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Autore: LetyOtaku    29/03/2016    1 recensioni
"Iniziai ad essere me stessa: diminuirono i pianti nascosti nel cuscino e aumentarono i sorrisi.
Cominciai a dedicarmi a quello che mi piaceva fare: scrivere, leggere, tradurre.
Insomma mi dedicai a cercare storie ovunque, anche nella mia fantasia e in fumetti tradotti in lingue straniere
e riuscì ad arrivare fin qui: al mio secondo anno di superiori.
Dal cercare storie passai a scriverne una tutta unica: la mia.
Leggetela, è la storia di come ho superato la paura di vivere."
Genere: Commedia, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardavo dalla finestra.

Pensavo a tutte quelle cose che avrei potuto fare,
che avrei potuto dire o pensare se fossi stata una persona diversa da quella che sono.
Provo spesso a mettermi nei panni degli altri,
a cercare di capirli e farli sorridere, perché amo il sorriso delle persone.
Se loro sorridono io non devo avere paura.

Da quando ero piccola ho sempre avuto paura delle persone che mi circondavano,
sono cresciuta piena d'ansia, con la sensazione di essere sempre sotto pressione e di non poter fare nulla di quello che desiderassi.    
Con mille limiti,
con solo il piacere della lettura e della ricerca della felicità nelle tante storie inventate dagli scrittori,
la me adolescente è arrivata qui.

Ricordo bene tutte le volte che ho cercato di comportarmi in modo impeccabile per soddisfare i miei genitori,
per renderli fieri di me e quindi per farli essere felici.                 
Se erano felici non dovevo avere paura delle loro urla.
Che non litigassero però era una cosa molto rara, spesso a causa dei miei fratelli.
Allora crebbe qualcos'altro: il bisogno di essere migliore dei miei fratelli, e quindi di rendere fieri i miei che ne sarebbero stati felici.            
Non avrei più dovuto avere paura.

Il sentimento che nacque però non era felicità, era qualcosa di molto peggio.
Essendo arrivata al punto di essere in una posizione più alta dell'essere semplicemente me stessa,
in sintesi, con l'essere diventata una brava ragazza mi addossai la responsabilità di continuare ad esserlo
e quindi continuare ad essere in ansia e sotto pressione in ogni mio singolo movimento.
Continuai ad essere una brava ragazza semplicemente per paura di ricevere ancora quelle urla.
Quelle urla che mi colpivano nel profondo e mi facevano sentire come un verme che non deve esistere e per me,
quelle urla erano il più grande timore che potesse esistere.

Imparai a riscontrare la stessa paura nel non essere approvata nei miei singoli gesti perfino dai miei compagni,
e a causa di questo alle medie mi concentrai solamente nello studio,
isolandomi completamente dal resto della classe.                                             
Una volta promossa decisi di aprirmi di più, ma trovai qualcosa di meglio.
Trovai un muro compatto, un muro che mi separò dal resto della classe per un intero anno.
Mi nascosi dietro la popolarità della mia compagna di banco e mi limitai ad esistere,
continuando ad avere quel freno nel petto ogni volta che dovevo spiccicare parola.       

"Dì qualcosa di sensato, non essere te stessa o ti prenderanno in giro. Sii normale, dì qualcosa che non sembri strano".
Pensando ciò arrivai a limitare tutto quello che facevo:                     
alle medie ero brava nello sport, nel primo liceo avevo sei in educazione fisica;
prima ero socievole e diretta, dicevo tutto quello che mi passava per la testa anche se non era sensato,
dopo sono diventata chiusa, indecisa e leggermente paurosa.

Qualcosa cambiò.

Nonostante tutto il casino che avevo combinato nel primo quadrimestre,
e con casino intendo una sfilza di 5 e 4 nelle materie scientifiche,
mio padre sorrise in modo sincero come avesse appena scoperto che sono normale,
mia madre mi incoraggiò a non mollare nonostante quei brutti voti e i miei fratelli continuarono a sfottermi,
come presto scoprì fanno tutti i fratelli maggiori con i minori.

Iniziai ad essere me stessa: diminuirono i pianti nascosti nel cuscino e aumentarono i sorrisi.
Cominciai a dedicarmi a quello che mi piaceva fare: scrivere, leggere, tradurre.                                        
Insomma mi dedicai a cercare storie ovunque, anche nella mia fantasia e in fumetti tradotti in lingue straniere
e riuscì ad arrivare fin qui: al mio secondo anno di superiori.

Dal cercare storie passai a scriverne una tutta unica: la mia.

Leggetela, è la storia di come ho superato la paura di vivere.
  
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