Doran
La mattinata
cominciò in maniera convulsa. Si
poteva dire che quel giorno fosse cominciato da quando Bernyce Royce
era stata
trovata nuda all'aria aperta, e nessuno da allora aveva più
dormito, Doran
compreso. Tutto l'accampamento fremeva per ciò che era
successo solamente la
notte precedente, e la notizia che era stato indetto un giudizio dei
sette
aveva presto fatto il giro del campo.
Una volta
appresa la notizia lui
e Ronas erano stati tra i primi ad accorrere alle tende degli alti
lord, ma
erano stati trattenuti a distanza da un cordone di guardie. Poi avevano
visto
Bors e Jonothor Arryn uscire dallo spazio del lord loro fratello, e
poco dopo
un araldo aveva annunciato la decisione del Protettore della Valle.
Inutile dire
che subito Ronas era
stato in prima fila per partecipare al combattimento, anche se non era
chiaro
da quale parte lo avrebbe fatto. In più Lancialucente
pretendeva di tirare in
ballo anche l'amico, e Doran non era stato entusiasta di dover prendere
una
decisione del genere a notte fonda. Ma la risposta era scontata: lui e
Ronas
Martell erano cresciuti assieme, e nessuno dei due avrebbe abbandonato
l'altro
in caso di bisogno. Lo stesso valeva anche per Jon Uller, ma essendo
ancora
alle cure del maestro per le ferite riportate durante il torneo non
ebbe voce
in capitolo in quel momento.
Nonostante
avesse opposto una
debole resistenza alla fine Doran Wyl aveva ceduto, accettando di
accompagnare
Ronas nel combattimento.
Ma sulla parte
da aiutare avevano
quasi avuto un litigio. "Bors Arryn ha stuprato una vergine!" diceva
lui "Jonothor è nel giusto ad accusarlo!". "Suvvia, non sei
tanto idiota da farti infinocchiare" aveva ribattuto Lancialucente
"E' chiaro che non è stato lui. E poi, anche se fosse, era
ubriaco e non
poteva sapere quello che faceva.". Doran era indignato dal fatto che un
cavaliere del calibro di Lancialucente volesse difendere uno
stupratore, ma
alla fine era stato lui ad avere la meglio.
Sia Doran che
Ronas si erano
presentati al cospetto di Bors Arryn per offrirgli la propria
partecipazione,
che era stata prontamente accettata. L'Arryn di mezzo, un uomo enorme e
di
poche parole, si era limitato a fare un cenno del capo facilmente
interpretabile come un assenso. Oltre a loro fino a quel momento
solamente ser
Roland Frey, la Torre In Fiamme, aveva fatto lo stesso schierandosi per
Bors.
Sembrava che invece nessuno si fosse ancora espresso a favore di
Jonothor
Arryn.
Ma col sorgere
del sole cominciò
anche la gara per accaparrarsi i posti. Saputa della partecipazione di
Lancialucente Ben Simisage, ansioso di confrontarsi di nuovo con il
dorniano,
si era schierato con Jonothor Arryn. Lo stesso aveva fatto Joseth
Redfort, desideroso
di prendersi una rivincita. Saputo però dell'iscrizione di
Torrerossa suo
cugino Justin Piccolatorre aveva ottenuto di combattere per Bors Arryn;
pareva
infatti che tra i due Redfort non corresse buon sangue. Lo stesso
valeva per
Cedric e Gregor Frey, l'uno combattente per ser Bors e l'altro per ser
Jonothor. Morton Hunter aveva deciso di non perdere l'occasione di
partecipare
a un evento così raro e si era schierato con l'Arryn
più giovane, ottenendo di
avere ser Terrence Mooton, ancora infuriato per la sconfitta
inflittagli
dall'anziano cavaliere, schierato con Bors Arryn. Gli ultimi a dirsi
pronti a
partecipare furono ser Boras Templeton Stellabianca e ser Layn Corbray
con la
sua lama valyriana, entrambi a favore di Jonothor. Gli schieramenti
erano così
completi.
Doran
sospettava che molti di
loro più che dal senso del dovere fossero mossi dalla voglia
di mettere in
risalto il proprio nome partecipando ad una manifestazione
così importante.
Poco importava ci fosse il rischio di morire, uomini come Hunter erano
abituati
al combattimento, mentre gente del calibro di Simisage e Lancialucente
era
semplicemente troppo brava per farsi sopraffare.
Ma Doran
temeva di più per sé
stesso. Lui non era all'altezza di molti di loro, e una voce dentro di
sé gli
diceva che non era ancora troppo tardi per tirarsi indietro. Non lo era
nemmeno
per fare la figura del codardo, e l'uomo si sentiva tutto meno che
tale. Fu per
questo che non ritirò il proprio sostegno all'accusato.
All'alba tutto
era pronto, il
campo per la disputa già allestito dove fino a poche ore
prima c'era lo spazio
per le lizze da torneo. Il giudizio era stato previsto per la tarda
mattinata,
quando il sole era alto e faceva diventare le armature dei veri e
propri forni,
facendo bollire lentamente la carne al loro interno e facendo annegare
il
malcapitato nel proprio sudore.
Dopo
l'iscrizione nella notte Doran
aveva provato a dormire, ma non ce l'aveva fatta. Sapere che di
lì a poco
avrebbe messo in gioco la propria vita gli impedì di
chiudere occhio, così
quando le prime luci cominciarono a filtrare da dietro le montagne
uscì dalla
tenda per fare un po' di pratica con la spada. Ronas lo raggiunse poco
dopo e
si mise a duellare con lui. La temperatura non era ancora ottimale, ma
entrambi
semplicemente non vi fecero caso.
- Mi chiedo
ancora se sia stata
una buona idea - disse Doran, quasi tra sé e sé.
- Certo che lo
è - ribattè Ronas,
scansando un fendente - I giudizi dei sette sono rarissimi. In quasi
quattro
secoli di regno Targaryen sono stati talmente pochi da essere contati
sulla
punta delle dita di una mano. I nostri nomi saranno scritti nei libri
di storia.
- Non mi
riferivo a quello -
puntualizzò Doran, lanciandosi in un nuovo attacco - A me
non interessa
diventare famoso. Dico, non sarà pericoloso? I giudizi non
sono i tornei, qui
gli avversari punteranno ad uccidere.
- Di che ti
preoccupi? - sorrise
l'altro - Mi sembra che noi dorniani sappiamo il fatto nostro. E poi se
hai
paura ti coprirò le spalle.
- Non ho paura
per me - gli
rispose - Ma per te.
- Per me?
Dopo aver
scansato un nuovo
fendente Ronas Martell mise giù la spada, incuriosito.
-
Perché mai dovresti aver paura
per me?
- Due
contendenti si sono offerti
di combattere solamente per prendersi la rivincita su di te.
- Mi pare una
cosa normale, i
duelli hanno sempre funzionato così.
- Ma quella
non è gente
qualsiasi.
- Chi, gente
come Torrerossa? Quell'energumeno
mi fa un baffo, troppo lento per i miei gusti. Ci sono andato anche
leggero con
lui quando abbiamo combattuto alla lizza.
- E che mi
dici del pokemon?
- Simisage,
lui sì che è
interessante. Non ho mai visto un pokemon che fosse anche un nobile e
un
cavaliere, tantomeno un pokemon che sapesse combattere come lui.
- Guarda cosa
ti ha fatto al
braccio, non dovresti combattere con una ferita del genere.
Dopo il
combattimento con
Simisage il maestro aveva controllato il braccio di Ronas. Non era
rotto ma
nemmeno completamente sano, e per questo il maestro l'aveva fasciato
strettamente, raccomandandogli di tenerlo il più immobile
possibile. Nonostante
le proteste per via del fatto che Lancialucente usasse il braccio
sinistro per
combattere, aveva deciso di seguire il consiglio del sapiente.
- Non
è nulla, la mano destra va
bene lo stesso per tenere la lancia.
Doran non era
del tutto sicuro
che l'amico gli stesse dicendo la verità. Lo conosceva bene,
e Ronas Martell
era un tipo a cui non piaceva ammettere quando era il caso di darsi un
contegno. Era sicuro di farcela con un braccio solo, ma pensando ai
suoi
avversari Doran ne dubitava seriamente. Non lo tranquillizzava il fatto
che
fosse sopravvissuto ad una battaglia a nove anni.
Presto li
raggiunse anche Jon
Uller, e lui sì che era messo male. Il suo braccio era
veramente rotto, e il
maestro lo aveva immobilizzato dentro un gesso e appeso al collo di
Uller.
Nonostante ciò l'uomo era sorridente, non mostrando il
minimo segno di dolore o
di sofferenza causata dall'arto rotto. Era in momenti come quello che
Doran lo
ammirava.
- Allora Jon,
come andiamo? - gli
chiese scherzosamente Ronas.
- Semmai ci
siamo assomigliati
adesso siamo due gocce d'acqua - replicò Uller, riferendosi
alle braccia ferite
di entrambi.
Tutti e tre
scoppiarono in una
grossa risata. Era sempre stato così, adoravano scherzare e
fare battute tra di
loro. La loro infanzia trascorsa a Lancia del Sole - più
alla Città Ombra - era
stato un periodo fantastico, Doran Wyl non lo rimpiangeva mai. Lui e
Ronas
erano cugini, il primo terzogenito di Lawren Martell, il secondo sempre
terzogenito di Elaena Martell, andata in sposa a lord Vernan Wyl di
Wyl. Jon
Uller invece lo avevano incontrato un giorno che il lord suo padre era
venuto
in visita a Lancia del Sole, e da allora non se n'era più
andato.
Avevano
passato molti anni
insieme, scoprendo i piaceri della vita - il sesso in particolare - e
cercando
avventure. Adesso avevano tutti e tre venticinque anni (Uller quasi
ventisei,
era il più vecchio dei tre) ed erano quasi dieci che
viaggiavano senza meta per
i Sette Regni. Qualcuno non vedeva ancora di buon occhio i cavalieri
erranti,
ma se c'era una vita da condurre Doran Wyl voleva che fosse proprio
quella. Di
certo però non voleva che né la sua né
quella dei suoi amici terminassero in
quel modo e soprattutto in quel luogo.
- A parte
scherzi - fece Uller -
Il maestro ha detto che devo tenere il braccio al collo per almeno una
luna a
partire da oggi. Che cazzo, mi sa che non potrò fare quel
torneo a Delta delle
Acque. Non vi dispiace allora se vi faccio da scudiero?
Risero di
nuovo.
- Nessun
dispiacere - replicò
Ronas - Mi serviva proprio qualcuno che mi togliesse la merda da sotto
gli
stivali.
- A me invece
c'è da riattaccare
lo scudo dopo che quell'Arryn fetente me l'ha rotto - disse Doran.
- Strano che
lo chiami fetente -
ribatté Uller - A me risulta che combatterai per lui.
- Colpa di
Ronas. Mi ci ha
trascinato lui nel combattimento, come se in tutta la Valle non ci
fossero
stati altri cavalieri ansiosi di prendervi parte.
- Che
c'è? - fece Lancialucente,
mettendo la mano sana avanti - Mi serviva un po' di sostegno morale!
Però non
mi andava di lasciarti in tribuna a fare la lady che strilla e sviene,
mi
servirai a portata di mano.
Risero
nuovamente, stavolta fino
alle lacrime. Mentre se ne asciugava una Doran pensò che da
nessuna parte si
era mai sentito bene come in compagnia di Ronas e Jon. Non avrebbe
scambiato il
suo posto con nessuno, tantomeno avrebbe voluto perderlo in quel
combattimento.
Era determinato a non morire. "Sopravvivrò" si disse "Se
c'è
Ronas ne uscirò vivo, e anche lui. In fondo ha affrontato
una battaglia, una vera battaglia. Cosa mai
potrà esserci
di peggio?".
Iniziò anche a tirare un forte
vento. Nella loro tenda i tre dorniani si stavano preparando, Ronas e
Doran
indossando le proprie armature e Jon Uller passandogli le armi. Doran
guardò
con apprensione la struttura di tela venire scossa dalle intemperie, ma
sapeva
dall'esperienza che non sarebbe crollata. Però... quel vento
era davvero forte.
Qualcuno avrebbe potuto benissimo venire sbalzato giù dalla
propria sella.
Quando uscirono la terra si era
già trasformata in un pantano di fango. I loro stivali di
cuoio affondarono
nella melma, ma fortunatamente non più di tanto in quanto le
loro armature
leggere aumentavano di poco il loro peso complessivo. Gli altri
partecipanti
invece, nelle loro armature di acciaio pesante, avrebbero sicuramente
incontrato
più difficoltà.
Raggiunsero i cavalli, li
slegarono e vi montarono in sella. Erano nervosi per il temporale, e
Doran
dovette trattenere il suo quando un tuono rimbombò in
lontananza. Serpe, il
cavallo del Wyl, era giovane e aitante in confronto a Vecchio, il
destriero di
Doran. Si chiamava così perché era... vecchio. Da
quando il precedente cavallo
di Lancialucente era morto quattro anni prima Ronas aveva cominciato ad
usare
quello, chiamandolo così perché "Si vede che
è vecchio! Non gli do più di un
anno di vita, ma lo prenderò lo stesso.". E ne erano passati
quattro, in
cui l'anziano ronzino si era dimostrato più che affidabile
per il dorniano.
Condussero piano i cavalli fino
allo spiazzo del torneo per non farli scivolare nel fango. Si
affiancarono agli
altri partecipanti quando ormai mancavano solo dieci minuti all'inizio
di
tutto. I cavalieri si agitavano nelle loro armature, a disagio nella
pioggia
quanto i loro cavalli. Sopra di loro un fulmine illuminò la
zona, seguito poco
dopo da un fragoroso tuono. "Di bene in meglio" pensò tetro
Doran.
Probabilmente lord Arryn stava
tenendo un discorso o qualcosa del genere, a Doran parve di sentire la
sua voce
perdersi nel vento senza però riuscire a distinguere bene le
parole. Dopo un
po' si avvicinò Ubrick, l'araldo con cui Ronas aveva avuto
un alterco, e fece
cenno a tutti gli uomini a cavallo di avanzare.
Mentre declamava i nomi dei
partecipanti - resi inudibili a causa di tutto il frastuono causato dal
vento -
i cavalieri si disposero lentamente alle estremità opposte
del campo,
mettendosi in fila come dei bravi soldatini. Per poco Doran a causa
della
scarsa visibilità non andò a sbattere contro un
altro cavaliere, non avrebbe
saputo dire chi. Doveva aguzzare gli occhi solo per vedere attraverso
la fitta
pioggia, e non si immaginava come dovesse essere per quelli bardati
più
pesantemente.
Provò a guardare verso le tribune
d'onore, quelle riservate ai grandi lord. Riconobbe i contorni del
palco, ma
non riuscì a vedere più di così.
Scorse del movimento, probabilmente anche
quella zona era in subbuglio per l'imminente gara. Gli parve quasi di
riuscire
a scorgere la grassa figura di Bernyce Royce che spintonava dei
malcapitati per
arrivare al suo seggio d'onore.
Si accorse che la sua gamba
destra ballottava. Lo faceva spesso quando era nervoso, e per cercare
di
fermarla vi mise una mano sopra. Non funzionò
granché, sentiva l'irrefrenabile
voglia di continuare a muovere l'arto.
Per cercare di calmarsi guardò
chi aveva accanto. Alla sua sinistra c'era ser Cedric Frey, la
Torre-di-Ghiaccio, lo riconobbe dalle torri blu su sfondo grigio della
bardatura del cavallo. "Che assurdo soprannome" pensò Doran
"Ne
ho sentiti di migliori". Alla sua destra invece aveva ser Terrence
Mooton,
il quale stava parlottando con sé stesso dentro l'armatura.
"Quello è
matto" dedusse Doran "Sta parlando come se ci fosse qualcuno
nell'armatura con lui. Mah, valli a capire questi Uomini dei Fiumi.".
Poi
si rese conto di ciò che stava pensando. "Che sto facendo?"
si chiese
"Forse sto per morire e mi ritrovo a pensare alla sanità
mentale degli
altri. Forse anch'io sono matto.".
Provò a scrutare davanti a sé per
individuare il proprio avversario, ma la pioggia aveva reso impossibile
anche
vedere ad un palmo dal naso. Cercò allora di individuare
Ronas tra i suoi
alleati, ma oltre la cresta blu di Cedric Frey il mondo piombava in un
grigiore
spazzato dal vento, mentre era sicuro del fatto che Mooton fosse quello
che
delimitava l'ala destra dello schieramento. Decisamente una pessima
giornata per
effettuare un giudizio dei sette.
Arrivarono degli scudieri
fradici, i quali consegnarono ad ogni cavaliere delle lance
appositamente
fabbricate. La lancia di Doran era stata colorata di giallo e di verde,
i
colori della sua casata, con anche dei pallini rosa qua e là
ad indicare la
gamba che veniva morsa dalla serpe dei Wyl nell'emblema. "E' bella.
Peccato che tra pochi minuti debba già finire distrutta",
perché
probabilmente quella sarebbe stata la sua fine.
La lancia si rivelò molto più
pesante del previsto. Quella da torneo era parsa più leggera
a Doran, anche se pure
quella aveva una certa massa. Dovette aiutarsi con entrambe le braccia
ad
issarla, e trovò un po' di difficoltà a
sorreggere sia quella che lo scudo. Pensò
di abbandonarlo, ma sarebbe stata davvero una pessima scelta.
Riuscì in qualche
modo a tenere in equilibrio la lancia, ma cominciò a sentire
il proprio braccio
cedere lentamente. Pregò che il segnale di inizio arrivasse
presto.
E quando quello arrivò l'uomo si
pentì subito di averlo chiesto. Tutti diedero di speroni ai
propri destrieri, e
altrettanto fece Doran con Serpe. Il cavallo nitrì e
partì al galoppo, facendo
quasi cadere all'indietro il cavaliere che lo montava. La lancia si
sbilanciò
pericolosamente, rischiando di finire contro Mooton. Fortunatamente
Doran
riuscì a riacquistare il controllo dell'arnese e lo
puntò di nuovo in avanti.
Mentre avanzava aguzzò la vista
per vedere chi sarebbe stato il suo avversario. Distinse un'imponente
figura in
mezzo alla foschia, e man mano che si avvicinava la riconobbe: vide uno
scudo
con le torri gemelle blu su sfondo grigio, e visto che due Frey su tre
erano
con ser Boras quello non poteva essere altri che ser Gregor Frey, la
Torre-che-Crolla. "Di bene in meglio" pensò Doran in un
attimo.
Le punte delle lance si stavano
avvicinando velocemente l'una all'altra, e Doran riconobbe le sagome
degli
altri sfidanti avversari. Mooton, che aveva spronato più di
tutti il cavallo,
impattò per primo contro un cavaliere minuto che non poteva
essere altri se non
lord Morton Hunter. Ser Terrence venne sbalzato giù di
cavallo, mentre lord
Morton proseguì la sua corsa andando dietro a Doran.
Gregor Frey cercò di raddrizzare
la propria lancia a pochi attimi dall'impatto, e Doran cercò
di fare lo stesso
con la propria. Da come però venne direzionata al momento
dello schianto il
dorniano capì di aver dolorosamente sbagliato i calcoli. La
sua lancia infatti
riuscì a passare tra lo stretto spazio che correva tra lo
scudo e il busto di
ser Gregor, finendo nel vuoto dietro di lui. L'uomo ebbe un moto di
terrore e
se la fece scappare di mano.
La lancia della Torre-che-Crolla
invece lo colpì in pieno, al fianco. Doran si
sentì immediatamente scaraventare
di lato in un'esplosione di dolore, e in un attimo perse il controllo
delle
briglie. Cadde sul fianco destro nel fango, Serpe che continuava a
galoppare
nonostante fosse rimasto senza cavaliere. Impattando batté
la testa, e
immediatamente perse i sensi.
E fu così che si accorse di
essere faccia a faccia con un cadavere. La faccia bianco cereo solcata
da fiumi
d'acqua piovana, gli occhi sbarrati e lo squarcio sanguinante nella
gola fecero
venire un colpo al giovane dorniano. Si spaventò a morte e
cacciò un urlo che
passò del tutto inascoltato nel caos dello scontro,
allontanandosi di qualche
pollice. "E' un cadavere" cercò di calmarsi il
più in fretta
possibile "Non può farti niente. Ciò che
è morto resta morto".
Era Layn Corbray. Un grosso
squarcio nel collo, visibile al di sotto dell'elmo ammaccato, gli
deturpava il
pur gradevole aspetto. Il sangue a terra era ancora poco, segno che era
morto
recentemente, e che il suo uccisore probabilmente era ancora nei
paraggi.
"Merda, mi devo muovere. Qui rischio seriamente di lasciarci la pelle.
Se
la spada valyriana non ha difeso lui...".
Si alzò in piedi, sputando un po'
del fango che gli era finito in bocca. Estrasse immediatamente la
propria lama
dal fodero, un modello più corto e maneggevole a differenza
di quelle degli
avversari, e assunse una posa guardinga. Assomigliava più ad
una daga lunga, a
pensarci bene. Anche Ronas e Jon ne avevano di simili. "A proposito,
dov'è
Ronas?" si chiese.
Si guardò intorno. A terra, oltre
a Corbray, giacevano anche Boras Templeton, i capelli bianchi
inzaccherati dal
fango, e Roland Frey, ferito ad una gamba. "Corbray e Stellabianca sono
morti. Siamo avvantaggiati nel numero, anche se la Torre-In-Fiamme non
può più
combattere. Arceus, vedi di non fare cilecca.".
Un luccichio attirò la sua
attenzione, e voltò immediatamente lo sguardo. Proveniva da
una spada, e Doran
non faticò ad indovinare quale fosse dato che Lady Forlon
non era col corpo di
Corbray. Non ci fu nemmeno bisogno di provare a pensare chi fosse il
suo
uccisore, dato che era Terrence Mooton ad impugnarla. Subito dopo aver
ucciso
Corbray doveva avergli rubato la spada per sostituirla alla propria, e
con la
nuova lama aveva subito ingaggiato un combattimento con lord Hunter, il
quale
non sembrava però impiegare molta difficoltà a
tenere a bada quel cavaliere
dall'indole malsana.
Altri scontri nel vivo erano
quelli tra i due Frey, i due Redfort e i due Arryn, segno che le faide
familiari erano infine riemerse tra tutti i partecipanti. Sembrava
però che per
quel momento Doran fosse passato inosservato, perché
altrimenti probabilmente
sarebbe già stato a combattere contro qualcuno. "Trova
Ronas, non ti
distrarre!" gli ricordò una voce nella propria testa.
Spaziò lo sguardo
sulla battaglia, ma non riuscì ad individuare l'amico.
- Doran!
Infatti ci aveva pensato
Stellalucente ad individuare lui. Il dorniano si voltò
subito nella direzione
opposta, e fu contento di vedere il viso familiare venirgli incontro.
Solo...
c'era anche qualcun'altro vicino a lui. Un ombra gli si stava
avvicinando
furtiva alle spalle, e Doran intuì chi potesse essere.
- Attento! Dietro di te! - gli
gridò, cercando di farsi sentire.
Probabilmente ebbe successo,
perché l'attacco lanciato da Simisage finì nel
vuoto appena sopra la spalla di
Ronas, che aveva proprio fatto in tempo a scansarsi. Il cavaliere
provò a
girarsi, ma si ritrovò immediatamente addosso il pokemon,
che lo trascinò
subito nel fango e cominciò una zuffa talmente veloce che
Doran da spettatore
fece fatica a distinguere chi stesse colpendo chi.
Evitò il colpo proveniente da
dietro solamente per la propria prontezza di riflessi. E anche
perché aveva
sentito i pesanti calzari di verro cozzare contro il fango alle sue
spalle. Si
scansò repentinamente verso sinistra, e dove un attimo prima
c'era lui calò un
grosso spadone intriso di sangue. "E' enorme! Chi mai...". La
risposta gli arrivò immediatamente.
- Fanculo, stronzo di un
dorniano.
Era Gregor Frey, la
Torre-che-Crolla. Dietro di lui, a una decina di piedi di distanza, si
poteva
scorgere il corpo senza vita del fratello Cedric, l'armatura e
l'acciaio che la
componeva deformati dove lo spadone l'aveva trapassato. "Ecco
perché è
pieno di sangue. Ora che anche l'altro Frey è morto dovremmo
essere cinque
contro cinque. Merda, non si mette bene.".
Frey si fece di nuovo avanti,
brandendo la propria grande arma. Era davvero minaccioso in quella sua
enorme
armatura e con quello sguardo iniettato di sangue, ma Doran non si
lasciò
intimidire. Aveva visto di peggio, una volta lui e Jon avevano fatto a
botte
con alcuni armigeri di lord Tarly. Il Cacciatore Pazzo li aveva
lasciati andare
solamente perché con loro c'era anche Ronas, ma
quell'esperienza era comunque
stata ben più paurosa di ciò che stava vivendo in
quel momento, anche se
decisamente meno importante.
Provò a sincronizzarsi con i
movimenti dell'avversario. Non era certo un asso del combattimento come
l'amico, ma se la sapeva cavare egregiamente come tutti i dorniani che
si
rispettino. Frey si stava avvicinando a passi lenti ma concisi, e Doran
capì
subito che il momento giusto per attaccarlo sarebbe stato quando si
fosse
sbilanciato per colpirlo. Si preparò a scattare, sperando di
non scivolare sul
fango in quel momento cruciale.
Uno, due, tre secondi, Frey
continuava ad avvicinarsi sempre di più con la sua lama
insanguinata. Doran
avvertì ogni singola goccia di pioggia cadergli in testa e
ogni singola folata
di vento schiaffeggiargli il viso. Sapeva di essere pericolosamente
vicino alla
morte, ma del resto ad andare in giro con uno come Ronas ci si poteva
sempre
essere. Erano i rischi del mestiere del cavaliere errante in fin dei
conti.
La Torre-che-Crolla fece mulinare
la spada con una lentezza sfiancante, al dorniano parve vedere tutta
l'azione
in modo rallentato. Si gettò alla destra del cavaliere,
passando poco al di
sotto della traiettoria della sua spada. Scivolò nella mota
e si lasciò
trascinare per inerzia, mentre con la sua lama provò a
fendere l'avversario. Il
rumore dell'acciaio che cozzava contro altro acciaio risuonò
per tutto il campo
di battaglia, misto ovviamente a grida, imprecazioni e suoni vari. La
spada del
dorniano rimbalzò contro le protezioni dell'Uomo dei Fiumi,
non causandogli
alcun danno.
"Merda.". Frey provò a
colpirlo di nuovo, ma anche stavolta fu troppo lento e Doran fece in
tempo a
scansarlo. Stavolta però non cercò di colpirlo,
sapeva già che non avrebbe
avuto successo. Non poteva combattere alla cieca, doveva trovare un suo
punto
debole. E quel bestione non sembrava averne, almeno di visibili.
L'unica parte
scoperta era il volto - Frey aveva sollevato la visiera - e a meno di
non
colpirlo lì non l'avrebbe mai sconfitto. Avrebbe significato
ucciderlo.
"Lui ci ha provato con me, è bene che gli ricambi il
favore.".
Continuò ad evitare il colpi di
Frey, spingendosi ogni volta un po' più lontano in modo che
il cavaliere
dovesse arrancare per raggiungerlo. Se dalla sua parte la
Torre-che-Crolla
aveva la stazza Doran possedeva molta più
agilità, la quale gli sarebbe
senz'altro tornata utile. Il grosso nemico cominciò a fare
sempre più fatica
per raggiungerlo, stremato dal combattimento precedente ma deciso a non
demordere dal poter uccidere una seconda preda. Del resto anche Doran
era
sfinito per il colpo di lancia infertogli poco prima dallo stesso Frey,
ma
cercava di tollerare il lancinante dolore al fianco.
Trovò il momento giusto quando
Frey, con un possente urlo, si lanciò alla carica in un
ultimo e potente
attacco. Doran gli si fece incontro, quasi a voler incontrare la sua
spada, ma
proprio mentre la lama gli stava per calare sulla testa
scivolò
intenzionalmente, finendo a terra e aggrappandosi alle gambe di Frey.
Il grosso
cavaliere, colto di sorpresa, provò a staccarselo di dosso
col solo risultato
di perdere l'equilibrio e finire nel fango anche lui.
Il dorniano uscì frastornato dallo
scontro, avendo sbattuto la testa sia dopo la caduta accidentale che
quando la
Torre-che-Crolla gli era finito addosso, ma si riprese quando vide la
spada di
Frey giacere a poca distanza, immersa nel fango. "Deve averla persa
nella
caduta.". In quel preciso istante realizzò di avere la sua
occasione.
Cercò la propria spada,
trovandola sotto una delle gambe di ser Gregor. Faticò non
poco ad estrarla,
complice anche la mole dell'avversario. Era rimasta incastrata, e
l'altro per
giunta si stava riprendendo dopo essere rimasto stordito per alcuni
attimi
dalla caduta. "Dai, forza, forza, vieni fuori...".
Con un sibilo la lama emerse dal
fango, scintillando mentre veniva bagnata dalla pioggia, l'acciaio
gocciolante
solcato da decine di fiumiciattoli. Doran restò per un
attimo a rimirarla.
"La mia spada non è mai stata così bella come in
questo momento.".
Poi si decise ad agire. Riuscì a mettersi sopra a Frey in
una posa per la quale
i suoi amici in circostanze normali l'avrebbero sicuramente preso in
giro per mesi,
e puntò la spada verso la testa di Frey.
Il cavaliere, nonostante non si
fosse ripreso del tutto, capì subito le intenzioni
dell'avversario, e provò a
divincolarsi. Non fosse stato per la sua velocità Doran
probabilmente sarebbe
scivolato di lato, ma riuscì in qualche modo a far calare il
braccio sulla
faccia di ser Gregor. La lama non incontrò praticamente
resistenza, ma Doran
continuò ad affondare la spada. Sentiva il corpo sotto di
sé muoversi ancora e
non voleva correre rischi, e si fermò solo quando
sentì il metallo grattare
contro gli anelli della cotta di maglia del paracollo dell'avversario.
Solo a quel punto ritirò l'arma,
estraendola da quel che rimaneva della faccia di ser Gregor. Doran
guardò con
un misto di orrore e fascino il suo operato: la spada era penetrata
nella
guancia, perforando la gola della Torre-che-Crolla. L'elmo dell'enorme
cavaliere cominciò a sembrare un mare da quanto sangue
cominciò ad uscire dalle
ferite e ad accumularcisi dentro.
Pensare che tutto quel macello da
lui causato poco prima era senziente e si muoveva gli fece provare una
sensazione strana. Aveva combattuto, ferito e menomato altri uomini
prima di
allora, ma questa era la prima persona che uccideva. La vista comunque
non gli
provocò particolari emozioni. "Ho visto di peggio"
pensò "Come
quando quel matto di lord Tarly fece mangiare un serpente vivo a quel
criminale".
Restò ad osservare il cadavere
per alcuni attimi, i quali comunque gli sembrarono degli anni. Poi il
fragore
della battaglia lo richiamò alla realtà e si
voltò ad osservare gli altri
combattimenti, ai quali precedentemente non aveva prestato attenzione.
Bors e
Jonothor Arryn stavano ancora combattendo, il primo con vari squarci
nell'armatura e con l'aquila dell'elmo tagliata, mentre il secondo con
la testa
scoperta e sanguinante per una ferita. Sembrava che non si fossero mai
dati
tregua per tutto il tempo dello scontro. Lo stesso si poteva dire per i
due
Redfort, anche se Piccolatorre piegava una gamba in modo strano.
Ma lo scontro che più di tutti
catturò la sua attenzione fu quello tra Mooton e lord
Hunter. Il suo sguardo
venne richiamato da un vero e proprio lampo che quasi lo
spaventò. Pochi
istanti dopo ne seguì un altro, e Doran con sgomento
realizzò che proveniva...
dalla spada di Mooton! Lord Hunter sembrava in difficoltà ma
non di certo
intimorito, nella sua lunga vita doveva aver visto cose ben
più incredibili.
Un nuovo fulmine carico di
elettricità attraversò l'aria, andando a
scaricarsi nel terreno poco lontano.
Doran poté udire le grida spaventate degli spettatori, anche
se solo come eco
lontane in quella cacofonia di suoni. Buttando alle ortiche ogni sorta
di
prudenza si avvicinò, provando a scoprire la causa di quello
strabiliante
fenomeno. "Non esistono lame magiche, dev'esserci una ragione
perché
faccia così.". Quando fu a meno di una decina di piedi di
distanza si
fermò per non rimanere coinvolto dallo scontro,
aguzzò la vista e...
"Bastardo, così non
vale.". Poco sopra l'elsa della spada di Mooton era appostato un
piccolo
Joltik, largo a malapena quanto la lama. Il minuscolo pokemon era
carico di
elettricità, Doran lo poteva vedere anche da lontano
emettere in continuazione
un mare di scintille, e ogni qualvolta la spada di Mooton si scontrava
con
quella dell'avversario impregnava il ferro di energia elettrica,
provocando
luminosi fulmini al contatto delle due lame. Il dorniano non aveva idea
se ciò
servisse solo a fare scena o potesse effettivamente danneggiare lord
Hunter, ma
lo considerò ugualmente una scorrettezza. "Ecco con chi
parlava prima
della carica. Gli stava impartendo gli ordini, quel maledetto
bastardo.".
Nei giudizi dei sette erano
ammessi solo i cavalieri e nessun esterno - uomo, animale o pokemon che
fosse -
poteva prendervi parte. Doran odiava chi si comportava slealmente
violando le
regole, e anche se apparteneva ad una religione diversa non poteva
sopportare
una scorrettezza palese come quella.
Forse in un altro momento ci
avrebbe pensato su due volte - e magari anche di più - ma
improvvisamente una
rabbia incontenibile prese il sopravvento su di lui. Non
riuscì a controllarsi,
complice anche la ferocia che quella battaglia richiedeva, e
cominciò ad
avanzare verso Mooton. Non gli passò neanche per la testa
che il cavaliere
fosse un suo compagno in quella lotta, semplicemente lo voleva punire.
Lord Hunter aveva appena parato
un fendente con lo scudo, lasciandolo sollevato. Il suo avversario
stava
provando a sfruttare quel momento in cui l'anziano lord aveva la
guardia aperta
per colpirlo, ma fu la spada di Doran la prima ad agire. Il dorniano
non
calcolò nemmeno con precisione dove volesse esattamente
andare ad impattare,
semplicemente caricò un potente colpo e lo sferrò
con tutta la forza che riuscì
a mettere nel braccio.
La lama colpì ser Terrence sulla
spalla destra, molto vicino all'articolazione che la univa al braccio.
Risuonò
un inquietante rumore metallico quando la spada colpì
l'armatura, deformandola.
Mooton, colto di sorpresa, urlò di dolore e
lasciò cadere la spada oltre che il
suo intero corpo a terra. Doran poté scorgere lo sguardo
stupefatto di lord
Hunter attraverso la celata dell'elmo.
- Per la bontà del Guerriero! -
sembrò esclamare lord Hunter sotto la celata, anche se era
difficile
distinguere le sue parole.
Doran avrebbe voluto gridargli
qualcosa di rimando, ma tutto d'un tratto gli mancò il
respiro. Mooton era
stato sorprendentemente veloce a rialzarsi, e il suo pugno aveva colto
il
dorniano completamente di sorpresa. Essendo girato non se n'era potuto
nemmeno
accorgere, e finì gambe all'aria in men che non si dica, la
spada che volava
chissà dove.
Perse l'orientamento per qualche
attimo, quanto bastò a Mooton per scagliarsi contro lord
Hunter e farlo cadere
a terra. Impiegò sorprendentemente poco tempo per sistemare
il nobile, e
qualche secondo dopo, proprio mentre Doran cercava di rialzarsi in
piedi, si
attestò davanti al dorniano e con un calcio in pieno petto
lo rispedì a
crogiolarsi nel fango.
- Traditore - fece il cavaliere -
Come hai osato attaccare un tuo compagno di squadra? Questo
è un giudizio sacro
agli dei!
- Forse ai tuoi, ma non ai miei -
ribatté Doran, sputando un grumo di fango che gli era finito
in bocca - E il
traditore siete voi, ser Terrence, visto che avete violato le regole.
Messo davanti al fatto compiuto,
l'altro non poté far altro che digrignare i denti per la
frustrazione sotto
l'elmo, o almeno questo Doran si figurò.
- Idiota di un dorniano, la
pagherai. Joltik, carica.
La spada che ser Terrence
impugnava si illuminò per le scintille che in quel momento
il piccolo pokémon
cominciò ad emettere. Il cavaliere se la portò
frontalmente, impugnandola a due
mani e preparando un fendente che probabilmente avrebbe tagliato a
metà il
dorniano nell'eventualità quasi sicura che lo centrasse.
- Muori!
Sembrò passare appena un attimo
prima che il fulmine colpisse Doran. Fu come se tutta la sua pelle
avesse preso
fuoco nello stesso momento, come se fosse stato messo al rogo. Il
dolore che
provò in quel momento era qualcosa di indescrivibile, che
mai aveva
sperimentato prima di allora, e fu probabilmente per questo che
svenì. Prima di
perdere i sensi riuscì però a vedere che un'altra
sagoma si era sovrapposta a
Mooton, parando il colpo. Poi però più nulla.
- Ben svegliato, ragazzo. - fece
una voce vicino a lui.
Fu allora che Doran riaprì gli
occhi. Non era più sul campo di battaglia, ma all'interno di
una tenda. Un
focolare ardeva in un braciere poco lontano, e una debole luce
rischiarava la
seta marroncina di cui erano composte le pareti della struttura. Stava
disteso
su un giaciglio di legno foderato di paglia, e accanto a lui c'era un
seggio. E
sul seggio c'era un uomo.
Sembrava anziano, almeno questo
suggerivano i capelli grigi che gli attorniavano la fronte e le rughe
che la
solcavano. La sua faccia era piccola e canuta, ma in compenso appariva
gentile
e rassicurante. "Un benefattore" fu la prima cosa che pensò
Doran una
volta che lo ebbe guardato in faccia per la prima volta. Poi lo sguardo
gli cadde
su uno scudo appoggiato accanto all'ingresso della tenda; uno scudo
marrone
recante tre frecce bianche legate assieme.
Fu allora che realizzò che chi
aveva davanti era lord Morton Hunter, uno dei più
formidabili cavalieri viventi
dei Sette Regni, oltre che uno dei più nobili signori della
Valle di Arryn.
Nonché suo avversario durante il giudizio dei sette di poco
prima, avversario
che però Doran aveva soccorso contro ser Terrence Mooton. A
proposito, che era
successo? Dov'erano Mooton, gli Arryn, i Redfort, Ronas, il Simisage e
tutti
gli altri? Com'era finito il giudizio?
- Lord Hunter - farfugliò il
dorniano, ancora stordito - Voi... cosa...
- Zitto, ragazzo - gli intimò
Hunter, senza tuttavia apparire arrabbiato - Il septon ha detto che non
devi
sforzarti troppo per qualche giorno, per cui ascoltami. Non so cosa ti
sia
saltato in mente prima quando sei venuto ad aiutarmi, potevo benissimo
cavarmela da solo. Ho affrontato situazioni peggiori di quella nella
mia vita,
come alle Tre Sorelle o quando facevo il mercenario per la Compagnia
Dorata
nelle Stepstones. Nessuno aveva chiesto il tuo aiuto.
Doran sapeva di essere stato
inopportuno, ma non si immaginava così tanto. Si
preparò mentalmente per una
sfuriata e magari anche per qualche conseguenza spiacevole. Doveva aver
compreso che ad aiutare gli sconosciuti non ci si guadagnava mai nulla,
eppure
si ostinava ad essere sempre gentile. Dannato il suo spirito
cavalleresco.
- Eppure - continuò lord Hunter -
Devo ammettere che il tuo intervento è stato provvidenziale.
Mi trovavo in
seria difficoltà; certo, avevo già combattuto
contro dei pokémon in vita mia,
ma mai contro una di quelle bestie in comunione con un umano. Ero un
po'
disorientato a dir la verità. Ma grazie al tuo aiuto ho
abbattuto l'avversario.
- L'avete... - chiese Doran -
L'avete ucciso?
- No, assolutamente - rassicurò
il lord - Solo, gli ho lasciato un paio di dita in meno per ricordargli
di non
riprovarci mai più a fare una slealtà del genere.
Il dorniano restò in silenzio per
un attimo.
- Il giudizio - chiese poi -
com'è finito?
- Ahimè, avete vinto voi - si
lamentò Hunter - Jonothor Arryn si è arreso a suo
fratello poco dopo la tua
dipartita. Saranno passati meno di due minuti, ma è successo
di tutto in quel
mentre. Alla fine, quando l'Arryn minore si è arreso, si
è fatta la conta dei
morti. Dalla tua parte sono deceduti la Torre-di-Ghiaccio, trafitto
all'inizio
da una lancia, e anche ser Justin Piccolatorre, ucciso dall'altro
Redfort che
comunque è perito anch'egli per mano del tuo amico
Lancialucente.
"Alla fine Ronas ha
sistemato quel bestione. Ben gli sta".
- Dalla nostra parte invece -
continuò Redfort - Oltre a Torrerossa anche Layn Corbray,
ser Boras Templeton e
la Torre-che-Crolla sono morti. Che destino crudele, troppi giovani di
grandi
casate sono morti oggi. E se penso che quell'indegno di Mooton dopo
aver ucciso
Corbray ha osato impugnare Lady Forlon... bah, non voglio nemmeno
pensarci.
Ci fu un attimo di silenzio,
durante il quale Doran rabbrividì ripensando a Gregor Frey e
alla fine che gli
aveva fatto fare.
- Alla fine lord Arryn - continuò
l'altro - Ha dovuto esiliare suo fratello per la falsità
comprovata delle
accuse da lui mosse. Mi dispiace per lui, ma questa è la
legge degli dei.
"Ben gli sta a quel
fetente" pensò Doran compiaciuto. Jonothor Arryn non gli era
mai stato
simpatico, e a prescindere se avesse ragione o meno ad accusare ser
Bors dello
stupro della sua promessa sposa era contento per com'era finita tutta
quella
storia.
- Da quanto sono qui?
- Tre giorni. - rispose lord
Hunter - Ormai la maggior parte dei nobili se n'è andata.
Sono rimasti solo il
mio seguito e pochi altri che hanno deciso di intrattenersi con lord
Arryn e
col giovane principe Daeron. Oltre anche ai tuoi amici.
- Sono qui?
- Sì, stanno qui fuori, sono
ansiosi di parlarti. Visto che adesso sei sveglio vado a chiamarli.
Il lord si alzò e si diresse
verso l'ingresso della tenda. Prima di scostare la seta che la divideva
dall'esterno però si voltò e riprese a parlare al
dorniano.
- Comunque grazie per ciò che hai
fatto. Sono decenni che sono un cavaliere, ma non ho mai visto un
comportamento
lodevole come il tuo. Sarai sempre il benvenuto a Sala dell'Arco Lungo,
e anche
i tuoi amici.
Detto questo uscì. Doran rimase
nel silenzio più assoluto, a contemplare il fuoco che ardeva
nel braciere.
Poteva sentire le voci lontane di Ronas e di Jon che discutevano con
lord
Hunter, e decise di godersi quell'attimo di pace prima della tempesta
di
domande che sicuramente gli avrebbero rivolto gli amici. Non
poté fare a meno
di sorridere. "In fondo" pensò "Non è stata una
cattiva idea
venire nella Valle.".
Note
dell'autore
Nove mesi hanno contribuito a far risalire la mia voglia di continuare
questa storia. Non assicuro aggiornamenti continui però, ho
anche altro a cui pensare.