Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Ashura_exarch    22/03/2016    1 recensioni
[crossover con Pokémon più orientato verso il mondo martiniano]
Westeros, 386esimo anno dopo la Conquista di Aegon. Al Tridente è stato Rhaegar a vincere e non Robert, e ancora oggi il suo discendente Jaehaerys III è al potere. Ma la morte improvvisa del Primo Cavaliere, il rinnovamento di antichi rancori derivati dalla precedente ribellione, un torneo degenerato e una minaccia sovrannaturale rischiano di annientare per sempre i Sette Regni. Come ulteriore elemento di destabilizzazione vi sono i pokemon, bestie ricercate a Westeros e comuni ad Essos. Ce la faranno i Sette Regni a sopravvivere?
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Doran

La mattinata cominciò in maniera convulsa. Si poteva dire che quel giorno fosse cominciato da quando Bernyce Royce era stata trovata nuda all'aria aperta, e nessuno da allora aveva più dormito, Doran compreso. Tutto l'accampamento fremeva per ciò che era successo solamente la notte precedente, e la notizia che era stato indetto un giudizio dei sette aveva presto fatto il giro del campo.
Una volta appresa la notizia lui e Ronas erano stati tra i primi ad accorrere alle tende degli alti lord, ma erano stati trattenuti a distanza da un cordone di guardie. Poi avevano visto Bors e Jonothor Arryn uscire dallo spazio del lord loro fratello, e poco dopo un araldo aveva annunciato la decisione del Protettore della Valle.
Inutile dire che subito Ronas era stato in prima fila per partecipare al combattimento, anche se non era chiaro da quale parte lo avrebbe fatto. In più Lancialucente pretendeva di tirare in ballo anche l'amico, e Doran non era stato entusiasta di dover prendere una decisione del genere a notte fonda. Ma la risposta era scontata: lui e Ronas Martell erano cresciuti assieme, e nessuno dei due avrebbe abbandonato l'altro in caso di bisogno. Lo stesso valeva anche per Jon Uller, ma essendo ancora alle cure del maestro per le ferite riportate durante il torneo non ebbe voce in capitolo in quel momento.
Nonostante avesse opposto una debole resistenza alla fine Doran Wyl aveva ceduto, accettando di accompagnare Ronas nel combattimento.
Ma sulla parte da aiutare avevano quasi avuto un litigio. "Bors Arryn ha stuprato una vergine!" diceva lui "Jonothor è nel giusto ad accusarlo!". "Suvvia, non sei tanto idiota da farti infinocchiare" aveva ribattuto Lancialucente "E' chiaro che non è stato lui. E poi, anche se fosse, era ubriaco e non poteva sapere quello che faceva.". Doran era indignato dal fatto che un cavaliere del calibro di Lancialucente volesse difendere uno stupratore, ma alla fine era stato lui ad avere la meglio.
Sia Doran che Ronas si erano presentati al cospetto di Bors Arryn per offrirgli la propria partecipazione, che era stata prontamente accettata. L'Arryn di mezzo, un uomo enorme e di poche parole, si era limitato a fare un cenno del capo facilmente interpretabile come un assenso. Oltre a loro fino a quel momento solamente ser Roland Frey, la Torre In Fiamme, aveva fatto lo stesso schierandosi per Bors. Sembrava che invece nessuno si fosse ancora espresso a favore di Jonothor Arryn.
Ma col sorgere del sole cominciò anche la gara per accaparrarsi i posti. Saputa della partecipazione di Lancialucente Ben Simisage, ansioso di confrontarsi di nuovo con il dorniano, si era schierato con Jonothor Arryn. Lo stesso aveva fatto Joseth Redfort, desideroso di prendersi una rivincita. Saputo però dell'iscrizione di Torrerossa suo cugino Justin Piccolatorre aveva ottenuto di combattere per Bors Arryn; pareva infatti che tra i due Redfort non corresse buon sangue. Lo stesso valeva per Cedric e Gregor Frey, l'uno combattente per ser Bors e l'altro per ser Jonothor. Morton Hunter aveva deciso di non perdere l'occasione di partecipare a un evento così raro e si era schierato con l'Arryn più giovane, ottenendo di avere ser Terrence Mooton, ancora infuriato per la sconfitta inflittagli dall'anziano cavaliere, schierato con Bors Arryn. Gli ultimi a dirsi pronti a partecipare furono ser Boras Templeton Stellabianca e ser Layn Corbray con la sua lama valyriana, entrambi a favore di Jonothor. Gli schieramenti erano così completi.
Doran sospettava che molti di loro più che dal senso del dovere fossero mossi dalla voglia di mettere in risalto il proprio nome partecipando ad una manifestazione così importante. Poco importava ci fosse il rischio di morire, uomini come Hunter erano abituati al combattimento, mentre gente del calibro di Simisage e Lancialucente era semplicemente troppo brava per farsi sopraffare.
Ma Doran temeva di più per sé stesso. Lui non era all'altezza di molti di loro, e una voce dentro di sé gli diceva che non era ancora troppo tardi per tirarsi indietro. Non lo era nemmeno per fare la figura del codardo, e l'uomo si sentiva tutto meno che tale. Fu per questo che non ritirò il proprio sostegno all'accusato.
All'alba tutto era pronto, il campo per la disputa già allestito dove fino a poche ore prima c'era lo spazio per le lizze da torneo. Il giudizio era stato previsto per la tarda mattinata, quando il sole era alto e faceva diventare le armature dei veri e propri forni, facendo bollire lentamente la carne al loro interno e facendo annegare il malcapitato nel proprio sudore.
Dopo l'iscrizione nella notte Doran aveva provato a dormire, ma non ce l'aveva fatta. Sapere che di lì a poco avrebbe messo in gioco la propria vita gli impedì di chiudere occhio, così quando le prime luci cominciarono a filtrare da dietro le montagne uscì dalla tenda per fare un po' di pratica con la spada. Ronas lo raggiunse poco dopo e si mise a duellare con lui. La temperatura non era ancora ottimale, ma entrambi semplicemente non vi fecero caso.
- Mi chiedo ancora se sia stata una buona idea - disse Doran, quasi tra sé e sé.
- Certo che lo è - ribattè Ronas, scansando un fendente - I giudizi dei sette sono rarissimi. In quasi quattro secoli di regno Targaryen sono stati talmente pochi da essere contati sulla punta delle dita di una mano. I nostri nomi saranno scritti nei libri di storia.
- Non mi riferivo a quello - puntualizzò Doran, lanciandosi in un nuovo attacco - A me non interessa diventare famoso. Dico, non sarà pericoloso? I giudizi non sono i tornei, qui gli avversari punteranno ad uccidere.
- Di che ti preoccupi? - sorrise l'altro - Mi sembra che noi dorniani sappiamo il fatto nostro. E poi se hai paura ti coprirò le spalle.
- Non ho paura per me - gli rispose - Ma per te.
- Per me?
Dopo aver scansato un nuovo fendente Ronas Martell mise giù la spada, incuriosito.
- Perché mai dovresti aver paura per me?
- Due contendenti si sono offerti di combattere solamente per prendersi la rivincita su di te.
- Mi pare una cosa normale, i duelli hanno sempre funzionato così.
- Ma quella non è gente qualsiasi.
- Chi, gente come Torrerossa? Quell'energumeno mi fa un baffo, troppo lento per i miei gusti. Ci sono andato anche leggero con lui quando abbiamo combattuto alla lizza.
- E che mi dici del pokemon?
- Simisage, lui sì che è interessante. Non ho mai visto un pokemon che fosse anche un nobile e un cavaliere, tantomeno un pokemon che sapesse combattere come lui.
- Guarda cosa ti ha fatto al braccio, non dovresti combattere con una ferita del genere.
Dopo il combattimento con Simisage il maestro aveva controllato il braccio di Ronas. Non era rotto ma nemmeno completamente sano, e per questo il maestro l'aveva fasciato strettamente, raccomandandogli di tenerlo il più immobile possibile. Nonostante le proteste per via del fatto che Lancialucente usasse il braccio sinistro per combattere, aveva deciso di seguire il consiglio del sapiente.
- Non è nulla, la mano destra va bene lo stesso per tenere la lancia.
Doran non era del tutto sicuro che l'amico gli stesse dicendo la verità. Lo conosceva bene, e Ronas Martell era un tipo a cui non piaceva ammettere quando era il caso di darsi un contegno. Era sicuro di farcela con un braccio solo, ma pensando ai suoi avversari Doran ne dubitava seriamente. Non lo tranquillizzava il fatto che fosse sopravvissuto ad una battaglia a nove anni.
Presto li raggiunse anche Jon Uller, e lui sì che era messo male. Il suo braccio era veramente rotto, e il maestro lo aveva immobilizzato dentro un gesso e appeso al collo di Uller. Nonostante ciò l'uomo era sorridente, non mostrando il minimo segno di dolore o di sofferenza causata dall'arto rotto. Era in momenti come quello che Doran lo ammirava.
- Allora Jon, come andiamo? - gli chiese scherzosamente Ronas.
- Semmai ci siamo assomigliati adesso siamo due gocce d'acqua - replicò Uller, riferendosi alle braccia ferite di entrambi.
Tutti e tre scoppiarono in una grossa risata. Era sempre stato così, adoravano scherzare e fare battute tra di loro. La loro infanzia trascorsa a Lancia del Sole - più alla Città Ombra - era stato un periodo fantastico, Doran Wyl non lo rimpiangeva mai. Lui e Ronas erano cugini, il primo terzogenito di Lawren Martell, il secondo sempre terzogenito di Elaena Martell, andata in sposa a lord Vernan Wyl di Wyl. Jon Uller invece lo avevano incontrato un giorno che il lord suo padre era venuto in visita a Lancia del Sole, e da allora non se n'era più andato.
Avevano passato molti anni insieme, scoprendo i piaceri della vita - il sesso in particolare - e cercando avventure. Adesso avevano tutti e tre venticinque anni (Uller quasi ventisei, era il più vecchio dei tre) ed erano quasi dieci che viaggiavano senza meta per i Sette Regni. Qualcuno non vedeva ancora di buon occhio i cavalieri erranti, ma se c'era una vita da condurre Doran Wyl voleva che fosse proprio quella. Di certo però non voleva che né la sua né quella dei suoi amici terminassero in quel modo e soprattutto in quel luogo.
- A parte scherzi - fece Uller - Il maestro ha detto che devo tenere il braccio al collo per almeno una luna a partire da oggi. Che cazzo, mi sa che non potrò fare quel torneo a Delta delle Acque. Non vi dispiace allora se vi faccio da scudiero?
Risero di nuovo.
- Nessun dispiacere - replicò Ronas - Mi serviva proprio qualcuno che mi togliesse la merda da sotto gli stivali.
- A me invece c'è da riattaccare lo scudo dopo che quell'Arryn fetente me l'ha rotto - disse Doran.
- Strano che lo chiami fetente - ribatté Uller - A me risulta che combatterai per lui.
- Colpa di Ronas. Mi ci ha trascinato lui nel combattimento, come se in tutta la Valle non ci fossero stati altri cavalieri ansiosi di prendervi parte.
- Che c'è? - fece Lancialucente, mettendo la mano sana avanti - Mi serviva un po' di sostegno morale! Però non mi andava di lasciarti in tribuna a fare la lady che strilla e sviene, mi servirai a portata di mano.
Risero nuovamente, stavolta fino alle lacrime. Mentre se ne asciugava una Doran pensò che da nessuna parte si era mai sentito bene come in compagnia di Ronas e Jon. Non avrebbe scambiato il suo posto con nessuno, tantomeno avrebbe voluto perderlo in quel combattimento. Era determinato a non morire. "Sopravvivrò" si disse "Se c'è Ronas ne uscirò vivo, e anche lui. In fondo ha affrontato una battaglia, una vera battaglia. Cosa mai potrà esserci di peggio?".

Mai avesse formulato quell'ultimo pensiero. Giusto un'ora prima dell'inizio del giudizio il cielo cominciò a rannuvolarsi, e nel giro di pochi minuti si era passati da una splendida giornata ad una nera coltre minacciosa. Cominciò a piovere nella mezz'ora precedente, dapprima come una leggera pioggerellina che andò man mano ingrossandosi.
Iniziò anche a tirare un forte vento. Nella loro tenda i tre dorniani si stavano preparando, Ronas e Doran indossando le proprie armature e Jon Uller passandogli le armi. Doran guardò con apprensione la struttura di tela venire scossa dalle intemperie, ma sapeva dall'esperienza che non sarebbe crollata. Però... quel vento era davvero forte. Qualcuno avrebbe potuto benissimo venire sbalzato giù dalla propria sella.
Quando uscirono la terra si era già trasformata in un pantano di fango. I loro stivali di cuoio affondarono nella melma, ma fortunatamente non più di tanto in quanto le loro armature leggere aumentavano di poco il loro peso complessivo. Gli altri partecipanti invece, nelle loro armature di acciaio pesante, avrebbero sicuramente incontrato più difficoltà.
Raggiunsero i cavalli, li slegarono e vi montarono in sella. Erano nervosi per il temporale, e Doran dovette trattenere il suo quando un tuono rimbombò in lontananza. Serpe, il cavallo del Wyl, era giovane e aitante in confronto a Vecchio, il destriero di Doran. Si chiamava così perché era... vecchio. Da quando il precedente cavallo di Lancialucente era morto quattro anni prima Ronas aveva cominciato ad usare quello, chiamandolo così perché "Si vede che è vecchio! Non gli do più di un anno di vita, ma lo prenderò lo stesso.". E ne erano passati quattro, in cui l'anziano ronzino si era dimostrato più che affidabile per il dorniano.
Condussero piano i cavalli fino allo spiazzo del torneo per non farli scivolare nel fango. Si affiancarono agli altri partecipanti quando ormai mancavano solo dieci minuti all'inizio di tutto. I cavalieri si agitavano nelle loro armature, a disagio nella pioggia quanto i loro cavalli. Sopra di loro un fulmine illuminò la zona, seguito poco dopo da un fragoroso tuono. "Di bene in meglio" pensò tetro Doran.
Probabilmente lord Arryn stava tenendo un discorso o qualcosa del genere, a Doran parve di sentire la sua voce perdersi nel vento senza però riuscire a distinguere bene le parole. Dopo un po' si avvicinò Ubrick, l'araldo con cui Ronas aveva avuto un alterco, e fece cenno a tutti gli uomini a cavallo di avanzare.
Mentre declamava i nomi dei partecipanti - resi inudibili a causa di tutto il frastuono causato dal vento - i cavalieri si disposero lentamente alle estremità opposte del campo, mettendosi in fila come dei bravi soldatini. Per poco Doran a causa della scarsa visibilità non andò a sbattere contro un altro cavaliere, non avrebbe saputo dire chi. Doveva aguzzare gli occhi solo per vedere attraverso la fitta pioggia, e non si immaginava come dovesse essere per quelli bardati più pesantemente.
Provò a guardare verso le tribune d'onore, quelle riservate ai grandi lord. Riconobbe i contorni del palco, ma non riuscì a vedere più di così. Scorse del movimento, probabilmente anche quella zona era in subbuglio per l'imminente gara. Gli parve quasi di riuscire a scorgere la grassa figura di Bernyce Royce che spintonava dei malcapitati per arrivare al suo seggio d'onore.
Si accorse che la sua gamba destra ballottava. Lo faceva spesso quando era nervoso, e per cercare di fermarla vi mise una mano sopra. Non funzionò granché, sentiva l'irrefrenabile voglia di continuare a muovere l'arto.
Per cercare di calmarsi guardò chi aveva accanto. Alla sua sinistra c'era ser Cedric Frey, la Torre-di-Ghiaccio, lo riconobbe dalle torri blu su sfondo grigio della bardatura del cavallo. "Che assurdo soprannome" pensò Doran "Ne ho sentiti di migliori". Alla sua destra invece aveva ser Terrence Mooton, il quale stava parlottando con sé stesso dentro l'armatura. "Quello è matto" dedusse Doran "Sta parlando come se ci fosse qualcuno nell'armatura con lui. Mah, valli a capire questi Uomini dei Fiumi.". Poi si rese conto di ciò che stava pensando. "Che sto facendo?" si chiese "Forse sto per morire e mi ritrovo a pensare alla sanità mentale degli altri. Forse anch'io sono matto.".
Provò a scrutare davanti a sé per individuare il proprio avversario, ma la pioggia aveva reso impossibile anche vedere ad un palmo dal naso. Cercò allora di individuare Ronas tra i suoi alleati, ma oltre la cresta blu di Cedric Frey il mondo piombava in un grigiore spazzato dal vento, mentre era sicuro del fatto che Mooton fosse quello che delimitava l'ala destra dello schieramento. Decisamente una pessima giornata per effettuare un giudizio dei sette.
Arrivarono degli scudieri fradici, i quali consegnarono ad ogni cavaliere delle lance appositamente fabbricate. La lancia di Doran era stata colorata di giallo e di verde, i colori della sua casata, con anche dei pallini rosa qua e là ad indicare la gamba che veniva morsa dalla serpe dei Wyl nell'emblema. "E' bella. Peccato che tra pochi minuti debba già finire distrutta", perché probabilmente quella sarebbe stata la sua fine.
La lancia si rivelò molto più pesante del previsto. Quella da torneo era parsa più leggera a Doran, anche se pure quella aveva una certa massa. Dovette aiutarsi con entrambe le braccia ad issarla, e trovò un po' di difficoltà a sorreggere sia quella che lo scudo. Pensò di abbandonarlo, ma sarebbe stata davvero una pessima scelta. Riuscì in qualche modo a tenere in equilibrio la lancia, ma cominciò a sentire il proprio braccio cedere lentamente. Pregò che il segnale di inizio arrivasse presto.
E quando quello arrivò l'uomo si pentì subito di averlo chiesto. Tutti diedero di speroni ai propri destrieri, e altrettanto fece Doran con Serpe. Il cavallo nitrì e partì al galoppo, facendo quasi cadere all'indietro il cavaliere che lo montava. La lancia si sbilanciò pericolosamente, rischiando di finire contro Mooton. Fortunatamente Doran riuscì a riacquistare il controllo dell'arnese e lo puntò di nuovo in avanti.
Mentre avanzava aguzzò la vista per vedere chi sarebbe stato il suo avversario. Distinse un'imponente figura in mezzo alla foschia, e man mano che si avvicinava la riconobbe: vide uno scudo con le torri gemelle blu su sfondo grigio, e visto che due Frey su tre erano con ser Boras quello non poteva essere altri che ser Gregor Frey, la Torre-che-Crolla. "Di bene in meglio" pensò Doran in un attimo.
Le punte delle lance si stavano avvicinando velocemente l'una all'altra, e Doran riconobbe le sagome degli altri sfidanti avversari. Mooton, che aveva spronato più di tutti il cavallo, impattò per primo contro un cavaliere minuto che non poteva essere altri se non lord Morton Hunter. Ser Terrence venne sbalzato giù di cavallo, mentre lord Morton proseguì la sua corsa andando dietro a Doran.
Gregor Frey cercò di raddrizzare la propria lancia a pochi attimi dall'impatto, e Doran cercò di fare lo stesso con la propria. Da come però venne direzionata al momento dello schianto il dorniano capì di aver dolorosamente sbagliato i calcoli. La sua lancia infatti riuscì a passare tra lo stretto spazio che correva tra lo scudo e il busto di ser Gregor, finendo nel vuoto dietro di lui. L'uomo ebbe un moto di terrore e se la fece scappare di mano.
La lancia della Torre-che-Crolla invece lo colpì in pieno, al fianco. Doran si sentì immediatamente scaraventare di lato in un'esplosione di dolore, e in un attimo perse il controllo delle briglie. Cadde sul fianco destro nel fango, Serpe che continuava a galoppare nonostante fosse rimasto senza cavaliere. Impattando batté la testa, e immediatamente perse i sensi.

Quando si risvegliò il clangore della battaglia che infuriava attorno a lui lo accolse prontamente. Riprese lentamente i sensi, restò fermo ad osservare le gocce di pioggia che cadevano nel fango tutt'attorno a lui. Riuscì a muovere la mano, e con essa cercò di pulirsi gli occhi dal fango, tentando di vedere qualcosa.
E fu così che si accorse di essere faccia a faccia con un cadavere. La faccia bianco cereo solcata da fiumi d'acqua piovana, gli occhi sbarrati e lo squarcio sanguinante nella gola fecero venire un colpo al giovane dorniano. Si spaventò a morte e cacciò un urlo che passò del tutto inascoltato nel caos dello scontro, allontanandosi di qualche pollice. "E' un cadavere" cercò di calmarsi il più in fretta possibile "Non può farti niente. Ciò che è morto resta morto".
Era Layn Corbray. Un grosso squarcio nel collo, visibile al di sotto dell'elmo ammaccato, gli deturpava il pur gradevole aspetto. Il sangue a terra era ancora poco, segno che era morto recentemente, e che il suo uccisore probabilmente era ancora nei paraggi. "Merda, mi devo muovere. Qui rischio seriamente di lasciarci la pelle. Se la spada valyriana non ha difeso lui...".
Si alzò in piedi, sputando un po' del fango che gli era finito in bocca. Estrasse immediatamente la propria lama dal fodero, un modello più corto e maneggevole a differenza di quelle degli avversari, e assunse una posa guardinga. Assomigliava più ad una daga lunga, a pensarci bene. Anche Ronas e Jon ne avevano di simili. "A proposito, dov'è Ronas?" si chiese.
Si guardò intorno. A terra, oltre a Corbray, giacevano anche Boras Templeton, i capelli bianchi inzaccherati dal fango, e Roland Frey, ferito ad una gamba. "Corbray e Stellabianca sono morti. Siamo avvantaggiati nel numero, anche se la Torre-In-Fiamme non può più combattere. Arceus, vedi di non fare cilecca.".
Un luccichio attirò la sua attenzione, e voltò immediatamente lo sguardo. Proveniva da una spada, e Doran non faticò ad indovinare quale fosse dato che Lady Forlon non era col corpo di Corbray. Non ci fu nemmeno bisogno di provare a pensare chi fosse il suo uccisore, dato che era Terrence Mooton ad impugnarla. Subito dopo aver ucciso Corbray doveva avergli rubato la spada per sostituirla alla propria, e con la nuova lama aveva subito ingaggiato un combattimento con lord Hunter, il quale non sembrava però impiegare molta difficoltà a tenere a bada quel cavaliere dall'indole malsana.
Altri scontri nel vivo erano quelli tra i due Frey, i due Redfort e i due Arryn, segno che le faide familiari erano infine riemerse tra tutti i partecipanti. Sembrava però che per quel momento Doran fosse passato inosservato, perché altrimenti probabilmente sarebbe già stato a combattere contro qualcuno. "Trova Ronas, non ti distrarre!" gli ricordò una voce nella propria testa. Spaziò lo sguardo sulla battaglia, ma non riuscì ad individuare l'amico.
- Doran!
Infatti ci aveva pensato Stellalucente ad individuare lui. Il dorniano si voltò subito nella direzione opposta, e fu contento di vedere il viso familiare venirgli incontro. Solo... c'era anche qualcun'altro vicino a lui. Un ombra gli si stava avvicinando furtiva alle spalle, e Doran intuì chi potesse essere.
- Attento! Dietro di te! - gli gridò, cercando di farsi sentire.
Probabilmente ebbe successo, perché l'attacco lanciato da Simisage finì nel vuoto appena sopra la spalla di Ronas, che aveva proprio fatto in tempo a scansarsi. Il cavaliere provò a girarsi, ma si ritrovò immediatamente addosso il pokemon, che lo trascinò subito nel fango e cominciò una zuffa talmente veloce che Doran da spettatore fece fatica a distinguere chi stesse colpendo chi.
Evitò il colpo proveniente da dietro solamente per la propria prontezza di riflessi. E anche perché aveva sentito i pesanti calzari di verro cozzare contro il fango alle sue spalle. Si scansò repentinamente verso sinistra, e dove un attimo prima c'era lui calò un grosso spadone intriso di sangue. "E' enorme! Chi mai...". La risposta gli arrivò immediatamente.
- Fanculo, stronzo di un dorniano.
Era Gregor Frey, la Torre-che-Crolla. Dietro di lui, a una decina di piedi di distanza, si poteva scorgere il corpo senza vita del fratello Cedric, l'armatura e l'acciaio che la componeva deformati dove lo spadone l'aveva trapassato. "Ecco perché è pieno di sangue. Ora che anche l'altro Frey è morto dovremmo essere cinque contro cinque. Merda, non si mette bene.".
Frey si fece di nuovo avanti, brandendo la propria grande arma. Era davvero minaccioso in quella sua enorme armatura e con quello sguardo iniettato di sangue, ma Doran non si lasciò intimidire. Aveva visto di peggio, una volta lui e Jon avevano fatto a botte con alcuni armigeri di lord Tarly. Il Cacciatore Pazzo li aveva lasciati andare solamente perché con loro c'era anche Ronas, ma quell'esperienza era comunque stata ben più paurosa di ciò che stava vivendo in quel momento, anche se decisamente meno importante.
Provò a sincronizzarsi con i movimenti dell'avversario. Non era certo un asso del combattimento come l'amico, ma se la sapeva cavare egregiamente come tutti i dorniani che si rispettino. Frey si stava avvicinando a passi lenti ma concisi, e Doran capì subito che il momento giusto per attaccarlo sarebbe stato quando si fosse sbilanciato per colpirlo. Si preparò a scattare, sperando di non scivolare sul fango in quel momento cruciale.
Uno, due, tre secondi, Frey continuava ad avvicinarsi sempre di più con la sua lama insanguinata. Doran avvertì ogni singola goccia di pioggia cadergli in testa e ogni singola folata di vento schiaffeggiargli il viso. Sapeva di essere pericolosamente vicino alla morte, ma del resto ad andare in giro con uno come Ronas ci si poteva sempre essere. Erano i rischi del mestiere del cavaliere errante in fin dei conti.
La Torre-che-Crolla fece mulinare la spada con una lentezza sfiancante, al dorniano parve vedere tutta l'azione in modo rallentato. Si gettò alla destra del cavaliere, passando poco al di sotto della traiettoria della sua spada. Scivolò nella mota e si lasciò trascinare per inerzia, mentre con la sua lama provò a fendere l'avversario. Il rumore dell'acciaio che cozzava contro altro acciaio risuonò per tutto il campo di battaglia, misto ovviamente a grida, imprecazioni e suoni vari. La spada del dorniano rimbalzò contro le protezioni dell'Uomo dei Fiumi, non causandogli alcun danno.
"Merda.". Frey provò a colpirlo di nuovo, ma anche stavolta fu troppo lento e Doran fece in tempo a scansarlo. Stavolta però non cercò di colpirlo, sapeva già che non avrebbe avuto successo. Non poteva combattere alla cieca, doveva trovare un suo punto debole. E quel bestione non sembrava averne, almeno di visibili. L'unica parte scoperta era il volto - Frey aveva sollevato la visiera - e a meno di non colpirlo lì non l'avrebbe mai sconfitto. Avrebbe significato ucciderlo. "Lui ci ha provato con me, è bene che gli ricambi il favore.".
Continuò ad evitare il colpi di Frey, spingendosi ogni volta un po' più lontano in modo che il cavaliere dovesse arrancare per raggiungerlo. Se dalla sua parte la Torre-che-Crolla aveva la stazza Doran possedeva molta più agilità, la quale gli sarebbe senz'altro tornata utile. Il grosso nemico cominciò a fare sempre più fatica per raggiungerlo, stremato dal combattimento precedente ma deciso a non demordere dal poter uccidere una seconda preda. Del resto anche Doran era sfinito per il colpo di lancia infertogli poco prima dallo stesso Frey, ma cercava di tollerare il lancinante dolore al fianco.
Trovò il momento giusto quando Frey, con un possente urlo, si lanciò alla carica in un ultimo e potente attacco. Doran gli si fece incontro, quasi a voler incontrare la sua spada, ma proprio mentre la lama gli stava per calare sulla testa scivolò intenzionalmente, finendo a terra e aggrappandosi alle gambe di Frey. Il grosso cavaliere, colto di sorpresa, provò a staccarselo di dosso col solo risultato di perdere l'equilibrio e finire nel fango anche lui.
Il dorniano uscì frastornato dallo scontro, avendo sbattuto la testa sia dopo la caduta accidentale che quando la Torre-che-Crolla gli era finito addosso, ma si riprese quando vide la spada di Frey giacere a poca distanza, immersa nel fango. "Deve averla persa nella caduta.". In quel preciso istante realizzò di avere la sua occasione.
Cercò la propria spada, trovandola sotto una delle gambe di ser Gregor. Faticò non poco ad estrarla, complice anche la mole dell'avversario. Era rimasta incastrata, e l'altro per giunta si stava riprendendo dopo essere rimasto stordito per alcuni attimi dalla caduta. "Dai, forza, forza, vieni fuori...".
Con un sibilo la lama emerse dal fango, scintillando mentre veniva bagnata dalla pioggia, l'acciaio gocciolante solcato da decine di fiumiciattoli. Doran restò per un attimo a rimirarla. "La mia spada non è mai stata così bella come in questo momento.". Poi si decise ad agire. Riuscì a mettersi sopra a Frey in una posa per la quale i suoi amici in circostanze normali l'avrebbero sicuramente preso in giro per mesi, e puntò la spada verso la testa di Frey.
Il cavaliere, nonostante non si fosse ripreso del tutto, capì subito le intenzioni dell'avversario, e provò a divincolarsi. Non fosse stato per la sua velocità Doran probabilmente sarebbe scivolato di lato, ma riuscì in qualche modo a far calare il braccio sulla faccia di ser Gregor. La lama non incontrò praticamente resistenza, ma Doran continuò ad affondare la spada. Sentiva il corpo sotto di sé muoversi ancora e non voleva correre rischi, e si fermò solo quando sentì il metallo grattare contro gli anelli della cotta di maglia del paracollo dell'avversario.
Solo a quel punto ritirò l'arma, estraendola da quel che rimaneva della faccia di ser Gregor. Doran guardò con un misto di orrore e fascino il suo operato: la spada era penetrata nella guancia, perforando la gola della Torre-che-Crolla. L'elmo dell'enorme cavaliere cominciò a sembrare un mare da quanto sangue cominciò ad uscire dalle ferite e ad accumularcisi dentro.
Pensare che tutto quel macello da lui causato poco prima era senziente e si muoveva gli fece provare una sensazione strana. Aveva combattuto, ferito e menomato altri uomini prima di allora, ma questa era la prima persona che uccideva. La vista comunque non gli provocò particolari emozioni. "Ho visto di peggio" pensò "Come quando quel matto di lord Tarly fece mangiare un serpente vivo a quel criminale".
Restò ad osservare il cadavere per alcuni attimi, i quali comunque gli sembrarono degli anni. Poi il fragore della battaglia lo richiamò alla realtà e si voltò ad osservare gli altri combattimenti, ai quali precedentemente non aveva prestato attenzione. Bors e Jonothor Arryn stavano ancora combattendo, il primo con vari squarci nell'armatura e con l'aquila dell'elmo tagliata, mentre il secondo con la testa scoperta e sanguinante per una ferita. Sembrava che non si fossero mai dati tregua per tutto il tempo dello scontro. Lo stesso si poteva dire per i due Redfort, anche se Piccolatorre piegava una gamba in modo strano.
Ma lo scontro che più di tutti catturò la sua attenzione fu quello tra Mooton e lord Hunter. Il suo sguardo venne richiamato da un vero e proprio lampo che quasi lo spaventò. Pochi istanti dopo ne seguì un altro, e Doran con sgomento realizzò che proveniva... dalla spada di Mooton! Lord Hunter sembrava in difficoltà ma non di certo intimorito, nella sua lunga vita doveva aver visto cose ben più incredibili.
Un nuovo fulmine carico di elettricità attraversò l'aria, andando a scaricarsi nel terreno poco lontano. Doran poté udire le grida spaventate degli spettatori, anche se solo come eco lontane in quella cacofonia di suoni. Buttando alle ortiche ogni sorta di prudenza si avvicinò, provando a scoprire la causa di quello strabiliante fenomeno. "Non esistono lame magiche, dev'esserci una ragione perché faccia così.". Quando fu a meno di una decina di piedi di distanza si fermò per non rimanere coinvolto dallo scontro, aguzzò la vista e...
"Bastardo, così non vale.". Poco sopra l'elsa della spada di Mooton era appostato un piccolo Joltik, largo a malapena quanto la lama. Il minuscolo pokemon era carico di elettricità, Doran lo poteva vedere anche da lontano emettere in continuazione un mare di scintille, e ogni qualvolta la spada di Mooton si scontrava con quella dell'avversario impregnava il ferro di energia elettrica, provocando luminosi fulmini al contatto delle due lame. Il dorniano non aveva idea se ciò servisse solo a fare scena o potesse effettivamente danneggiare lord Hunter, ma lo considerò ugualmente una scorrettezza. "Ecco con chi parlava prima della carica. Gli stava impartendo gli ordini, quel maledetto bastardo.".
Nei giudizi dei sette erano ammessi solo i cavalieri e nessun esterno - uomo, animale o pokemon che fosse - poteva prendervi parte. Doran odiava chi si comportava slealmente violando le regole, e anche se apparteneva ad una religione diversa non poteva sopportare una scorrettezza palese come quella.
Forse in un altro momento ci avrebbe pensato su due volte - e magari anche di più - ma improvvisamente una rabbia incontenibile prese il sopravvento su di lui. Non riuscì a controllarsi, complice anche la ferocia che quella battaglia richiedeva, e cominciò ad avanzare verso Mooton. Non gli passò neanche per la testa che il cavaliere fosse un suo compagno in quella lotta, semplicemente lo voleva punire.
Lord Hunter aveva appena parato un fendente con lo scudo, lasciandolo sollevato. Il suo avversario stava provando a sfruttare quel momento in cui l'anziano lord aveva la guardia aperta per colpirlo, ma fu la spada di Doran la prima ad agire. Il dorniano non calcolò nemmeno con precisione dove volesse esattamente andare ad impattare, semplicemente caricò un potente colpo e lo sferrò con tutta la forza che riuscì a mettere nel braccio.
La lama colpì ser Terrence sulla spalla destra, molto vicino all'articolazione che la univa al braccio. Risuonò un inquietante rumore metallico quando la spada colpì l'armatura, deformandola. Mooton, colto di sorpresa, urlò di dolore e lasciò cadere la spada oltre che il suo intero corpo a terra. Doran poté scorgere lo sguardo stupefatto di lord Hunter attraverso la celata dell'elmo.
- Per la bontà del Guerriero! - sembrò esclamare lord Hunter sotto la celata, anche se era difficile distinguere le sue parole.
Doran avrebbe voluto gridargli qualcosa di rimando, ma tutto d'un tratto gli mancò il respiro. Mooton era stato sorprendentemente veloce a rialzarsi, e il suo pugno aveva colto il dorniano completamente di sorpresa. Essendo girato non se n'era potuto nemmeno accorgere, e finì gambe all'aria in men che non si dica, la spada che volava chissà dove.
Perse l'orientamento per qualche attimo, quanto bastò a Mooton per scagliarsi contro lord Hunter e farlo cadere a terra. Impiegò sorprendentemente poco tempo per sistemare il nobile, e qualche secondo dopo, proprio mentre Doran cercava di rialzarsi in piedi, si attestò davanti al dorniano e con un calcio in pieno petto lo rispedì a crogiolarsi nel fango.
- Traditore - fece il cavaliere - Come hai osato attaccare un tuo compagno di squadra? Questo è un giudizio sacro agli dei!
- Forse ai tuoi, ma non ai miei - ribatté Doran, sputando un grumo di fango che gli era finito in bocca - E il traditore siete voi, ser Terrence, visto che avete violato le regole.
Messo davanti al fatto compiuto, l'altro non poté far altro che digrignare i denti per la frustrazione sotto l'elmo, o almeno questo Doran si figurò.
- Idiota di un dorniano, la pagherai. Joltik, carica.
La spada che ser Terrence impugnava si illuminò per le scintille che in quel momento il piccolo pokémon cominciò ad emettere. Il cavaliere se la portò frontalmente, impugnandola a due mani e preparando un fendente che probabilmente avrebbe tagliato a metà il dorniano nell'eventualità quasi sicura che lo centrasse.
- Muori!
Sembrò passare appena un attimo prima che il fulmine colpisse Doran. Fu come se tutta la sua pelle avesse preso fuoco nello stesso momento, come se fosse stato messo al rogo. Il dolore che provò in quel momento era qualcosa di indescrivibile, che mai aveva sperimentato prima di allora, e fu probabilmente per questo che svenì. Prima di perdere i sensi riuscì però a vedere che un'altra sagoma si era sovrapposta a Mooton, parando il colpo. Poi però più nulla.

Si risvegliò all'asciutto. Immediatamente cominciarono i dolori, e ancora prima di aprire gli occhi sentì un fremito che lo attraversava. Gli venne l'istinto di muoversi, e immediatamente tutti i muscoli del suo corpo gridarono per la sofferenza. Gli sfuggì un gemito non appena provò a muoversi, gemito che non passò inosservato a chi gli stava accanto.
- Ben svegliato, ragazzo. - fece una voce vicino a lui.
Fu allora che Doran riaprì gli occhi. Non era più sul campo di battaglia, ma all'interno di una tenda. Un focolare ardeva in un braciere poco lontano, e una debole luce rischiarava la seta marroncina di cui erano composte le pareti della struttura. Stava disteso su un giaciglio di legno foderato di paglia, e accanto a lui c'era un seggio. E sul seggio c'era un uomo.
Sembrava anziano, almeno questo suggerivano i capelli grigi che gli attorniavano la fronte e le rughe che la solcavano. La sua faccia era piccola e canuta, ma in compenso appariva gentile e rassicurante. "Un benefattore" fu la prima cosa che pensò Doran una volta che lo ebbe guardato in faccia per la prima volta. Poi lo sguardo gli cadde su uno scudo appoggiato accanto all'ingresso della tenda; uno scudo marrone recante tre frecce bianche legate assieme.
Fu allora che realizzò che chi aveva davanti era lord Morton Hunter, uno dei più formidabili cavalieri viventi dei Sette Regni, oltre che uno dei più nobili signori della Valle di Arryn. Nonché suo avversario durante il giudizio dei sette di poco prima, avversario che però Doran aveva soccorso contro ser Terrence Mooton. A proposito, che era successo? Dov'erano Mooton, gli Arryn, i Redfort, Ronas, il Simisage e tutti gli altri? Com'era finito il giudizio?
- Lord Hunter - farfugliò il dorniano, ancora stordito - Voi... cosa...
- Zitto, ragazzo - gli intimò Hunter, senza tuttavia apparire arrabbiato - Il septon ha detto che non devi sforzarti troppo per qualche giorno, per cui ascoltami. Non so cosa ti sia saltato in mente prima quando sei venuto ad aiutarmi, potevo benissimo cavarmela da solo. Ho affrontato situazioni peggiori di quella nella mia vita, come alle Tre Sorelle o quando facevo il mercenario per la Compagnia Dorata nelle Stepstones. Nessuno aveva chiesto il tuo aiuto.
Doran sapeva di essere stato inopportuno, ma non si immaginava così tanto. Si preparò mentalmente per una sfuriata e magari anche per qualche conseguenza spiacevole. Doveva aver compreso che ad aiutare gli sconosciuti non ci si guadagnava mai nulla, eppure si ostinava ad essere sempre gentile. Dannato il suo spirito cavalleresco.
- Eppure - continuò lord Hunter - Devo ammettere che il tuo intervento è stato provvidenziale. Mi trovavo in seria difficoltà; certo, avevo già combattuto contro dei pokémon in vita mia, ma mai contro una di quelle bestie in comunione con un umano. Ero un po' disorientato a dir la verità. Ma grazie al tuo aiuto ho abbattuto l'avversario.
- L'avete... - chiese Doran - L'avete ucciso?
- No, assolutamente - rassicurò il lord - Solo, gli ho lasciato un paio di dita in meno per ricordargli di non riprovarci mai più a fare una slealtà del genere.
Il dorniano restò in silenzio per un attimo.
- Il giudizio - chiese poi - com'è finito?
- Ahimè, avete vinto voi - si lamentò Hunter - Jonothor Arryn si è arreso a suo fratello poco dopo la tua dipartita. Saranno passati meno di due minuti, ma è successo di tutto in quel mentre. Alla fine, quando l'Arryn minore si è arreso, si è fatta la conta dei morti. Dalla tua parte sono deceduti la Torre-di-Ghiaccio, trafitto all'inizio da una lancia, e anche ser Justin Piccolatorre, ucciso dall'altro Redfort che comunque è perito anch'egli per mano del tuo amico Lancialucente.
"Alla fine Ronas ha sistemato quel bestione. Ben gli sta".
- Dalla nostra parte invece - continuò Redfort - Oltre a Torrerossa anche Layn Corbray, ser Boras Templeton e la Torre-che-Crolla sono morti. Che destino crudele, troppi giovani di grandi casate sono morti oggi. E se penso che quell'indegno di Mooton dopo aver ucciso Corbray ha osato impugnare Lady Forlon... bah, non voglio nemmeno pensarci.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Doran rabbrividì ripensando a Gregor Frey e alla fine che gli aveva fatto fare.
- Alla fine lord Arryn - continuò l'altro - Ha dovuto esiliare suo fratello per la falsità comprovata delle accuse da lui mosse. Mi dispiace per lui, ma questa è la legge degli dei.
"Ben gli sta a quel fetente" pensò Doran compiaciuto. Jonothor Arryn non gli era mai stato simpatico, e a prescindere se avesse ragione o meno ad accusare ser Bors dello stupro della sua promessa sposa era contento per com'era finita tutta quella storia.
- Da quanto sono qui?
- Tre giorni. - rispose lord Hunter - Ormai la maggior parte dei nobili se n'è andata. Sono rimasti solo il mio seguito e pochi altri che hanno deciso di intrattenersi con lord Arryn e col giovane principe Daeron. Oltre anche ai tuoi amici.
- Sono qui?
- Sì, stanno qui fuori, sono ansiosi di parlarti. Visto che adesso sei sveglio vado a chiamarli.
Il lord si alzò e si diresse verso l'ingresso della tenda. Prima di scostare la seta che la divideva dall'esterno però si voltò e riprese a parlare al dorniano.
- Comunque grazie per ciò che hai fatto. Sono decenni che sono un cavaliere, ma non ho mai visto un comportamento lodevole come il tuo. Sarai sempre il benvenuto a Sala dell'Arco Lungo, e anche i tuoi amici.
Detto questo uscì. Doran rimase nel silenzio più assoluto, a contemplare il fuoco che ardeva nel braciere. Poteva sentire le voci lontane di Ronas e di Jon che discutevano con lord Hunter, e decise di godersi quell'attimo di pace prima della tempesta di domande che sicuramente gli avrebbero rivolto gli amici. Non poté fare a meno di sorridere. "In fondo" pensò "Non è stata una cattiva idea venire nella Valle.".

Note dell'autore
Nove mesi hanno contribuito a far risalire la mia voglia di continuare questa storia. Non assicuro aggiornamenti continui però, ho anche altro a cui pensare.

  
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