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Autore: ilpiercingdiluke    29/03/2016    1 recensioni
Il castello di Hogwarts era sempre più bello e inquietante ogni giorno che passava. Questo era ciò che Layla Hemmings pensava mentre, a braccetto con suo fratello e al suo migliore amico, salivano la collina che li avrebbe poi portati alla Sala Grande.
 
Stava correndo lungo i grandi corridoi di Hogwarts, sicura che Ashton l'avrebbe uccisa, per non parlare della sua migliore amica. Quello era l'ultimo anno, e lei era riuscita ad essere in ritardo anche in quell'occasione. Con il fiatone, si aggrappò malamente ad una delle pareti dell'edificio, sistemandosi la cravatta dei colori di Grifondoro. Prese un respiro e fece la sua entrata nella sala grande: finalmente era a casa.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scrivo qua e verrà anche uno schifo perché sono da cellulare. Solo, scusateci per il ritardo! Ma io e la Simo siamo state un po' impegnate ultimamente!
Anyway, vi amiamo sempre.
Enjoy :)




NONO CAPITOLO

 


   

«C’è un motivo per cui odio i balli» cominciò Steph Reynolds, prendendo posto con Medea al tavolo dei Grifondoro.
«Sarebbe?» chiese la ragazza, voltando lo sguardo verso il suo amico.
«Questo! – fece ovvio, allargando le braccia per indicare lo spazio della sala grande – gente che si tiene per mano, che programma la serata e che si danna l’anima perché quello o quella che volevano invitare, ha già detto sì a qualcun altro».
Med guarda il Grifondoro un po’ sconcertata, senza capire realmente perché si stia comportando così. Steph era sempre stato uno diverso dagli altri, ma non così tanto da farsi venire un esaurimento nervoso per un ballo scolastico.
«Immagino tu non abbia ancora chiesto a nessuno, di accompagnarti.» disse poi la mora, aprendo il libro di Trasfigurazione.
«No – disse Steph, deciso – e non credo di farlo».
«Non verrai?» domandò Medea, sorpresa, alzando gli occhi dal suo libro.
«E per che cosa? – chiese retorico lui – per vedere questi stupidi conformisti innamorati che fanno a gara per impressionare il proprio partner? No grazie, rifiuto con piacere l’offerta».
Medea valutò quello che Steph le aveva detto, guardandolo mentre scriveva freneticamente un rotolo di pergamena per il professor Lumacorno. Si ritrovò a pensare che probabilmente non aveva tutti i torti e che forse anche a lei sarebbe piaciuto restare lontana dal ballo, soprattutto dopo quello che era successo con Luke. Sicuramente ci sarebbe andato con una di quelle tante oche senza cervello del loro anno che gli morivano dietro, e lei non aveva voglia di starsene in disparte a guardarlo mentre a lui di lei non gliene fregava nulla.
Stava per aprire bocca e dire a Steph che sì, aveva ragione, ma qualcuno fu più veloce di lei.
«Ragazzi, non potete neanche immaginare! – strillò Clarissa Jacobsen, arpionata alla mano di Ashton Irwin – il mio Ashy è stato così tremendamente dolce, nel farmi la proposta per il ballo!»
«Ecco, appunto – fece Steph, rivolto alla sua amica seduta a fianco a lui – io me ne vado, tanti auguri Med!»
Il Grifondoro raccolse la sua roba e si allontanò dalla sala grande, mentre Ashton e Clary si sedevano di fronte a Medea, confusi.
«Che ha Steph?» domandò Ashton, per primo.
Med si strinse nelle spalle, continuando a leggere una pagina del suo libro di Trasfigurazione.
«Oggi è particolarmente scettico» lo mise al corrente.
Ash annuì, mantenendo comunque una punta di confusione nello sguardo.
«Beh, probabilmente non ha nessuno da invitare al ballo – commentò malignamente Clarissa – è sempre così strano, quel ragazzo».
Medea scattò con lo sguardo sulla Jacobsen, riducendo i suoi occhi di cristallo a due fessure, profondamente irritata per le parole della ragazza del suo migliore amico.
«Beh, sai, non tutti siamo fortunati come te ed Ashton – disse allora, ironica – fortunati poi, si fa per dire».
«Oh, Med, ma non mi dire – fece ancora Clary – nessuno ti ha ancora invitata al ballo?» concluse, fingendo dispiacere.
La Grindelwald sbuffò, sapeva benissimo che a Clarissa Jacobsen non importava nulla che lei non avesse ancora ricevuto nessun invito.
«Fa’ la finita, Clary» disse Ashton, rivolgendo poi un sorriso quasi d’incoraggiamento alla sua migliore amica, sapendo perfettamente come stavano le cose.
«Fa niente Ash – disse Med, sorridendogli comunque di rimando – dov’è Layla?» chiese, aveva voglia di stare un po’ con la sua migliore amica ed era dalla scorsa notte che non la vedeva.
Ashton si strinse nelle spalle.
«Non la vedo da ieri».
Med annuì, chiedendosi se fosse stato il caso di preoccuparsi, ma l’irruenza con cui i riccioli biondi di Megan Lovegood invasero il suo campo visivo, non le permisero di formulare alcun pensiero.
«Potrei mettermi a piangere per quanto sono contenta!»
La Grifondoro si precipitò al fianco di Medea, con un sorriso che andava da un angolo all’altro del suo viso.
«Megan, così ti si deforma la faccia» la informò Ashton.
Med ridacchiò, per poi guardare la sua amica.
«Allora, Meg? Qual è la novità? Perché sei così felice?» chiese, curiosa.
«Luke Hemmings mi chiesto di andare al ballo con lui! – esplose, come se non fosse più capace di tenerselo dentro – non è meraviglioso?»
Medea sentì come un colpo al cuore, quando Megan pronunciò quelle parole. Luke, il suo Luke, che poi di suo non aveva proprio niente, le aveva chiesto di andare al ballo con lui. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, e sentì lo sguardo di Ash addosso, ma piangere per lui due volte nel giro di una settimana sarebbe stato troppo da sopportare, per Med. Allora si sforzò di sorridere, prese il suo libro sotto braccio e si alzò dal tavolo.
«Meraviglioso, certo».





La Sala Comune di Serpeverde aveva i soffitti bassi, i muri in pietra e l'atmosfera cupa, principalmente a causa delle lampade verdi che illuminavano fiocamente l'ambiente. Si estendeva parzialmente sotto il Lago Nero e Layla aveva sempre adorato starsene sdraiata sui divanetti in pelle nera al centro della stanza. 
È appena tornata dalla lezione di rune antiche, che era stata deliziosamente noiosa come sempre, quando trovò suo fratello e Michael -uscito, finalmente, dall'infermeria- stravaccati nelle poltrone. 
«Vi state annoiando?» 
I due ragazzi annuirono, Mike con una smorfia per il fastidio che la ferita alla gamba ancora gli provocava. La cravatta verde e argentata era stata allentata e gli ricadeva mollemente sul petto. 
Layla si buttò in mezzo a loro due, poggiando la testa sul petto di Luke, che prontamente le avvolse le spalle con un braccio. 
«Cristo – sbottò Michael nel silenzio interrotto solo con lo scoppiettio del caminetto acceso – Mi prude da morire la ferita».
Layla si irrigidisce appena, sollevando lo sguardo agli occhi di Luke che già erano puntati su di lei. Rimasero in silenzio per pochi secondi, parlandosi con solo lo sguardo e, quando Luke annuì si voltò nuovamente verso l'amico. 
«Mike. – richiamò la sua attenzione – Tu ricordi nulla di quella sera?»
Michael aggrottò le sopracciglia, scuotendo la testa e: «Poco o niente, il dolore era così forte che ho perso i sensi quasi subito senza vedere nulla» rispose. Layla annuì lentamente, prendendo un respiro profondo prima di parlare di nuovo. 
«Qualche giorno fa ho sentito la McGranitt parlare con Madama Chips – iniziò, puntando i suoi occhi in quelli smeraldini del rosso. Si leccò velocemente le labbra. – Sei stato morso da un lupo mannaro». 
Boom. 
Diretta come solo Layla Hemmings era sempre stata; non era una a cui piaceva girare in torno alle cose, quelle serie almeno. 
Michael sollevò le sopracciglia, aprendo e chiudendo la bocca diverse volte non riuscendo a parlare. 
«Che cazzo significa? Adesso alla prima luna piena mi trasformerò? E cosa ci faceva un lupo mannaro nella scuola? E perché nessuno mi ha detto un cazzo di niente? Cristo no, no. I professori devono darmi il permesso di avere una pozione antilu..»
«Michael!» lo interruppe Luke, sedutosi composto qualche minuto prima. Mike non era uno che parlava tanto, o meglio, non parlava quasi mai, tranne quelle rare volte che il panico prendeva il sopravvento su di lui; e quella, era una di quelle. 
«Ho chiesto tutte le informazioni possibili alla professoressa. – Intervenne Layla, posando una mano sul braccio del suo migliore amico – Fortunatamente Madama Chips ti ha curato per un pelo, non avevi ancora del tutto in circolo il veleno del licantropo quindi no, non ti trasformerai.»
«Per mille mangiamorte infuriati! Menomale! – sospirò Clifford dopo qualche secondo – Non avevo intenzione di iniziare ad avere le pulci e i peli!» 
Layla ghignò leggermente scuotendo la testa, al contrario del gemello che scoppiò letteralmente a ridere. 
«Cioè io ti dico che sei stato morso da un lupo mannaro dentro la scuola e tu pensi alle pulci!?»
«E i peli Layla, i peli! – Rispose Michael, spalancando gli occhi teatralmente. – Chi pensi che verrebbe al ballo con me poi?!» 
Luke rise ancora, alzandosi in piedi prima di scompigliare i capelli a sua sorella e: «Vado a farmi una doccia, a dopo ragazzi». 
Layla si stiracchiò, poggiando la testa sul divano e le gambe lunghe su quelle di Michael.
«Alla fine con chi ci vai domani?»
Layla alzò un sopracciglio.
«Al ballo dici? Con nessuno, non credo di presentarmi. – ridacchiò scuotendo la testa – Quel moccioso di Grindelwald mi ha dato buca all'ultimo per, cito testualmente, "la più bella ragazza del suo anno"» concluse scrollando le spalle. 
«Ma chi? Kyle?»
«No, no! Il piccolo grifondoro, Jack – sorrise lei, me lo chiese qualche giorno fa e non me la sentivo di dirgli di no. Anche se a quanto pare non era proprio perso di me.» rise seguita a ruota dal rosso. 
«Andiamoci insieme, dai. – disse improvvisamente il ragazzo, facendosi guardare stranito cala sua migliore amica – È il nostro ultimo anno e poi.. Chi vorrebbe una palla di pelo come accompagnatore?» Le disse, riferendosi alla conversazione di poco prima e facendo ridere la bionda prima che annuisse e: «Ci sto! Però devo sbrigarmi a mandare una lettera a Madama McClan e pregare per Salazar che riesca a spedirmi un vestito entro domani!» disse, facendo un occhiolino a Mike e scappando fuori dalla Sala Comune per correre in guferia.





«Layla!»
Medea Grindelwald stava uscendo dall'aula di Difesa contro le arti oscure quando vede la sua migliore amica camminare tranquilla per i corridoi di Hogwarts.
«Ehi Grifondoro!» la salutó allegra Layla, raggiungendola.
«Ti stavo cercando» la mise al corrente, Med.
«Davvero? Andiamo in giardino allora, qui non si respira».
Layla afferró la sua amica per la manica del mantello, trascinandola fino ad un tavolo in pietra dove si sedettero l'una di fronte all'altra.
«Stavo pensando di non venirci, al ballo» disse distrattamente Medea, come se fosse una cosa da niente.
Ma la Serpeverde sapeva che non era affatto una cosa da niente: Medea Grindelwald non si sarebbe mai persa un evento mondano di Hogwarts, soprattutto un ballo di Natale. 'Che la Grindelwald amava il Natale: comprava sempre bastoncini di zucchero per i suoi amici e costringeva i suoi fratelli ad indossare il maglione natalizio.
«Cosa? - esclamó infatti Layla, sorpresa - ma non puoi non venire! E dai Med! Come faccio io senza di te?»
«Non andarci neanche tu - propone la Grifondoro - ce ne stiamo qui, in giardino, e prendiamo in giro tutte quelle stupide ragazzine che non sanno camminare sui tacchi! Che ne dici?»
Layla pensó che Medea aveva davvero un sorriso da psicopatica e stava urlando troppo, così capì che c'era qualcosa che non andava.
«Anche io e te non sappiamo camminare sui tacchi - le ricordó - e poi ho ricevuto un invito».
«Davvero? E da chi? Corvonero o Serpeverde? Non esci con i Tassorosso e dopo quella storia con Ashton, beh..»
«Sì, ti ringrazio per ricordarmi ogni singolo istante della mia patetica vita che saró costretta a vedere la Jacobsen incollata al mio ex ragazzo per tutta la sera del ballo - cominció Layla, tagliente - ma io mi divertiró con Mike, mio cavaliere per una notte».
«Oh, allora a quanto pare sono io l'unica sfigata a non avere uno straccio di accompagnatore..» si lamentó Medea.
«Che io sappia anche mio fratello non ha accettato nessun invito»
«No, peró ne ha fatto uno»
Layla guardó la sua migliore amica, con fare indagatorio. 
«E a chi l'avrebbe chiesto?»
«Megan»
Medea guardó qualsiasi cosa non fossero gli occhi della Serpeverde, così da non far trapelare tutto il risentimento che stava provando.
«Megan? Quella Megan? Megan Lovegood?» chiese Layla, sorpresa, di certo non in positivo.
«Sì Lay, non ti agitare peró, ci guardano tutti»
«E chi se ne fotte di tutti! Mio fratello ha invitato quella scialba sciaqcuetta da quattro soldi di Megan Lovegood e io sono l'ultima a saperlo? Giuro su Salazar che lo ammazzo!»
«Già, sì - taglió corto Med - ció non toglie che sia io, l'unica rimasta sola per il ballo» ripeté.
«Non proprio l'unica»
Lo sguardo malizioso di Layla incuriosì la Grindelwald, che si voltó nella stessa direzione verso cui erano puntati gli occhi della bionda: Calum Hood stava sfilando lungo il corridoio, con un sorriso smagliante in volto ed una mano in aria a salutare le due.
«Io vi lascio soli - fece Layla, lasciando un bacio sulla guancia di Medea, per poi allontanarsi - a dopo, Grifondoro!»
La Grindelwald le sorrise, per poi trovarsi il suo amico Corvonero proprio di fronte a lei.
«Ehi occhi di cristallo! - la salutó - sei bellissima oggi»
«Oh, che strano - disse Med, guardandosi - non ho fatto nulla al mio mantello».
Cal rise, leggermente in imbarazzo, e Calum Hood non era mai in imbarazzo, Medea lo sapeva bene.
«Pensavo che sarebbe stato carino, invitarti al ballo iniziando con un complimento - disse - ma non mi lasci altra scelta, allora, Med, ti andrebbe di accompagnarmi domani sera?»
La mora sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lei e Calum erano sempre stati ottimi amici e Medea era a conoscenza del debole che il Corvonero avesse nei suoi confronti. Ma a lei piaceva Calum, era simpatico, gentile, dolce e, soprattutto, non era un Serpeverde bastardo dagli occhi azzurri, quindi, perchè no?
«Certo, sarà un piacere».





Medea Grindelwald trotterelló fino alla sala grande, dove sapeva per certo che si trovassero i suoi amici. Era felice, felice da morire perché anche lei sarebbe andata al ballo di Natale insieme a loro con un ragazzo meraviglioso, e non aveva più bisogno di aggrapparsi alle parole scettiche e ciniche di Steph.
Niente avrebbe scalfito la sua felicità di quel momento, niente per davvero.. niente, certo, ma non nessuno. Luke Hemmings era seduto al tavolo dei Serpeverde, insieme ad Ashton e Layla, e questo le bastó per farle perdere il sorriso. Si ritrovó davanti a loro, con i suoi libri sotto braccio e gli occhi fissi su Luke, nonostante ogni parte della sua mente le stesse ordinando di guardare altrove.
«Ehi Med! - la salutó Layla - allora, Calum te lo ha chiesto?»
Ashton aggrottó le sopracciglia, confuso.
«Chiesto cosa?»
Ma Medea non aveva ancora scostato lo sguardo, nonostante anche Luke non riuscisse a toglierle gli occhi di dosso.
«Ragazzi? Ma che succede?» domandó Layla, senza capire a cosa fosse dovuto quello scambio di sguardi.
Luke fu il primo a scuotere la testa e guardare sua sorella, imitando un sorriso.
«Io vado - disse, alzandosi - Mike aveva bisogno di me per quel compito di Alchemia, a dopo, ragazzi»
Medea lo guardó allontanarsi, prima di sedersi a fianco ad Ashton.
«Se ti stai chiedendo perchè non l'ho ancora ucciso - cominció Layla - beh, non lo so neanche io, davvero, insomma, Megan Lovegood, ma ci credi?»
Med ridacchió, sotto lo sguardo di Ash.
«Già ma, possiamo parlare di altro?»
«E perché mai? - chiese Layla, stranita - adesso che Cal ti ha invitata al ballo verrai anche tu, non sei contenta?»
«Certo ma..» tentennó, Med.
«Ma scommetto che sei in ansia per il vestito, non è vero?» ci pensó Ashton, a salvarla.
«Giusto! - esclamó Med - e poi, ragazzi, ho intenzione di cercare qualche informazione in più sui lupi mannari, così, giusto per essere certi di essersi documentati il più possibile»
Layla si zittì immediatamente, ma nessuno dei due Grifondoro ci diede peso.
«Dovresti cercare nella sezione proibita - le fece presente Ash - lì potresti trovare qualche risposta»
«Probabilmente hai ragione - concesse Med - tu che ne pensi, Lay?»
«Eh? - fece la Serpeverde, come se fosse improvvisamente tornata tra di loro - sì, credo di si.. devo andare ad ammazzare Luke per quella storia di Megan, a dopo, okay?»
Layla si alzó di scatto e corse via, sotto lo sguardo stranito dei suoi amici.
«Vado anche io - disse Ashton, baciando la guancia della sua migliore amica - non ti preoccupare, Luke Hemmings rimane un coglione esagerato, tu sei tipo ventimila volte meglio della Lovegood».


Ashton Irwin delle volte si costringeva ad autoconvincersi che la sua storia con Clarissa Jacobsen fosse bellissima, che lui l'amava da morire e che sarebbe durata per sempre. Ma poi, quando si ritrovava a seguire Layla Hemmings per i corridoi di Hogwarts, non aveva altra scelta che ammettere a se stesso che no, non aveva dimenticato quella stronza Serpeverde dalla lingua lunga.
«Ma dove corri?»
Layla si voltó verso di lui, facendo oscillare il suo mantello.
«E tu che vuoi da me? - chiese, confusa - non dovresti essere a rimediare un bel fiore per la tua Clarissa? I migliori saranno già andati a ruba!»
Ash rise, avvicinandosi a lei.
«No, Clary ne farà a meno - disse - e Michael? Lui te lo porterà un fiore?»
«No - ribattè piccata Layla - perchè Mike mi conosce e lo sa, che io li odio i fiori»
«Io ti conosco - sostenne - per questo te lo porterei lo stesso un fiore, domani, perchè lo so che li odi ma so anche che riceverne uno ti piacerebbe, e tanto, nonostante tutto»
«Tu non sai niente, Irwin»
Layla tentó di scappare, ma Ashton l'afferró per la manica del mantello e la imprigionó, spalle al muro.
«Ti farei sentire una principessa e tu faresti finta di odiarlo, un pó come fai finta di odiare me»
«Io non faccio finta - replicó - io ti odio davvero»
«E allora perchè non te ne sei ancora andata?» sussurró, sulle sue labbra.
«Perchè mi stai bloccando.»
Ash alzó le mani in aria, lasciandole la strada libera per divincolarsi da lui.
«Puoi andare, se vuoi»
Layla rimase lì, spalle al muro, con il suo sguardo che oscillava tra le labbra e gli occhi di Ashton, mentre il suo profumo così vicino alla sua pelle le faceva girare la testa. 
«Te lo giuro che ti odio davvero»
«E perché io ancora non ci credo?»
«Perché sei una testa di cazzo e un coglione, ecco perché»
«Ti ringrazio, principessa»
Le loro labbra erano sempre più vicine, ed Ashton era sempre più convinto che Layla stesse mentendo.
«È tutta colpa tua - fece la bionda - perchè stai facendo questo, adesso?»
«Perché hai ragione tu, sono una testa di cazzo e un coglione, ma non sono un bugiardo Layla, non lo sono mai stato e non ho mai smesso di amarti»
Negli occhi di Layla fu come se si accese una luce, e sulle se labbra comparve un ghigno. Afferró Ashton per il mantello e lo avvicinó a sè, decisa.
«Dimostramelo, allora»
Ash sorrise sulla sua bocca, per poi impossessarsene completamente, dando il via ad un bacio intenso, quando Layla fece pressione con i denti sul suo labbro inferiore, mordendolo. Il ragazzo si lasció sfuggire un gemito di dolore, mentre lei sorrideva, furba.
«Perché l'hai fatto?»
«Non dimenticartelo mai, Ashton, io sono una Serpeverde».





Notte fonda, Hogwarts è avvolta nel buio, se non fosse per la lanterna che Medea Grindelwald teneva in mano per illuminare il corridoio del terzo piano su cui stava camminando. Non avrebbe dovuto essere lì, se l'avessero scoperta, sarebbe costato cara alla casa di Grifondoro e a lei, che sarebbe stata punita. O peggio, espulsa. Ma la curiosità era più forte di lei, per questo si trovava nella sezione proibita della biblioteca della scuola.
Si guardava indietro ogni minuto, con il terrore di poter essere scoperta da Gazza o, peggio ancora, da qualche professore se non il preside in persona. 
«Alohomora» sussurrò piano, aprendo il cancelletto che separava la biblioteca comune dalla sezione proibita. Lo richiuse alle sue spalle dirigendosi velocemente verso lo scaffale che racchiudeva tutti gli studi sulle creature del mondo della magia. 
«Acrumantule, Augurey, Basilisco, Chimere..» sussurrò leggendo i vari nomi delle creature, imbronciandosi non avendo ancora trovato quello che le serviva. 
Un rumore di una porta che si apriva la fece sobbalzare e aprire la bocca per cacciare un urlo istintivo quando, una mano calda e con qualche callo le tappò le labbra, spingendola contro il petto del proprietario della mano e finendo contro due scaffali così vicini che era quasi impossibile riuscire a respirare. 
«Shh – un profumo di menta e liquirizia la invase quando lo sconosciuto le sussurrò all'orecchio – Sono io, adesso tolgo la mano ma non fiatare. C'è qualcuno.» 
Luke la liberò non appena la mora annuì lentamente, con il cuore che batteva così forte da aver paura che anche lui potesse sentirlo. 
Luke la teneva stretta al suo petto, le mani incrociate attorno il ventre piatto di lei e il mento poggiato sulla sua spalla. 
Medea non aveva il coraggio di muoversi. 
«Angelo cosa ci facevi quassù?» le chiese così a voce bassa che quasi non lo sentì. 
«Potrei farti la stes-ssa d-domanda..» balbettò quando con la mano sinistra scavalco la maglia della divisa, iniziando ad accarezzarle il ventre con il pollice. Il contatto diretto con la sua pelle diede ad entrambi i brividi. 
«Credo che stessimo entrambi cercando la stessa cosa. – le rispose piano lui, soffiandole appena sul collo – Angelo»
«Smetti di chiamarmi Angelo»
«Ma lo sei».
Medea si immobilizzò giusto per qualche secondo, facendo finta che quell'ultima frase non avesse avuto nessun effetto su di lei. Quando sentì i passi allontanarsi e il portone chiudersi di nuovo per lasciarli soli lì dentro; si spostò immediatamente dal corpo del biondo, accendendo nuovamente la lanterna. 
«Smettila – sussurrò ancora, gli occhi appena più lucidi che non ne volevano sapere di incontrare il suo sguardo – Cerchiamo qualcosa sui lupi mannari e andiamo via. Non voglio passare un minuti di più qui dentro.»
Luke la guardò per qualche secondo, in silenzio, per poi stringere la mascella voltarsi verso la libreria e tirare fuori il libro che stavano cercando. 
«Qui dentro o con me?» le chiede in tono duro, iniziando a sfogliare l'antico quaderno mentre Medea lo affiancava per leggere. 
«Entrambe, forse».

 
  
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