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Autore: Strega_Mogana    21/03/2016    3 recensioni
- Sai, - continuò lui – solitamente non mi piace la primavera. Ho sempre pensato che l’inverno fosse più affine al mio carattere e al mio modo di vivere: freddo, pungente e che può far male. Solitario e silenzioso. Tu, invece, tu sei come la primavera. Vivace e piena di vita. Porti calore e sei frizzante come le prime brezze. A volte mi chiedo se il mio gelo non ti faccia sfiorire come una piccola margherita sotto la neve. Ho paura di farti del male.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Le quattro stagioni '
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2.

Hermione si limitò a fissarlo per un po’. Il sole ormai era quasi del tutto sorto all’orizzonte, i raggi ambrati tingevano il Platano Picchiatore con le sue nuove gemme pronte a fiorire nelle prossime settimane.
Gli piaceva quella pianta, così misteriosa, così combattiva, così ferita nella sua vita.
Silente gli diceva spesso che si somigliavano. Però lui non rifioriva ogni primavera, lui restava spoglio, spigoloso e combattivo per tutto l’anno.
Fino a quando non era arrivata lei.
Si voltò a fissarla esaminando il suo profilo, forse non perfetto, ma decisamente attraente.
Hermione stava guardando l’alba, nei suoi occhi brillava la luce del giorno nascente, si stava torturando l’interno della guancia, segno che stava rimuginando sulle sue parole.
Non voleva farla soffrire, ma non era bravo con le parole.
Non con quelle gentili, almeno.
Tornò a guardare il parco, una delle piccole finestre della casa di Hagrid si illuminò.
- Sai, - continuò lui – solitamente non mi piace la primavera. Ho sempre pensato che l’inverno fosse più affine al mio carattere e al mio modo di vivere: freddo, pungente e che può far male. Solitario e silenzioso. Tu, invece, tu sei come la primavera. Vivace e piena di vita. Porti calore e sei frizzante come le prime brezze. A volte mi chiedo se il mio gelo non ti faccia sfiorire come una piccola margherita sotto la neve. Ho paura di farti del male.
La strega sospirò passandosi una mano tra i ricci ribelli.
- Mi stai lasciando, Severus?
Il mago si voltò a guardala, Hermione non lo fissava, continuava a fissare un punto imprecisato del parco mordicchiandosi l'interno della guancia.
Immaginò una vita senza di lei, una vita grigia e solitaria. Pensò di tornare nel suo infinito, gelido inverno dell'anima e non riuscì più ad immaginare quella vita.
Non riusciva più ad immaginare una vita senza di lei, senza il suo sorriso, senza il suo colore.
Una vita non più chiassosa e carica di colori.
- Cosa? No! - dichiarò lui con enfasi stupito dalla domanda della sua donna – Cosa ti ha fatto credere che volessi lasciarti?
- A volte non so mai cosa aspettarmi da te. Non so se sei felice, se quello che abbiamo ti basta o se vuoi di più. Non so nulla, Severus. Mi limito a vivere ogni giorno la nostra storia, ma a volte penso che quando la scuola sarà finita tu andrai per la tua strada e mi lascerai indietro e… ho paura.
La costrinse con una delicata carezza a voltare il viso verso di lui, aveva le guance rosse e gli occhi lucidi di lacrime trattenute.
Le sorrise dolcemente, come faceva solo con lei.
- Sei l'ossigeno che respiro ogni giorno, Hermione. Mi hai ridato calore e donato una luce che credevo spenta in me. Quello che sto cercando di dirti, in modo goffo a quanto sembra, è che ti amo.
Il silenzio calò tra di loro come una pesante coperta, lei lo guardò per un lunghissimo istante carico di silenziosi significati.
- Non... - iniziò a dire titubante – non me l'avevi mai detto.
Severus, come unica risposta, allargò il sorriso. Era un sorriso che nasceva dal cuore e dalla sua anima ormai rinata sotto i raggi caldi della primavera che aveva il volto e il nome della donna che aveva di fronte.
Credeva di conoscere bene Hermione, a volte riusciva ad indovinare cosa pensasse o come avrebbe risposto, ma erano rari momenti. Spesso lei lo stupiva, mostrando nuove sfaccettature del suo carattere complesso fino a quel momento celate.
Era anche per questo che l'amava, era sempre bello scoprire qualcosa di nuovo su di lei e poi questa insicurezza rendeva ogni giorno una nuova sfida. Era certo che anche dopo dieci anni di vita insieme Hermione l'avrebbe sempre stupido in qualche modo.
Fu anche per questo che si ritrovò impreparato quando lei iniziò a prenderlo a pugni sul petto.
Piccoli colpi, decisamente non dolorosi, ma non si aspettava quel genere di reazione della sua donna.
Una donna di solito non è felice quando riceve una dichiarazione d'amore?
Lui questo non lo sapeva, era la prima volta che diceva quelle parole.
Che le diceva ad alta voce almeno, con davanti la donna che amava. Per anni quelle due semplici parole erano state sussurrate in una stanza vuota e buia, o mormorate con dolore e rimpianto ad una fotografia che sbiadiva con il tempo.
- Tu. - gridò Hermione continuando a picchiarlo, ogni parola era scandita da un pugno che rimbalzava sul suo petto – Mi. Hai. Spaventato. A. Morte!
Il buon senso gli disse che non era il caso di mettersi a ridere di fronte a quella inaspettata reazione, si limitò ad afferrale le mani bloccando il suo debole pestaggio.
Hermione cercò di divincolarsi, ma la sua presa era più forte, lo fissò con uno sguardo di fuoco, le lacrime prima trattenute erano scomparse.
- Ti amo. – le ripeté abbracciandola.
La strega rimase rigida nel suo abbraccio, con il volto contro il suo petto e le mani ancora strette in due pugni.
Severus ridacchiò stringendola forte, felice di sentirla vicino al suo cuore, felice di amarla così com’era.
Felice e basta.
- Ti amo. – disse di nuovo.
Scoprì che, una volta pronunciate quelle parole con felicità e non più con dolore e sensi di colpa, gli era impossibile frenare l’impulso di dirglielo ancora… e ancora… e ancora.
La sentì rilassarsi un poco nel suo abbraccio e la strinse ancora un po’.
- Sono ancora arrabbiata con te. – mormorò Hermione con la faccia premuta contro la sua casacca nera.
Non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere.
- No, non è vero.
Hermione sollevò il viso per guardalo. La finta espressone di rabbia non riusciva a celare il sorriso sulle sue labbra.
- Sì, invece. – insistette, ormai del tutto rilassata.
Il mago smise di ridere e si chinò per darle un bacio.
- Allora, - alitò sulle sue labbra – farò di tutto per farmi perdonare.

FINE
   
 
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