Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: ratherbeyou    26/03/2016    1 recensioni
[...]Sarebbe stato tutto come sempre e non lo sarebbe stato mai più.[...]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
"I'm sorry, believe me, I love you
but not in that way."

-Sam Smith
 
Not in that way
-ratherbeyou


Lo osservava a distanza, perché era quello che le era concesso fare. 
Lui era ai fornelli; indossava un pantalone comodo nero, una t-shirt grigia ed era scalzo. Dopotutto era nella propria casa, avrebbe potuto permettersi anche di sfilare la maglia.
A Karen, seduta su di uno sgabello e poggiata con i gomiti alla penisola della cucina, non sarebbe dispiaciuto vederlo a dorso nudo ed analizzare per bene ogni singolo centimetro della sua pelle.
E pensare che erano amici da quasi tutta la loro vita! Eppure la donna non si era mai sentita così nei confronti di Sam. Era anche vero che le cose erano cambiate: lei aveva capito di amarlo e - per quanto fosse stata dura per una come lei ammetterlo - restava comunque il fatto che non gli avrebbe mai rivelato i propri sentimenti.
Insomma, erano cresciuti insieme! Per anni lui l'aveva aiutata a scegliere la biancheria per un appuntamento galante, le aveva ricordato di prendere la pillola quando lei era sommersa dal troppo lavoro per ricordarsene, le aveva messo nel portafogli un preservativo quando lei gli aveva confidato di voler perdere la verginità a diciassette anni. 
Non si era mai mostrato scettico oppure infastidito nei confronti di nessun uomo con il quale lei era stata - e lei di uomini ne aveva frequentati parecchi. Quindi perché avrebbe dovuto ricambiare i suoi sentimenti?
Era assurdo. Lei che aveva trovato difficoltà a dire "ti amo" al ragazzo con il quale era stata insieme per ben tre anni, adesso sembrava voler urlare a Sam -  al suo migliore amico! - che si era innamorata di lui.
Lui si voltò offrendole un bicchiere di vino rosso. Erano soliti sorseggiarlo anche prima di cenare, era una delle loro abitudini. Proprio come una coppia, si trovò a pensare Karen e subito cercò di scacciare quell'irragionevole pensiero.
«Sei molto silenziosa questa sera.» Le fece notare lui.
Lei, presa contropiede, decise di bere prima un sorso dal suo calice. Sentì l'aroma quasi frizzante pungerle la lingua e si disse che Sam aveva avuto sempre buon gusto nella scelta dei vini.
Poi lo guardò e sorridendo gli disse:
«Ero solo sovrappensiero.» Poi frettolosamente aggiunse  «Pratiche al lavoro.» 
Lui le si sedette di fronte e le sorrise di nuovo prendendole la mano.
«Non pensare al lavoro. Non durante la nostra serata.» Le sussurrò flebilmente.
Karen si disse che era stata solo una sua impressione, ma che le era parso che lui avesse sottolineato la parola "nostra", proprio come una coppia.
Annuì alle parole di Sam solo dopo un attimo di sgomento e poi abbassò lo sguardo.
Non avrebbe di certo potuto dirgli che realmente stava pensando a quanto lo desiderasse; dopotutto lui aveva forse marcato con il tono di voce la parola "nostra", ma era anche vero che per anni aveva fatto ben capire che per lui non era la stessa cosa.
Lui non la desiderava.

Sam aveva cucinato uno dei piatti che gli riuscivano meglio. 

Lui era uno chef di mestiere e di conseguenza ogni sua pietanza era ottima, ma il pollo farcito con alici marinate ed olive era senza dubbio il piatto più buono che Karen avesse mai mangiato in tutta la sua vita.
«... Quindi gli ho risposto che in realtà il cameriere aveva semplicemente eseguito gli ordini e lui sai cosa si è permesso di dire?» 
Karen gli fece segno di non averne la più pallida idea e lui continuò dicendo: «Mi ha detto "E comunque io, in questo posto da quattro soldi, nemmeno ci volevo venire, è stata mia moglie ad insistere. Ma sa che le dico? La sua cucina fa schifo!"» 
Karen rise per il modo nel quale Sam aveva scimmiottato il sopracitato cliente e poi gli chiese: «E tu come ti sei comportato? Mica lo hai lasciato andar via subendo l'offesa?»
«Ovviamente no!» esclamò Sam come se fosse la cosa più palese al mondo  «Io senza perdere la calma a differenza sua che aveva perso un po' le staffe, gli ho detto "Ha ragione signore, questo posto non è adatto a gente come lei. Se mi permette, le posso consigliare un posto molto più raffinato nel quale cenare." Quando non ho ricevuto risposta da parte sua, ho continuato dicendo: "C'è un fast food che dista a meno di cento metri da qui, direi che lì si mangia sicuramente meglio!"» 
Karen scoppiò a ridere di gusto biascicando parole come "Non ci credo" oppure "Non puoi averlo fatto davvero."
«Andiamo Karen, non deridermi. Quell'uomo ha promesso di querelarmi.»
«Sei veramente impossibile. Ti si può dire di tutto ma se si discute sul modo nel quale cucini, non ti si riconosce più.» 
«Non posso farci niente se il mio ristorante è il migliore della città ed io sono il miglior chef dell'intero continente.» ironizzò Sam.
«Già... "Mi chiamo Sam Johnson. Il mio ristorante si è guadagnato cinque cappellini da chef ed una bottiglia del vino più economico che vendo costa duecentocinquanta dollari. Ma hey, è un prezzo lecito considerando che tale bottiglia è del millenovecentoquaranta."» Lo derise ancora Karen cercando di imitarlo.
«Non è affatto divertente.» 
Sam lo aveva detto con sguardo fermo e serio, ma si vedeva lontano un miglio che stava trattenendo una risata bella grossa. 
Dopo qualche secondo, impedì a Karen di controbattere e le chiese: «Tu che mi dici? Fatto conquiste?» 
Non lo aveva detto con malizia oppure con lo scopo di conoscere la vita sentimentale della donna, Karen lo sapeva. Era un modo per deriderla come lei aveva fatto con lui fino a pochi momenti prima. Eppure, cambiò lo stesso umore da un momento all'altro.
Avrebbe potuto confessare a Sam i suoi sentimenti in quel preciso istante, avrebbe potuto dirgli: "Sei tu che hai fatto conquiste, perché hai conquistato il mio cuore." Avrebbe potuto dirglielo anche se quella era la frase più squallida del mondo. 
Ma invece non lo fece. Perché sapeva già cosa lui le avrebbe risposto. "Mi dispiace Karen, credimi. Io ci tengo a te ma non in quel modo. Sei come una sorella per me, siamo cresciuti insieme. Sei comunque la donna della mia vita, ma non ti amo."
Avrebbe fatto troppo male. Così Karen si schiarì la voce e fingendo un sorriso rispose: «Io faccio sempre conquiste.»

Dopo cena, mentre Sam aveva iniziato a pulire i piatti per metterli nella sua lavastoviglie, Karen ne aveva approfittato per andare in bagno e schiarirsi le idee.

C'era stato un momento - quando lui le aveva raccontato la vicenda del cliente esuberante - durante il quale Karen si era dimenticata di provare qualcosa per lui che andasse ben oltre il bene profondo. Poi era ricaduta in quel limbo tra il reprimere i suoi sentimenti ed il confessargli tutto per sentirsi più leggera ed aveva di nuovo cambiato atteggiamento.
Non avevano più riso da quel momento in poi. Mentre si passava le mani umide d'acqua sugli occhi arrivò ad ammettere a se stessa una sola e vera consapevolezza: era una pazza perché dipendeva da lui.
Da ciò che provava nei suoi confronti, da quello che sentiva dentro ogni volta che lui le sorrideva oppure le sfiorava la pelle per toccarla anche se non nel modo che avrebbe voluto lei. Aveva bisogno di lui, in un modo totalmente diverso... Forse aveva pienamente bisogno di lui, sotto ogni punto di vista e le era difficile convivere con quel tormento.
Eppure allo stesso tempo, odiava anche il solo pensare di aver bisogno di lui perché aveva paura di poter essere un peso per Sam.

Una volta finito di sparecchiare, Sam accese lo stereo e fece partire una vecchia canzone blues. Di solito ascoltava quel genere di musica solo quando qualcosa non andava per il verso giusto; l'ultima volta era stata quando sua madre gli aveva detto del divorzio di sua sorella dal marito. Insomma, era una cosa che riguardava Sally, eppure Sam era quel tipo di persona che considerava i problemi altrui come propri. Era un modo per allontanarsi dal suo mondo imperfetto e fingere che tutto andasse bene. 

Quella sera aveva deciso di sentire quella canzone perché a Karen era successo qualcosa di insolito. 
Non le aveva chiesto niente in merito e non le aveva fatto notare il suo accorgersene, però aveva cercato di farla sorridere il più possibile.
Per un attimo c'era riuscito ma poi lei era tornata a comportarsi in modo strano e allora lui aveva messo quella canzone.
Un po' perché era preoccupato per lei, e un po' perché pensava che c'entrasse un uomo. Un uomo che non era lui, anche se lui avrebbe voluto essere il centro dei pensieri di Karen.
Lo nascondeva bene, perché lo aveva nascosto per tanto tempo anche a se stesso, ma quando si era reso conto di provare amore nei confronti della sua migliore amica - e non solo bene - era stato molto più attento a non lasciar trasparire i suoi sentimenti.
Non le avrebbe mai rivelato il suo amore, perché avrebbe dovuto farlo? Per sentirsi dire che era uno stupido a pensare soltanto di poter contare qualcosa per lei in quei termini?
Sua madre glielo aveva sempre ripetuto che le amicizie tra un uomo ed una donna non possono reggere. "Uno dei due finirà per soffrire, entrambi resterete scottati." Ma lui non le aveva mai dato particolarmente ascolto. Si era ripetuto per tanto tempo che era impossibile che lui si innamorasse di Karen o viceversa... Ed invece lui era finito per soffrire e se solo Karen avesse saputo, entrambi si sarebbero scottati.
Proprio per questo motivo quando la donna uscì dal bagno, lui finse un suo solito sorriso e le porse la mano in un chiaro invito a ballare un lento, come avevano sempre fatto.
Karen accettò volentieri, dopotutto per lei era normale stringersi al corpo di Sam, non era innamorata di lui. 
Mentre si muovevano lentamente, lui non poté fare a meno di annusarle i capelli.
«Hai un buon odore.» Le sussurrò.
Gli parve di sentirla fremere tra le sue mani ma scacciò subito quel pensiero per non illudersi.

«Tu puzzi di tabacco, hai ricominciato a fumare?» gli chiese lei.
«Solo una ogni tanto.» 
Restarono in silenzio per qualche secondo continuando a guardarsi negli occhi ed ad ondeggiare a ritmo di musica. E probabilmente avrebbero continuato così per un po' e poi Karen sarebbe tornata a casa sua alla solita ora per dare da mangiare al suo gatto siamese. 
Sarebbe stato tutto come sempre se solo Sam non l'avesse baciata e lei avesse ricambiato tale bacio.
Sarebbe stato tutto come sempre se solo lui non le avesse messo una mano dietro la nuca per approfondire il bacio e se lei non gli avesse stretto le spalle con le proprie mani.
Sarebbe stato tutto come sempre se entrambi non si fossero imbarazzati a dismisura una volta resosi conto di ciò che avevano fatto e se non avessero deciso di dare la colpa al vino per tale gesto.
Sarebbe stato tutto come sempre e non lo sarebbe stato mai più.

Karen scappò via da quella casa subito dopo aver commesso l'errore più grande della sua vita e con la consapevolezza che in quella casa non ci avrebbe più messo piede.

Una vocina nella sua testa continuava a ripeterle che era stato lui a baciarla e che quindi qualcosa doveva pur significare. Ma la parte razionale della donna dava sul serio la colpa ai due bicchieri di vino che avevano bevuto.
Sam guardò Karen andar via subito dopo aver commesso l'errore più grande della sua vita e con la consapevolezza di aver rovinato tutto. Perché lui non avrebbe più rivisto quella che in fin dei conti, era stata per anni la sua migliore amica.
Avrebbe potuto fermarla e dirle di amarla. Dopotutto non importava se poi lei fosse andata via comunque, tanto era già tutto perso.
Eppure la parte orgogliosa di sé continuava a non voler subire un ulteriore umiliazione.
Dopotutto, lui già era consapevole di quello che lei gli avrebbe risposto se solo lui si fosse esposto del tutto.
Gli avrebbe detto "Mi dispiace Sam, credimi. Io ci tengo a te ma non in quel modo. Sei come un fratello per me, siamo cresciuti insieme. Sei comunque l'uomo della mia vita, ma non ti amo."
Così la lasciò andar via dicendole addio solo con la sua anima.

Fuori alla porta del suo migliore amico, Karen si lasciò cadere a terra sopraffatta da quello che era successo.

Aveva avuto il coraggio di dirglielo e si era pentita. Non lo avrebbe più rivisto perché gli aveva confessato tutto. 
Era stato stupido organizzare quella cena, ballare insieme un lento. Ed era stato stupido da parte della donna baciare il suo migliore amico e prenderlo di sorpresa. 
Per un attimo aveva creduto che si fosse svolto tutto diversamente: lui che le chiedeva di ballare, lei che accettava. Lui che le diceva che aveva un buon odore, lei che amorevolmente lo rimproverava per aver iniziato di nuovo a fumare. Lui che la baciava, lei che ricambiava.
Ma in realtà, una sola cosa era vera tra tutte quelle che Karen aveva immaginato: la sincerità e la leggerezza con la quale Sam aveva dato la colpa al vino per il gesto che lei aveva commesso. 
Così lei glielo aveva detto, seppur sussurrando glielo aveva detto: «Ti amo.» 
E lui, le aveva risposto così come lei si era immaginata da sempre: «Mi dispiace Karen, credimi. Io ci tengo a te ma non in quel modo. Sei come una sorella per me, siamo cresciuti insieme. Sei comunque la donna della mia vita, ma non ti amo.» 
Era corsa via per la troppa umiliazione ed appena fuori alla porta era scoppiata a piangere.
Era andato tutto male come previsto, eppure nella sua mente era andato tutto diversamente. Tutto era andato decisamente meglio. Sarebbe andato sempre tutto decisamente meglio, solo nella sua testa.




 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ratherbeyou