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Autore: Violet2013    30/03/2016    15 recensioni
I loro genitori avevano parlato chiaro: prima che Happosai fosse morto si sarebbero dovuti sposare. Ma per due che si sono sempre e solo insultati, un'imposizione dall'alto può essere sufficiente per prendere una decisione tanto importante?
What if ispirata all'episodio "Gli ultimi giorni di Happosai": niente di che, volevo solo riprendere la mano dopo tanto tempo senza scrivere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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EMPIRICA
Slow down,
lie down.
Remember, it's just you and me.






Un passo, uno scricchiolio.
Due passi, due scricchiolii.
Erano stati giorni strani in casa Tendo, giorni di idee messe in discussione, di incredulità.
Non aveva mai creduto nella cartomanzia: un uomo il destino se lo crea da solo, era sempre stata quella la sua idea.
Da quando nella sua classe si era sparsa la voce che Meo, la ragazza antipatica del terzo banco da destra, fosse in grado di prevedere il futuro attraverso la lettura dei tarocchi i suoi compagni si erano scatenati: chi chiedeva dell'amore, chi della scuola, chi semplicemente del futuro. Sembrava che tutti avessero delle domande da farle, tutti tranne lui, che non era curioso riguardo a nulla. Semplicemente non gl'importava, non ci credeva, non credeva in nulla se non in se stesso.
Poi c'era Akane.
Tre passi, tre scrichiolii. Forse quelle assi in legno ne avevano viste troppe ed avevano bisogno di una pausa.
Akane era una giovane donna poco incline alla passione ed al trasporto ed a differenza delle sue amiche, curiose di conoscere il nome dell'uomo che le avrebbe amate per sempre, aveva chiesto a Meo del destino del Dojo. Tipico di lei, leggittimo ed incontestabile: con tutte quelle che avevano passato le povere, stanche e scricchiolanti assi che ogni giorno sopportavano il peso di una famiglia confusionaria, disorganizzata ed irrequieta come la loro, era lecito preoccuparsene.
Quattro scricchiolii e finalmente si accorse di lui:
"Mi hai spaventata"
Se avesse saputo quanto era spaventato lui, mentre con passo svelto copriva la distanza dei restanti cinque passi scricchiolanti che li separavano, forse l'avrebbe guardato meno intensamente, o almeno avrebbe cercato di mettersi sul viso un'espressione meno disorientata.
"Quando qualcosa ti preoccupa vieni sempre qui"
"Sin da bambina. A volte mi vergogno di essere così prevedibile"
"A volte, semplicemente, rendi le cose più facili a chi ti sta cercando"
Un ultimo scricchiolio del pavimento, il più forte, mentre si sedeva composto e formale accanto a lei. A debita distanza, s'intende.
''Perchè mi cercavi? Non riuscivi a dormire neanche tu?''
Respira, Ranma.
''La profezia di Meo"
"Stupidaggini"
"Si è avverato tutto: il porco che sta per tirare le cuoia, il matr-il coso"
"Avevi detto che non ci credevi"
"Che io ci creda o no, hai sentito anche tu cos'hanno detto i vecchi a cena"
"Certo, il coso!" Rideva.
Di lui, non certo con lui.
"Voglio parlarne seriamente, Akane"
Abbassò gli occhi, li abbassò anche lei. A seguire, un lungo minuto di silenzio rotto da un sospiro. Li aveva sentiti anche lei dire che da lì a pochi giorni si sarebbero sposati, auspicabilmente prima che le condizioni del Maestro peggiorassero inesorabilmente, li aveva sentiti eccome.
"Ok, Ranma, parla"
"I-io..."
"In giapponese corrente"
"Non è poi una tragedia, mmh... In fin dei conti lo sapevamo già. Ecco, sì. Lo sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto. Sono qui per questo, vivo qui per questo motivo. Quello che voglio dire..."
Se solo qualcuno fosse andato ad interromperlo, pensò. Mentre parlava- ed i Kami soltanto sapevano perchè non riuscisse a fermare la voce che, da scricchiolante come il pavimento, fluiva ora dalle sue labbra come un fiume in piena- non sapeva cosa sperare, se di poter continuare indisturbato o di doversi fermare per poi lasciare cadere il discorso per sempre, finchè il problema non fosse tornato magicamente a posto da solo, come ogni volta. Se solo P-Chan fosse passato da lì...
Trattare certi argomenti con Akane era come giocare alla roulette russa al contrario: con tutti i colpi in canna ed una sola camera di scoppio vuota. Potenzialmente letale, molto più che potenzialmente.
"Quello che sto cercando di dirti è... Che io non sono totalmente in disaccordo, non del tutto. Forse... Non lo so, penso che non mi dispiacerebbe, ecco. Non così tanto, almeno"
Chiuse gli occhi, finalmente respirò.
"Mi stai chiedendo di sposarti, Ranma?"
"Sei scema?"
"Peccato, avrei detto di sì", sorrise.
A seguire, una pausa interminabile. Almeno quaranta secondi.
Non che li avesse contati.
"Dici davvero?" esitò.
"No"
La guardò alzarsi, camminare avanti e indietro per la palestra e fermarsi a guardare fuori dalla porta, chiuderla.
"Mi rendi nervoso, torna a sederti"
Si avvicinò e si sedette sulle ginocchia proprio di fronte a lui.
"Qual è il piano? Scappiamo? Ci rifiutiamo? La buttiamo in caciara come al solito? O pensi che si possa fare?''
"Io..." era troppo tardi per tornare indietro, "Io penso che si potrebbe anche..."
"Dopo la fine della scuola"
"Dopo la fine del mio addestramento"
"Quando avrò imparato a cucinare, altrimenti chi ti sente"
"Quando sarò tornato normale"
"Sposa bagnata, sposa fortunata?"
"Ti odio"
Nonostante l'imbarazzo riusciva a guardarla negli occhi, esperienza molto rara per lui. Akane era carina e non aveva più voglia di negarlo, soprattutto a se stesso.
"Tutto molto bello, ma come la mettiamo se il maniaco muore e quei due ci obbligano?"
"Non mi sposerò a scatola chiusa, Ranma"
Un altro scricchiolio, fortissimo. Si era proteso verso la sua fidanzata senza nemmeno accorgersene.
"Che intendi?"
"Ecco..." guardava il soffitto come se vi stesse cercando le parole da dirgli: "Ricordi la lezione di scienze di stamattina? O dormivi?''
"Dormivo"
"Allora, abbiamo sezionato una rana morta"
"Sei la donna meno femminile e romantica..." scosse la testa.
"Fammi finire! Il professore ha parlato di esperimenti e prove empiriche. Ecco, io vorrei una prova. Una prova empirica, sì. Giusto per vedere com'è, se si può fare"
Esitò un istante prima di rispondere. Sebbene il suo istinto di combattente fosse ben più che sviluppato, quello di uomo tendeva ad avere qualche piccola carenza in immediatezza, di tanto in tanto.
"Che... Che genere di prova?''
"Un bacio"
"Che?"
Se fosse stato un personaggio dei cartoni animati della Warner Bros i suoi occhi sarebbero schizzati fuori dalle orbite, le orecchie avrebbero preso a fumare ed il suo corpo sarebbe saltato in aria fino al soffitto, con in sottofondo l'effetto sonoro di una molla.
Boing.
"Devi stare scherzando" continuò, "E' uno scherzo, eh? Ah, ma io non sono stupido! Non ci casco mica!"
"Ma scusa, fino a cinque minuti fa volevi sposarmi" L'espressione più innocente che avesse mai visto dipinta sul viso di lei, che di norma non sembrava comunque più smaliziata di una bambina di sette anni.
"Sì, beh, ma..."
"Cosa pensavi che avremmo fatto, una volta marito e moglie? Guardato la tv? Giocato a scop... Ops!"
"AKANE!"
"Eh, mi è scappata"
"I-io non lo so, non ci pensavo, ecco"
"Ranma" seria, si avvicinò a lui. Neanche il pavimento scricchiolava più, forse era in tensione anche lui. "Voglio che ci pensi veramente. Sono decisioni importanti da prendersi, e credo che debbano essere ben ponderate. Abbiamo lasciato passare troppo tempo senza opporci alla loro decisione per far finta di niente, ed ora è subentrato Happosai. Se... Se non ti fa proprio schifo, ecco... Un bacio è tutto ciò che ti chiedo. Non ci sarebbe nulla di sentimentale, non in questo caso. Sarebbe solo per capire da che parte stiamo andando"
L'aveva lasciata finire, colpito dalla sua maturità, triste per i dubbi che ancora continuava a nutrire nel suo aspetto fisico, dubbi che era abbastanza intelligente da capire di aver contribuito ad instillare in lei, almeno in parte, e soprattutto rapito dai suoi occhi. Akane era molto carina, e lui era uno stupido.
"Vuoi davvero che il tuo primo bacio sia così? Tanto per provare?"
In tutta risposta si avvicinò ancora al suo volto fino a sfiorarne il naso con il suo e chiuse gli occhi, speranzosa. Ci volle un secolo perchè lui si decidesse a colmare la distanza che li separava, o almeno così sembrò a lei.
Non aveva mai baciato una ragazza, non volontariamente, e si sentiva impacciato ed insicuro. Quando le sue labbra avevano sfiorato quelle di Akane gli era sembrato quasi di inciampare.
Si staccò per guardarla negli occhi, ma i suoi erano serrati. La baciò ancora, sempre in maniera casta, imbarazzata, rispettosa.
"Andava bene?" chiese incerto staccandosi, invero con non poca fatica.
Aprì gli occhi anche lei.
"Un po' moscio"
"Scusa? Guarda che ti faccio pentire di averlo detto eh!"
"Fermo, Casanova. Direi che hai qualcosa sui cui riflettere, ed io sono molto stanca. A domani"
Camminava a passi svelti verso la porta; le vecchie, stanche assi del pavimento avevano ripreso a scricchiolare. Il tempo che per un momento si era fermato aveva ricominciato a scorrere normalmente.
La fermò prima che lasciasse la stanza, si voltò verso la porta e sussurrò il suo nome.
"Akane"
Non rispose. Insistette.
"Prova superata?''
Si voltò anche lei, radiosa: "La prova era per te, io non ne avevo alcun bisogno. Buonanotte, Ranma"
"Buonanotte, Akane"
Superata.
















  
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