Libri > Altro
Segui la storia  |       
Autore: Lady Five    22/03/2016    2 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Scerbanenco#Quadrilogia_di_Duca_Lamberti]
Un altro caso affidato, in via non ufficiale, a Duca Lamberti dall'ispettore Carrua, vecchio amico di suo padre: una donna scomparsa misteriosamente da una lugubre isola in mezzo al lago, i cui abitanti sembrano nascondere un inquietante segreto... Riusciranno Duca e il fido Mascaranti a risolvere l'enigma o dovranno arrendersi a una cruda verità?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La notte trascorse senza novità.
Nessuno aveva telefonato o mandato messaggi per chiedere un riscatto. Ma Duca e Mascaranti non si stupirono affatto. L'ipotesi del rapimento non li aveva mai convinti.
La stessa domestica della sera prima portò loro la colazione e li avvertì che il conte non si sentiva molto bene e sarebbe rimasto nella sua stanza. La scomparsa della moglie lo aveva molto provato.
“Ma mi ha incaricato di dirvi che avete carta bianca, potete perquisire dove volete, e anche noi del personale siamo a vostra completa disposizione.”
“Bene... Quanti vivono in questa casa, a parte i conti?” approfittò subito Duca.
“Oh, non siamo in molti. C'è Pietro Giussani, il maggiordomo, Anna Bernasconi, la cuoca, Renzo Magni, il giardiniere, che vi ha accompagnato qui con la barca, e io.”
“Grazie, più tardi verremo a parlare con tutti voi. Lei come si chiama, signorina?”
“Gilda Ambrosioni.”
“E lei che si è accorta della scomparsa della contessa?”
“Sì.”
“A più tardi, Gilda.”
I due poliziotti iniziarono subito le vere indagini. Per prima cosa, rivoltarono come un guanto la stanza della contessa e il piccolo bagno attiguo, ma senza trovare nulla di significativo.
“Questa stanza sembra disabitata da anni - commentò Mascaranti - Non c'è una radio, un televisore, un telefono... Che cosa faceva una persona chiusa qua dentro tutto il giorno?”
“Forse non stava sempre qui. Magari qui veniva solo a dormire.”
“Ma il conte ha detto che sua moglie non si muoveva quasi mai dalla sua stanza” obiettò il poliziotto.
Duca aprì la finestra. La giornata era grigia e il lago sembrava una lastra di piombo senza vita. Si chiese quanto fosse profonda l'acqua in quel punto. Cercò di immaginarsi la scena del suicidio: la contessa che si spingeva con la sedia a rotelle fino alla finestra - presumibilmente chiusa, vista la stagione, quindi avrebbe dovuto aprirla lei stessa - poi scavalcare faticosamente il davanzale, trascinarsi sulle rocce fino all'acqua... Ma più ci pensava, più gli sembrava improbabile che una persona con quegli evidenti impedimenti fisici potesse fare tutto questo. In realtà, non sapevano nemmeno quale fosse il grado di invalidità della contessa, se riguardasse soltanto le gambe o anche altro... si erano dimenticati di chiederlo. Forse erano troppo coinvolti in quella vicenda, inspiegabilmente, e non avevano la necessaria lucidità.
Stava per richiudere la finestra, quando un fugace luccichio in basso attirò la sua attenzione. Guardò meglio. Sotto, incastrato tra le rocce, qualcosa brillava. Scavalcò subito il davanzale e raccolse il piccolo oggetto: uno specchio da borsetta, rotto. Alcune schegge acuminate erano rimaste a terra. Lo rigirò tra le dita. Era pulito e non ancora ossidato dagli agenti atmosferici. Non doveva essere lì da molto. Lo mostrò a Mascaranti, che non sembrò però particolarmente colpito.
“Potrebbe essere caduto chissà quando...”
“No, secondo me è lì da poco tempo. E poi, come fa a trovarsi tra le rocce? Come ha potuto perderlo in quel punto una persona che non può muoversi?”
Duca avvolse lo specchio in un fazzoletto e se lo mise nella tasca del soprabito, sempre più convinto che la chiave del mistero fosse in quella stanza, anzi, fosse proprio quella finestra.
Decisero di perlustrare i dintorni della villa. L'isola, alla luce del giorno, aveva un aspetto meno lugubre, ma non aveva perso del tutto la sua atmosfera tetra. Oltre alla villa e ai suoi annessi, non vi erano altre costruzioni, né vi era traccia, apparentemente, di altri abitanti. Il giardino, dalle aiuole ben curate, era cinto su un lato da una balaustra di pietra, oltre la quale si stendeva la distesa lattiginosa del lago. Ripercorsero la strada che avevano fatto la sera precedente, fino alla darsena, dove era ancora ormeggiato il piccolo motoscafo che li aveva condotti fin lì. Poi si inoltrarono nella vegetazione che copriva gran parte della superficie, scoprendo numerosi altri approdi naturali, piccole insenature, scalette dai gradini tappezzati di alghe, che si perdevano nell'acqua. Ma non trovarono nulla che li potesse mettere sulla buona strada, nessun indizio di quanto potesse essere capitato alla contessa.
Tornarono verso la villa e incontrarono il barcaiolo-giardiniere, intento a strappare delle erbacce. Lo interrogarono a lungo sulla contessa, sulle sue abitudini, sui suoi rapporti con il marito e con gli altri occupanti della villa... L'uomo rispose gentilmente a tutte le domande, ma non fu di alcun aiuto. Descrisse la contessa come una donna molto dolce e gentile con tutti, intelligente e sensibile, amante dei libri e della musica. Però non aveva molti rapporti con il mondo esterno, da quando le era capitato quel brutto incidente che le aveva tolto l'uso delle gambe.
“Quando è successo esattamente? E come è successo?”
“Circa due anni fa. Ma nssuno sa esattamente che cosa sia successo... Da allora ho visto piuttosto raramente la signora. La persona che aveva contatti quotidiani con lei è la Gilda.”
“Sa dove possiamo trovarla?”
“A quest'ora starà dando una mano in cucina. Vi accompagno.”

Gilda fu molto disponibile. Ripeté quello che aveva già riferito loro il conte.
“Si ricorda se la finestra della camera della signora fosse aperto o chiusa?” le chiese Duca.
“Era aperta... e questo mi ha stupito appena entrata, perché ormai fuori era buio e freddo.”
“E la sedia a rotelle? Dove era posizionata quando è entrata?”
“Era sotto la finestra. Ma la contessa non c'era! - disse la ragazza visibilmente commossa - Oh, ispettore, che cosa può essere successo?”
“Siamo qua per cercare di scoprirlo, signorina. Ancora una domanda: ha per caso notato se ci fosse qualcosa fuori posto nella stanza, o se mancasse qualcosa dagli armadi o dai cassetti?”
“No, era tutto in ordine. E mi pare che non mancasse nulla...”
“Va bene, grazie, Gilda. Se le venisse in mente qualcos'altro, anche un particolare apparentemente insignificante, ce lo faccia sapere.”
“Certo, ispettore, stia tranquillo.”
Dopo Gilda, fu la volta della cuoca, una donna di mezza età, non molto loquace, e del maggiordomo, con cui non avevano ancora avuto modo di parlare a quattr'occhi. Ma anche da loro non venne alcuna illuminazione. La contessa sembrava benvoluta da tutti alla villa. Da quasi tutti, almeno... pensò Duca. Non era del tutto sicuro che lo fosse altrettanto anche dal marito. Bisognerà fare due chiacchiere anche con lui, prima o poi, si ripromise.
Duca e Mascaranti pranzarono da soli in una piccola sala da pranzo al pianterreno, serviti da Gilda, poi uscirono di nuovo in giardino a fumare.
Duca infilò la mano in tasca e si ricordò del piccolo specchio rotto. Lo tirò fuori e si mise a fissarlo, come se da lì potesse provenire la soluzione dell'enigma.
“Ricapitolando - disse dopo un po' - nessuno qui sembrerebbe interessato a fare del male alla contessa. Non abbiamo trovato nulla che possa far pensare a un omicidio o a un suicidio.”
“Sì, ma non abbiamo nemmeno prove del contrario. La finestra era aperta, quindi potrebbe averla aperta la contessa stessa per buttarsi di sotto, con la forza della disperazione...”
Duca mostrò ancora lo specchio a Mascaranti.
“Una persona che si suicida non si porta dietro uno specchio. È vero, avrebbe potuto averlo perso tempo fa, ma forse in quel caso l'avrebbe fatto recuperare... Lo so, è debole come indizio, ma al momento è tutto ciò che abbiamo.”
“Qual è allora la sua ipotesi, dottore?”
“Che potrebbe invece essere scappata, naturalmente con l'aiuto di qualcuno. Anche se all'apparenza dalla sua stanza non manca nulla, una fuggitiva qualcosa si porta dietro, no? Magari, nello scavalcare il davanzale, che sarà stato sicuramente complicato per una nelle sue condizioni, lo specchietto potrebbe essere scivolato via dalla borsa...”
Mascaranti annuì poco convinto.
“Ma la cameriera ha detto che non mancava nulla...” obiettò.
“Lo so, ma non sono così sicuro che abbia davvero controllato. Ha trovato la stanza in ordine e quindi, secondo me, non ha pensato di rovistare negli armadi. Oppure, la borsa potrebbe essere stata portata dal complice, proprio per non destare sospetti... Comunque, oggi pomeriggio voglio andare in paese - continuò Duca - Spero che lì siano un po' più pettegoli degli abitanti di quest'isola. Possibile che nessuno sappia niente di questo maledetto incidente? Lei continui qui a... non so nemmeno io a fare che cosa. Sembriamo finiti in un vicolo cieco.”
Ma Duca sapeva che Mascaranti era un vecchio segugio e avrebbe continuato le indagini seguendo il suo fiuto infallibile. Lui poco dopo raggiunse il barcaiolo e gli chiese di riaccompagnarlo sulla terraferma.

Era ormai buio quando la piccola imbarcazione attraccò di nuovo nella darsena dell'isola. Duca raggiunse velocemente Mascaranti in camera sua.
“Ha qualche novità?” gli chiese.
“Io no. E lei?”
“Io ho scoperto un paio di cose molto interessanti. Non so ancora come collegarle alla scomparsa della contessa, ma comunque dimostrano che qui tutti, soprattutto il conte, hanno occultato la verità.”
Il poliziotto lo fissò con curiosità.
“Il conte Varrega ha un figlio!”
“Ah! Aveva detto di non averne!”
“Infatti. Non è ovviamente figlio dell'attuale moglie, ma della precedente, morta una decina d'anni fa. Dovrebbe avere circa trent'anni.”
“E che fine ha fatto?”
“È un medico e vive da un'altra parte, anche se nessuno sa dove - nel pronunciare la parola medico la voce gli si incrinò appena - Non mette piede da queste parti di circa due anni. Pare non fosse mai andato molto d'accordo con il conte, soprattutto dopo la morte della madre, finché un bel giorno se n'è andato e non ha più fatto ritorno.”
Duca fece una pausa. Lui e il figlio del conte erano più o meno coetanei. Si chiese se si fossero mai incrociati in qualche aula universitaria... sempre che anche lui avesse studiato a Milano.
“Non le dice niente la fuga del giovane Varrega?”
“A parte che ha fatto benissimo... non saprei.”
“Magari è solo una coincidenza, ma lui se n'è andato più o meno nello stesso periodo in cui la contessa ha avuto l'incidente che l'ha resa invalida.”
“Già... ma che cosa significa?”
“Non lo so, magari nulla. E poi c'è la questione dell'incidente. Qui sono stati tutti molto evasivi su questo punto. E in paese nessuno sembra saperne nulla. Quelli con cui ho parlato hanno detto di aver visto la contessa perfettamente sana il giorno del suo matrimonio, dopodiché basta, non è più tornata. Almeno lì, nessuno l'ha più incontrata. Anche il conte ci andava di rado, ma lei non si è più vista.”
I due tacquero un istante, cercando ognuno di immaginare come potesse essere stata la vita di una donna giovane, bella e intelligente segregata in un posto da cui loro stessi non vedevano l'ora di scappare dopo nemmeno 24 ore.
“Ora - proseguì Duca - che incidente può aver avuto una donna che non si è più mossa da qui? Io purtroppo ho pensato subito a un incidente stradale e non ho sentito il bisogno di approfondire la cosa... ma qui non ci sono macchine. Può essere successo qualcosa con la barca? Mi pare difficile. È caduta da qualche parte? Magari... per colpa di qualcuno? Ormai è tardi. Ma domani dobbiamo assolutamente parlare con il conte, e questa volta non ho intenzione di usare tanti riguardi, prefetto o non prefetto.”

La mattina seguente, di buon'ora, Duca chiese di essere ricevuto dal conte.
Mezz'ora dopo, il maggiordomo li introdusse nel medesimo salottino in cui si erano incontrati la prima volta. Il conte era sprofondato nella stessa poltrona. Ma questa volta non era solo. In un angolo era seduto un altro uomo, abbastanza anziano, che beveva qualcosa.
“Signor conte - attaccò subito Duca, duro - credo che lei ci debba qualche spiegazione. Dobbiamo parlare... in privato” aggiunse lanciando un'occhiata eloquente verso l'uomo sconosciuto.
“Non ce n'è bisogno. Siete qui in veste non ufficiale, no? Dite pure.”
“Come preferisce. Perché non ci ha parlato di suo figlio?”
Varrega ebbe un leggero sussulto.
“Perché avrei dovuto? - chiese con voce rauca - Mio figlio se n'è andato due anni fa e non è più tornato. Non so più nulla di lui. Per me è come se fosse morto.”
“Perché se n'è andato e ha interrotto ogni rapporto con lei?”
“Oh - il conte fece un gesto vago con la mano - divergenze di opinione, incompatibilità di carattere... conflitti generazionali, come si dice oggi.”
“Sua moglie aveva già avuto l'incidente, quando suo figlio se n'è andato?”
“Sì, ma... che cosa c'entra?”
“Suo figlio potrebbe essere interessato alla morte della contessa... magari per questioni di eredità.”
“No, quando ha abbandonato l'isola l'ho diseredato.”
Ma che bella famiglia!
“Ci parli dell'incidente... Com'è successo? In che...”
“Basta così! Non vi permetto di usare questo tono in casa mia! Qualunque cosa sia successa allora, adesso non ha più importanza, perché mia moglie è morta!”
I due rimasero pietrificati.
“Come? Perché dice questo?”
Il conte indicò lo sconosciuto. I due lo osservarono con più attenzione. Portava stivali di gomma alti fino al ginocchio e sembrava piuttosto a disagio in quella stanza tetra. Continuava a rigirarsi tra le mani il cappello di tela impermeabile. Pensarono a un pescatore del posto.
“Questo signore proprio poco fa mi ha portato questa.”
Mostrò loro una sciarpa leggera, color avorio, con dei ricami. Era però sporca, umida e stropicciata.
“Era di mia moglie, questo è lo stemma della mia famiglia. Vuole dire a questi signori dove l'ha trovata, per favore?”
“L'ho trovata stamattina sulla spiaggia di fronte all'isola. Sicuramente è stata la corrente a portarla fin lì. Povera contessa!”

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Lady Five