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Autore: BELIEBER_G    21/03/2016    0 recensioni
Certe volte le cose accadono per un motivo. C’è chi crede nel destino e chi semplicemente nelle circostanze. Ma alcune volte, è inevitabile.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Karev, Nuovo Personaggio, Owen Hunt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Certe volte le cose accadono per un motivo. C’è chi crede nel destino e chi semplicemente nelle circostanze. Ma alcune volte, è inevitabile.
 
Il Seattle Grey’s Hospital era uno dei più famosi del posto e George O’Malley lo sapeva bene. L’ospedale universitario accoglieva matricole pronte a mettere la loro vita e la loro conoscenza nella medicina. Vi erano qualsiasi tipo di specializzazione, dalla neurochirurgia, alla chirurgia generale e alla pediatria.
George avrebbe optato per chirurgia generale, ma prima doveva superare l’esame che avrebbe dato quel giorno.
Se non fosse stato per la ragazza che gli attraversò la strada in fretta e in furia, barcollando come se fosse ubriaca o altro.
George sembrò essersi fermato quasi in tempo, l’aveva solamente tamponata.
Quindi corse fuori dall’auto e dopo aver controllato che il battito c’era ancora, la portò in ospedale.
L’entrata del Pronto Soccorso si trovava nel retro dell’edificio, lì si fermavano ambulanze e i medici rimanevano preparati al loro arrivo.
Ma, in quel momento, nessun ambulanza.
George spalancò le porte e gridò. -Qualcuno mi aiuti!-
Il responsabile del Pronto Soccorso era Owen Hunt: un uomo sulla trentina, con una chioma bionda da vichingo, una barba corta che lo faceva sembrare altrettanto e degli occhi azzurri brillanti.
Mise delicatamente la ragazza su un lettino e con una luce le controllò gli occhi.
-Credo di averla investita..- mormorò George, spaventato.
Non l’aveva nemmeno vista in faccia: era una ragazza sui 25 anni, capelli lunghi biondi, vestita di nero.
-Non è colpa tua O’Malley, questa è un overdose.- disse velocemente Owen.
George sgranò gli occhi non appena scoprì il vero motivo per cui la ragazza era svenuta.
-Somministriamole una flebo di diazepam, dovrebbe funzionare.- disse poi alle infermiere.
Non appena il farmaco venne a contatto con il corpo della ragazza, ella riaprì lentamente gli occhi.
-Tu hai un esame da fare, ci penso io qui.- continuò Owen, facendogli un cenno sulla testa. Si rivolse poi alla paziente.- Salve, sono il dottor. Hunt, sa dirmi il suo nome?- le chiese.
L’altro si passò le dita sugli occhi per vedere meglio: si trovava in un’enorme stanza in cui i letti e i pazienti erano messi in fila, lampadari a neon sul soffitto e una scrivania sulla destra.
-Molly.- rispose con voce roca.- Dove sono?-
-Sei al Seattle Grace Hospital, hai avuto un overdose.- spiegò il dottore.
Molly sospirò.- Oh, perfetto.-
-Ha bisogno di riposare, preparatele un letto.- disse Owen all’infermiere di colore accanto a lui.
George era riuscito a salvarle la vita.
 
Oltre al basso e simpatico George, a fare l’esame vi erano altri quattro specializzandi. Meredith Grey, Cristina Young, Alex Karev e Izzie Stevens.
Tutti e cinque formavano un gruppo di amici e colleghi che, con quell’esame, avrebbero deciso il loro futuro.
Meredith era una ragazza forte che aveva superato molte sfide nella sua vita da medico, insieme alla difficile e travagliata morte della madre di Alzheimer.
Cristina era anche lei una donna dall’animo potente: tutta la sua vita si basava sulla chirurgia.
Alex barcollava tra la chirurgia e la pediatria, ma prima o poi avrebbe dovuto fare una scelta. Anche la dott.ssa Robbins lo voleva con se a tutti i costi per curare i bambini.
Izzie, in realtà, aveva ancora le idee confuse, ma sapeva che il suo migliore amico George avrebbe potuto aiutarla a prendere una decisione.
Quella mattina, all’ora di pranzo, si riunirono per mettersi in forza per l’esame scritto e si sedettero insieme ad un tavolo della mensa.
Ultimamente Meredith aveva scoperto che, dato il divorzio tra i suoi genitori da quando lei era molto piccola, suo padre aveva avuto un’altra relazione con una donna da cui ne erano venute due figlie.
Una di queste, Lexie, era venuta a fare la specializzazione al Seattle Grey’s Hospital, chiamato proprio cosi perché dedicato alla madre famosa di Meredith.
Quindi, anche lei si unì al loro tavolo.
-O’Malley stamattina ha fatto tardi, non la prenderai troppo sul serio?- commentò Alex, prendendolo in giro. Lui aveva un carattere un pò fastidioso, ma se si trattava di qualcosa a cui teneva, cambiava del tutto.
-Ho investito una cocainomane e le ho salvato la vita.- esclamò George, con un sorriso quasi fiero di se.
-Oh, complimenti e chi è la fortunata?- continuò Alex, ridendo.
-Ho saputo solo il suo nome, dice di chiamarsi Molly.- rispose l’altro.
Lexie sputò per terra l’acqua e sgranò gli occhi alquanto sorpresa.- Non sarà una ragazza con i capelli biondi e lunghi?!-
-Si..Perchè?-
-Dannazione!- Lexie si alzò velocemente dalla sedia e corse in Pronto Soccorso, chissà per quale motivo.
 
Nel pomeriggio, Owen era tornato da Molly per vedere le sue condizioni.
Sembrava stare bene e il dottore notò che era anche piuttosto simpatica.
-Quindi lei è il direttore del pronto soccorso. Che onore.- esclamò sorridendo.
Owen stava compilando la sua scheda medica e presto sarebbe stata dimessa.
Davanti al suo letto stavano passando in fretta e furia una donna bassa e di colore, insieme a Izzie e Alex.
-Quelli sono Stevens e Karev giusto?- domandò Molly.
-Si, come fai a saperlo?-
-Mia sorella me ne parla sempre quando torna a casa.- rispose la ragazza, mentre si rivestiva lentamente per andarsene a casa.
Owen aggrottò le sopracciglia.- Chi è tua sorella?-
Prima che potesse rispondere, ecco arrivare Lexie col fiatone.- Sapevo che se non avresti smesso saresti morta per overdose!- esclamò, su tutte le furie.
Molly sbuffò.- Owen, lei è mia sorella Lexie.-
Giunse anche Meredith.
-E lei è la mia sorellastra.-  continuò, con tono sarcastico.
-Come vedi siamo una famiglia complicata.- commentò Lexie.
-Oppure sei tu che vuoi fare la perfettina.- ribatté Molly mettendosi la felpa per uscire.- Vede dottor. Hunt, per essere speciali bisogna essere anche belle ed intelligenti.- gli disse, con sguardo furioso.- Grazie per l’aiuto.-
Allora si mise le mani in tasca e si avviò verso l’uscita, ma il dottore la inseguì con in mano un telefono.
-Molly, il suo cellulare!-
-Oh, grazie.- Se lo prese e lo mise in tasca.
-Non bisogna essere per forza belle ed intelligenti, basta essere portati in qualcosa.- commentò Owen.
Molly fece il suo primo sorriso sincero e annuì, essendo d’accordo con lui. Prima che le voltasse le spalle, lo chiamò ancora.- Lei crede che io sia abbastanza carina?- domandò.
Anche il medico sorrise.- Certo.-
Detto questo, i due si voltarono e proseguirono per la loro strada.
 
Beh, il più delle volte, è destino.
  
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