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Autore: BlackIceCrystal    26/03/2016    10 recensioni
[College!AU | Sterek | Derek!Centric | Personaggi della 1^ stagione]
Derek e Stiles sono compagni di stanza al college e Stiles vuole a tutti i costi scoprire quali sia la password del computer di Derek. Peccato che, quando ci riesce, Derek combina un casino e deve trovare un modo per rimediare.
« Qualcosa come stilinski_6_fantastico »
Solo ora Derek si accorge che Stiles ha aperto anche il suo software di posta elettronica e ci sono le e-mail di suo zio e di sua sorella nella posta in arrivo. « Stilinski » ringhia un'altra volta, « Allontanati da quel computer. ORA. »

[Fanfic partecipante al Multifandom Contest – Oneshot (Tema libero!)]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, finalmente, dopo tanto tempo a pubblicare una nuova fanfic, ovviamente e rigorosamente sterek. Ho avuto un periodaccio, per mesi non sono riuscita a scrivere e a buttare giù neanche una parola, poi l'altro ieri mi è venuta fuori questa cosa qui, che spero possa piacervi almeno un minimo di quanto è piaciuto a me scriverla.
Spero anche che non risulti OOC, ma gestire Derek è già un problema di per sé, almeno per me, e provare a farlo scrivendo con uno stile a cui non sono abituata (in terza persona) è stato ancora più faticoso!


Hacking your heart
 Hacking your heart
Don't be such a Sourwolf! - AU Prompt #1
Derek e Stiles sono due studenti universitari che si ritrovano a condividere la stessa stanza.
 
 
Quando Derek rientra nella sua stanza, Stiles è seduto davanti la sua scrivania e sta usando il suo computer, con la schermata del suo desktop attiva e il suo sfondo di un lupo nero che ringhia all’obiettivo.
« Stiles. » Il suo nome esce dalle labbra di Derek come un ringhio, ma Stiles non si scompone per nulla, lo saluta con un veloce gesto della mano e riporta la sua attenzione allo schermo davanti a sé, come se non stesse davvero usando il personal computer di un’altra persona e questo non fosse un problema.
« Che stai facendo? »
« A che serve avere una password sul proprio computer se chiunque può indovinarla? » Derek soffoca un altro ringhio, a metà tra l’allibito e l’incazzato; solo Stiles può farsi trovare a hackerare computer altrui, fare finta di niente e dare la colpa di tutto ciò ai rispettivi proprietari.
« Non puoi usare 050125 come password per qualsiasi cosa! » esclama inorridito, come se la password di Derek fosse una questione di chissà quale importanza – chi potrebbe mai provare a toccare il suo computer, o ad hackerarlo, a parte Stiles Stilinski e forse anche Erika, Derek proprio non lo sa.
 
Era sicuro di aver messo le cose in chiaro tra di loro: “Ad ognuno i suoi spazi”, l’avevano deciso il primo giorno di convivenza, insieme a una lista di cose che Stiles – solo lui, perché Derek era lì da più tempo di lui e non voleva ulteriori seccature – poteva, non poteva e non doveva fare in quella stanza, come parlare su Skype solo se l’altro non era in camera o non invitare nessuno lì dentro, perché Derek non voleva che qualcuno invadesse i suoi spazi, soprattutto quando lui non c’era.
C’erano anche cose che non potevano essere fatte neanche al di fuori di quella stanza: Stiles non doveva rivolgere la parola a Derek, non doveva sedersi a mensa con lui – e Derek sceglieva sempre il tavolo situato all’angolo vicino l’entrata della mensa, ignorato da tutti perché lo spazio bastava solo per una persona –, ed in pratica doveva far finta che non si conoscessero. Perché non si sarebbero conosciuti affatto, in effetti, ma questa era solo un’utopia in cui Derek aveva sperato e che poi gli era sfuggita di mano: Stiles aveva rispettato gli accordi per qualche mese, giusto il tempo di ambientarsi nella nuova università e farsi qualche nuovo amico. Poi aveva conosciuto Erika al corso di Sociologia – che aveva iniziato a frequentare per avere qualche credito extra ed alzare la sua media, così come la possibilità di mantenere la sua borsa di studio –, ed Erika è sempre intorno a Derek – “sono l’unica amica che hai”, gli ricorda sempre – perciò Derek si era ritrovato Stiles intorno a sé più di quanto avrebbe mai pensato.
 
« Ok, Sourwolf, ascoltami… Non puoi usare la data dell'incendio che ha colpito la tua famiglia per ogni cosa, d’accordo? È troppo prevedibile. Non ci vuole un genio per scoprire la tua password in questo modo. » Derek odia quel soprannome, perché già quell’appellativo sa di affetto e familiarità, odia il fatto che Stiles sembri così a suo agio con lui, così a suo agio nell’invadere i suoi spazi personali, ed odia il modo in cui Stiles si sta avvicinando a lui, perché proprio da quel lontano gennaio 2005 ha deciso di non far più entrare nessuno nella sua vita e Derek aveva deciso di usare quella password proprio per ricordarselo, per tutta la sua esistenza.
Ma Stiles è Stiles, si è insinuato nella sua quotidianità e si è fatto largo tra le sue abitudini, e Derek non sa neanche capire se è stato un processo graduale e lento o repentino e improvviso, perché non è riuscito ad elaborarlo mai davvero e si è ritrovato ad accorgersene più tardi di quello che avrebbe potuto immaginare. Solo ora, forse, sta iniziando a comprendere. Ora che Stiles ha scoperto la sua password e Derek si rende conto che lo conosce meglio di quello che credeva.
Derek odia anche quando Stiles lo usa come cavia dei suoi studi: ora che è occupato con le lezioni di profiling ed il corso di hacking (che sta frequentando al di fuori dell’università e Derek non capisce dove trovi il tempo di fare tutto ciò e trovarselo comunque intorno), doveva aspettarsi che si sarebbe trovato in una situazione simile – con un ragazzo del secondo anno di Criminologia che gli fa la ramanzina –.
« Devi usare i caratteri alfanumerici. Lettere e numeri! E anche i caratteri speciali! Qualcosa come stilinski_6_fantastico... ok, no, anche questa sarebbe troppo facile. Lo sanno tutti che- »
Solo ora Derek si accorge che Stiles ha aperto anche il suo software di posta elettronica e ci sono le e-mail di suo zio e di sua sorella nella posta in arrivo. « Stilinski » ringhia un'altra volta, sperando che stavolta il tono minaccioso che sta usando faccia tornare il suo coinquilino alla realtà. Stiles finalmente non sembra più così occupato nel seguire i suoi pensieri per non afferrare la minaccia intrinseca in quel tono e gli concede la sua attenzione. « Allontanati da quel computer. ORA. »
Derek lo afferra per il bavero della camicia a scacchi e lo butta di peso sul letto poco più in là, apprestandosi poi a chiudere il portatile con uno scatto secco e infilarlo dentro alla borsa. Stiles si massaggia il braccio che ha accidentalmente sbattuto sulla scrivania mentre borbotta qualcosa di simile a “Sourwolf antipatico, volevo solo darti un consiglio” mentre Derek esce dalla stanza per dirigersi in biblioteca, e forse riuscire a studiare senza quell’intralcio tra i piedi.
 
***
 
Una sera Derek stava studiando per l’esame di letteratura comparata, era da una settimana che non usciva dalla sua stanza, se non per mangiare al volo qualcosa in mensa, Stiles non l’aveva mai disturbato per tutto il tempo, anche perché erano ancora i tempi in cui Derek non gli rivolgeva neanche la parola. Così Stiles rientrava silenziosamente e altrettanto silenziosamente sbrigava le sue faccende, mentre Derek ignorava completamente la sua presenza.
A ripensarci ora, Derek non immagina come Stiles sia riuscito a trattenersi per tanto tempo, Stiles che non sta mai fermo e ha sempre qualcosa da raccontare. Cose stupide e che Derek trova insignificanti, ma che se ci fa caso rimane sempre ad ascoltare. Come quando gli ha spiegato, mentre Derek studiava per l’esame di Introduzione alla letteratura latina, che La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso non è una citazione di Einstein, ma di Igor Ivanovic Sikorskij, e che l’animale di cui si parla nella citazione è erroneamente il calabrone, che invece ha una struttura alare perfetta, ma è il bombo, che per riuscire a volare sbatte le ali ad una frequenza altissima pur di rimanere in volo. E Derek non capisce neanche perché si ricorda ancora di un’informazione tanto inutile; l’unica cosa di cui si rende conto, invece, è che, tra un capitolo e l’altro, la voce di Stiles è un toccasana.
Era da qualche mese che condividevano la stessa stanza e Stiles aveva già infranto, in perfetto stile Stilinski, diversi divieti che gli aveva imposto – in parte anche a causa di Erika, che l’aveva subito preso in simpatia e che aveva costretto Derek a mangiare qualche volta insieme a loro –. Stiles lo vide passarsi più volte le mani tra i capelli, stropicciarsi gli occhi e tornare sul libro, così gli aveva portato un caffè lungo e amaro ma con qualche spruzzata di cacao sopra esattamente come piaceva a Derek –, e gli aveva raccontato di una stupida ricerca di un’università austriaca, che aveva letto online per caso, che sosteneva che a chi piacciono i sapori amari potrebbe avere “istinti psicopatici e un forte narcisismo”. Era rimasto ad ascoltarlo finché Stiles non aveva deciso che l’aveva disturbato abbastanza, anche a causa dei continui grugniti che Derek gli rivolgeva non appena provava a soprannominarlo “Psycowolf” (nomignolo che gli aveva affibbiato perché “wolf” era per il suo sfondo, “psyco” per quella stupida ricerca) e che comunque Stiles aveva continuato ad utilizzare per settimane.
Il caffè non aveva mai avuto un sapore così buono, Derek aveva fatto finta di non capire il perché, così come aveva fatto finta di non capire perché le pagine su Goethe erano diventate improvvisamente più leggere e comprensibili, e la stanchezza aveva fatto posto al buon umore.
 
***
 
Derek ha imparato più volte che Stiles non conosce il significato della parola privacy. L’ha imparato in diverse occasioni, nei dodici mesi trascorsi insieme come compagni di stanza: l’ha imparato quando Stiles si è presentato in bagno, mentre Derek si stava facendo la doccia, solo per dirgli esaltato che il giorno dopo avrebbe rivisto Lydia – e Derek non sapeva neanche chi fosse Lydia –, che sarebbe venuta in Pennsylvania per un ciclo di seminari in cui doveva fare da assistente ad un suo professore ed in cui sarebbe stata anche relatrice. Derek era la prima persona a cui poteva raccontarlo, allora era entrato senza pensarci ed aveva buttato fuori una parola dietro l’altra, senza fare una pausa, saltellando di gioia fino a quando non si era reso conto che Derek lo guardava tra lo scocciato, lo sconvolto e l’infuriato, ma soprattutto che da dietro la tendina della doccia si intravedeva il suo sedere e la pelle nuda della schiena, così Stiles era uscito borbottando qualche scusa e incespicando le parole, con il viso più rosso di un pomodoro.
Quando Derek era tornato in camera, di Stiles non c’era più traccia, e per i giorni successivi gli era sembrato che lo evitasse. Aveva trovato quasi tenero il suo comportamento, soprattutto quando lo incrociava per i corridoi e Stiles abbassava lo sguardo, ancora imbarazzato per quella faccenda. La situazione però non era durata neanche una settimana e Derek si era ritrovato inconsapevolmente felice di avere di nuovo Stiles intorno a sé.
 
Derek in tutti questi mesi ha imparato anche che Stiles è il tipo di persona che tiene molto alle sue cose, ma che non ha problemi a condividerle con gli altri, a patto che le trattino con curala jeep azzurra che ha come sfondo del portatile e che aveva dovuto lasciare in California, però, è una delle poche cose che Stiles non farebbe toccare mai a nessuno – forse solo a Scott, il suo migliore amico che frequenta la facoltà di veterinaria in California –. Ha sempre prestato i suoi appunti a Erika quando la ragazza glieli chiedeva, ha prestato il suo portatile a Danny quando quello di quest’ultimo si è rotto, e ha anche prestato una sciarpa a Isaac – un ragazzo che frequenta il primo anno di Letteratura comparata e con cui Derek si è ritrovato spesso a parlare durante le pause caffè tra una lezione e l’altra – quando per colpa di un ragazzo la sua sciarpa preferita era caduta in una pozza di fango e l’aveva dovuta lasciare in lavanderia per una settimana. Stiles per una settimana aveva avuto la tosse perché era da poco iniziato l’autunno e aveva preso freddo e quel giorno erano stati tutto il giorno in giro – colpa, ancora una volta, di Erika che se li era portata dietro per i negozi perché aveva bisogno di una mano –. Per tutta la settimana aveva rinfacciato ad Isaac che era colpa sua e della sua mania per le sciarpe se si ritrovava con il mal di gola e le tonsille gonfie, ma non gli aveva mai richiesto la sciarpa fino a quando Isaac non aveva riavuto la sua.
 
Derek ha imparato che per Stiles lo stesso concetto di condivisione va esteso “per ovvie ragioni” anche a tutti gli altri, così un giorno si è ritrovato l’odore del proprio bagnoschiuma – quello al pino silvestre – ad invadergli inaspettatamente le narici, perché “deve essere il profumo del tuo bagnoschiuma ad attirare tante donne” gli aveva detto Stiles.
Lì per lì non ci aveva fatto troppo caso, troppo occupato a far finta di essere arrabbiato – ed arrabbiato pensava di esserlo sul serio –, ma il profumo del suo bagnoschiuma sulla pelle di Stiles – che aveva accidentalmente inspirato quando, per l’ennesima volta, l’aveva preso per il bavero della camicia e si era ritrovato ad un palmo dal suo viso – non gli era dispiaciuto affatto.
 
***
 
Qualche giorno dopo a quello in cui Stiles gli ha fatto la ramanzina per la sua password, Derek ha deciso di dargli ascolto, di seguire alla lettera il suo consiglio e di cambiare la password esattamente come gli aveva suggerito di fare il suo compagno di stanza. Dopo averlo saputo, Stiles ha provato a scoprire quale fosse, ma non è riuscito nell’impresa per settimane.
Quando, però, Derek ritorna in camera, quel giorno, trova il suo compagno di stanza davanti al lupo di sfondo del suo computer. Deve fare solo qualche passo per accorgersi che in realtà Stiles ha la finestra aperta sulla sua posta elettronica e che sta leggendo un e-mail che ha inviato a Cora qualche settimana fa.
Cerca di ingoiare il nodo che gli si è formato alla gola, ma la sua laringe non ne vuole sapere di liberarsi e permettergli di tornare a respirare.
 
Da: Derek Hale
A: Cora Hale
Oggetto: re:re:re: fatti sentire ogni tanto!
 
Ha scritto quell’e-mail in un periodo in cui era particolarmente frustrato: non era riuscito a passare un esame ed era arrabbiato con se stesso, con le sue due sorelle, con suo zio e, sì, anche con Stiles.
 
…quel ragazzino mi sta sempre intorno…
 
Quel ragazzino di due anni in meno di lui neanche si rendeva conto di quanto gli aveva sconvolto la vita, e Derek era rimasto turbato quando Cora, Laura e Peter, il giorno in cui si erano incontrati ad un bar vicino all’università, gli avevano fatto presente quanto parlasse spesso di Stiles – ogni tanto parlava di Erika, Isaac e Boyd, ma Stiles era sempre sulle sue labbra ogni cosa che Derek dicesse – e avevano fatto qualche battuta su come sembrassero due fidanzati da quello che Derek gli raccontava.
 
…non sta un attimo fermo o in silenzio…
 
Stiles era sempre insieme a lui nell’ultimo periodo, fisicamente o anche solo nei suoi pensieri, e Derek era rimasto talmente tanto spaventato da quella situazione – che si era ripromesso non si sarebbe mai più ripresentata nella sua vita – che aveva scritto in un moto di rabbia opinioni su Stiles che non erano davvero vere; voleva solo convincersi che lo fossero e lui lo sapeva fin troppo bene mentre le scriveva, ma aveva bisogno di credere nelle bugie che si era costruito.
 
…parla in continuazione di cose inutili e di cui non mi importa niente…
 
…è insopportabile…
 
« È davvero… divertente… » la voce di Stiles esce in un singhiozzo e Derek raggela all’istante. « Sul serio. Bella password. Nessuno penserebbe che c’entra la persona che sopporti meno al mondo, » la sua voce si spezza e a stento riesce a trattenere le lacrime che stanno minacciando di inumidirgli gli occhi. Non l’ha mai sentito così, forse una volta, quando Stiles ha pianto di fronte a lui il giorno dell’anniversario della morte di sua madre, ma non l’ha mai sentito proprio così, così ferito e deluso come lo è adesso, « …e di cui conosci perfino il giorno del compleanno. » Stiles cerca a stento di trasformare un singulto in una risata, ma il risultato è solo una smorfia ed un rumore indefinito tra l’isterico e il disperato. « Non ti preoccupare, Sourwolf. No, anzi, Derek. » E a Derek viene in mente la parte in cui ha scritto Che razza di soprannome è Sourwolf? Odio i nomignoli, soprattutto questo e non può far a meno di darsi dell’idiota.
Più volte.
« Non ti preoccupare. Non ti disturberò MAI più. » Il modo in cui Stiles calca fin troppo sul mai stringe il cuore di Derek in una morsa ferrea e l’unica cosa di cui si rende conto prima di poter aprire bocca è lo sguardo turbato e adirato di Stiles, e la porta che si chiude dietro di lui.
 
Cosa diavolo è successo?
Caratteri alfanumerici e caratteri speciali, creare una parola senza senso o che non avesse alcuna relazioni con lui. 6#june_ss: si era impegnato davvero tanto per tirarla fuori, si era impegnato e neanche lui capiva il perché, ma forse l’aveva fatto per mettere alla prova Stiles, Stiles che non doveva scoprire la sua password e che non doveva leggere assolutamente quell’e-mail.
Derek si sente un idiota, un idiota a stare immobile al suo posto a piangersi addosso; vorrebbe davvero rincorrere Stiles e spiegargli che niente di quello che ha scritto è vero, che era solo arrabbiato perché si era accorto di aver iniziato a provare qualcosa per lui, e che non se lo aspettava, che non doveva succedere niente di tutto quello, ma il suo corpo davvero non vuole saperne di muoversi.
Rimane in camera ad aspettarlo, senza la forza di far altro se non starsene seduto sul letto a ripetersi ancora quanto è idiota, fino a quando il sonno non prende il sopravvento e si addormenta alle quattro del mattino.
Come promesso, Stiles quel giorno non è più tornato.
 
***
 
Una notte Derek si era svegliato sentendo il suo coinquilino imprecare più volte ed inciampare diverse volte nella breve strada che porta dall’entrata della stanza al loro bagno. Si era alzato per vedere se era tutto apposto e si era ritrovato davanti ad uno Stiles completamente ubriaco che si reggeva a malapena in piedi e che si dirigeva traballante verso il water.
Derek sarebbe volentieri tornato a dormire e l’avrebbe lasciato lì a passare la notte da solo, però, mentre tornava in camera, gli erano venute in mente tutte le volte in cui Stiles l’aveva supportato prima di un esame e, non era esattamente la stessa cosa, ma sentiva il dovere di ricambiare il favore.
Così avevano passato entrambi la notte seduti sul pavimento del bagno, lui che ascoltava Stiles e Stiles che biascicava parole senza senso: qualcosa sul fatto che quello era il primo anno che passava quel giorno da solo, che Scott non gli aveva neanche fatto gli auguri, Lydia era troppo occupata con Jackson, che suo padre non aveva avuto neanche il tempo di chiamarlo perché “c’era sta un emergenza a Beacon Hills” e che il tizio che ci aveva provato in discoteca non era abbastanza lui – e Derek non capiva chi fosse questo lui ma in quel momento non gli importavae che quello era il peggior compleanno che avesse mai festeggiato, ancor peggio di quello in cui Jackson gli aveva lanciato una torta in faccia e abbassato i pantaloni davanti a tutti i loro compagni di classe.
Il giorno dopo avevano entrambi due occhiaie enormi quando Scott, Lydia, Jackson, Allison, il padre di Stiles e Melissa avevano bussato alla loro porta urlando un “Sorpresa!“ tutti insieme, proprio lì in mezzo al corridoio del dormitorio: Stiles non si era mai sentito tanto imbarazzato e allo stesso tempo felice come in quel momento. Poi si era voltato verso di lui, pieno di aspettative e con gli occhi colmi di gioia, ma Derek aveva rifiutato l’invito di passare il giorno con loro, preferendo cercare di riprendersi e tornare alle sue lezioni, e li aveva lasciati andare a festeggiare mentre si buttava di peso sul letto e cercava di recuperare qualche ora di sonno.
 
***
 
Derek non ha mai avuto problemi con la solitudine o con il silenzio, è sempre stato abituato a stare da solo, ha sempre evitato di passare troppo tempo con gli altri, e non gli è mai importato se veniva considerato un misantropo o asociale, perché Derek non voleva più fidarsi di nessuno per tutto il resto della sua vita e gli andava bene così.
Stiles Stilinski, però, aveva sconvolto tutto quanto. Ha mantenuto davvero la sua promessa, non è tornato per giorni nella stanza 117, se non quando si è reso conto che aveva ancora tutte le sue cose lì, che non poteva fare molto senza altri vestiti e che comunque quella rimaneva anche la sua camera. Perciò alla fine aveva deciso di tornare quando Derek non c’era, come avevano deciso anche per i primi tempi di convivenza, e Derek riusciva a capire che Stiles aveva messo piede lì dentro solo perché ogni tanto trovava qualche cosa fuori posto o lo specchio del bagno ricoperto ancora di qualche gocciolina di vapore.
E, così, nelle settimane successive al loro litigio, la stanza 117 è diventata sempre più silenziosa, ed il silenzio più pesante di quanto non fosse mai stato e Derek si è ritrovato ad odiare il silenzio, ad odiare la solitudine e a sentire la mancanza del chiacchiericcio di sottofondo di Stiles.
 
 
Stiles si era ricordato di quello che aveva confessato quella notte che era ubriaco solo qualche giorno dopo, esattamente poco prima di quando era piombato in camera e aveva chiuso il libro che Derek stava leggendo.
« Io… tu… oddio! » aveva iniziato, non sapendo neanche cosa dire. Derek aveva aspettato pazientemente che andasse avanti, non senza guardarlo storto per avergli fatto perdere il segno di ciò che stava studiando.
« L’altra notte… io ero ubriaco, ok? Ho detto cose che… non volevo. Sul serio, non volevo. »
« Stiles, eri ubriaco, me ne sono accorto. Hai detto un mucchio di cose che non pensavi quella sera, compreso “Scott è uno stronzo”. Non ti ho preso sul serio quando hai detto “voglio fare sesso con te”. »
« Questa cosa rimarrà sempre tra me e te, chiaro? Io non ho mai detto che “Scott è uno stronzo”! Anche se lo è stato. »
E Derek aveva fatto di tutto per nascondere il piccolo sorriso che gli aveva increspato le labbra, prima che Stiles continuasse.
« Però la storia dell’essere gay è vera. » Sembrava che Stiles fosse pronto ad un rifiuto, che avesse raccolto tutto il suo coraggio per ammettere quelle parole e Derek non immaginava davvero che potesse essere un problema.
Insomma… « Lo sapevo. »
« Cosa? » aveva urlato così forte che Derek era sicuro l’avessero sentito anche i ragazzi del piano di sotto, quelli del piano di sopra, e probabilmente anche quelli dal lato opposto della struttura.
« Chiedi continuamente a Danny se ti trova attraente e il sabato vai sempre nei locali gay- »
« E tu come lo sai? »
« Erika. »
 
 
***
 
 
Gli manca e, Derek non l’avrebbe mai detto, è più fastidioso non avere Stiles attorno a sé che ritrovarselo sempre tra i piedi. La sua assenza è insopportabile, soprattutto dopo mesi in cui hanno condiviso gli stessi spazi e in cui Stiles ha invaso prepotentemente i suoi.
Dovrebbe scrivere il saggio per Teoria della letteratura, ma è da una settimana che non riesce a buttare giù neanche mezza riga, non senza Stiles che riempie il vuoto della stanza con le sue parole, che lo interrompe di tanto in tanto con informazioni che trova in giro per il Web e aneddoti e storie da raccontare.
Derek per la prima volta nella storia della sua carriera universitaria non consegna il compito assegnatogli ed è costretto a rimandare l’esame l’anno successivo.
 
Da: Derek Hale
A: Cora Hale
Oggetto: Ho fatto un casino
 
Le parole a sua sorella, al contrario di quelle per il saggio, si digitano quasi da sole. È così facile ammettere la verità, ora che le bugie che si ammassano una sopra l’altra sono diventate talmente pesanti che Derek vuole solo liberarsene.
 
Non è mai stato fastidioso, forse all’inizio sì. Anzi, sicuramente lo era. Ma con il passare del tempo è diventato quasi piacevole. Perde tempo a trovare notizie insignificanti e stupide ma non mi stanco mai di ascoltarlo…
 
Derek sa che non invierà mai questo messaggio a sua sorella, che le scriverà solo “Ho fatto un casino” e le spiegherà al telefono cosa è successo, senza scendere troppo nei particolari, ma continua a scrivere tutto, tutto quello che pensa davvero di Stiles e rimane sveglio fino alle tre del mattino davanti ad un e-mail che elenca tutti i difetti di Stiles, ma che per Derek non sono altro che caratteristiche che ha finito per accettare e poi amare.
Si dà dello stupido, perché ancora non ha il coraggio di affrontare il suo compagno di stanza, perché è assalito dai sensi di colpa, ma non sa come rimediare.
Non ancora.
 
***
 
Il giorno dell’anniversario dell’incendio che ha colpito la sua famiglia, Derek è sempre stato di pessimo umore. Isaac, Erika e Boyd sanno quanto sia suscettibile e se ne tengono tutti gli anni alla larga, lo lasciano rimuginare sui suoi errori e sulla sua vita, anche se sanno che non è mai stata colpa sua.
 
Anche Stiles si era tenuto alla larga da lui, il primo 25 gennaio che hanno passato insieme.Era ovvio che sapesse cosa significasse quel giorno per lui, Derek non ne era assolutamente sorpreso: come lui, Stiles è di Beacon Hills, suo padre è lo sceriffo, e in più Stiles... be’, è Stiles: legge ogni articolo riguardante ogni caso ancora irrisolto, si mette sempre in mezzo alle indagini di suo padre, anche ora che è 180 miglia da casa, e sa sempre tutto di ogni crimine avvenuto in California o in Pennsylvania. Derek non si stupisce neanche che Stiles sia il migliore del suo corso: spesso sembra un idiota – e spesso lo è davvero –, ma sa quanto in realtà sia intelligente e dotato.
Solo quando era arrivata la sera Derek si era reso conto di aver passato quel giorno a pensare a Stiles e che le sue colpe, i suoi sbagli, il passato avevano avuto solo un ruolo di sfondo. Non aveva fatto neanche in tempo a farsi delle domande che il suo compagno di stanza era entrato in camera, gli aveva portato una cioccolata calda e si era seduto accanto a lui.
Non hanno parlato per tutto il resto della serata ma, per Derek, Stiles era stata la migliore compagnia che avesse potuto desiderare.
 
Questo 25 gennaio, invece, Derek si sta nuovamente crogiolando nella sua stanza, lo sguardo volto all’incendio di otto anni fa, mentre nella mente aggiunge un altro errore nella sua lista interminabile di sbagli. Ma neanche questo 25 gennaio è da solo, pur non avendo Stiles a fargli da compagnia. Derek non sa come sia possibile – la sua famiglia deve proprio credere che sia messo davvero male per aver deciso di andare a trovarlo – ma Cora è arrivata dal Messico, Peter dalla Francia e Laura da New York, e sono piombati nella sua stanza inaspettatamente e senza avvertirlo, sicuri che non si sarebbe mosso da lì e che avesse bisogno di un po’ di conforto.
 
Laura stringe tra le mani una vecchia foto di famiglia, scattata quando erano piccoli, quando non erano solo loro ma c’erano anche i loro genitori, zii e cugini, quando erano una grande famiglia che condivideva gli stessi spazi e lo stesso tetto, quando Derek era una persona diversa, più socievole, meno diffidente e che aveva fiducia nel mondo.
Sua sorella maggiore e Peter stringono lui e Cora in un abbraccio caldo e rassicurante, poi loro quattro passano il resto della giornata ad immergersi nei ricordi, a raccontare aneddoti del passato, a cercare di rammentare come fosse la vita prima.
E, per una volta dopo tanto tempo, Derek riesce finalmente a lasciarsi tutti i suoi dubbi e le sue incertezze alle spalle, perché la sua famiglia è accanto a lui e qualsiasi problema sembra poter essere finalmente superabile.
 
 
***
 
 
Una volta Derek si era approfittato della pausa estiva tra la fine degli esami e l’inizio del nuovo semestre ed era andato a trovare Laura a New York per due settimane. Per ritornare in Pennsylvania era stato costretto a prendere il volo notturno, così era arrivato al campus solo in tarda mattinata.
Quando era entrato in camera, Stiles dormiva scompostamente e beatamente sul suo letto e Derek lo aveva scoperto bruscamente, ringhiandogli di alzarsi, ma Stiles si era solo appallottolato ancora di più tra le coperte ed aveva infilato la testa sotto il cuscino.
Derek aveva grugnito per parecchi minuti – rivoleva il suo letto, dannazione! Aveva passato le ultime ore in aeroporto e voleva solo riavere il suo materasso –, poi aveva deciso di tirarlo fuori da lì lui stesso, prendendolo di peso e lasciandolo cadere a qualche centimetro da terra. Stiles aveva mugugnato infastidito, si era immediatamente svegliato ed aveva subito iniziato a lamentarsi di quanto Derek fosse scorbutico e antipatico anche se era appena tornato.
Quel giorno Stiles aveva iniziato a chiamarlo “Sourwolf” e non aveva più smesso di farlo.
 
Invece, quando Derek torna in camera dopo aver passato una mattina tra un’aula e l’altra, di Stiles non c’è più traccia e tutta la sua roba è sparita.
Si era accorto già da tempo che le cose appartenenti al suo compagno di stanza stavano diventando sempre meno ingombranti, ma non aveva davvero ricollegato ancora tutti i pezzi insieme. Solo ora, solo ora che si ritrova davanti ad una camera semi vuota, si rende conto che Stiles a poco a poco ha portato via tutto ciò che gli appartiene, probabilmente perché ha davvero deciso che non lo “importunerà” più.
Non può fare a meno di darsi dell’idiota, di pensare a quanto sia stato stupido, far passare giorni, settimane e addirittura mesi senza spiegare a Stiles quale fosse davvero la verità. Ha pensato che le cose si sarebbero sistemate da sole, che Stiles un giorno gli avrebbe portato una cioccolata calda e gli avrebbe raccontato di come viene prodotto il cacao più pregiato al mondo, che un giorno si sarebbe stancato di quella fase di stallo ed avrebbe fatto il primo passo.
Derek non ne è più capace di fare un “primo passo”. Ogni volta che ci ha provato, tutto il mondo è crollato intorno a lui e così ha deciso di non sprecare le sue energie ed il suo tempo per qualcosa che tanto lo abbatterà ancora di più.
 
Perciò decide di lasciarsi tutto alle spalle, di rendere Stiles parte del suo mondo di errori sepolti sotto la cenere di una vecchia villa in mezzo alla riserva, di continuare a vivere la sua vita come aveva sempre fatto prima di Stiles.
 
Peccato che quel ragazzino nei, ossa, e solo qualche muscolo – pochi mesi prima di discutere, Stiles aveva iniziato ad andare in palestra ed i primi risultati già si intravedevano – gli ha sconvolto la vita più di quanto avrebbe mai immaginato, e Derek ci prova, ci prova davvero ad andare avanti – forse, più che altro, a tornare indietro – ma Erika e Laura e Cora non sono molto d’aiuto nell’impresa.
A dir la verità, nemmeno una parte di se stesso lo è.
 
Per questo, dopo altre due settimane passate a sentirsi dire un paio di “stupido! fai qualcosa” dalle sue sorelle e dalla sua-unica-amica (tutto staccato solo dalle lineette, perché è così che Erika ha salvato il suo numero nel cellulare di Derek), più qualche “vai a riprenderti ciò che è tuo” da suo zio, Derek osserva il letto vuoto davanti a sé, si sente vuoto e abbandonato esattamente allo stesso modo di quel materasso a cui è rimasto solo un lenzuolo bianco e un cuscino senza federa e si sente un idiota.
Si sente un debole ed un codardo e non può far altro che chiedersi come può aver davvero potuto pensare che Stiles potesse ferirlo come ha fatto in passato Kate. Stiles che non gli ha mai chiesto niente, che gli ha dato tutto ciò che poteva, in modo così naturale e spontaneo che Derek si è ritrovato inconsapevolmente ad accettare tutto ciò che gli veniva offerto.
Era troppo spaventato, troppo occupato a piangersi ancora addosso, per capire quanto Stiles gli stesse donando, così ha rovinato tutto – ancora una volta – e si è ritrovato nel suo mondo fatto unicamente di fredde lettere stampate sui libri, che non possono ferirlo né tradirlo.
Tuttavia, non ha nessuna intenzione di perdere Stiles, non senza aver lottato, non senza avergli spiegato che non potrebbe mai odiarlo e che non è passato un giorno in cui non ha sentito la sua mancanza.
Perciò si alza dal letto, ringhiando contro ad un innocente calzino che, non sa come, è finito sotto il comodino, si cambia in fretta e indossando i primi vestiti che trova.
 
Non l’avrebbe mai detto, ma gli serve l’aiuto di Erika.
 
***
 
Quando Derek bussa alla camera di Boyd, il “compagno di stanza provvisorio” di Stiles, non è ancora del tutto sicuro di quello che sta facendo ma Erika gli ha assicurato che non troverà Stiles in camera e Boyd gli ha promesso il suo appoggio – in cambio di dieci dollari per quel favore e altri trenta per il suo silenzio –.
Il computer di Stiles è sulla sua scrivania, disordinata esattamente come la tiene – teneva – nella camera 117, con i libri impilati malamente uno sopra all’altro ed un bicchiere di caffè ancora mezzo pieno dalla parte opposta. Gli basta solo sollevare il monitor del portatile per accorgersi che è già acceso e che non ha neanche bisogno di spremere i neuroni per scoprire quale sia la password di Stiles – non ci sarebbe mai riuscito, non ha mai capito davvero a fondo cosa passi per la mente del suo compagno di stanza –. L’unica cosa che Derek riesce a fare è anche l’unica cosa che ha imparato da lui: cambia la sua password e spera che Stiles sia davvero così intelligente come vuole far credere, spera davvero che deciderà di dargli un’altra opportunità, che è rimasta un briciolo di speranza per lui da qualche parte in quel mondo che Derek non ha mai davvero voluto conoscere a fondo.
Perciò Derek aspetta che si carichi la schermata che gli chiede di inserire la password, clicca con il mouse sul campo di testo ed osserva il puntatore lampeggiante che si sposta tra gli asterischi mentre lui digita I_miss_you_DH, con le mani leggermente tremanti ed un pizzico di aspettativa a fargli coraggio.
 

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« Ieri stava parlando con Scott su Skype quando sono andata a trovare Boyd. Diceva che un fantasma – un fantasma, Derek! Come può davvero credere in certe cose? – si è impossessato del suo computer e ha modificato la sua password proprio ora che deve scrivere il saggio da consegnare per il corso di Sociologia del conflitto. » Da quando Derek ha modificato la password del computer di Stiles, Erika ha continuato a tenerlo aggiornato su come si stesse evolvendo la situazione all’interno della camera 189 – quella di Boyd, in cui Stiles al momento era un coinquilino temporaneo a tempo indeterminato, come si era autodefinito lui stesso –, ma fino ad ora Erika non gli ha mai dato una buona notizia, solo qualche episodio con cui potrebbe prendere in giro Stiles per tutta la vita, se solo potesse.
 
 
« Ora pensa che un hacker l’abbia preso di mira e si sia intrufolato nel suo computer per rubargli chissà quali preziosi progetti. Non pensa assolutamente che ci sia dietro tu. Non ne ha proprio idea. » Erika non lo dice, ma Derek è sicuro che Stiles neanche parli più di lui. Come potrebbe dargli torto? Neanche lui si parlerebbe, se fosse nella stessa situazione.
 
 
« Dice che non ha intenzione di uscire dalla sua camera finché non scoprirà quella password. È diventata un’ossessione, a quanto pare. Che razza di password gli hai messo? Doveva essere una cosa semplice non qualcosa di così complicato! »
 
 
« Derek, di questo passo non la troverà mai! »
Per un attimo, solo per un attimo, Derek crede davvero che Erika abbia ragione, che continuando così Stiles non scoprirà mai il messaggio che gli ha lasciato, che tutto rimarrà come è adesso, con lui che si pente di un altro sbaglio e se lo porta dietro per tutta la vita – e Derek è stanco di commettere continuamente errori –. Poi, però, pensa che stanno parlando di Stiles, che non si arrenderà finché non ne verrà a capo, che ha sempre un asso nella manica, solo che trova la soluzione solo quando inizia a perdere la pazienza ed i suoi neuroni iniziano a girare più velocemente del normale.
E, forse, ciò che lo spaventa di più non è che Stiles potrebbe non scoprire mai quella password, ma la possibilità che la trovi, e con essa anche il file che gli ha lasciato sul desktop del portatile, che lo ignorerà o lo cestinerà, ed in questo modo Derek scoprirà che Stiles non vuole avere mai più a che fare con lui.
 
 
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Si sta preparando per andare a lezione di letteratura francese, quando qualcuno bussa alla porta della sua camera e Derek apre senza neanche chiedersi chi sia, perché neanche si accorge che la bussata è diversa, più nervosa e allo stesso tempo più delicata, come se chi è dall’altra parte non fosse neanche tanto sicuro di quello che sta per fare.
L’unica persona che bussa alla sua porta è Erika, Isaac e Boyd non vanno mai a disturbarlo, al massimo si fermano a fare quattro chiacchiere con lui al bar dell’università o vengono tirati in ballo da Erika, ma solitamente c’è questo tacito accordo tra di loro per cui nessuno lo cerca nella sua camera, a meno che non abbiano davvero bisogno di lui.
Perciò, quando si accorge che quello che ha davanti è Stiles e non è Erika, Derek non può che rimanere immobile davanti all’uscio della porta aperta, impreparato e sorpreso perché quella era un’eventualità a cui non aveva mai pensato.
Ha sempre creduto che qualcuno l’avrebbe avvisato, gli sarebbe andato bene chiunque, anche il ragazzo della stanza accanto che a volte suona il basso e non gli permette di studiare, di dormire, e di godersi le uniche ore libere a disposizione e che vuole passare nella sua camera, in silenzio ed in pace.
Invece no, invece si trova Stiles, Stiles con il proprio portatile stretto tra le braccia, le dita che picchiettano nervosamente sul metallo, i denti che mordono le labbra e gli occhi che lo guardano con quell’espressione piena di aspettative.
« È da un po’ di giorni che cerco di scoprire chi e come ha cambiato la password del mio portatile e quando finalmente riesco a sbloccarlo scopro che la password è I_miss_you_DH e DH potrebbero essere le iniziali di Derek Hale e- » Stiles è un fiume in piena, un fiume fatto di parole e sentimenti che si schiantano gli uni contro gli altri, che lottano per far prevalere un briciolo di speranza sulla paura di star facendo la cosa sbagliata. « Ma… O mio dio! Sono un mucchio di stronzate, vero? Probabilmente DH sta per qualcos’altro, magari non sta per niente, e tu non vuoi più vedermi ed io sono qui e sembro- ».
Derek non gli fa finire la frase, non gli importa di sapere come sarebbe finita, perché lo interrompe prima che possa farlo, baciandolo sul ciglio della porta, in mezzo al corridoio gremito di studenti che fanno avanti e indietro dalle proprie camere e che potrebbero vederli e dirgli qualsiasi cosa, ma a Derek non importa nulla in questo momento, nulla che non siano le labbra screpolate di Stiles ed i suoi occhi spalancati ad un palmo dal suo naso.
In un attimo di sconcerto, però, Stiles lascia la presa sul proprio portatile, ed è un miracolo che Derek riesca ad afferrarlo prima che si schianti a terra e diventi inutilizzabile. Stiles accenna ad un grazie un po’ frastornato, prima che Derek lo trascina dentro e chiude la porta alle sue spalle.
Vorrebbe rispondergli grazie a te, grazie per aver capito, grazie per essere venuto, grazie per aver riempito le mie monotone giornate e per essere tornato, ma, quando Stiles si aggrappa al suo braccio come se non volesse più lasciarlo andare e risponde ai suoi baci con la stessa passione e disperazione, Derek sa che avrà mille e più occasioni di ringraziarlo.
E ripeterglielo ancora ed ancora.
 

***

 
« Il tuo straparlare è fastidioso, ma il silenzio che si è creato da quando non ci sei lo è ancora di più » Stiles rilegge ad alta voce il testo del file che Derek gli aveva lasciato sul desktop del portatile; un sorriso gli illumina il volto e sembra voler rimanere sulle sue labbra per sempre. « I lupi sono animali territoriali, ma non gli dispiace condividere i loro spazi con qualcuno con cui ne vale la pena. » Continua a scorrere la pagina di fronte a sé, godendosi ancora e ancora tutte le cose che Derek non gli ha mai detto e che è riuscito solo a scrivergli, probabilmente unicamente perché non credeva che Stiles l’avrebbe mai lette. « Il caffè e la cioccolat- ». Derek lo interrompe mordicchiandogli una spalla, cercando di allontanare il computer da Stiles, muovendo la mano alla cieca perché non ha nessun intenzione di spostare la testa dal suo comodo giaciglio – nello spazio tra la clavicola del ragazzo accanto a sé e il cuscino sopra la sua testa –. Stiles ridacchia divertito, e continua quella che ormai per Derek è diventata una vera tortura.
« Non ti ho mai detto grazie per aver infranto tutti i divieti che ti avevo imposto »
« Smettila. »
« Assolutamente no. »
« Stiles. »
« Puoi rendere il mio nome minaccioso quanto vuoi, non ho intenzione di smettere. Leggerò queste parole finché non ne avrò abbastanza e tu non potrai impedirmelo. Ormai sono memorizzate nel mio computer e nella mia mente e- »
Derek lo prende alla sprovvista, di nuovo, baciandolo di sorpresa, di nuovo, e Stiles si ritrova senza parole, di nuovo.
« Ok. Forse così potresti farmi smettere. » gli concede, rincorrendo le sue labbra e parlando ad un respiro da lui « Ma ti dovrai impegnare un po’ di più, Sweetywolf. »
« È orribile. » Derek si solleva dal letto, sorreggendosi con le mani ai lati del volto di Stiles, lo guarda accigliato e minaccioso, ma l’aria intimidatoria si dilegua dalla sua espressione non appena le sue labbra si appoggiano nuovamente a quelle del ragazzo sotto di sé.
« Lo so, Sourwolf e basta è molto meglio. »
Quel ragazzo gli farà perdere la testa, Derek lo sa, ma in realtà non ha importanza.
Non ha importanza se può continuare a stringerlo tra le proprie braccia e baciare ogni neo sul suo corpo; non ha importanza se può continuare a sentirlo ridere sulle proprie labbra ed immergersi nei suoi occhi profondi che non sa esattamente cosa vedano di buono in lui; non ha importanza se può udire Stiles gemere il suo nome mentre fanno l’amore, di nuovo, e se possono raggiungere l’apice del piacere insieme.
Non ha importanza, davvero, perché l’unica cosa importante è che Derek per la prima volta nella sua vita è riuscito a rimediare ad un errore che aveva commesso, all’errore più grave ed importante della sua vita, e ha ottenuto la cosa più preziosa che potesse mai desiderare: l’amore e la compagnia del ragazzo con cui condivide la stanza 117 – e Derek spera che potrà condividere anche una casa ed una vita intera insieme a lui, ma per quello può aspettare –.
Tutto può aspettare, adesso.
 
 
Love is like a password - hard to figure out but you always want to keep trying.





Note finali di un'autrice entusiasta
1) La citazione finale non so a chi creditarla, perché su internet ho trovato un sacco di fonti diverse, perciò se lo sapete voi ve ne sarò grata XD
2) Questa fanfic non doveva venire così in origine. Doveva essere una cosa molto più easy. Derek, dopo che Stiles aveva scoperto la sua prima password, doveva chiedergli qualcosa come "perché ci hai messo così tanto?", perciò doveva essere molto più fluffosa e non ci doveva essere di mezzo nessun litigio. Ma alla fine Derek e Stiles e Madame Ispirazione hanno deciso di fare in modo diverso, perciò io ho solo seguito il loro volere e devo dire che però ne sono stata felice XD Un po' di angst in mezzo a tanto fluff ci sta sempre u.u.
3) Ho in mente tre spin-off per questa fanfic, e spero che prima o poi riuscirò a scriverle: la stessa (più o meno) storia narrata dal punto di vista di Stiles, una fanfic ambientata un paio di anni dopo e una fanfic scisaac (perché, almeno nella mia mente, Isaac e Scott da qualche parte in questa fanfic si sono conosciuti, ma ancora capire dove, quando e perché XD).
Detto questo, ringrazio chiunque abbia letto questa storia e sia giunto fino a qua. Io non saprò mai se vi è piaciuta o meno (a meno che non l'abbiate messa tra i preferiti/ricordate/seguite o abbiate recensito XD) però se vi è piaciuta almeno quanto è piaciuto a me scriverla non posso che essere felice <3
A presto!
BlackIcecrystal
  
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