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Autore: Afaneia    31/03/2016    4 recensioni
In seguito agli eventi narrati nell'Episodio Delta di Pokémon Rubino Omega, Max ha deciso di sciogliere il Team Magma e di ritirarsi a vita privata, recidendo volontariamente ogni rapporto con tutti coloro che hanno fatto parte del suo piano per servirsi di Groudon. Persino un uomo della sua genialità non è più sicuro di sapere come reinventarsi, dopo aver scoperto di aver inseguito una chimera per quasi tutta la sua vita.
Forse Ivan non ha scelto esattamente il momento più adatto per rivelargli di avere una figlia.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ivan, Max (Team Magma), Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Volti gli occhi a fronteggiare il sole.


«Ma chi disdegnerebbe di acquistare un mondo

per una sola ferita, o anche pagando il prezzo

di un qualche dolore più grave?»


John Milton, Paradiso Perduto, Libro X, vv. 499-501.



Capitolo I – Un segreto segretissimo.


«Max, senti... devo dirti una cosa.»

«Uhm, sì?»

«Ho una figlia, Max.»


Ci sono notti in cui Max vorrebbe veramente sognare di annegare.

Pensa che l'acqua che sale, sale, fino a inghiottirlo e a soffocarlo, sprofondandolo nel suo grembo azzurro e rassicurante, sarebbe l'unico rimedio a quest'arsura che lo dilania.

Ma tutto ciò che Max riesce a vedere è questo grande sole caldo che brucia e irrora la terra dei suoi raggi che la inaridiscono. Non riesce a guardarlo direttamente. È una grande sfera arancione, sorprendentemente bassa sull'orizzonte, e molto più grande di un sole normale. La sua luce è così splentente che sostenerne la vista, persino in sogno, è impossibile.

Eppure a Max piacerebbe vederla, ma proprio non è possibile. Sente che questo sole conoscerebbe qualche risposta, se solo egli riuscisse a guardarlo abbastanza a lungo da concepire dentro di sé le domande.

Ma davanti al sole, Max si sente come nudo. All'improvviso si accorge che non ha nulla con cui difendersi dal sole, che il calore è troppo forte, è insopportabile e bruciante e brucia la sua pelle come fosse fuoco!

Ogni notte Max si sveglia ansimante e sudato e fa fatica a ricordarsi dove si trova. Rimane immobile col petto che si gonfia affannosamente finché la luce che filtra attraverso le persiane non abitua la sua retina a distinguere nel buio quei tratti della loro camera che ormai stanno diventando familiari: vede la cima dell'armadio in rovere, le lame di luce delle persiane, la sagoma della porta rimasta aperta. Alla sua sinistra, nel letto, sente quella grande massa di calore che è Ivan.

Sarebbe troppo facile attribuire quegli incubi al calore emesso dal suo corpo robusto, così vicino a lui nel letto. C'è una parte molto razionale della sua mente che vorrebbe convincersi di questo, attribuire le sue angosce a ragioni fisiche, ma Max – in quei momenti di straordinaria sincerità con se stesso che si concede nel dormiveglia – sa che si tratterebbe di una bugia. Se così fosse, non sarebbe possibile spiegare per quale motivo, non appena egli si accosta maggiormente a Ivan sotto le coperte e si appoggia contro la sua schiena, gli incubi cessano fino al mattino. Appoggiando l'orecchio contro la sua pelle nuda, Max ascolta il suo cuore battere attraverso la cassa toracica a un certo ritmo familiare e rassicurante e si riaddormenta.


Max spalanca la finestra e il mattino irrompe nella stanza sotto forma di luce dorata, ma di una luce tiepida e benevola, priva di qualsiasi minaccia, e gli riempie le narici il profumo del mare. Vi è un continuo cinguettio di uccelli, fuori dalla loro casa, ma Max ha finito col trovarlo rilassante. Si concede qualche minuto di silenzio in quella luce e in quel canto.

«Hai voglia di parlare?»

Max non si volta. Anche così, continuando a dargli le spalle, riesce a vedere Ivan con precisione nella propria mente: sa che è seduto sul letto, a petto nudo, colle lenzuola drappeggiate attorno ai fianchi in modo così casuale e vaporoso da risultare terribilmente provocante, e che lo sta fissando. Percepisce sulla schiena la forza del suo sguardo, come una luce proiettata attraverso una lente.

Non lo sorprende che glielo abbia detto proprio ieri sera, soltanto ieri sera, in fin dei conti. Vivono insieme da quasi una settimana, e di certo può non sembrare molto, ma in realtà questi cinque giorni sono solo la punta di un iceberg che si protrae ormai da mesi – un iceberg di notti insonni e di giornate trascorse assieme in silenzio e di una strana quotidianità che avrebbe fatto impazzire chiunque se solo non si fosse trattato di loro. Non che la decisione di vivere insieme sia stata particolarmente studiata. Semplicemente una mattina Max si è svegliato nel letto di Ivan con tanta naturalezza che non si ricordava più come o quando ci si fosse addormentato, e Ivan stava guardando il soffitto con aria pensierosa. Devo comprare un letto più grande, ha detto solamente, e questo è stato l'inizio ufficiale della loro convivenza.

«Certo.»

«Bene, perché io ho un sacco di cose da dire.» Sente che Ivan si sistema meglio sul letto: probabilmente sta cercando di fargli spazio, ma Max non ha voglia di andare a sedersi accanto a lui. Non per ora, almeno. «Da cosa vuoi partire?»

Bisognerà che si decida ad affrontarlo, dopotutto, perciò Max si decide a voltarsi e a guardarlo in faccia, appoggiandosi al davanzale della finestra.

«C'è qualche motivo particolare per cui non me l'hai mai detto?»

Questa è la domanda più stupida, più infantile e forse più egoista che potesse fargli, è vero, eppure Max deve sapere. Per quale motivo conosce Ivan da più anni di quanti ne riesca a ricordare, e forse meglio di quanto conosca se stesso, ma non ha mai saputo che avesse una figlia. E non è che sia arrabbiato, o deluso, o che altro – non prova niente di tutto questo – ma semplicemente è qualcosa di rivoluzionario. Lui e Ivan si sono inseguiti e braccati e rifuggiti a vicenda in impeti d'amore e d'attrazione e di rivalità per quasi tutta la vita ch'egli conosce, e ora viene fuori che durante tutto questo, in un piccolo mondo protetto e distante relegato sullo sfondo del loro scontro, Ivan aveva una figlia. Max non è arrabbiato, non gli importa di quella bugia, se tale vogliamo chiamarla – è solo un rimasuglio di quel passato in cui entrambi hanno sbagliato e perso e si sono confrontati, e Max non potrebbe mai rinfacciargli niente che faccia parte di quel passato - ma vuole sapere. Ivan è sempre stato ciò che si chiama un libro aperto, che tradisce i suoi segreti con la voce e col corpo, se mai ne ha, di segreti... eppure, per tutto questo tempo, ha tenuto sua figlia segreta più ancora dei suoi piani.

Anche ora che vuole capire, Max non si limita ad ascoltare. Osserva, e vede Ivan nella sua solita postura aperta e disponibile al mondo, franca e schietta, gonfiare il petto ed emettere un lungo fischio assordante. «Ehi, Max, sei impazzito? Non è che non l'ho detto a te. Non volevo che questo potesse rientrare nello scontro tra i nostri Team...»

«Sai bene che non me ne sarei mai servito!» protesta Max inorridito, e forse non lo è tanto perché Ivan ha appena prospettato questa possibilità, quanto perché non è davvero sicuro che non l'avrebbe fatto.

Sta cominciando a rivalutare quello che ha fatto, Max. Non è una cosa che ammetterebbe ad alta voce, ma è così: nei suoi piani di miglioramento del pianeta, la falla era tanto grande che non essere riuscito a vederla gli dà un'idea molto precisa della sua propria cecità. Il suo piano così elaborato e ingegnoso era perfetto, e proprio il fatto che fosse tale ha rischiato di condannare tutta l'umanità. Semplicemente, Max ha sbagliato, e le conseguenze delle sue azioni sarebbero state irreparabili, se non fosse stato per l'intervento di altri. La verità è che Max non sa ancora se riuscirà a perdonarsi per ciò che ha fatto, ed è proprio questo il motivo per cui ora si domanda se davvero, se solo avesse saputo prima della figlia di Ivan, non avrebbe tentato di sfruttarla pur di avere la meglio sul suo Team.

Ivan scaccia quell'idea agitando la mano. «Non mi riferivo a te! Ma andiamo, credi davvero che se per caso questa cosa fosse venuta fuori, anche solo per errore, qualcuno come Rossella non se ne sarebbe approfittato?»

Rossella, già. Max non ha idea di cos'abbia fatto dopo ch'egli ha deciso di sciogliere il Team Magma, e francamente neppure gliene importa. Si augura che sia stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico, comunque, perché non osa neppure immaginare cosa potrebbe combinare se trovasse qualcos'altro a cui appassionarsi nel suo modo morboso. Oppure che sia emigrata in qualche regione veramente lontana. Tipo Unima, magari.

«Giusto» conviene a bassa voce, ma il fatto che Ivan non lo reputasse capace di una cosa del genere non gli dà il sollievo che sperava. Forse è ancora troppo suggestionato dal suo sogno divenuto ormai ricorrente, quello di un grande sole caldo che brucia la terra.

Ivan è ancora lì, sul letto, e aspetta. Vuole davvero parlare di questa cosa, perciò Max pesca a caso dal mucchio di domande che gli affollano la testa.

«Come si chiama?»

Anche stavolta Ivan pare gonfiarsi tutto, ma stavolta è d'orgoglio. Max scorge un luccichio insolito nei suoi occhi.

«Hyra, ha sette anni. Vive a Ciclamipoli con sua madre. Ti piacerà, Max, vedrai: è una bambina intelligentissima.»

Max deve ancora incontrare un padre che sostenga di avere una figlia scema, e di certo quello non sarà Ivan. È veramente orgoglioso di parlare di lei, come se il merito della sua intelligenza, o di qualsiasi eventuale altra sua qualità, fosse interamente suo. In questo momento è un po' come un enorme piccione gozzuto che si stia mettendo in mostra, e Max decide di punzecchiarlo un po' per allentare la tensione.

«In tal caso, suppongo che tu debba ringraziare la madre.»

Il cuscino che Ivan gli scaraventa contro sbatte con un suono sorprendentemente forte contro l'intelaiatura della finestra, ma Max lo sa che non è arrabbiato. La sua grassa risata roboante riempie la stanza, e Max si sente giusto un po' meglio.

«Aye, hai ragione, Max! Sua madre non è una scema, anche se non ha due lauree come te.»

Ivan è così dannatamente a suo agio. Stanno parlando di una cosa come la sua figlia segreta, eppure è aperto e sereno e ci scherza anche sopra. A volte Max invidia la sua semplice visione del mondo (che comunque, come non perde occasione di ricordare a se stesso, era migliore della sua. Ivan ha cercato di fermarlo, anche se non ci è riuscito. Ivan sapeva che lui stava sbagliando).

Finalmente, Max si sente abbastanza a suo agio da andare a sedersi sul letto, accanto a lui. È ancora caldo della notte movimentata che ha passato, ed egli deve cercare di reprimere tutti i pensieri correlati al suo sogno.

«Chi è sua madre?»

Ivan si stringe nelle spalle, come se la cosa non avesse poi particolare importanza. «Una ragazza che voleva entrare nel Team Idro, qualche anno fa.»

«Sì, e poi?» chiede Max un po' spazientito. Non c'è bisogno che Ivan abbia riguardo dei suoi sentimenti proprio ora. «Ivan, ci hai fatto una figlia. Suppongo che tu la conoscessi almeno un po'.»

«Oh, va bene.» Ivan sembra dover raccogliere i pensieri per un po', come se precisamente questo pensiero, quello di aver avuto una relazione con una donna misteriosa sette od otto anni prima, gli desse un lieve disagio davanti a lui. Ma perché, poi? Ha forse paura che lui possa essere geloso?

«Ha seguito il percorso di addestramento per diventare una Recluta, ma ha deciso di smettere dopo che ci siamo lasciati. Non è stata una grande storia, alla fine» lo avverte. «E non molto romantica. Forse volevo solo dimostrare a me stesso che... non so, che ero veramente un uomo, magari. Che riuscivo ancora ad andare a letto con una donna e roba simile.» Max riesce quasi a vedere l'Ivan di quasi dieci anni prima, risentito e offeso con se stesso per quelle pulsioni che non riusciva a dominare, comprendere e ad accettare (a dire il vero si ricorda ancora com'era quando finivano accidentalmente l'uno nel letto dell'altro le prime volte, ormai una vita fa, così giovani e un po' più inesperti e passionali di ora, forse. Si ricorda bene la rabbia negli occhi di Ivan quando si accorgeva che nonostante tutto ciò che li separava lo voleva). Per questo forse riesce a immaginarselo così vividamente mentre si ritrova a letto con questa sconosciuta senza volto con il furioso proposito di farselo piacere... non c'è dubbio, tutto questo è molto da Ivan.

«Hyra è venuta fuori per caso, sai... un incidente. Io e Aima non siamo mai stati insieme, neppure quando è nata lei, ma beh... penso di poter dire che siamo sempre stati due genitori piuttosto civili, e ci siamo organizzati molto bene.»

Finalmente Ivan finisce queste poche parole che sembrano pesargli moltissimo, ma ora eccolo lì, un colosso di quasi un centinaio di chili d'orgoglio paterno. Forse è il sentimento più delicato che Max gli abbia mai visto esprimere.

Ora entrambi rimangono in silenzio, per un po', e Max torna a guardare fuori dalla finestra. In realtà Ivan gli ha detto pochissimo, ma a lui sembrano un mucchio di informazioni da analizzare. Ora che nessuno dei due sta parlando, il canto degli uccelli sembra molto più forte e insistente fuori della finestra, ed egli socchiude per qualche istante gli occhi in quella luce. È felice che il loro mondo ci sia ancora, malgrado le sue azioni, e che all'interno di quel mondo ci sia ancora spazio per una casa modesta e confusionaria come la loro, e per una bambina dal nome esotico che pare rendere tanto felice il suo compagno (amante?, ragazzo? È una fortuna che Ivan non sia uno che dà peso alle definizioni, perché per quella loro strana relazione Max non ha voglia di trovarne nessuna).

Finalmente, Ivan parla ancora. Max si volta verso di lui, e per una volta i suoi occhi scuri sono forse quanto di più serio egli abbia visto mai.

«Forse avrei dovuto parlartene prima, Max, ma è successo tutto in modo così rapido che non ho neppure capito quand'è che abbiamo cominciato a fare sul serio, e ora non posso più aspettare. Se c'è una cosa a cui penso di non poter rinunciare, quella è Hyra. Perciò ho solo bisogno di sapere che tu accetti mia figlia, Max. Credimi, non voglio altro.»

Max si ricorda ancora perfettamente di quanto, nell'estate dei loro vent'anni, ha disprezzato profondamente Ivan per la sua manifesta incapacità di mentire e per la sua sincerità totalizzante, palese, che traspariva persino dai suoi muscoli. Ivan non ha mai cercato di manipolarlo, e non lo farà neppure ora. E questo, per come la vede Max, è straordinario, in parte perché per tutta la vita egli non ha fatto nient'altro che questo – manipolare e rigirare la verità a proprio vantaggio, cioè – ma soprattutto perché in questo momento Ivan avrebbe ogni genere di motivo e di opportunità per ricattarlo subdolamente, ma non lo farà mai. Potrebbe ricordargli, direttamente o per velate insinuazioni, che l'uomo che ha rischiato di distruggere Hoenn non è proprio nella posizione migliore per rifiutarsi di accettare sua figlia, solo per fare un esempio, oppure ancora che, semplicemente, Max gli deve così tanto per essere rimasto con lui nel momento della sua massima aberrazione che... ma Ivan non è il tipo di persona che ragiona così, fortunatamente. Quello è lui. Ivan, invece, non si accontenterà di nient'altro che del suo pieno assenso incondizionato e per quanto possibile entusiastico – beh, entusiastico per i suoi standard, naturalmente.

Perciò, stringendosi le ginocchia al petto, Max alza le spalle e borbotta: «Non sarò obbligato a guardare le tue foto di famiglia, vero?»

Ivan scoppia a ridere – un suono caldo e avvolgente, basso e ritmico come sentir cannoneggiare in lontananza – e lo afferra per stringerlo a sé. C'è sempre un che di erotico nell'urtare contro il suo petto nudo – Dio, ma quand'è che quest'uomo scoprirà l'utilizzo del pigiama? - ma dato che stanno parlando di qualcosa di così serio Max si sforza d'ignorarlo.

«No, niente foto di famiglia, Maxie! Aye, non c'è mai stata una famiglia, lo sai: io e Aima non siamo mai stati davvero insieme, te l'ho detto.»

Beh, bene così, dopotutto.


Che poi, non è che Max sia poi così sorpreso come dovrebbe essere dal fatto che Ivan abbia una figlia. Anzi, in un certo senso, avrebbe dovuto aspettarselo. Insomma, se lui fosse stato nei panni della natura nell'atto di un processo evoluzionistico e avesse dovuto scegliere il maschio con più possibilità di riprodursi e mandare avanti la specie, avrebbe scelto Ivan senza neppure bisogno di pensarci troppo. Da un punto di vista meramente biologico, questo ammasso di muscoli e violenza è praticamente tutto ciò che una madre potrebbe volere... e quanto del resto all'orientamento sessuale, Ivan non è certo il tipo da porsi problemi, e Max, sin da quando lo conosce, non ha mai creduto nemmeno per un momento che Ivan non andasse a letto anche con qualche ragazza, oltre a lui (e anzi è piuttosto convinto, anche se non glielo chiederà mai direttamente, di essere stato l'unica relazione omosessuale della sua vita. Per quanto ne sa, Ivan non ha mai guardato un altro uomo che non fosse lui, mentre di ragazze Max gliene ha sempre viste attorno non poche e tutte diverse... ma deve ammettere, pensandoci bene, che già negli ultimi anni, molto prima degli eventi di Groudon, ha avuto l'impressione che queste altre relazoni si facessero sempre più rare e inconsistenti).

Quanto al lato, per così dire, affettivo della faccnda, deve ammetterlo, non ci aveva mai pensato, ma tutto sommato non è così difficile figurarsi Ivan nei panni di una figura paterna. Ha la sensazione che Ivan sia istintivamente molto portato a tutelare la prole, come gli Ursaring, il che non è così sorprendente. Probabilmente, e a maggior ragione dato che gli è nata una figlia femmina, sarà uno di quei padri gelosi e protettivi, o roba del genere... bah. Lo vedrà col tempo.

In conclusione, l'unico aspetto veramente sorprendente della faccenda è proprio il fatto che Ivan sia riuscito a tenerglielo nascosto per ben sette anni. Questo, in effetti, per lui che conosce Ivan più di se stesso, ha davvero del prodigioso, insomma... è Ivan. L'uomo che non riusciva a trattenersi dal venire a letto con lui nemmeno quando ce ne sarebbe stato più bisogno è davvero riuscito a tenere nascosta sua figlia non solo a lui, ma anche alla maggior parte del suo Team? (Perché Max è certo che se quest'informazione fosse stata nota anche solo a una recluta del Team Idro, nel giro di pochi giorni sarebbe giunta anche alla sua attenzione. Non si gestisce una squadra come la sua senza un buon servizio spionistico, che è qualcosa che Ivan non è mai riuscito a capire, per la disgrazia di entrambi.)

Il che, probabilmente, è qualcosa che dovrebbe farlo sentire quantomeno ferito, o qualcosa del genere. Eppure, per quanto ci ripensi, Max non può fare a meno di sentirsi persino (oh! quanto gli ripugna collegare questo sentimento a Ivan) un tantino ammirato nei suoi confronti.

Insomma, chi l'avrebbe mai detto che Ivan sapesse essere tanto bravo a mentire?



Buon pomeriggio a tutti!

Confesso che ho tanto esitato a pubblicare finalmente questa storia alla quale lavoro ormai da quasi un anno (già, sembra impossibile, considerando che doveva trattarsi di una sciocchezza, nata per caso una mattina di maggio in cui stavo pulendo il bagno. Non penso possa esistere una genesi meno poetica per una storia), e che è stata tanto gentile da scriversi praticamente da sola mentre io ero troppo impegnata con Cronache di Inenarrabili Eventi. Ho potuto dedicarle più tempo solo nelle ultime settimane, in effetti, ma questo non toglie che è probabilmente uno dei miei progetti preferiti e una storia che adoro, e forse quella in cui, al momento, mi rifletto maggiormente.

Una nota importante: per il momento, dato che non mi sembra di essermi allontanata troppo dal canone dei personaggi, ho deciso di non inserire l'avvertimento OOC alla storia, ma è una decisione sulla quale sono disposta a tornare. Sarei lieta di ricevere pareri in merito per poter valutare nuovamente la questione, anche col progredire dei capitoli.

Sento di dover specificare, nel caso qualcuno fosse intenzionato a proseguire con la lettura che gli aggiornamenti saranno con ogni probabilità assolutamente irregolari (nel mio caso, questa non è esattamente una novità, ma suppongo che sia sempre meglio avvertire!). Me ne scuso anticipatamente.

Nel frattempo, i miei più sentiti ringraziamenti a chiunque abbia deciso di aprire comunque la storia e sia arrivato addirittura fin qui.

A prestissimo (spero)!

Afaneia

   
 
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