viveva senza ricordarsele molto bene ma comunque con la consapevolezza che non fossero uniche, era chino vicino alla polvere rimasta di suo fratello, come fosse la prima volta che lo vedeva così.

Sapeva di non potersi vendicare di quel infido umano, ma strinse a se la sciarpa del fratello mentre le lacrime gli bagnavano le guance.

E ogni volta che la linea temporale andava verso quel lato e gli faceva vivere quella situazione, Sans poteva credere di sentire la risata divertita di Gaster, che lo prendeva in giro dal limbo in cui era stato buttato.

A volte si chiedeva cosa sarebbe successo se avesse permesso a Gaster di rendere il fratello più forte.

Ma nonostante tutte le morti che Papyrus subiva, nonostante tutto il dolore che pativa e tutta l’ansia che Sans provava ad ogni reset, ogni volta il fratello ritornava, ed era il solito amorevole e puro Papyrus che non avrebbe fatto male ad una mosca.

E Sans lo intendeva davvero quando l’aveva detto a Gaster pochi minuti prima di esiliarlo, era meglio vederlo morto che vederlo completamente cambiato.

Perché Sans odiava quello che lui stesso era diventato, ed era incredibilmente felice che Papyrus non avesse continuato con l’esperimento.

Certo, quella pillola non lo faceva molto dormire la notte e gli aveva dato poteri leggermente più forti, ma non aveva poi avuto grandi risultati.

Inoltre, quando poi tornavano in superficie, anche se per poco, lo sguardo felice e soddisfatto di Papyrus che vedeva per la prima volta il sole bastava a compensare tutto.

Si, Sans avrebbe sempre fatto di tutto per suo fratello, e lo avrebbe fatto per sempre, in ogni singola linea temporale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ok, ok, parto col dire che in questa storia ho davvero cercato di essere il più IC possibile, ma dato che è nata dai miei pensieri prima di andare a dormire, credo che sia uscito molto più headcanon di quanto avrei voluto.

Inoltre è una storia scritta in due giorni, e dato che ieri era la festa del papà, volevo pubblicarla nel periodo per far sentire i padri meno schifosi, comparati a quell’infido scheletro di Gaster, yee, viva i padri migliori di lui.

Ma scherzi a parte.  

Questa fanfiction risponde alla domanda: Perché diavolo Sans è così dannatamente forte in combattimento, perché ha i Gasterblaster (che non è chiaro nel capitolo ma li ha rubati al controllo del padre), perché sa le varie cose sulle linee temporali e perché ha un solo hp.

Anche il dormire e l’essere svegli è completamente collegato al videogioco, e ho ipotizzato che fosse per questo che Sans ha sempre molto bisogno di dormire.

Inoltre volevo da tempo scrivere una storia sui due fratelli scheletro che io adoro alla follia e che sono i miei personaggi preferiti di Undertale, anche se mi piacciono alla fine un po’ tutti perché tutti i personaggi sono epici.

Inoltre volevo anche dire che se è presente forse un po’ di OOC è perché alla fine sono ancora molto giovani, quindi con il tempo sono cresciuti, e Sans in particolare ha assunto la maschera per non mostrare la sua sofferenza interna.

Spero che non ci siano troppi errori, ho letto il testo un sacco di volte ma sfuggono sempre un po’ e spero davvero di avervi coinvolto nella lettura un po’ come sono stata coinvolta io nella scrittura e di avervi fatto vedere le scene davanti ai vostri occhi come le vedevo io.

Non sono esperta del personaggio di Gaster, quindi l’ho un po’ interpretato a modo mio, lo ammetto.

E detto questo spero veramente che la storia vi sia piaciuta e se è così mi piacerebbe molto sentire un vostro parere :D

Vi mando un bacione e alla prossima :-*

   
 
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