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Autore: Soul of dreams    24/03/2016    1 recensioni
«Matteo, posso chiederti una cosa?»
«Dimmi.»
«Mi racconti com'è il mondo?»
«Cosa?» Chiedo, sgranando gli occhi.
«È da quando avevo quattro anni che vivo in questo ospedale. Gli unici ricordi che possiedo sono legati a questo luogo, il resto è tutto sbiadito.»
Mi intristisco.
«Sai, ho sempre desiderato essere una farfalla, le adoro.
Loro sono libere, volano leggiadre con quelle ali maestose di infiniti colori.
Le invidio. Si posano, senza affaticarsi, di fiore in fiore e in silenzio percorrono le strade del mondo.»
«Non hai bisogno che ti racconti com'è fatto, anche questo che ti circonda è mondo.» Dico, indicando l'ambiente circostante.
«Le cose migliori e più belle del mondo non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.» Dico infine, facendola sorridere.
«Grazie.» E senza nessun preavviso, prendendomi alla sprovvista, mi abbraccia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE FLIGHT OF A BUTTERFLY


«Quanto tempo mi rimane dottore?» Dico con tono stanco.
Sussulta, e distoglie lo sguardo dalla mia cartella clinica.
Si toglie gli occhiali e sospira.
«Il tumore si è ramificato, sta infettando anche le meningi...»
«La prego, basta...» Dico, non lasciandolo finire.
«Quanto mi manca? Questo è tutto quello che desidero sapere.
Settimane? Mesi? Ho bisogno di una cifra, di un numero, di un qualcosa di concreto.» Dico con voce atona.
Il medico mi fissa con sguardo indecifrabile.
«Non so dirglielo con esattezza.
Se continua ad espandersi con questa velocità, credo poche settimane.»
Lo fisso con sguardo vuoto.
«Grazie dottore, arrivederci.» Esordisco e, senza permettergli di replicare, abbandono la stanza.
Percorro questi corridoi freddi senza una meta precisa.
La mia mente è vuota. Non riesco a provare niente.
Un gelo devastante attanaglia le mie viscere, facendomi mancare quasi il respiro.
Cammino con passo lento, posando la mia attenzione sugli opuscoli illustranti le svariate malattie che possono colpire il sistema nervoso centrale.
Sospiro e mi sfioro una tempia.
Scuoto il capo e mi volto.
Una figura graziosa attira la mia attenzione, mi fermo.
Tremante, ammira spaesata l'ambiente circostante.
La sua immagine mi provoca un tuffo al cuore.
La sua pelle è pallida, quasi cadaverica.
Ha delle occhiaie rosse sotto gli occhi.
Le sue iridi smeraldine sono troppo grandi per quel visino delicato.
Stringe fra le mani i lembi della copertina azzurra che le avvolge le spalle.
Sta male, ma comunque continua a camminare con un'ostinata determinazione.
I capelli castani sono sistemati in due treccine che le arrivano sulle spalle.
Un sorriso involontario si dipinge sul mio volto. «Ehi, ciao!» dico intenerito dalla sua espressione.
Arresta il suo cammino e si gira nella mia direzione.
«Ciao...» Dice con voce esitante.
Tossisce, mentre si stringe nella sua copertina ricamata con dei teneri orsacchiotti.
«Cosa ci fa una bella bambina come te in un posto simile?» Chiedo, cercando di capire il motivo del suo ricovero.
Lentamente si avvicina a me, e si siede su una delle sedie presenti nel corridoio.
La imito e mi siedo al suo fianco.
«È colpa del mio cuore.
La mamma dice che è speciale, ha bisogno di molte cure.
A me non piace, non mi permette di stare all'aperto o di giocare.
Mi stanco facilmente e per questo devo stare stesa nel letto e non mi va. Sono sempre sola.» dice mentre mi scruta con i suoi occhioni verdi.
«La mamma ultimamente è molto triste.»
«Perché?» Chiedo incuriosito.
«Ho bisogno di un cuore nuovo, il mio, poiché è speciale, non va più bene.» Sospira.
«Piange spesso, i medici non riescono a trovare un donatore che sia compatibile con me.»
«Ha paura, ogni volta che il suo sguardo si posa su di me, la scorgo nelle sue iridi. È sempre lì, non l'abbandona mai.
Cerca di camuffarla per rassicurarmi, ma non ci riesce. Io la vedo comunque.» Il suo sguardo è malinconico, addolorato.
«Voglio che sorrida...» Dice flebilmente.
Sussulto, non sapendo cosa dirle per confortarla.
«Tu invece? Perché sei qui?» Dice all'improvviso, rompendo il silenzio che si era creato.
Sulle mie labbra si dipinge un sorriso amaro. «Io sono qui perché il mio cervello è difettoso.»
«In che senso?» Chiede, aggrottando la fronte.
«È complicato da spiegare.»
La sua espressione diventa intensa, carica di significato.
Il suo sguardo puro mi mette a disagio. È come se, in questo momento, stesse cercando di leggermi l'anima.
Abbasso lo sguardo.
«Come ti chiami?» Mi chiede.
«Matteo.»
«Piacere, io mi chiamo Sara.» Protende la mano verso di me, esortandomi a stringerla.
Questo suo gesto mi fa sorridere.
«Il piacere è tutto mio, mademoiselle.» Esordisco, baciandole il dorso della mano.
La mia espressione è buffa.
Scoppia a ridere. Il suono della sua risata è cristallino.
La sua innocenza è un toccasana per il mio animo afflitto.
Questa melodia soave, però, viene interrotta bruscamente da un intenso colpo di tosse. Fa fatica a respirare.
«Matteo, posso chiederti una cosa?»
«Dimmi.»
«Mi racconti com'è il mondo?»
«Cosa?» Chiedo, sgranando gli occhi.
«È da quando avevo quattro anni che vivo in questo ospedale. Gli unici ricordi che possiedo sono legati a questo luogo, il resto è tutto sbiadito.»
Mi intristisco.
«Sai, ho sempre desiderato essere una farfalla, le adoro.
Loro sono libere, volano leggiadre con quelle ali maestose di infiniti colori.
Le invidio. Si posano, senza affaticarsi, di fiore in fiore e in silenzio percorrono le strade del mondo.»
«Non hai bisogno che ti racconti com'è fatto, anche questo che ti circonda è mondo.» Dico, indicando l'ambiente circostante.
«Le cose migliori e più belle del mondo non possono essere viste e nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore.» Dico infine, facendola sorridere.
«Grazie.» E senza nessun preavviso, prendendomi alla sprovvista, mi abbraccia.

***
Le rimbocco le coperte e mi siedo al suo fianco.
«Ti va di essere mio amico?» Mi chiede, sbadigliando.
«Ne sarei onorato.» Le dico, sorridendole.
«Resti con me fin quando non mi addormento?»
«Certo.»
Chiude gli occhi, accoccolandosi nelle coperte.
Dopo svariati minuti il suo respiro si fa più leggero, e il suo corpo si rilassa.
Mi alzo e le bacio la fronte. «Ora devo andare, ma non preoccuparti. Avrai per sempre un pezzo di me custodito in te.»
Sorrido e abbandono la stanza.

***
«Mamma per caso hai incontrato un ragazzo qui fuori?» Le chiedo intristita.
Non mi ascolta.
Perché Matteo non è tornato a farmi visita?
La mamma è euforica oggi.
Aggrotto la fronte. «Che succede?» Chiedo.
«Sara ce l'abbiamo fatta, hanno trovato un donatore compatibile.»
«Cosa?» Sgrano gli occhi e sorrido.
«Si tesoro. Potrai guarire e vivere una vita normale, come ogni bambina della tua età.» Dice, abbracciandomi.
Non posso crederci!
Finalmente sarò libera di realizzare i miei sogni, di esplorare il mondo.
Entusiasta, mi lascio andare nella stretta rassicurante della mamma.

***
L'operazione va a buon fine e la dolce Sara ritorna nella sua stanza, ancora sotto l'effetto dell' anestesia.
I suoi familiari sono felici, gioiscono sereni. Finalmente quella dolce creaturina potrà avere una vita spensierata, inseguendo i propri sogni e le proprie ambizioni.
La madre continua a fissare la lettera, che le ha donato poco prima l'infermiere, con occhi sgranati.
Sa cosa significa, non è stato un caso quello che è successo.
La piccola si desta dal suo torpore e ammira l'ambiente circostante spaesata.
«Mamma?» Dice con voce rauca.
«Ehi piccola...» La donna le accarezza la testa.
«Come ti senti?» Continua a dire.
«Bene. Anzi benissimo.» Dice con entusiasmo la bambina, sfiorandosi il petto.
«Ecco, tieni. Credo che questa ti appartenga.» Le dice la madre, porgendole la lettera.
La bella fanciulla l'afferra con mano tremante e la fissa.
«Aspetto fuori.» Dice la donna, baciandole una guancia.
La bambina ammira la madre mentre abbandona la stanza, dopodichè riporta la sua attenzione sulla lettera che stringe fra le mani.
La apre, restando senza fiato.
Delle lacrime cristalline le rigano il volto senza che lei possa fare niente per impedirlo.
Su quel foglietto di carta è inciso un piccolo disegno e una semplice frase.
Su di esso è raffigurata una farfalla, che con le sue maestose ali colorate, vola in un cielo limpido e soleggiato.
Quest'immagine è accompagnata da un'unica frase:

Ora anche tu sei libera di volare.
Matteo.

Singhiozza, stringendosi al petto quel pezzetto di carta che si sta imbrattando con quelle gocce cristalline che non riesce a controllare.
Si volta e guarda la finestra.
Fissa quel manto azzurrino con un'espressione intensa. Mentre è assorta nei suoi pensieri una farfalla con le ali azzurre e viola si posa sul davanzale della finestra della sua stanza.
Sussulta e sorride.
«Grazie.»
Chiude gli occhi, mentre i battiti del suo nuovo cuore riecheggiano nelle sue orecchie, infondendole una piacevole sensazione di pace.
‘Non sarò mai più sola, ci sarai per sempre tu al mio fianco.’ Pensa, prima di lasciarsi travolgere dalle tutte quelle emozioni forti che attraversano il suo animo.

  
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