Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: myavengedsevenfoldxx    29/03/2016    0 recensioni
Come si può dimenticare qualche cosa che è impresso nella mente, così vivo, nitido e doloroso? Chissà come sarebbe adesso la sua vita se sua madre fosse ancora viva, se lo chiedeva spesso, ma non otteneva mai una risposta certa, anzi divagava su molteplici risposte.
Alla ragazza dai capelli rossi piaceva tantissimo l’Italia e sognava spesso di fuggire in quella terra così lontana da dove abitava lei e da dove era nata, l’Italia patria del Rinascimento e così ricca di posti bellissimi da vedere … ma troppo lontana per lei.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2

Nothing You Can Say Can Take The Pain Away


 


Fissava tutti quegli uomini, non le piacevano, ma doveva farlo o stesso. Aveva bisogno di soldi.
Stava ballando mezza nuda sul palo dove poco prima si era strusciata un’altra ragazza, una certa Lara, una ragazza italiana di 25 anni che si era da poco trasferita in quella città dopo la morte dei genitori. La ragazza dai capelli rossi non ci aveva mai parlato, ma aveva origliato qualche conversazione con le altre ragazze. Aveva sentito che era nata a Roma, quella bellissima città patria di una civiltà così maestosa che ha fatto la storia.
Roma, il Colosseo così tanta storia che una giornata intera non bastava a saperla tutta, perché non poteva semplicemente scappare? Scappare e mollare tutto? Ovvio era sola, senza soldi e soprattutto sola. Sola senza nessuno, anzi qualcuno c’erano. Due persone c’erano, ma non poteva permettersi distrazioni, già faceva fatica a mantenere se stessa, figuriamoci l altre due.
Cercava di dimenticarle, o almeno una si, l’altra no dato che la doveva vedere ogni fottuto giorno e tanti di quei giorni finivano male.
Male ….
L’altra persona invece, non voleva ricordarsela, voleva dimenticarla, tanto non l’avrebbe mai rivisto … le faceva male, tanto male. Un dolore molto più profondo di quel dolore che il Bastardo del padre le provocava. Male. quel male che prende il cuore e ti fa passare le notti insonne col il volto rigato dalle lacrime e il trucco sbavato il giorno dopo.
Ogni tanto le succedeva, ma faceva finta di niente così prima di scendere a preparare la colazione si lavava il volto come se  non fosse successo niente. Una volta però non fu così …
-perché hai il volto macchiato?- chiese il padre
-sono normale- rispose
-brutta troia che cazzo pensi?- il padre si alzò dalla sedia
-non penso a niente dio cristo- e si asciugò il volto che si stava rigando di lacrime. Il padre così la picchiò per quei pensieri che lei affermò di non pensare, ma che in realtà pensava e facevano male, tanto male. Perché essere picchiati per dei ricordi?
Dei cazzo di ricordi che sono la morte alla fine ce li può portare via.

La ragazza indossava in reggiseno e degli slip di pizzo nero, della brillantina attorno al corpo e i capelli raccolti, tutti gli uomini le stavano sbavando dietro con il cazzo nei pantaloni che si stava eccitando alla vista di quel corpo da sballo della diciottenne.
-ehy bella- le fece un vecchio con un boccale di birra – vieni qua-
Lei si avvicinò sempre ballando al ritmo della musica e muovendo il seno davanti all’uomo.
-sei così bella – fu il suo commento provando a toccarla, ma lei si ritirò facendo l’occhiolino.
“guardare ma non toccare” era solito per le ballerine e tutti i clienti abituali lo sapevano, così il vecchio le allungò due dollari e lei se li infilò negli slip; faceva così con i soldi che gli uomini le davano.
Solitamente i clienti erano tutti uomini sulla cinquantina, senza moglie, camionisti oppure uomini sposati che sperava nodi scopare un po’ dato che la moglie non gliela dava più.
Guardò il locale, era pieno, non ricordava nemmeno più che giorno fosse e nemmeno l’ora, a che ora avrebbe staccato? Non se lo ricordava.
Fissò il bancone, erano quasi le due del mattino, era lì sopra da quasi tre ore ed era stanca, di solito non lavorava mai ai bar per spogliarelliste, ma andava per strada a prestare quei servizi che gli uomini volevano.
Spesso la picchiavano, ma a lei non importava.
Bastavano i soldi.

Poi dal fondo del bar vide la porta aprirsi, non prestava mai attenzione a quelle cose, ma entrarono un gruppo di quattro ragazzi, avevano circa 20 anni e lei li guardò avvicinarsi. La sua attenzione cadde su quello vestito di nero, con  la giacca aderente e i capelli castano chiaro lunghi e legati con un codino, aveva la barba corta che gli circondava il volto e lo rendeva perfetto.
Non si era mai soffermata a fissare un ragazzo così a lungo e il cuore le stava battendo forte, cosa stava succedendo?
Continuava a ballare, ma l’attenzione era continuamente rivolta al ragazzo con i capelli lunghi. Avevano preso delle birre e portate al tavolo poco lontano da lei.
Gli altri tre ragazzi avevano su per giù l’età del tipo vestito di nero, dovevano essere amici di vecchia data dato che ridevano come se si conoscessero da una vita.
Ridevano e scherzavano, ma non avevano mai guardato verso di lei.
Da una parte alla ragazza  rossa andava bene non voleva farsi vedere da loro, dall’altra voleva incontrare lo sguardo del ragazzo che aveva attirato la sua attenzione.
Lei ballava e li fissava, non osava avvicinarsi.
Non voleva nemmeno farsi vedere, stava facendo una cosa bruttissima e non voleva che gente della sua età la vedesse in quelle condizioni.
Poi il ragazzo vestito di nero si girò e i loro sguardi si incrociarono, era l’ultima cosa che la ragazza voleva.
Il suo cuore partì a mille e quasi anche ballare le risultò difficile, quello sguardo dio come era bello. Tutto attorno a lei si fermò, non riuscì più a ballare nonostante la musica andasse avanti e lei con una mano sul palo e l’altra distesa lungo il fianco.
Anche il ragazzo la stava fissando.
-ti muovi troia?- le fece un vecchio.
-non sono troia- la ragazza rispose distogliendo lo sguardo dal ragazzo e inchiodando con uno sguardo furioso l’uomo. –provi a darmi nuovamente della troia e sei morto-
L’uomo distolse lo sguardo, si avvicinò col il volto al vecchio accanto a lui e con un tono divoce relativamente basso, ma che la ragazza riuscì a sentire disse:
-troia-
-muori figlio di puttana- e gli sputò in faccia. Nessuno si poteva permettere di darle della troia, nessuno conosceva la sua storia, quindi dovevano tutti stare zitti, tutto il mondo non doveva emettere un suono, nemmeno una sillaba.
 Il pessimo umore prese il sopravvento, si rigirò e notò che il ragazzo la stava ancora fissando, così in preda al panico, alla paura, al dolore, al nervoso e alla rabbia più profonda girò i tacchi, letteralmente, e uscì dal palco.
Si preparò alle botte che avrebbe ricevuto per quel gesto, ma non le importava nulla, voleva solo andare via.


Ma non si accorse che anche il ragazzo che aveva attirato la sua attenzione si era alzato e aveva lasciato i suoi amici.
-amico dove vai?- chiese il ragazzo con la maglietta dei Ramones
-esco un attimo- rispose frettoloso accostando la sedia sotto il tavolo.
-vuoi che ti accompagni?- chiese un altro, sto qua stava sorseggiando una birra ed era già a metà con un sorso.
-no tranquillo David, ce la faccio non ho più 10 anni- e detto ciò uscì dal negozio dirigendosi verso la porta posteriore.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: myavengedsevenfoldxx