Film > The Avengers
Ricorda la storia  |       
Autore: Poetessia    29/03/2016    2 recensioni
«Sì, sono ricco, sono intelligente e cazzo, sono un bell'uomo. Ma i soldi non comprano tutto.»
«L'amore, la felicità...»
«Basta con queste cazzate banali Banner, dai. L'amore, la felicità... possono comprare un cane, che è più o meno la stessa cosa. Non possono comprare ben altro. L'empatia, per esempio. O il supporto morale disinteressato.»

---
Stanner, con forti riferimenti all'autoerotismo (ma va?!), scene inadatte a un pubblico giovanissimo e volgarità.
Non ho letto i fumetti ma solo visto i film (disonore su di me, disonore sulla mia mucca), quindi la storia presenterà sicuramente delle inesattezze: spero possiate scusarmele.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Ehi stronzo!»
Bruce continuò a camminare.
"Tranquillo, non ce l'ha con te."

«Lo so che mi hai sentito!»
Accelerò un poco, nervoso.
"Non sta parlando con te."
Un rumore di passi rapidi si fece sempre più vicino alle spalle di Bruce, su cui si abbattè con vigore la mano di un uomo alto, grosso e paonazzo dalla furia. Nonostante dentro di sé sentisse il nervosismo crescere, il dottore si voltò con sguardo sereno.
«Desidera?»
L'uomo, nonostante fosse a pochi centimetri dal viso dell'altro, riprese ad urlare.

«Mi hai fottuto il parcheggio, stronzo!»
Bruce sentì la fronte imperlarsi di sudore freddo. Quando riprese parola la voce era incerta.
«Non sono nemmeno in auto...» tentò di giustificarsi senza convinzione, ricevendo in risposta un pugno in viso.

Non riuscì neppure a pensare: nel giro di pochi secondi, soccombendo a quella che ormai era diventata la sua natura, cambiò colore, ingigantendosi e assumendo tratti quasi grotteschi, con la mano destra che stringeva l'uomo, ora fattosi più piccolo che continuava a strillare, stavolta di paura.
«Mettimi giù! Dai, mi devo essere sbagliato...»
In risposta Hulk emise una sorta di ruggito gutturale, stringendo l'uomo e aspettando lo scricchiolio delle sue ossa tra le dita per gustarselo con cieco desiderio.
«Banner.»
Hulk prese a guardarsi intorno con aria sospettosa, lasciando cascare a terra l'uomo. Chi osava nominare il gracile dottore?
«Banner, svegliati, stai tremando.»

Nonostante il buio, Bruce riconobbe il soffitto della sua stanza dell'Avengers Tower. In preda ad un gesto istintivo iniziò a toccarsi frenetico, per avere la certezza di essere Bruce Banner e non l'Altro, con mani malferme e gli occhi lucidi; solo dopo si accorse che, alla sua destra, brillava una fioca luce blu.
Si sentì subito in imbarazzo.
«Calmati e vieni a darmi una mano» lo salutò Tony Stark, allontanandosi senza dar peso al brusco risveglio del collega.
Bruce si stropicciò gli occhi con vigore, calmandosi; scalciò via le coperte con un gesto secco, alzandosi e riordinò i suoi pensieri, riacquistando lucidità mano a mano che si dirigeva verso gli spazi comuni.
«Non hai freddo?» Tony era sulla porta della cucina appoggiato mollemente allo stipite, con un paio di vecchi jeans lisi e una maglietta dei Black Sabbath con la stampa scolorita.
Solo allora Bruce si accorse di essere vestito solo di un paio di vecchi pantaloncini di stoffa, ma ciononostante non provò vergogna: lui e gli altri Vendicatori passavano talmente tanto tempo insieme che avevano preso confidenza tra loro, riuscendo addirittura a rimanere immuni alle nudità procaci di Natasha.
«Nah» minimizzò, facendosi strada in cucina «Però aspetta, perché sono in pigiama? Ho tipo un black out...» borbottò.
«Sei crollato sul divano mentre io e Capitan Ghiacciolo facevamo una partitella a biliardo. Poi gli altri sono andati via, tipo a una festa, a parte Thor che ha deciso di andare da Jane, tu ti sei alzato completamente rincoglionito, hai mugugnato qualcosa e sei andato a letto. Io non avevo voglia di uscire e ho iniziato a pasticciare un po'» snocciolò «Ti fai un caffè?»
Bruce rispose con lo stesso verso di diniego di poco prima, iniziando a cercare qualcosa nel frigo.
«Va be', torno un attimo di là.» Si congedò, lasciando la cucina nel silenzio.
Bruce sospirò rumorosamente, accendendo il fornello sotto un pentolino e iniziando a prepararsi qualcosa da mangiare: gli incubi avevano iniziato a tormentarlo, rendendogli il sonno difficoltoso e discontinuo e rischiando di creare un circolo vizioso che, ne era certo, l'avrebbero portato a impazzire.
«Se sogno l'Altro dormo poco, se dormo poco sono irascibile e se sono irascibile...» disse piano a se stesso, senza terminare la frase e tentando di concentrarsi sul piano cottura senza successo.
«Fanculo!» imprecò a gran voce, tirando un pugno stizzito contro la cappa e sperando che espellere subito i propri sentimenti negativi lo aiutasse ad arginare il peggio.
Il commento di Tony giunse presto.
«Nervosetto, eh Banner?»
«Non me ne parlare» tagliò corto Bruce, arraffando dal pensile più vicino una tazza e una busta di biscotti e versando il contenuto del pentolino nella tazza. Tony alzò le braccia in segno di resa: «Va bene, nessun problema. Ma sappi che la notte è lunga, quindi sarà meglio trovare qualcosa di cui parlare se non vuoi subito tornare a cuccia.»
Bruce non rispose per non dargli modo di provocarlo ulteriormente.
«Davvero non hai freddo?»
Bruce si voltò con un sorriso sarcastico, indicandosi con ampi cenni delle braccia.
«Che c'è, ti imbarazzi?»
«Ah!» Tony rise, versandosi del caffè e sedendosi al tavolo davanti al piano cottura «Non sarei in imbarazzo neppure se mi beccaste a farmi le pippe. No, mi sembra solo strano, tutto qui. Sarò freddoloso.» concluse con un'alzata di spalle e bevendo. Bruce si sedette davanti a lui.
«Latte e biscotti?» ridacchiò sarcastico Tony «Quanti anni hai esattamente?»
Bruce non lo guardò neppure, concentrandosi sul cibo: «Non sapevo di essere troppo piccolo.» ribattè con sarcasmo. Tony rise di gusto, suonando quasi intenerito.
«È solo che... è buffo. Ti facevo tipo da poltrona, occhiali da lettura, assurdi tè indiani e mattoni russi da leggere.»
«Sono un uomo pieno di sorprese.» tagliò corto lui con semplicità: gli sembrò di sentire un borbottio sussurrato da parte di Tony, ma non ci fece caso.
Calò un breve silenzio, rotto presto da un tamburellio di dita sul tavolo: Tony sembrava nervoso, come se il silenzio lo opprimesse.
Bruce si addolcì.
«Tutto bene?»
Tony lo osservò con una bizzarra espressione stranita.
«Certo!» ribattè con la sua solita ostentata sicurezza «Perché?»
«Hai detto tu che dobbiamo trovare qualcosa di cui parlare.»
«Non amo molto il silenzio» convenne Tony «Anche prima stavo ascoltando un po' di musica, una playlist assurda pescata da Jarvis.»
«Cioè?»
Tony si sfilò dalla tasca uno smartphone, armeggiandoci e facendo partire un brano dalle sonorità anni ottanta, lieve e accompagnato da una voce delicata, quasi sognante. A Bruce sfuggì un risolino.
«Non ti mette sonno una nenia del genere?»
«Sono solo le due e mezza, ci vorrà un po' prima che mi addormenti.»
«Se continui a bere caffè...»
Tony scrollò le spalle in segno di menefreghismo: «Non dormo a priori, tanto vale godermi qualcosa che mi piace. E devo essere sincero, 'sti tizi non mi dispiacciono, nonostante il loro nome del cazzo. Insomma, cosa voglio di più? La torre in silenzio, un po' di musica, un caffè e nessuno in mezzo ai piedi.»
«Ci sono io.» gli rammentò Bruce.
«Tu sei diverso.» gli scivolò dalla bocca, apparentemente troppo presto. Per un momento fuggevole, a Bruce sembrò in imbarazzo.
«Tu non stai a pavoneggiarti in giro come quei due.» spiegò, alludendo a Steve e Thor con fastidio «Ti interessi o mi aiuti.» terminò, finendo il caffè e sistemando la tazza nella lavastoviglie.
«Cosa stavi sognando prima?» chiese in fretta, come se il discorso di poco prima lo mettesse a disagio. Bruce mugugnò un verso sarcastico, rabbuiandosi.
«L'Altro, ovviamente» tagliò corto, spingendo un biscotto sul fondo della tazza con un cucchiaio «In questo periodo lo sogno spesso.»
«E che faceva?»
Bruce si irrigidì: «Possiamo parlare d'altro? Sono cose mie, se permetti.»
«Va bene, va bene, gioca pure a fare l'incompreso!» si stizzì Tony «Volevo solo fare conversazione!»
Si zittirono per una manciata di secondi: poi, quando Tony riprese a parlare, il suo tono risultò addolcito.
«Scusa.» mormorò sincero «Volevo fare conversazione, ma hai ragione, sono fatti tuoi e non devo immischiarmi. Non posso capire.»
A Bruce sfuggì una sorta di risatina sarcastica: «Certo che no» confermò, senza però essere davvero convinto delle sue parole «Tu sei un "genio miliardario playboy"...»
«Non è tutto semplice come a dirlo, Banner.»
Fu il turno di Bruce per scusarsi: «Hai ragione, sono stato superficiale.»
«Sì, sono ricco, sono intelligente e cazzo, sono un bell'uomo. Ma i soldi non comprano tutto.»
«L'amore, la felicità...»
«Basta con queste cazzate banali Banner, dai. L'amore, la felicità... possono comprare un cane, che è più o meno la stessa cosa. Non possono comprare ben altro. L'empatia, per esempio. O il supporto morale disinteressato.»
Bruce alzò lo sguardo, sorpreso da una tale ammissione dell'uomo davanti a lui, che sembrava improvvisamente fragile; scostò la tazza e i biscotti, incrociando le braccia sul tavolo.
«C'è qualcosa che desideri dirmi?»
In contrasto con le sue previsioni, Tony non si irrigidì di nuovo.
«Sapessi... Non è che voglio dirti qualcosa, è che a volte...» si zittì, guardando in alto e mordicchiandosi con delicatezza le labbra, come a voler cercare le parole «Vorrei smettere i panni dell'uomo di ferro sempre e comunque, del sicuro a prescindere, del sarcastico a tutti i costi. Ma ci sono cose che non puoi mostrare, quando sei un personaggio pubblico, o rischi di mandare a monte la tua immagine o sentirti vulnerabile.»
Per quanto tentasse di nasconderlo, la sua voce si stava assottigliando.
«Ci sono problemi con Pepper?» azzardò Bruce. Tony riprese la stessa espressione di prima, corrucciandosi e facendo qualche strana smorfia.
Bruce si sorprese a fissargli con interesse le labbra.
«Diciamo.» rispose, dando l'impressione di non voler spingere il discorso più avanti. Bruce sorrise, alzandosi, allungando una mano e azzardandosi a dargli un'amichevole pacca sulla spalla: al contatto con la mano di Bruce, Tony sembrò gelarsi.
«Vedrai che andrà tutto a posto.» provò a rasserenarlo «Tutte le coppie affrontano momenti di crisi.»
«Eh.»
Sulla stanza scese per l'ennesima volta il silenzio, tanto greve da poterlo quasi toccare.
«Odio il silenzio.» ammise infine Tony «Mi fa sentire schiacciato, con la testa incasinata. Sarà per quello che non dormo.»
Bruce non seppe cosa rispondere, rendendosi conto di essere ancora assonnato.
«Banner?»
«Mh?»
«Posso chiederti una cosa, purché tu mi prometta che non ne parlerai con nessuno?»
Si ritrovò a pensare che una premessa simile fosse molto adolescenziale.
«Croce sul cuore.» rispose con ironia, ricevendo un'occhiata di fuoco «Davvero, non lo farò.»
«Se dici qualcosa ti ammazzo.»
«Sputa il rospo senza troppe menate.»
Lo sguardo di Tony si fece riluttante: «Potresti abbracciarmi? Mi sento un completo imbecille a farti una domanda simile, ma sento di averne bisogno. Va' a sapere per quale cazzo di motivo...»
Seppur impacciato, Bruce gli si avvicinò cingendogli le spalle in modo meccanico, ricevendo un'altrettanto fredda risposta: ciononostante non ci volle molto prima che si sciogliessero, stringendosi con leggero vigore, e che la testa di Tony si appoggiasse alla spalla di Bruce.
«Solo tu puoi capire.» sospirò nel suo orecchio, con indifesa dolcezza, portandogli al naso l'odore del caffè. Una parte di Bruce sembrò risvegliarsi, facendogli balzare alla testa un'immagine folle che lo ritraeva ancora più vicino al volto dell'amico.
"Calmo." si disse "Siamo come fratelli. Fratelli di scienza e superpoteri, nulla di più, e tra fratelli è normale abbracciarsi, ogni tanto. Ma poi che vado a pensare, dai... sarà che non me lo strizzo a sufficienza e mi vengono idee strane..."
Tali pensieri non scacciarono i brividi caldi che iniziarono a percorrergli la schiena. Preoccupato, si separò da Tony.
«Perché stai facendo questo?»
Tony sembrò risvegliarsi da un piacevole torpore: «Che intendi?»
«Più che altro...» tentò di trovare parole migliori di quelle che stava per dire, senza successo «È strano da parte tua. Non più tardi di quanto -un quarto d'ora, venti minuti fa?- mi hai detto che non ti faresti problemi a farti beccare mentre ti fai le seghe...»
«Ci masturbiamo tutti, Banner.» tagliò lui, freddo «E non vedo il nesso con il resto del discorso.»
«...poi mi lanci delle frecciate come se volessi parlare, non lo fai perché ti vergogni, poi mi chiedi di abbracciarti, sei strano, sai?»
Tony sospirò, indurendosi.
«Hai ragione. Sarà l'insonnia, il caffè, il fottuto silenzio, qualcosa che mi fa delirare.»
«Ho esagerato» ammise Bruce «Sono stanchissimo, scusa, parlo troppo e ascolto poco.»
Tony gli appoggiò una mano sulla spalla, che scatenò un lieve fremito.
«Va' a dormire. Vuoi che ti cerchi qualcosa per dormire tredici ore di fila senza sogni?»
«No, meglio di no.» si sottrasse dalla stretta di Tony, temendo le reazioni del suo corpo «Devo imparare a conviverci, se lo scaccio rischio di peggiorare la situazione. Tu lavorerai ancora?»
«Probabile. Buonanotte Banner.» lo congedò, voltandosi senza aspettare una risposta.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Poetessia