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Autore: NonnaPapera    31/03/2016    1 recensioni
In quel preciso istante rimpianse di non essere rimasto immobile. Fermo e zitto, così gli avevano sempre detto di rimanere; non una parola, non un gesto, respirare solo se necessario. Quella non era vita, però era la sua realtà e avrebbe fatto bene ad attenercisi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Libertà



In quel preciso istante rimpianse di non essere rimasto immobile. Fermo e zitto, così gli avevano sempre detto di rimanere; non una parola, non un gesto, respirare solo se necessario. Quella non era vita, però era la sua realtà e avrebbe fatto bene ad attenercisi.
Fantasie, solo vecchie leggende tramandate di notte, raccontante dai vecchi ( i pochi superstiti di un’epoca passata), di soppiatto sussurrando, con l’angoscia di venir sorpresi , ma incapaci di non farlo.
Perché quel flebile spiraglio era l’unica cosa a cui potersi aggrappare per poter andare avanti ogni giorno, ogni ora, ogni minuto; l’alternativa era solamente accasciarsi a terra e attendere che la morte venisse a prenderti, perché per lo meno l’oblio sarebbe stato indolore.
Il sapore della terra assomigliava a quello del ferro, o forse era il sangue che gli colava in gola a lasciare quel retrogusto fastidioso. Non avrebbe potuto dirlo con certezza, ma in fondo ormai poco importava.
Si era alzato, con tutta la fierezza che era riuscito ad accumulare, con le ultime stille di dignità che gli erano rimaste dopo una vita passata a vivere come un verme, strisciando e mangiando solo fango.
No, il suo non era coraggio, gli altri lo avevano fissato come se quel suo piccolo e inutile gesto  fosse una cosa grandiosa; si sbagliavano, non era un eroe, quello non era coraggio semplicemente tra tutti lui era il più vigliacco. Il canto del cigno, il volo di una farfalla, un ultimo gesto eclatante perché tutto avesse fine, le sue sofferenze, il dolore, l’angoscia, ogni miserrima sensazione che dalla venuta al mondo lo accompagnava e non l’abbandonava neppure nel sonno. Si stava suicidando, sperava solo che nei sui ultimi attini di vita gli usassero quella clemenza che non avevano mai dimostrato: una morte veloce solo quello voleva.
Perché erano ormai anni che non credeva più alle favole dei vecchi sussurrate nel dormiveglia. Non esistevano i Salvatori, non erano mai esistiti. Vivere l’inferno e aspettarli invano o morire all’istante e ammettere che l’attesa era inutile? Una volta persa ogni speranza la scelta tra le due alternative non era stata per nulla complicata.
Impulsivo, sì quello era certo, avrebbe potuto soffocarsi con una busta di plastica abbandonata in un cantiere, o lanciarsi da uno dei diecimila parapetti della miniera.
Non avrebbe dovuto alzarsi, quella che si era scelto tra tutte le morti possibili sarebbe stata la più miserabile, e probabilmente si sarebbe ricordato dei suoi ultimi istanti di vita anche una volta passato all’altor mondo.
“Qualsiasi atto di ribellione non verrà tollerato” era la stessa frase che sentiva ripetere all’infinito da quando era nato, rimandata in audio più e più volte al giorno da quegli altoparlanti arrugginiti sparsi ovunque.
E nonostante tutto lui si era alzato. Stupido. Stupido. Stupido…
   
 
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