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Autore: marilicerene    22/03/2016    0 recensioni
Diciotto prospettive su Lost Small World (Light Novel su Yata e Fushimi prima dell'inizio della trama).
Yata, e tutto quello che c'è in mezzo. (Non lo chiamano falling in love per niente).
* * *
Ecco come sarebbe potuta andare.
Tu avresti potuto dire, Stupido Saru, ti stavo cercando, cosa cazzo significa questo, quando sono tornato a casa tutta la tua roba era sparita e non riuscivo a raggiungerti al PDA ed ero preoccupato e
Lui avrebbe potuto dire, Beh, me ne vado perché tu sei un tale (bugiardo, ipocrita, peggior persona sulla faccia della Terra scegline una) e sono stufo e
Tu avresti potuto dire Aspetta. Guarda. Mi spiace, okay? Se è per le cose che ho detto prima – non lo intendevo davvero. E c'è qualcosa che volevo dirti da tanto.
(Credo che forse ma solo forse potrei essermi innamorato di te.)

* * *
{Traduzione} {Hurt/Comfort} {SaruMi}
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Qualche nota:
Allora, ho tradotto questa storia perché è la più triste e bella e stupenda e triste che abbia mai letto. Si ispira a una specie di manga/doshinji ufficiale sul passato di Misaki e Saruhiko che mi ha fatta piangere (la trovate qui in inglese se vi interessa: http://mangafox.me/manga/k_lost_small_world/). Per capire questa storia però vi bastano pochissime cose, anzi, in realtà non è proprio importante averla letta. Vi lascio qua le informazioni più importanti, se non le volete sapere non leggete.
(SPOILER) Allora, Misaki aveva degli amici ma poi ha scoperto che gli sparlavano dietro perché ha letto per caso dei messaggi in cui lo insultavano. Saruhiko era lì. Una sera loro due più una loro amica sono andati in giro per la città alla ricerca di un dirigibile  e Misaki ha dovuto parlare al telefono con la madre di questa ragazza fingendo di essere una sua amicA, e Saruhiko ha riso. È stata la prima volta e per Misaki è stato importante. Saruhiko ha un padre che abusa verbalmente di lui e che alla fine muore. (FINE SPOILER).
Davvero, date a questa storia una possibilità perché se la merita in tutti i modi possibili. È solo la seconda volta che traduco dall'inglese all'italiano, quindi se credete che abbia sbagliato qualcosa o se vedete degli errori fatemelo sapere!

Link dell'opera originale: http://archiveofourown.org/works/5845378
Link pagina autore: http://archiveofourown.org/users/marilicerene/pseuds/marilicerene
Link pagina traduttrice: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=202309

 







Icarus

di marilicerene

 

 

 

 

Buffo, tu sei quello distrutto, ma io sono quello che ha bisogno di essere salvato.

i.

E all'inizio, ci sono lettere sottosopra su una ruvida carta bianca sulle pagine di un libro di esercizi che si apre e si chiude, si apre e si chiude. Guardi le lunghe dita che scivolano tra loro, su e giù, e segui il sentiero di porcellana fino alla giacca rossastra fino alla cravatta nera fino alle labbra increspate fino agli occhiali spessi fino agli occhi grigio-blu fino ai capelli scuri e poi di nuovo alle lettere.

Hai intenzione di stare a guardarmi tutto il giorno e basta, o hai effettivamente un motivo per venire al mio posto?

Una voce così bassa non dovrebbe essere abbastanza per spaventarti, ma lo fa. Ti rendi conto che lo stavi davvero fissando.

Beh, ce l'avevo, rispondi, indignato, e stavo per dirtela, ma tu mi hai detto di smettere di disturbarti, ricordi?

Questo si qualifica come disturbarmi, dice lui freddamente.

Ti accigli, ma non te ne vai. Non è un segreto il fatto che perdi ogni senso di orgoglio quando vuoi qualcosa e lo vuoi davvero. Ti dondoli pigramente sulla sedia su cui sei seduto, avanti e indietro, e gli dedichi un ghigno soddisfatto quando ti guarda con irritazione.

Guarda, e c'è acidità nella sua voce, ma non ti importa. Solo perché ho ascoltato la tua storia strappalacrime ieri non ci rende amici adesso, capito? Se sei così patetico allora perché non vai a chiedere scusa a quegli altri idioti e basta, così gli piacerai di nuovo?

Con la coda dell'occhio puoi vedere “quegli altri idioti” accalcati insieme in fondo alla classe, ridendo (di te?) di qualcosa.

È una ferita aperta quella che ha toccato.

Non ti importa comunque.

Vedi, lui non lo capisce – non è mai stato l'essere amici. Immaginati questo: hai dodici anni e credi negli eroi in un mondo che ti prende in giro per questo. Il tuo mondo cade a pezzi (di nuovo) e sei più vicino di tanto così a fare un passo oltre il precipizio (di nuovo) quando all'improvviso, c'è questo ragazzo. Ed è esattamente come te, a parte che non lo è, e ha intrappolato i cattivi sotto i polpastrelli che danzano su una tastiera distruggendoli uno dopo l'altro dopo l'altro dopo –

Certo che vuoi vederlo, il resto, tutto quello di cui lui è capace.

(Non lo capisce.) Ovviamente tu sì.

Pensavo solo che potremmo parlare di qualsiasi altra cosa tu stia pianificando per quei tipi del terzo anno. Anch'io voglio vendicarmi di loro, sai.

È la cosa più vicina che la tua lingua maldestra può fare per esprimere quei sentimenti a parole. Speri solo che sia abbastanza.

ii.

Questa non è una triste storia d'amore. Le tristi storie d'amore dovrebbero andare così: la coppia si mette insieme, la coppia cade a pezzi.

Voi due non siete mai andati avanti con i dovrebbero, in ogni caso.

Cadete insieme. Vi distruggete.

(E questa è una storia piena di felicità.)

iii.

E fa –

C'era una volta un ragazzo dagli occhi del colore degli uragani e del calmo cielo estivo; e, miracolo dei miracoli, gli piaci.

Lo capisci perché quando andate a casa insieme e tu parli, lui ascolta. Aspetta, no, non hai capito; ascolta davvero. Una volta stai parlando di un videogame o qualcosa del genere e perdi il filo dei tuoi pensieri come al solito e parti per la tangente come facevi con i tuoi vecchi amici e non ti aspetti che se ne esca con un Volevi arrivare da qualche parte o ma lo dice e per poco non perdi l'equilibrio e lui ti stabilizza prima che tu possa cadere.

Il suo nome è Fushimi Saruhiko. Lui ti rende... felice.

No, no, vedi – tu non sei un ragazzino triste. Non lo sei davvero. Mamma ti chiama il suo piccolo raggio di sole e dice qualcosa sui sorrisi che illuminano le stanze (il tuo lo fa, a quanto pare). Solo che, a volte, ti senti – qual è la parola. Sai, quando ti senti... bloccato? Come con la testa piena di scariche? Quello. Ecco. Esattamente. Piccolo.

A volte, ti senti piccolo.

Non sei un ragazzino triste. Sei arrabbiato; c'è una differenza. Fushimi lo capisce. Anche lui è arrabbiato.

(Oh, beh. Ma ogni storia ha bisogno di un cattivo).

Presentazione A.

La prima volta che incontri suo padre, sai che c'è qualcosa di sbagliato.

È solo che non capisci esattamente sbagliato come.

Non hai mai visto lividi sulla sua pelle, e non sai ancora che ci sono modi diversi di essere feriti. Quindi ti dici, si vede che non vanno d'accordo (e questo è qualcosa con cui puoi relazionarti, non è vero), e te lo ripeti, ancora e ancora, per reprimere quella vaga stretta allo stomaco che ti tiene sveglio quella notte.

Viene a scuola il giorno dopo, giusto? Dieci minuti di ritardo e un aspetto orribile, ma viene. Non hai una bella cera, gli dici appena ne hai la possibilità, ma c'è uno sguardo distante nei suoi occhi e non sei sicuro che ti abbia nemmeno sentito.

Le cose che hai lasciato a casa ieri, dice invece, spingendo un sacchetto di plastica nella tua direzione. Scusa.

L'ultima parte ha senso quando apri effettivamente il sacchetto. Per qualche ragione, il tessuto del tuo ombrello è stracciato in mille pezzi, e i tuoi libri sono bagnati fradici.

Te li ricompro nuovi domani.

iv.

Vedi, il punto nel cadere è, non sai mai veramente come arriva dal Punto A al Punto B. È che – ricordi il passo falso, e decisamente ricordi la faccia che colpisce il pavimento, ma la parte in mezzo è sempre troppo veloce per capirci qualcosa. È così, con voi due. Non sei sicuro quando esattamente è passato dall'essere Fushimi, il tuo amico, a Saruhiko, il tuo Qualcosa con la Q maiuscola.

(Passate dal condividere gli auricolari al condividere le avventure al condividere le vite.)

A quattordici anni, sei dipendente dal suono della sua voce. Il modo in cui può passare da smorta, annoiata, monotona a fredda, dura, mordace a delicata, timida, divertita. Gli fai troppe domande perché ami la musica delle sue risposte; è la tua canzone preferita e non sai nemmeno la melodia.

A quattordici anni e mezzo, l'inespressività dei suoi occhi ti spezza il cuore. Il modo in cui la sua felicità silenziosa può cedere il posto a solide mura che nessuna quantità di scherzi, chiacchiere, o preghiere può distruggere dopo una notte passata in un internet café invece che in una stanza da letto ti fa venire voglia di spingerlo a forza fuori da quella casa ('fanculo alle conseguenze) e a portarlo via una volta per tutte.

A quattordici anni e tre quarti, la sua risata soffocata dal palmo della mano contro la bocca che riesci a sentire più spesso di quanto ti aspetti sveglia un migliaio di farfalle che riposano nel tuo stomaco. Vuoi qualcosa. Non sei sicuro di cosa, ma lo vuoi abbastanza disperatamente.

A quindici anni, è la prima volta che non dai una festa di compleanno a casa. Dici alla mamma che è perché stai diventando troppo grande per torta e palloncini, ma il fatto è che le spese sono state un po' troppe per la tua famiglia recentemente. Minoru ha cominciato la scuola, Megumi sembra diventare più grande ogni giorno e ha costantemente bisogno di più cose, il tuo patrigno fa gli straordinari e mamma fa uno sguardo che non ti piace quando arrivano le bollette.

Non ti importa, davvero. Non hai amici che verrebbero a una festa per te e a Saruhiko quella roba non piace in ogni caso.

Invece, mamma promette di preparare i tuoi piatti preferiti per cena e il tuo patrigno ti passa un rotolo di banconote (insistendo che tu le prenda, anche quando rifiuti) per comprarti quello che vuoi. Usi la tua app per chiedere a Saruhiko se vuole andare in piazza, e poi magari a mangiare qualcosa dopo, e lui dice di sì.

Quindi eccoti qui, seduto di fronte a lui al café che preferite (o, beh, tu lo preferisci, e lui non ha mai detto il contrario) e quello che vedi è la luce del sole nei suoi capelli e nontiscordardimé nei suoi occhi una piccola chiazza di crema all'angolo del mento che lui non sembra notare.

Pensi, per la prima ma decisamente non l'ultima volta, Sei così dannatamente bello.

Questo ti preoccupa. Lui è ricco, è intelligente, è attraente; ha tutto quello che serve per diventare qualcuno di importante nella vita. E tu sei felice per lui, lo sei davvero, ma ti è rimasto ancora soltanto un altro anno alle medie e poi probabilmente lui andrà in qualche stravagante liceo in cui non puoi neanche sperare di entrare, e dove ti lascerà questo?

Tu non sei niente di speciale. Tutto quello che c'è per te è questo momento, qui, proprio adesso, così vai avanti e te lo prendi. Ti sporgi avanti, pulisci la crema dalla sua faccia, farfugli, Posso baciarti. E lui sbatte le palpebre. Poi annuisce. Poi tu senti questa strana aspettativa crescere dentro di te mentre le vostre labbra lentamente si toccano.

È strano e sbatti il naso contro i suoi occhiali e le tue labbra sono screpolate e non ci sono i fuochi d'artificio, come i romanzi rosa che mamma legge dicono che dovrebbe essere, ma è un'epifania lo stesso; meraviglioso nel più banale dei modi, un po' come tornare a casa.

La sua lingua guizza fuori, tocca le tue labbra, sparisce, ritorna all'angolo della tua bocca. Senti un peso nello stomaco mentre riprendi fiato, insicuro se è questo quello che dovevi fare. Lui scivola dentro e non pensavi che fosse possibile ma le vostre labbra si spingono ancora più vicine e puoi vedere i suoi occhi chiusi tremare. I tuoi fanno lo stesso e le sue lunghe ciglia accarezzano la tua guancia e annusi cannella e vaniglia e un accenno di qualcosa che è Saruhiko che ti fa scendere un brivido lungo la spina dorsale. Spinge la lingua indietro e tu la segui con curiosità, cercando di imitare quello che ha appena fatto lui.

Sbuffa quella che pensi possa essere una risata e ti spinge via.

Troppa lingua, idiota, sussurra alla tua ovvia delusione, ma le sue guance sono leggermente rosate e si sporge avanti di nuovo e

Il sogno finisce. Ti svegli.

La TV sta ancora trasmettendo quella sdolcinata telenovelas romantica e la mamma sta furtivamente lanciando occhiate al divano dietro di te.

Con le dita tracci un disegno sulle tue labbra dove puoi ancora sentire le sue, e imprechi.

v.

Non è che non te l'aspettassi. Ti lascerà indietro, lo sai questo.

Una volta, salti fuori a casa sua con un puzzle da mille pezzi e dici, Facciamo questo! e lui non dice di no. Ci sono davvero pochi momenti che voi due passate insieme in cui abbassa completamente la guardia, e questo è uno di quelli. I suoi occhi si riempiono di qualcosa come genuino divertimento mentre ci si siede davanti; smetti quasi subito di “aiutare” e ti limiti a sederti dietro a guardarlo finire.

Pezzo dopo pezzo li mette tutti giù, le dita che li raggiungono uno dopo l'altro senza lasciar passare più di un secondo per gettare un occhio alla stampa di ciascuno. Non ha nemmeno bisogno di guardare all'immagine del puzzle completo, e per quella che sembra la milionesima volta nei due anni che siete stati insieme, pensi, Saruhiko è fantastico.

Solo che questa volta, ti lascia... più piccolo.

Gli esami di ammissione sono dietro l'angolo e sai che non ce la farai a fare qualsiasi cosa venga dopo. I tuoi insegnanti certamente non sprecano mai l'opportunità di ricordartelo (Credi di poterti permettere di saltare le lezioni con Fushimi? Lui non è come te, tu sei solo un idiota e tu vuoi gridare Credi che non lo sappia, credi che non passi un fottuto giorno senza che ci pensi, credi che la prima cosa che vorrò fare appena sarò diplomato non sia saltare giù da un fottutissimo tetto e non sarebbe fantastico se un meteorite si decidesse semplicemente a distruggere questo stupido mondo) e a volte, lo fanno anche i tuoi genitori, anche se hanno buone intenzioni.

(C'è una scuola di recupero che credo che potremmo permetterci, Misaki, se vuoi che ti iscriva–)

I tuoi occhi stanno nuotando in un ammasso di simboli bianchi e neri, fissando la pagina di formule, desiderando che almeno una di quelle entri nella tua stupida testa dura. I numeri sembrano fluttuare via dalla pagina e puoi sentire la frustrazione crescere dentro di te, facendoti sentire leggermente nauseato. Potresti FARE SILENZIO, urli alla tua sorellina in lacrime, facendola piangere più forte, e Non cominciare! a tuo fratello quanto ti guarda come se fosse colpa tua.

Non usare quel tono con i più piccoli! Mamma ti sgrida dalla porta perché grazie al cazzo sceglie quel momento per rientrare dal balcone dove stava dando aria alle coperte.

Lanci il libro di testo contro la parete, te ne vai a grandi passi verso la tua camera, blocchi la porta e non ti permetti di piangere.

Ti lascerà indietro. Lo sai questo.

vi.

Beh, però, la cosa più piccola può cambiare tutto, alla fine.

E c'è una bottiglia che brucia ai tuoi piedi.

Saruhiko dice che non è reale; che è solo un trucco ben fatto.

Tu vuoi che sia reale. Se lo è – se esiste un lato soprannaturale del mondo – allora forse, ma solo forse, non essere abbastanza intelligente o abbastanza ricco o abbastanza potente per farcela nella società normale non importerà più così tanto.

Il Mostro Rosso, il Bar HOMRA, Jungle, una festa a sorpresa.

Hai quindici anni e qualcosa e credi ancora negli eroi e c'è questo ragazzo che non ti prende in giro e dice Rovesciamo questo mondo così noioso. Farà anche questo, lo sai e basta che lo farà; così lo segui, gli occhi spalancati, pronto a credere ancora nelle possibilità.

O vincete, o è game over.

Voliamo verso il sole, precipitiamo e bruciamo insieme, sì?

vii.

È vivo.

È l'unica cosa che riesci a pensare mentre aspetti fuori dalla clinica locale che le ferite di Saruhiko vengono curate.

È vivo. È vivo. È vivo.

Quando chiudi gli occhi puoi vedere tutto di nuovo – razzi viaggiare verso di te, razzi viaggiare verso di lui, fuoco oltre la tua testa, salvalo per favore salva Saruhiko per favore per favore salva

È vivo.

Più tardi, quando torni a casa, ti lascia salire sulla cima del letto a castello con lui, perché è stato quel tipo di giorno. Non dite molto. Ti mette la cuffia sinistra dei tuoi auricolari nell'orecchio e la destra nel suo e lasci che la vecchia musica riempia il silenzio colpevole che c'è tra voi due mentre il filo degli auricolari vi tiene vicini.

Siete entrambi stanchi, ma nessuno di voi vuole dormire.

(È vivo. È vivo. Ha rischiato di non esserlo.)

Posso, dici, e poi ti fermi.

Si volta verso di te, gli occhi pieni di qualcosa di sincero, qualcosa di vero

Provi di nuovo. Posso, tenerti la mano?

Le sue dita scivolano nello spazio tra di voi, stringono gentilmente, e si rifiutano di rilassarsi, persino quando sei sicuro che siete entrambi nel dormiveglia.

Vuoi dirle, quelle parole che sono state allo stesso tempo fardelli e ali sul tuo cuore da quando riesci a ricordare. (Credo che forse ma solo forse potrei essermi innamorato di te.) Ma rovineresti tutto se lo facessi, lo sai che lo faresti.

Mikoto-san è stato fantastico, vero? sussurri invece.

viii.

Ah, il cadere a pezzi. Questa è la parte della storia che preferisci. Hmm? Beh, perché è ironico, vero? Considerato com'è iniziata. Una mano coperta di fiamme. Tu che la raggiungi con un unico pensiero in mente: voglio il potere. Non voglio mai più essere inutile mentre Saruhiko è in pericolo. Un incendio dentro di te si slancia alto in risposta, riempiendo ogni fibra del tuo essere.

Non sta bruciando te. Sta bruciando con te.

Le nocche di Saruhiko si appoggiano sul tuo nuovo marchio, e le tue nocche si appoggiano sul suo. Sembra più solenne di quanto qualunque voto matrimoniale potrebbe mai essere.

Quindi è così che comincia. Giorni felici. Saruhiko al tuo fianco, voi due contro il mondo, combattendo sotto la bandiera dell'HOMRA. Colpirai, picchierai, riempirai di calci, brucerai qualunque cosa provi a toccarlo. Lui graffierà, artiglierà, bloccherà, pugnalerà qualunque cosa provi a toccare te. Siete la squadra dei sogni. L'avanguardia dell'HOMRA. Invincibili, inarrestabili, insieme.

Non riesci a ricordare un periodo in cui ti sia sentito più completo di così.

(Ma, vedi, c'è questa cosa sull'essere tanto in alto. Dopo puoi solo andare in basso.)

ix.

Qualcosa di più sull'HOMRA.

Suoh Mikoto è tutti i tuoi sogni fatti realtà. Tu credi negli eroi, dopotutto, e lui porta il nome di Re così bene che è difficile immaginare quella parola senza di lui. Lui è quello che ammiri. Kusanagi Izumo ti ricorda casa – attento, fermo, immutabile. Yata-chan questo, Yata-chan quello, come un terzo genitore; lui è quello che rispetti.

Totsuka Tatara è...

Okay, una volta, gli stavi mostrando dei numeri col tuo skateboard, giusto, e quando finisci lui applaude forte e dice, con nessun accenno di falsa adulazione nella voce, Forte, Yata! Sei così bravo! È stato fantastico! Puoi mostrarmelo di nuovo?

E, beh, tu l'hai detto un sacco agli altri, ma... nessuno l'aveva mai detto a te prima.

(Lui è quello che ti piace di più.)

Condividi tutti questi sentimenti con Saruhiko, ovviamente, perché lui ascolta davvero.

(Lo fa, giusto?)

(Saruhiko?)

x.

Fushimi Niki muore in un freddo giorno di Dicembre appena poco dopo che voi due siete entrati nell'HOMRA. Saruhiko ti lascia andare con lui all'obitorio, ma ti rifiuti di seguirlo dentro. Lascia che abbiano il loro ultimo addio in privato, e tutta quella roba.

Ma – aspetta – quindi – chi è il cattivo adesso? Ogni storia ha bisogno di un cattivo, giusto?

Tu credi negli eroi. E tu sai che Saruhiko lo è.

Anche tu vuoi essere un eroe.

Quindi chi è il cattivo? Chi combatti.

Cos'ha fatto tuo padre, Saruhiko.

Perché odi Aya così tanto.

Cosa c'è che non va.

Perché hai combattuto contro Akito. No, davvero.

Parlami.

Perché mi sembra che tu ce l'abbia sempre con me.

(Ho i poteri, adesso, vedi? Non sono più piccolo ormai. Possiamo combattere questo qualunque cosa sia, insieme.)

xi.

Non sei bravo a raccontare questa parte. No, non è questo, sai come va (troppo bene) ma è solo che non sei sicuro di quali scene siano rilevanti, quali lasciare fuori, persino da dove cominciare.

Non parlerai dei litigi. Ce ne sono troppi di quelli; un piccolo, arrabbiato esercito di parole gettate in giro come coltelli verso un bersaglio. Bugiardo. Ipocrita. Ti odio. (Su cosa ho mentito, Saruhiko. Perché sono un ipocrita. Mi odi? Beh io–)

Silenzi, dannati silenzi. Lui nel suo letto, tu nel tuo, un invisibile elefante che si schianta contro il tuo petto. E la mattina, mi spiace. Ogni mattina. Mi spiace.

Avanti veloce. Avanti veloce. Aspetta, pausa.

Ingresso: i gemelli Minato.

Non parlerai tanto di loro. Questa è la tua storia, non la loro (E la loro probabilmente ha un lieto fine, comunque. Lo speri. Vuoi credere che esistano ancora.)

Quindi succedono delle cose e chiedi a tutti di rimanere a casa tua perché non c'è nessuno tranne te e Saruhiko e l'elefante così sarà più sicuro. Rimangono. Saruhiko non parla molto con nessuno. Neanche con te – soprattutto non con te, ripensandoci. E poi...

E poi.

Perché c'è una spada contro la sua gola, Saruhiko, e perché c'è la tua mano attaccata?

(Prossima traccia.)

È così pieno di sé, quel Fushimi.

So che non avremmo dovuto essere così ingenui, ma chi si crede di essere andando in giro a dire certe cose su di noi quando anche lui è responsabile?

Pensa di essere troppo bravo persino per andare in giro col resto di noi in ogni caso. Sempre nel suo angolo col suo stupido PDA.

Come fai ad essere amico di quel ragazzo, Yata-san?

Premi stop. Riprendi.

State zitti. State zitti. State zitti.

(Perché c'è sempre un pugno che stringe il suo colletto e perché c'è la tua mano attaccata.)

Non lo conosci nemmeno, ribolli di rabbia. Non sai nemmeno che cosa ha dovuto sopportare!

Ma poi pensi. Neanche io.

... Neanche io.

(Prossima traccia.)

Saruhiko, lascia giù quella scala! Che stai facendo? Saru! Mi ascolti?

Lo fa? Ti ascolta?

Quando pensi risata di Saruhiko quello che vedi è un cielo stellato e un dirigibile nascosto e quel suono lieve che esce fuori dal nulla dopo che hai riattaccato un telefono che non è tuo. Vuoi sentirla ancora (e ancora e ancora e ancora); suonate quella al tuo funerale, per favore. Cazzo, suonatela per sempre.

Quando pensi risata di Saruhiko quello che vedi è pranzare sul tetto della scuola e usare un porro come microfono improvvisato per cantare una canzone sdolcinata il più forte e il più stonato possibile. E una mano che gli copre la bocca e i suoi occhi (blu, blu come il cielo, non un accenno di grigio, in quel momento) scintillare con qualcosa che sembra felicità.

Quando pensi risata di Saruhiko quello che vedi è un corpo caldo di fianco al tuo perché è inverno e non avete pagato le bollette, sussurrando una battuta che non è nemmeno divertente alle sue orecchie, la piccola risatina che non suona nemmeno tanto divertita che cade come un piccolo respiro sul tuo collo. La tua mano, esitante, che avanza un po'. Che gli sposta una ciocca selvaggia di capelli dietro l'orecchio.

Quando pensi risata di Saruhiko non dovresti vedere i fantasmi. Non dovresti pensare a mantidi e incendi. Non dovresti sentirti spaventato, davvero fottutamente spaventato. Non dovresti quasi perdere la presa sulla ringhiera del letto di sopra a parte che non puoi perché l'unica cosa che ti fa tenere stretto è la paura che lui rida più forte quando cadrai.

Non dovrebbe andare così. Premi stop. Stop, dannazione.

... Okay, va bene.

Se c'è una cosa che hai imparato da tuo padre, è questa.

Quando le cose si fanno difficili – scappa.

(Scappa, piccolo corvo, scappa.)

Sali sullo skateboard ed esci da quel cazzo di posto. Non sai esattamente dove andare ma le tue gambe sì; ti spingono verso il bar HOMRA. Totuska-san è lì. Anche Mikoto-san è lì. Cosa ci fai qui così presto, Yata? Chiede Totsuka-san e... tu devi aver risposto. Detto qualcosa. Perché poi lui dice qualcosa a Mikoto e poi Mikoto si alza e se ne va.

Stai bene?

Hai litigato con Fushimi?

... Oh, è così? Magari voi due dovreste parlare?

Sii sincero con lui. Puoi farcela.

Ma tu sei l'unico che ha mai creduto in me Totsuka-san e senza offesa ma tu sei abbastanza ingenuo e io sono davvero non è che intendo non posso cosa dovrei dire poi da dove dovrei cominciare come fa questa canzone non lo so non lo so non lo so ma beh cos'altro c'è di nuovo non so mai cosa succede comunque non ho mai capito niente di niente sono solo un idiota sono sempre l'ultimo a capire gli scherzi è uno scherzo vero tutto questo casino io

Piano. Ehi. Va tutto bene. Vieni qui, magari questo può aiutare: pensa, se questo fosse il tuo ultimo giorno sulla Terra, cosa vorresti dirgli?

Uh.

Beh, sei arrivato fin qui. Tentare non costa nulla, giusto?

(Credo che forse ma solo forse potrei essermi innamorato di te.)

Torna a casa più in fretta che puoi. Appartamento vuoto. Niente lenzuola sul letto in alto, niente vestiti nella metà in basso dell'armadio, niente di niente, ormai. Va' avanti.

(Credo che forse ma solo forse potrei essermi innamorato di te.)

Passa con la skate per il parco con quell'altalena su cui di solito ti fermavi e parlavi e ridevi ed eri felice qualche volta. Non è lì. Va' avanti.

(Credo che forse ma solo forse potrei essermi innamorato di te.)

Torna indietro verso il bar e passa per il vicolo e –

(Credo.)

Oh, eccolo lì.

xii.

Ecco come sarebbe potuta andare.

Tu avresti potuto dire, Stupido Saru, ti stavo cercando, cosa cazzo significa questo, quando sono tornato a casa tutta la tua roba era sparita e non riuscivo a raggiungerti al PDA ed ero preoccupato e

Lui avrebbe potuto dire, Beh, me ne vado perché tu sei un tale (bugiardo, ipocrita, peggior persona sulla faccia della Terra scegline una) e sono stufo e

Tu avresti potuto dire Aspetta. Guarda. Mi spiace, okay? Se è per le cose che ho detto prima – non lo intendevo davvero. E c'è qualcosa che volevo dirti da tanto.

(Credo che forse ma solo forse potrei essermi innamorato di te.)

Cosa succede poi? Come puoi saperlo? Con i sarebbe e i potrebbe non si va da nessuna parte.

Forse avrebbe riso, Questo è lo scenario più probabile, non è vero. È lui. Cosa sei tu? Il fastidioso ragazzino che continua a inseguirlo e si rifiuta di lasciarlo solo quando chiaramente vuole che tu te ne vada?

(O forse, ma solo forse, avrebbe detto che provava lo stesso; che ti ha amato tutto il tempo.)

xiii.

Ha.

Sì, certo.

xiv.

Comincia con una mano, che brucia.

Finisce con una mano, che brucia.

(... Sembra più solenne di quanto ogni voto matrimoniale potrà mai essere.)

(Ecco che fine fa il tuo orgoglio, Mi-sa-ki.)

Il graffito sulla parete che si è lasciato dietro dice,

“Finché morte non ci separi.”

(Io ti ucciderò.)

xv.

Le mattine dopo sono terribili, ma ne hai già passate tre e non riesci a decidere quale delle tre sia la peggiore.

Ti svegli una volta e pensi che tutto il giorno prima sia stato un lungo e terribile incubo. Ti alzi, dritto sul tuo letto, tasti quello accanto a te sperando di sentire il peso di un corpo. Niente. Beh, non importa, quindi Saruhiko potrebbe essere andato a bere un bicchiere d'acqua. Esci dal letto, ti arrampichi giù dalla scala.

Niente computer. Niente lenzuola. Niente Saruhiko.

Ti svegli due volte perché il tuo PDA sta suonando e il riconoscitore di chiamate dice Fushimi Saruhiko. Premi accetta più veloce di qualunque cosa tu abbia fatto in tutta la tua vita e dici Pronto? e lui dice Misaki e improvvisamente tutto sembra un po' più chiaro e tu vuoi

Ti svegli la terza volta perché era solo un sogno.

No, niente chiamate perse sul tuo PDA, spiacente di deluderla–

Oh, ma il te stesso delle medie si sbagliava così tanto, così tanto. Non ti avrebbe lasciato indietro.

(Ti avrebbe solo lasciato, punto.)

E poi sei circondato dai pezzi infranti di nullità senza significato: la tazza in più, il kotatsu, l'unica foto incorniciata sulla parete (state sorridendo tutti e due.) I graffi sulle tue nocche stanno sanguinando ma non senti niente. L'orologio che ti ha fatto è stretto nel tuo pugno e lo alzi sopra la tua testa con tutte le intenzioni di scagliarlo contro la parete ma poi ti fermi.

E lo guardi.

E corri in bagno a rimettere la cena di ieri.

Il secondo cuscino di cui non hai più bisogno dà soddisfazione tra i denti, però. No, Kamamoto, non voglio alzarmi. No, non sono malato. Sì, Totsuka-san, sto bene. Sì, lo so che hanno dormitori là. No, non mi importa se sta mangiando bene. Se io sto mangiando bene. Non lo so. Non mi ricordo.

Qualcuno dica alla mamma che le scariche si stanno di nuovo facendo sempre più rumorose laggiù.

Quindi chi è il cattivo. Chi combatti. Chi è.

Il tuo riflesso ti sorride di rimando tipo Chi vuoi prendere in giro, Yata Misaki.

Tu non sei un eroe.

Quindi questo cosa ti rende?

E i frammenti dello specchio rotto e il sangue sul tuo pugno si aggiungono alla distruzione tutto intorno a te, comunque, e quindi.

Quindi cosa.

xvi.

Quando eri un bambino, amavi giocare a fare finta. Avevi una piccola banda di amici, una volta, ai vecchi tempi felici. E tutti voi prendevate le vostre spade (bastoni) e mettevate i vostri mantelli (asciugamani) e correvate ovunque l'avventura chiamasse.

A volte, la linea tra “vero” e “finto” diventava solo un po' sfocata.

(Ti sei trovato sulla roccia più alta che potevi trovare, braccia spalancate, convinto che il vento ti prenderà se cadrai.)

Hai pensato che l'avresti superato, ma come è saltato fuori, ti sbagliavi. Quindi, quello che fai è fare due grandi cassetti nella tua mente e li metti contro un cielo di luci rosse e ne etichetti uno “vero” ed etichetti l'altro “illusione”.

Lì. Smisterai i tuoi ricordi.

Primo: una nuova scuola e una nuova famiglia e nuovi amici che amano andare in giro con te e pensano che i giochi che inventi siano forti e ti ammirano come il leader della vostra squadra perché una volta hai salvato uno di loro dall'essere colpito da un ragazzo più grande.

Yata è così fastidioso, vero?

Misaki-chan, LOL.

Getti quel ricordo in “illusione”.

Prossimo.

Sei l'avanguardia dell'HOMRA e l'HOMRA è una famiglia e famiglia significa che saranno sempre li per te non importa cosa.

No blood, no bone, no ash.

Ehi, Totsuka-san. Te l'ha mai detto nessuno che in mezzo a così tanto rosso non stai molto bene?

Mikoto-san, mi spiace che tu te ne sia andato. Sì, lo so che non abbiamo mai parlato davvero e tu sei un Re e io non sono nemmeno qualcuno che ti conosceva come Kusanagi-san e Totsuka-san ma io ti ammiravo davvero quindi perché, perché non ho il permesso di essere triste anch'io?

... Kusanagi-san, fa male. I tuoi pugni hanno sempre fatto così male?

E il resto di voi? Dove state andando?

Famiglia significa–

Non essere immaturo, Yata. Devi capire. HOMRA è finita.

Getti anche quello in “illusione”.

Prossimo.

C'era una volta un ragazzo dagli occhi del colore degli uragani e del calmo cielo estivo e a lui – indovina un po' – a lui piaceva davvero ascoltarti, stare con te, e vi rendevate l'un l'altro così tanto felici.

Per favore sii vero per favore sii vero per favore sii vero

(Se tu facessi un passo avanti, giù dal tetto, il vento ti prenderà quando cadrai?)

xvii.

Questa non è una triste storia d'amore.

Una triste storia d'amore andrebbe così:

Nessuno ti trova quando stai dalla parte sbagliata della ringhiera, le luci della città la tua versione delle stelle tutto intorno a te. Nessuno risponde quando digiti il numero e la segreteria ti chiede di lasciare un messaggio. Nessuno ascolta quando dici Ehi, sono io. E mi dispiace. Qualunque cosa sia che abbiamo sbagliato, mi dispiace. Nessuno vede quando fai un passo oltre il precipizio. Nessuno nota che voli per un secondo prima che le tue ali di cera si sciolgano e tu colpisca l'oceano di cemento.

Questa non è una triste storia d'amore.

E fa –

Stai volando, va bene. Volando sul terreno sul tuo skateboard, veloce, più veloce di quanto tu sia mai andato prima. Non sei sicuro di sapere da cosa stai scappando ma forse è un fantasma, no, è di sicuro un fantasma; vedi – i fantasmi dei vivi, a volte, sono molto peggio dei fantasmi dei morti. Provi a saltare oltre la ringhiera così puoi raggiungere la strada senza andare sul marciapiede. (Non c'è tempo per la strada lunga. Scappa, piccolo corvo, scappa.)

Lo manchi. Colpisci il pavimento.

E... rimani lì.

Nessun eroe viene a salvarti.

Nessun bacio del vero amore sveglia qualunque cosa sia che sembra così morta dentro.

Niente a parte te e la tua faccia contro la ghiaia e la terra.

Non sei sicuro se ci metti secondi o minuti o ore o giorni. Quelli che sai è che, a un certo punto, dici a te stesso, sempre più forte:

Alzati. Alzati! ALZATI!

E poi ascolti.

Eccola. Ecco la fine. Niente squilli di tromba, niente orchestra, nessuno che canta ai titoli di coda.

Infili lo skateboard sotto il braccio e fai uno stanco passo avanti.

(E guarda – il sole sta sorgendo.)

xviii.

(Riavvolgi.)

Persino nell'oscurità, persino da quella distanza, persino tra il mare di luci rosse e il lutto e gli spettatori e tutto quello che c'è in mezzo, i vostri occhi si trovano l'un l'altro. E per un momento voi due siete le ultime persone rimaste nel mondo. È vivo, realizzi, e (Dio, non impari mai) questo accende una piccola speranza dentro di te.

Sta ancora fissando la neve bianca oltre la ringhiera quando ti avvicini.

Ci sono così tante cose che vuoi dire che non sai nemmeno da che parte iniziare.

(Credo–)

(No.)

(Lo so.)

(Ti amavo, allora.)

Ma quando apri la bocca quello che esce fuori è,

Questo – tu. Ed io, e. Tutto. Ne è valsa la pena.

(E lo intendi davvero, quindi non te lo rimangi.)

Lui non risponde. Non sei sicuro che ti abbia nemmeno sentito. Dai a quel lato della sua faccia un sorriso storto e cominci a camminare oltre a lui dove tutti stanno aspettando.

Quella volta, dice, fermando il tuo cammino. Hai detto “ci ha salvato”.

Annuisci. Sì?

Ha salvato me. Sono io che è quasi morto, quel giorno. Non tu. Non ha salvato noi, ha salvato me.

(Ma certo. Ma certo che non lo capisce.)

Ti viene quasi da ridere.

Ma Saruhiko, dici,

È la stessa cosa.












*Si soffia rumorosamente il naso* Ecco, ve l'avevo detto o no che ne valeva la pena?
Un paio di note sulla traduzione. Se avete letto "mantidi" a un certo punto e vi siete chiesti cosa diavolo c'entrassero, tranquilli, me lo sono chiesto anch'io. A un certo punto Misaki pensa:  È vivo. È vivo. Ha rischiato di non esserlo. In inglese era "He almost wasn't", e mi sono lambiccata per mezz'ora su come tradurlo. Se avete idee migliori, fatemelo sapere!
Anche se non vi è chiaro qualche passaggio, non fatevi problemi a chiedere! (magari sulla mia pagina, perché non so dirvi ogni quanto aprirò questo account). Allo stesso modo se avete voglia di tradurre un'altra storia della bravissima marilicerene fatemelo sapere, e vi darò la password di questo account!
A presto, e grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui! Lasciando un commento potreste fare molto felice l'autrice!
Vostra
Emma

 
   
 
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