Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lachiaretta    26/03/2016    6 recensioni
Ecco le avventure dello Studio Legale Belli.
Christine torna a Venezia per star vicino a suo padre e, lasciato il lavoro come modella, viene assunta come praticante in un noto studio legale di Venezia.
L'inserimento non sarà dei più facili a causa del cattivo carattere di Paolo Belli, titolare e socio maggioritario dello studio, e della manifesta ostilità degli avvocati più giovani Matteo, Melita e Filippo.
Le uniche a dimostrarsi gentili con la nuova arrivata sono Camilla, giovane praticante alle prime armi apprezzata da tutti solo perchè la preferita di Paolo Belli, e Michela Sarpi moglie di Antonio Belli, fratello di Paolo, e avvocatessa anziana dello Studio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

(il giudice Giacomo Paolin)


CAPITOLO X
 
 
CHRISTINE POV – LUNEDI’ MATTINA.
 
 
“Buongiorno.” Sollevo gli occhi oltre lo schermo del computer e inquadro il bellissimo ragazzo di fronte a me. Filippo oggi è ancora più affascinante del solito, se possibile. Indossa una giacca color ghiaccio sopra una maglia bianca e un pantalone di cotone pesante grigio scuro. Ha regolato la barba accorciandola e scoprendo totalmente le guance. Che strano, non ho mai amato gli uomini con la barba tanto da costringere Andrea a rasarsi ogni maledetto giorno, e adesso devo trattenere la mia mano dal sollevarsi e scoprirne la consistenza. Cosa diavolo mi sta succedendo? Sento il mio cuore accelerare improvvisamente nell’istante in cui i miei occhi incrociano i suoi, grandi e marroni. “Già al lavoro? Potevi fermarti a bere un caffè con noi.”
 
“Mmm.” Balbetto ancora persa nell’ammirare il mio interlocutore che mi osserva totalmente stranito per la mia totale assenza. “Si! Cioè no!” Mi affretto a correggermi. “Sono arrivata molto presto, il bar non era ancora aperto.” Gli rispondo ricordando bene di aver visto la prosperosa ragazza che si accingeva a sistemare le poche sedie intorno ai tre tavoli che sono stati loro concessi in strada, le avevo chiesto un caffè da portar via ma lei ha scrollato le spalle dicendomi di non aver ancora acceso la macchina.
 
“Ah.” Continua visibilmente sorpreso, non è abitudine di nessuno arrivare prima delle otto e mezza, figurarsi alle sette. “E il week end? Cosa hai fatto di bello?” Domanda ancora spostandosi alla mia destra e accomodandosi sull’angolo della scrivania. Il volto illuminato dal suo smagliante sorriso.
 
Cosa gli racconto adesso? Che sono talmente sfigata da non avere ancora un solo amico qui a Venezia? Di aver passato l’intero week end in ospedale o stesa sul mio letto a guardare serie tv in streaming, litigare al telefono con Andrea e ripensare a quel dannatissimo bacio che mi ha dato venerdì sera? Ma può definirsi un bacio? Ok, le nostre labbra si sono sfiorate e si è soffermato abbastanza a lungo, ma non credo che potesse essere considerato un bacio. Non sono nemmeno sicura che abbia intenzionalmente mirato all’angolo della bocca. Sicuramente lui puntava alla guancia ma eravamo entrambi talmente ubriachi ed io avrò barcollato esattamente in nell’istante giusto da sviarlo. E lui si sta facendo così tante paranoie quante me ne sto facendo io? “Niente di che. Sono stata da mio padre.” Ammetto stringendomi nelle spalle per la vergogna.
 
“Potevi chiamarci, io e Teo siamo andati a cena con degli amici e in un locale temporaneo in piazzale Roma.” Si abbassa sulla scrivania avvicinando pericolosamente il suo volto al mio, di nuovo. Inspiro profondamente inebriandomi del suo profumo, deciso e sexy quasi quanto lui, non riesco a sopportare tutta questa vicinanza. Fortunatamente o sfortunatamente la porta di ingresso sbatte e giunge alle nostre orecchie la voce squillante di Camilla che augura il buongiorno a tutti. Filippo scatta immediatamente in piedi rimettendo una distanza di quasi un metro tra noi. Gli occhi ancora fissi nei miei.
 
“Ok…” Biascico dopo aver ingoiato la saliva improvvisamente concentratasi all’interno della mia bocca. “La prossima volta potrei chiamare Teo…” Continuo osservando il suo sopracciglio destro sollevarsi a causa delle mie parole. Non vorrà per caso che chiami lui? “Il tuo numero non ce l’ho!” Concludo chiarendo il motivo della mia decisione.
 
“Beh possiamo risolvere subito allora.” Uno splendido sorriso si riapre sul volto di Filippo che si allunga nuovamente sul tavolo fino a prendere il mio telefono, digita velocemente sullo schermo e me lo restituisce con un contatto in più. Filippo Belli. “Ora puoi chiamarmi.” Termina strizzando maliziosamente l’occhio destro.
 
Afferro il telefono sperando di non essere arrossita, speranza annullata dall’improvviso calore che sento alle guance, segno che il sangue è affluito al mio viso smascherando il mio imbarazzo. Maledizione. Perché gli basta così poco per farmi diventare una stupida ragazzina.
 
Un colpo di tosse attira l’attenzione di entrambi verso la porta. Camilla ci osserva appoggiata allo stipite della porta. I lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta le lasciando totalmente scoperto il viso sul quale non tenta nemmeno di nascondere il suo sorriso divertito. Ci ha visti.
 
“Spero di non interrompere nulla.” Annuncia non riuscendo a soffocare una risata mentre si fa strada all’interno della nostra stanza prendendo posto alla sua scrivania, di fronte alla mia.
 
“Assolutamente no!” Abbandono frettolosamente il telefono all’interno della borsa e alzo le mani libere quasi a volerla convincere di non averlo nemmeno mai toccato.
 
Filippo scuote il capo divertito dalla mia reazione infantile e sorride calorosamente alla nuova arrivata. “Ok ragazze. Se volete io e Teo abbiamo un’udienza in tribunale alle undici e mezza. Venite con noi?”
 
“Certamente.” Gli risponde la bionda attaccando la borsa al bracciolo e accasciandosi sulla sedia, gli occhi sconsolati fissi sulla pila di fascicoli che le sono stati assegnati nel week end.
 
Filippo quindi riporta lo sguardo su di me attendendo la mia risposta e il mio cuore salta nuovamente un battito all’idea di passare altro tempo con lui, anche se non da soli. Scuoto il capo cercando di scacciare tutti gli strani pensieri che stanno affollando la mia testa, come può essere cambiato tutto nel giro di un paio di sere? Sono passata dall’odiarlo a non riuscire a togliermelo dalla testa?
Forse dovrei stare alla larga da lui il più possibile, ossigenarmi. Piuttosto difficile contando che lavoriamo insieme e che dovrò vederlo ogni giorno. Forse avrei dovuto rinunciare a questo posto, non riscrivere la memoria e scappare a gambe levate. Oramai però sono qui, l’ordine degli avvocati pretende la mia partecipazione a trenta udienze a semestre e per ora sono a quota zero.
“Ok.” Biascico totalmente imbarazzata.
 
Filippo quindi si congeda da noi promettendo che sarebbe passato a chiamarci insieme a Teo prima di uscire dallo studio, con un anticipo sufficiente per bere un caffè sotto Ponte di Rialto.
Lo saluto concentrandomi immediatamente sull’istanza a cui stavo lavorando prima di essere interrotta dal ragazzo, sforzandomi di ignorare gli occhietti furbi e indagatori di Camilla che mi scrutano da oltre lo schermo del suo pc. Non le è passato inosservato il modo in cui è cambiato il nostro rapporto e tantomeno che lui mi ha lasciato il suo numero di telefono, fortunatamente però è abbastanza discreta da non fare domande.
Dopo oltre mezz’ora ho già ultimato ciò che dovevo fare ma è ancora abbastanza presto per andare via quindi spengo il computer e recupero il telefono all’interno della borsa. Andrea mi ha chiamata ben tre volte e mi ha mandato quattro messaggi che decido di chiudere prima ancora di leggere. Sono decisamente di buon umore e so che le sue parole potrebbero innervosirmi.
Abbiamo passato l’intero week end a discutere a causa della mia uscita con i colleghi. Lui si permette di essere geloso, lui che non si è fatto alcun problema a passare la serata insieme ad Estelle. Continua a negare fermamente che sia successo qualcosa tra loro e a volte sembra talmente disperato che il mio cuore vorrebbe credergli ma poi ripenso a Filippo e a quel maledetto quasi bacio e il desiderio di tornare insieme ad Andrea svanisce immediatamente.
Forse la nostra storia è terminata nell’istante in cui sono ripartita per Venezia ponendo fine alla mia carriera da modella, come si può portare avanti un rapporto a così tanti chilometri di distanza?
Mentre entro nella sezione telefonate per scaricare le chiamate senza risposta la mia attenzione viene attirata da una telefonata in uscita di quasi un’ora prima.
FILIPPO BELLI.
Sbianco all’idea di aver fatto partire una chiamata infilando il telefono in borsa per l’imbarazzo di essere stata sorpresa da Camilla però non ricordo di aver sentito il telefono di Filippo suonare o tantomeno vibrare. Ancora più strana è la durata: un solo secondo. Sembra un semplice squillo.
 
Un semplice squillo? Un solo squillo? Scuoto il capo violentemente ignorando di attirare l’attenzione della ragazza seduta di fronte a me. Non può essere vero. Sarà stato un errore. Ma se anche avesse fatto partire la chiamata per sbaglio avrebbe messo giù annullando la chiamata anziché registrare un secondo. Che l’abbia fatto volontariamente? Che abbia voluto il mio numero?
Filippo Belli ha lasciato partire uno squillo dal mio telefono per avere il mio numero. Per l’ennesima volta da questa mattina sento le guance avvampare alla sola idea che lui abbia anche solo pensato ad un gesto tanto contorto per me.
 
“Si po’ sapere per cosa ti stai torturando?” La voce di Camilla mi riporta con i piedi per terra costringendomi a guardarla. “Sembri completamente fuori di testa.” Ride sotto i baffi, sa bene cosa mi sta succedendo ma vuole sentirselo dire da me. E ora cosa le dico? La verità? Ho passato le prime due intere settimane a lamentarmi del viziatissimo figlio del capo e adesso sono qui che mi agito da sola al solo pensiero che lui abbia desiderato avere il mio numero di telefono.
 
Filippo ha voluto il MIO numero di telefono!
 
Ancora non mi sembra vero che sia arrivato a tanto. Ovviamente è troppo orgoglioso per chiederlo. Mi ha lasciato il suo. Ma forse teme che io non lo chiami quindi ha voluto essere sicuro di avere la possibilità di sentirmi. O Mio Dio. Mi sto facendo troppi film mentali.
 
“Christine ci sei?” Camilla richiama nuovamente la mia attenzione facendomi notare che non le ho ancora risposto. “Ti abbiamo proprio persa!” Conclude scuotendo il capo e ridendo sonoramente. Come sospettavo aveva capito tutto ma esitava a parlarne solo per rispetto della mia privacy.
 
“Allora ragazze andiamo?” Teo e Filippo compaiono sulla porta, pronti per uscire. Camilla annuisce con il capo e afferra la borsa dal manico della sedia. Il suo sguardo fisso nel mio mi lascia intuire che il nostro discorso è tutt’altro che concluso.
 
 
POV TEO
 
 
Filippo ha chiesto a Camilla e Christine di venire con noi in udienza. Non che non ne sia felice, ma mi ha stupito non poco.
Fino a pochi giorni fa faceva di tutto pur di mandarla via e sono stato costretto a ricattarlo perché smettesse di tormentarla e adesso sembrano andare d’amore e d’accordo. Chissà se tra loro è successo qualcosa l’altra sera dopo esserci salutati.
Venerdì Filippo è stato vago, ha ammesso di averla accompagnata fino alla porta di casa ma di essersene andato subito via. Sono sicuro che sia la verità, Christine era troppo ubriaca per qualsiasi cosa, ma tra loro sembra essere successo comunque qualcosa. Lo capisco dal modo in cui lei, che cammina a pochi passi di fronte a noi, si gira ad intervalli regolari per incontrare il suo sguardo e sorridergli. Dal modo in cui lui si affretta a sollevare lo sguardo dal suo fantastico culo appena lei accenna a voltarsi, quasi a non volersi far beccare, incrocia i suoi occhi e le sorride di rimando, per poi ritornare sul suo bellissimo fondoschiena. Qui gatta ci cova. E Camilla se la ride, segno che sa qualcosa che io ancora non so.
 
Cosa mi sta combinando Filippo? Che sia arrivato per lui il momento di mettere la testa a posto?
 
Arrivati in tribunale ci fermiamo nella piazzetta per prendere un caffè veloce prima di entrare.
 
“Chi è il Giudice?” Domanda Camilla per capire se fermarsi al primo o salire al secondo piano.
 
“Giacomo.” Le rispondo dopo aver esaminato l’agenda. “Il dott. Paolin.” Mi correggo notando la faccia stranita di Christine.
 
“E lo chiamate per nome?” Mi chiede evidentemente stupita dalla nostra confidenza. Io osservo Filippo che annuisce lievemente avvicinandosi al suo orecchio.
 
“è un nuovo magistrato piuttosto giovane. Ha circa l’età di Teo. Ci siamo incontrati una sera in un locale e dopo un paio di drink eravamo praticamente amici per la pelle. In tribunale però non ci lasciamo andare a rapporti confidenziali per non minare la sua professionalità.” Distolgo lo sguardo dai due troppo disgustato dal loro eccessivo modo di intendersi, sono talmente mielosi che rischio il diabete se resto ancora accanto a loro. Ciò che non mi sfugge però è l’aria sognante di Camilla, i suoi grandi occhi persi nel vuoto mentre Filippo continua a parlare di Giacomo Paolin. Controllo nella sua direzione ma effettivamente non c’è nulla che può aver attirato la sua attenzione al punto di imbambolarla così. Non può trattarsi solo di una coincidenza, deve centrare per forza il bel magistrato e questo può giocare solo a mio favore.
 
Per tutta l’udienza scruto Camilla, al modo in cui distoglie velocemente lo sguardo nell’istante in cui Giacomo si volta verso di lei e, bisogna ammetterlo, anche lui la guarda. Sembra molto interessato a lei nonostante lo abbia visto solo con donne molto più grandi e molto diverse dalla giovane praticante. Un’idea comincia a farsi strada nella mia mente e io so che non promette nulla di buono.
 
Una volta usciti è già mezzogiorno e invece che il nostro consueto caffè Filippo propone di fermarci per pranzo in cicchetteria. Entriamo nel bar accanto all’ingresso del Tribunale, il migliore in zona Rialto. Io prendo come sempre una mozzarella in carrozza, due polpette di carne, una porzione di olive fritte e sarde, il tutto accompagnato con un ottimo bicchiere di prosecco. Filippo ordina le stesse cose ad esclusione delle sarde mentre le ragazze si limitano a polpettine e crostino al baccalà. Nessuno di loro disdegna un buon bicchiere di vino. Mentre i miei tre accompagnatori ridono e scherzano, io invece continuo ad escogitare il mio piano estraendo il telefono dalla tasca e digitando velocemente un messaggio di testo. La risposta non tarda ad arrivare e come speravo è positiva.
 
“Filippo che programmi hai per mercoledì sera? Mi ha appena scritto Giacomo chiedendomi di organizzare una cena in zona Vicenza.” Camilla si volta immediatamente incuriosita versa di me convincendomi sempre di più di aver fatto centro. “Ragazze potete venire anche voi se volete.”
 
Fil si volta immediatamente verso Christine in attesa di una risposta mentre questa guarda Camilla in attesa che sia lei la prima a sbilanciarsi. “Beh potrebbe essere una sorta di cena di studio. Magari chiedo anche a Giovanni se vuole venire.”
 
“Certo certo. Tutti i membri dello studio belli sono ben accetti.” Esulto vedendola cadere nella mia trappola. Non potevo volere di meglio, io, lei, Giovanni e Giacomo seduti allo stesso tavolo.
 
“Tutti?” Domanda Christine titubante, lo sguardo basso per l’imbarazzo.
 
Colgo immediatamente il suo riferimento a mia cugina. “Non posso non invitare Mel. Mi ucciderebbe.” Le rispondo dispiaciuto. Christine mi piace tantissimo e non riesco a perdonarla per ciò che le ha fatto però non posso nemmeno escluderla.
 
“Allora scusatemi ma preferisco non esserci.” Biascica stropicciandosi le mani prima di afferrare il caffè e buttarlo giù in un solo sorso.
 
“No, dai! Vieni. Lei saprà stare al suo posto. E poi ci saremo sia io che Teo, e anche Camilla. Siamo tutti dalla tua parte. Non farà nulla di male.” Insiste Filippo meravigliandomi non poco. Ma cosa diavolo sta succedendo al mio amico. Come può essersi perso così. A Vicenza ci sono dei locali favolosi dove lui rimorchiava sempre moltissime ragazze e si vuole legare le mani portando Christine? Non si sarà innamorato?
 
“… in realtà non ho nemmeno una macchina mia. Non saprei nemmeno come venire a Vicenza.” Continua sempre più titubante.
 
“E ti sembra un problema? Vieni in macchina con me. Dai non farmi insistere.” Ormai sta letteralmente tubando. Mi auguro che accetti perché se continua così finirà per perdere tutta la sua dignità.
Christine fortunatamente sembra ascoltare tuttavia i miei pensieri e annuisce acconsentendo alla nostra serata.
 
Perfetto. Se ho ragione la nostra cena sarà più fruttuosa di quanto immaginassi.
 
 
 
Angolo autrice:
Christine e Filippo continuano ad avvicinarsi e questa cena potrebbe essere la loro occasione.. Ma non solo. Cosa avrà in mente Teo? E Mel se ne starà tranquilla a guardare i due piccioncini tubare?
Spero che il prossimo capitolo arriverà prestissimo.. voi fatemi sapere cosa ne pensate.
 
 
      
 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lachiaretta