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Autore: LadyBracknell    30/03/2016    2 recensioni
Ed era la sua casa. Ed era tutto ciò che aveva mai avuto dopo la morte di sua madre.
S2ep15
Per DumbledoreFan, che scrive meglio di me e ha i capelli bellissimi.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una piuma gli era finita sulla punta del naso aquilino, ma non sembrò importare: guardava Ed e sorrideva come solo una faccia amica poteva far distendere le labbra troppo a lungo sfigurate da dolore.

''Ciao!''
''Pinguino?! Ciao!''
''Posso...entrare? Le piume non scaldano così tanto''

Nygma si spostò di lato. Aveva un gran brutto presentimento riguardo al suo partner in crime.
''Certo, entra pure. È così bello vederti.''

Seguì un discorso buonista.
Neanche la voce sembrava più la stessa.
Il brivido che gli scosse la schiena era di tutt'altra natura rispetto a quello che provava solitamente davanti a Pinguino.

''La verità è che…il nuovo te mi spaventa un sacco.''

Come un'ombra, tristezza e innocenza s'abbatterono sul viso di Oswald, piegando i muscoli del pallido viso pieno di piume in una smorfia di un bambino a cui hanno appena distrutto ogni sogno.
Perché di quello si trattava. Quello era Ed per lui. Un sogno.
Ed era la sua casa. Ed era tutto ciò che aveva mai avuto dopo la morte di sua madre.
Sentì il cuore stracciarsi e crollare a terra, pezzo per pezzo, con rumore di vetri infranti da un urlo di dolore troppo alto.

Ma non era l'unico pezzo di vetro a sgretolarsi, quello nel petto di Cobblepot.

La gola del futuro Enigmista si bloccò in un sospiro doloroso.

'' Oswald.…''

Gli occhi azzurri s'illuminarono.
Quelle lettere sulle labbra tirate di Ed erano come la più dolce musica.

...Oswald..

Quanto tempo era passato da quando aveva sentito quel suono.
Non credeva di possederlo.
Non più.

''...Resta.''

Aveva tolto alle loro labbra due centimetri di distanza, ma i loro piedi erano ancora troppo distanti.
Pinguino riusciva a vedere il proprio cappello negli occhiali di Nygma. Contò settecento piume solo nella parte davanti.

''Amico mio, io non-- non voglio--''
Ed giurò a sé stesso di aver visto una goccia salata appannare l'occhio sinistro del Pinguino.

''...Per favore.''

Crollò.
Nygma si trovò immobilizzate le  gambe da un abbraccio che aveva in sé tutta la disperazione umana.
Cosa si fa in questi casi?

Oswald scattò indietro, sfuggì al tocco di Nygma, alle dita che si erano poggiate sul suo capo, adesso spoglio da quel cappello sporco di onta e vergogna.

''NO! NON TOCCARMI! NO!''

Le loro iridi scozzarono.
Ed bevve ogni goccia della paura di quell'uomo.
Tremava, il Pinguino. Una foglia nel gelo dell'inverno. Forse le labbra mormorarono una scusa.

Ed si pulì gli occhiali. Anche le sue labbra sussurrarono una scusa.
Ci fu un attimo di titubanza, ma la mano del Pinguino accettò l'aiuto di Ed Nygma e si rimise in piedi. Per quello che la sua gamba rotta glielo poteva permettere, per lo meno.

 

''Arrivano la sera senza essere chiamate, scompaiono al mattino senza essere cacciate. Cosa sono?''

''…Le stelle?''
Nygma sorrise. ''Una volta le stavi guardando, fuori dalla finestra. Ti sei alzato ma il letto ha cigolato.''
''Mi dispiace averti svegliato, Ed.''
Lui schioccò la lingua: non gli era importato affatto.  ''Stasera ce ne sono tante.''
''Vero.''

La giacca piena di piume abbandonò il corpo smunto del vecchio Re di Gotham.
I palmi caldi di Nygma titubarono un secondo di troppo sulle spalle di Pinguino.
Oswald si spaventò ancora una volta, voltandosi di scatto e trovandosi le mani aperte del quattrocchi alzate in segno di resa e la giacca in terra, accompagnata da un sinistro fruscio.
Potevano entrambi sentire ogni battito del cuore del Pinguino, cavallo imbizzarrito in una gabbia di canarino.

''Scusa…''
''Cosa ti hanno fatto…''
''Scusa.…''

Si riversarono sentimenti in quello sguardo che durò un eterno attimo di sospiri trattenuti per la paura di rompere ogni cosa.

''È tuo ma lo usano quasi solo gli altri. Cos'è?''
Oswald sbatté le palpebre stanche per tre volte. ''Il…Nome?''
''Dillo.''
''Cosa.…?''
Nygma non sembrava scherzare. ''Il nome. Il mio.''
Forse furono le dita dello scienziato forense aggrappate al suo consunto maglioncino, ma Oswald si scordò come parlare.
''Dillo.''
''.…Edward.''
Le narici di Nygma assorbirono il profumo del suo nome sulla bocca di Oswald.
''Ancora.''
Era spaventato, il Pinguino. Eppure la lingua scoccò contro i denti come prima, scandendo quelle D come la cosa più dolce.
''Edward. Nygma.''
Morbide, le due labbra si unirono per mezzo attimo, incollandosi e dividendosi poco prima dell'ultima vocale, catturando gli occhi scuri dell'uomo il cui nome aleggiava caldo ancora sulla bocca dell'uomo dai capelli ebano.
Nygma in quel momento che avrebbe distrutto Arkham.
Giurò in quel momento che avrebbe riportato da lui l'uomo di cui si era innamorato.

''Ed?'' era la terza volta che la voce tremante di Oswald lo chiamava, ma se ne accorse solo in quel momento, quando gli occhi di Pinguino cercarono i suoi, titubanti.
Prese fiato e tre ampi secondi prima di riuscire a parlare.
''Qual...Qual è il modo più veloce per conoscere un'altra…un'altra lingua?''
Era un indovinello?
Il sorriso di Nygma comparve e sparì come compare e sparisce l'ombra di una piccola farfalla all'alba.
Le dita abbandonarono il maglioncino di Oswald, gustandosi ogni onda del suo respiro.
Scivolarono in alto con la lentezza che si serba a momenti di cui si vuole rapire ogni attimo. Atterrarono con gentilezza sul collo, sfiorando le guance scavate con i pollici.

Sapeva di paura.
La lingua di Ed scavò la bocca di Oswald.
I suoi denti assaggiarono le sue labbra.
Era il sangue più dolce che avesse mai sentito, il fiato più caldo che avesse mai avvertito.
Il sapore più desiderato.
Il pugno più bello.




 

Se mi spezzi continuerò a funzionare, ma se mi prendi resterò sempre con te.
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