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Autore: myavengedsevenfoldxx    21/03/2016    0 recensioni
Come si può dimenticare qualche cosa che è impresso nella mente, così vivo, nitido e doloroso? Chissà come sarebbe adesso la sua vita se sua madre fosse ancora viva, se lo chiedeva spesso, ma non otteneva mai una risposta certa, anzi divagava su molteplici risposte.
Alla ragazza dai capelli rossi piaceva tantissimo l’Italia e sognava spesso di fuggire in quella terra così lontana da dove abitava lei e da dove era nata, l’Italia patria del Rinascimento e così ricca di posti bellissimi da vedere … ma troppo lontana per lei.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tears In Heaven




1

What You Need

 

 

 

Libertà va cercando, ch’è si cara,
come sa chi per lei vita rifiuta



Alla fine aveva bisogno di quei soldi, erano mesi che faceva lo stesso stupido lavoro, se quello si poteva definire lavoro, ogni giorno la stessa situazione: lungo le strade, sotto i lampioni, al freddo, sotto la pioggia con un misero vestitino di pizzo per attirare sempre più persone.
Alla fine i clienti erano sempre gli stessi, ormai li conosceva e sapeva come doveva soddisfarli, a lei bastavano solo i soldi, niente di più: niente emozioni. Solo lavoro. Lavoro e basta.
Aveva bisogno di soldi. A seconda della serata  e del lavoro che le chiedevano di svolgere, veniva pagata in modo diverso e se non guadagnava abbastanza doveva prepararsi al peggio.
Nell’aria c’era sempre lo stesso odore: detersivo, alcool e sigaretta, ci era abituata, ma le faceva schifo lo stesso. Con un po’ di cipria si coprì il livido nero sulla spalla destra che si era procurata la sera prima quando era stata sbattuta violentemente dall’uomo contro il muro per i pochi soldi che era riuscita a guadagnare
-Allora? Sei pronta?- le chiese l’uomo con la felpa e la sigaretta in bocca, era appena entrato sbattendo la porta e i suoi passi risuonavano pesantemente nella stanza semivuota. Puzzava di birra e aveva il grasso che usciva dai jeans e che la maglia bianca, sporca di olio, non copriva. Aveva i capelli neri tendenti al grigio, non aveva famiglia e faceva il camionista un giorno si e uno no a seconda di come gli girava. Aveva cinquant’anni e faceva i soldi con le ragazzine che raccoglieva per strada, da una parte era una sorte di custode per quelle povere anime, gli dava un tetto sopra la testa e il cibo giusto, ma loro dovevano lavorare per lui e non erano lavori ben visti.
-arrivo- rispose la fanciulla gettando un ultima occhiata allo specchio dietro di sé, si voltò e i capelli lunghi e rossi le si mossero al suo gesto. Capelli rossi, rossi come il fuoco e lei li amava quei capelli, erano parte di lei, nonostante le battute che correvano in giro su quel particolare colore di capelli, a lei non importava, li amava e la contraddistingueva dalle altre. Quel rosso color fuoco l’aveva ereditato dalla madre, morta quando lei aveva 10 anni, si ricordava benissimo quella scena avvenuta 8 anni prima e cercava dannatamente di dimenticarla, ma era invano. Come si può dimenticare qualche cosa che è impresso nella mente, così vivo, nitido e doloroso? Chissà come sarebbe adesso la sua vita se sua madre fosse ancora viva, se lo chiedeva spesso, ma non otteneva mai una risposta certa, anzi divagava su molteplici risposte.
Alla ragazza dai capelli rossi piaceva tantissimo l’Italia e sognava spesso di fuggire in quella terra così lontana da dove abitava lei e da dove era nata, l’Italia patria del Rinascimento e così ricca di posti bellissimi da vedere … ma troppo lontana per lei.
Con sua mamma sognava di fuggire in quel posto a mille miglia da casa, imparare la lingua, innamorarsi e vivere lì per sempre … mentre suo padre non c’erano, non esisteva. Nei suoi sogni non lo immaginava mai, voleva dimenticarlo, quell’essere spregevole … aveva fatto troppi danni alla famiglia della ragazza.
La ragazza varcò la soglia dell’uscita, si diresse verso la macchina, sfiorando con i tacchi il cemento umido dal freddo che stava per investire la città.
Era ottobre e indossava quel vestitino rosso che le metteva in risalto il corpo, le piaceva parecchio e amava come gli uomini la guardavano, assetati di carne fresca, sesso.
Salì in macchina come ogni sera, lasciò l’edificio assieme all’uomo e imboccarono la strada principale; quella sera c’erano pochissime stelle e la luna era nascosta dalle nuvole. Il cielo blu, nero solcato da piccoli puntini luminosi.
Ecco anche cosa amava, amava le stelle, l’universo. Ne era sempre rimasta affascinata fin da quando era piccina, le piaceva stare distesa in giardino a fissare il cielo e le costellazioni che le avevano insegnato a scuola.
-stasera vai al pub- disse il camionista
-credevo di andare in strada-
-no-  lui fissava la strada, correva troppo, ma lei non si preoccupava, ogni tanto aveva voglia di prendere il volante, sterzare e andare giù per la scarpata che percorrevano ogni sera. Sarebbe stata una morte veloce, la macchina avrebbe spezzato il guardrail e sarebbe finita giù, giù nel bosco senza fine, si sarebbe schiantata al suolo e avrebbe preso fuoco ed infine, a causa dell’impatto, entrambi sarebbero morti, finendo una in Paradiso e uno all’inferno.
Perché la ragazza dai capelli rosso fuoco era convintissima che sarebbe finita in Paradiso, nella sua vita non aveva mai fatto niente di male, aveva subito tante di quelle cose che un uomo normale non si sarebbe mai immaginato, sarebbe finita nel regno dei Cieli, assieme alla mamma che aveva amato tanto … sarebbero tornate assieme, di nuovo. In Paradiso andavano le anime pure, salve, coloro che avevano sempre fatto del bene.
Lei era una ragazza semplice, non aveva mai fatto del male a nessuno, gli altri lo avevano fatto a lei, sia a livello fisico che mentale, a tal punto di cominciare ad odiare la sua vita, ma se Dio le aveva dato quella vita, perché non viverla? Dal peggio sarebbe solo migliorata, doveva solo aspettare … ed erano quasi 18 anni che aspettava.
-ricorda, l’80% a me e il resto a te, e fatti pagare i servizi extra- lei annuì con la testa.
E se gli avesse dato un colpo col tacco? Sarebbe svenuto o al massimo sarebbe morto, lei avrebbe potuto prendere la macchina e scappare, scappare via, magari andare in Italia.
Ma il problema era sempre lo stesso, i soldi.
Da parte ne aveva,ma non abbastanza. Così per l’ennesima volta abbandonò l’idea che le si presentava quasi ogni sera alla mente e uscì nel gelo di ottobre.
Come aveva detto l’uomo quella sera le sarebbe toccato lavorare al pub, a ballare sui pali e a farsi mettere i soldi nel reggiseno e negli slip, sempre meglio che farsi sbattere sul sedile di una macchina in mezzo al nulla.
Lavoro così umile, era stata costretta, non l’aveva fatto di sua iniziativa, se fosse stato per lei avrebbe vissuto in modo migliore, lontano dal padre, con la madre e con una vita degna di essere chiamata tale, Vita con la V maiuscola. Rimpiangeva la vita che non aveva mai avuto, aveva smesso di credere in Dio, nonostante si ripeteva costantemente che le avrebbe dato una vita migliore, basta dare tempo al tempo.
Si fece forza, sentì il clacson della macchina dietro di lei, così fece un respiro profondo ed entrò dalla porta del retro.
 

   
 
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