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Autore: Naky94    31/03/2016    4 recensioni
Si sveglio di soprassalto a causa dello scricchiolio del parquet fuori dalla sua camera. Da figlia di poliziotto, aveva imparato a tenere sempre “le orecchie aperte”, anche nel sonno. Alle due di notte la casa sarebbe dovuta essere nel più completo silenzio, invece lei sentiva chiaramente dei passi provocati da qualcuno che si aggirava al piano di sopra. Aspettò qualche minuto con il cuore palpitante, ma quando il suono di qualcosa che cadeva in terra – una lampada probabilmente – si propagò per la casa, decise di uscire dalla camera e di andare ad accertarsi che tutto fosse a posto.
Poteva anche essere Steve che si buttava sul letto ed accidentalmente faceva cadere qualcosa. Oppure, si disse, poteva essere un ladro che si era introdotto in casa. Questo la fece immediatamente preoccupare per Joan e decise che prima di salire le scale, si sarebbe procurata un’arma.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Williams, Grace Williams, Mary Ann McGarrett, Steve McGarrett, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Noises in the night

 
Mary arrivò all’aeroporto di Ohau che erano già le undici di sera. Teneva l’ovetto nel quale dormiva tranquillamente Joan con la mano destra, con la sinistra trascinava un piccolo trolley che conteneva i vestiti che aveva deciso di portare per la settimana di vacanza alle Hawaii. Il borsone con tutte le cose di Joan appeso alla spalla che le doleva leggermente a causa del peso. Mary non avrebbe mai immaginato che una bimba così piccola necessitasse di così tante cose, ma aveva anche capito che quando sei madre non importa ciò di cui tua figlia avrà bisogno, tu sarai sempre disposta ad avere con te tutto ciò che lei necessita.
Carica di tutti quei bagagli si avvicinò alle piazzole di sosta dei taxi per farsi accompagnare a casa McGarrett.
Non aveva chiamato Steve per farsi venire a prendere. Il Comandante e la squadra dei Five-0 si stavano occupando di un indagine molto complicata e lei aveva preferito non disturbare.
Inoltre voleva fare una sorpresa al fratello. Era quasi un anno che non si vedevano.
A quell’ora le strade di Ohau erano tappezzate di luci. Le dava un caldo senso di “casa” rivederle. Percorrendo la strada che costeggiava le spiagge il taxi si addentrò nei meandri dell’isola, fino ad arrivare allo spiazzo antistante casa McGarrett.
Lanciando uno sguardo alla piazzola di sosta davanti il garage, si accorse che la Silverado non vi era parcheggiata, segno che Steve non era ancora rientrato.
Si fece dare una mano dal tassista per scaricare tutto e, dopo aver pagato la corsa, prese la chiave di riserva che aveva fatto una delle ultime volte che era andata in visita del Seal ed entrò in casa.
Lasciò la sua piccola valigia accanto alla porta di casa e dopo averla chiusa si diresse al divano del salotto per appoggiarvi l’ovetto con Joan ancora addormentata ed il borsone con tutine e pannolini.
Dopo aver acceso qualche luce ed essersi accertata che effettivamente non ci fosse nessuno in casa, si dedicò a sistemare le sue cose in quella che era stata la sua camera fin da bambina.
Non si sorprese quando vi trovò un piccolo lettino a misura di bambina. Steve le aveva accennato che, per esigenze di indagine, aveva dovuto ospitare una ragazzina testimone chiave di un omicidio.
Mary colse l’occasione per utilizzare il lettino per sistemarvi le cose di Joan.
Tornò in salone a prendere la figlia ed, estraendola delicatamente dal suo ovetto, la adagiò al suo sterno e sorreggendola la portò sul lettone di camera sua. Dopo averla cambiata ed averle messo un pigiamino la sistemò nel lato del letto rivolto verso il muro, così che non potesse rischiare di cadere. Fatto questo si cambiò anche lei per la notte e dopo essersi messa sotto il leggero lenzuolo primaverile si abbandonò al sonno che, anche a causa del jet-lag, sentiva incombere.

 

 
Si sveglio di soprassalto a causa dello scricchiolio del parquet fuori dalla sua camera. Da figlia di poliziotto, aveva imparato a tenere sempre “le orecchie aperte”, anche nel sonno. Si mise a sedere sul letto e rimase silenziosamente in ascolto. Alle due di notte, si accorse guardando l’orario segnato sul display del  telefono, la casa sarebbe dovuta essere nel più completo silenzio, invece lei sentiva chiaramente dei passi provocati da qualcuno che si aggirava al piano di sopra. Aspettò qualche minuto con il cuore palpitante, ma quando il suono di qualcosa che cadeva in terra  – una lampada probabilmente –  si propagò per la casa, decise di uscire dalla camera e di andare ad accertarsi che tutto fosse a posto.
Poteva anche essere Steve che, stremato dopo una lunga giornata di lavoro, si buttava sul letto ed accidentalmente faceva cadere qualcosa. Oppure, si disse, poteva essere un ladro che si era introdotto in casa. Questo la fece immediatamente preoccupare per Joan e decise che prima di salire le scale, si sarebbe procurata un’arma.
Uscì dalla stanza e si aggirò silenziosamente per il soggiorno alla ricerca di qualcosa con cui difendersi. Trovò una mazza da base-ball e decise di usare quella.
Non si chiese da quanto il fratello possedesse un oggetto tale, considerò che quella non fosse la cosa più importante in quel momento.
Lentamente si avvicinò alle scale brandendo l’arma e, cercando di fare meno rumore possibile, iniziò a salire i primi gradini.
Mentre saliva, gli inequivocabili suoni di baci umidi e lappate sulla pelle le giunsero alle orecchie. Le sembrò chiaro, a quel punto, che lì su “qualcuno” si stesse divertendo.
Arrivata a metà scala si fermò. Un gemito, di quello che riconobbe come suo fratello, la fece immobilizzare sul posto. Imbarazzata per aver colto, ancora una volta, il Seal in atteggiamenti intimi rimase ancora un poco ad ascoltare, volendosi accertare di non aver frainteso la situazione.
Mary riprese a respirare, solo quando  un secondo gemito venne rapidamente seguito da un “Dio, non sai quando sei sexy con i capelli così spettinati” dolcemente sussurrato dalla voce roca di Steve. 
Alla frase del Seal seguì una bassa e roca risata che, in effetti, poco aveva della voce squillante di quella che Mary ricordava fosse la fidanzata di Steve, una certa Catherine. Ma Mary si disse che probabilmente la donna, quel giorno, poteva anche aver problemi di voce e quindi, il problema, per lei non si poneva. Lavorando come hostess sugli aerei aveva visto diverse donne con problemi di voce causati dalla stanchezza o per un semplice sbalzo di temperatura.
Rincuorata dal fatto che non ci fossero estranei che si erano introdotti in casa, Mary tornò dabbasso, lasciò la mazza da base-ball, che ancora teneva  in mano, appoggiata su una parete vicino la cucina e se ne tornò in camera a dormire con Joan; non prima però di aver preso il cellulare, sistemarsi addosso le cuffiette e aver selezionato della musica che potesse farla dormire coprendo il rumore che veniva dal piano superiore.
Per esperienza pregressa sapeva che il fratello avrebbe potuto continuare nelle sue attività per ore, e non le andava molto a genio l’idea di dover stare ad ascoltare per tutto il tempo delle sue performances.
Maledicendo l’appetito sessuale insaziabile di Steve – quasi si sentiva di dare ragione al suo partner lavorativo che lo chiamava “animale”- si concentrò sulla canzone che in quel momento la sua playlist le stava passando e si riaddormentò.

 

 
Quando si svegliò per la seconda volta, la colpa fu del sole che, filtrando dalle persiane, le aveva colpito il viso. Mary sbatté le palpebre guardandosi intorno. Rivedere la sua vecchia stanza le dava sempre un senso si nostalgia e rimpianto. Ma, da quando aveva ripreso dei contatti stabili con Steve, era felice di trovarsi lì. Si sentiva accolta e compresa in quella camera, come se la piccola bambina che soffriva per aver appena appreso della scomparsa della madre non se ne fosse mai andata. La consapevolezza della presenza del fratello al piano di sopra, inoltre, contribuiva a farla sentire al sicuro.
Girò la testa verso la radiosveglia sul comodino accanto al letto e vide che erano le sette del mattino. Aveva sperato di dormire un po’ di più, ma si sentiva sazia di sonno quindi si convinse ad alzarsi.
Inoltre era sicura che, a quell’ora, il Seal fosse già sveglio da almeno un’ora. Di certo era già andato a fare la sua nuotata mattutina. La bionda si scostò il lenzuolo dal corpo per poi mettersi seduta sul letto e controllare che Joan dormisse ancora.
La trovò placidamente addormentata e si convinse ad alzarsi. Posizionò il cuscino su cui aveva dormito, parallelo al corpo della bambina per evitare che potesse cadere muovendosi nel sonno e poi si diresse a prendere uno dei due baby-monitor.
Dopo aver posizionato il primo ripetitore sul comodino, prese il secondo ed uscì dalla camera.
Andò sul lanai alla ricerca del fratello, ma scrutando l’acqua non lo vide. Le sembrò strano, ma poi ricordò la serata “focosa” che Steve aveva passato così, sorridendo, decise che sarebbe stato opportuno preparare la colazione per tutti.

 

 
Circa un’ora dopo essersi messa ai fornelli, quando ormai il caffè era pronto ed aveva riempito quasi mezzo vassoio di pancake, Mary vide arrivare un ancora assonnato ed unicamente coperto da un paio di boxer che gli andavano troppo stretti, Steve McGarrett che la guardava con aria sconvolta.
“Mary, cosa ci fai qui?” chiese con voce strozzata.
“Preparo la colazione, fratellino” rispose lei con tranquillità.
Steve si passò una mano sugli occhi, cercando così di spazzarsi via di dosso gli ultimi strascichi di sonno.  Si sedette sullo sgabello davanti la penisola e stancamente sospirò
“Ho sentito odore di caffè e pancake e ho pensato che fosse l’ennesimo agguato di Cath. Fortunatamente sei solo tu.”
Mary rimase a guardarlo, confusa, con la spatola per girare i dolci a mezz’aria.
Perché Catherine avrebbe dovuto fargli un agguato? Non erano fidanzati, si chiese.
Stava quasi per chiedere spiegazioni all’uomo che nel frattempo si era servito del caffè quando la donna notò un’altra persona scendere dalle scale.
Steve, seguendo il suo sguardo, si girò verso la scala e capì di essere nei guai fino al collo.
Il corpo di Steve reagì a quella presenza in due modi diversi, opposti eppure ugualmente potenti e repentini.
Un brivido freddo gli corse lungo la schiena quando si ricordò che Mary non sapeva di come il suo rapporto con Danny si fosse evoluto negli ultimi mesi.
Nello stesso tempo, però, il vedere Danno assonnato, con i  capelli ancora spettinati dopo la loro nottata di fuoco e con solo i suoi boxer addosso, gli fece arrivare una copiosa scarica di sangue al basso ventre, segno che il suo “amichetto di sotto” si stava risvegliando.
Steve si costrinse a mantenere la calma. C’erano diversi motivi che gli suggerivano che era meglio non rischiare il combinare l’ennesimo guaio.
Per prima cosa non voleva dare spettacolo davanti alla sorella, anche se molto probabilmente ciò era già avvenuto nella serata appena trascorsa.
Secondo aveva imparato che un Danny prima del caffè era una Danny molto pericoloso, che se inopportunamente infastidito si vendicava mandandolo in bianco. E questo Steve non lo voleva: assolutamente no.
Decise quindi di girarsi verso la sorella sussurrandole, “Ti spiegherò tutto, promesso. Ma ora non parlargli” per poi accennare al biondo con la testa.
Mary guardò il detective Williams avvicinarsi a loro, scrutarla con gli occhi velati di sonno e poi girarsi a fulminare con lo sguardo Steve.
Steve che tenne il respiro sospeso mentre cercava di passare incolume l’esame.
Dopo qualche altro minuto, Danny si rivolse a Mary salutandola e dicendole “Joan ha bisogno di mangiare, ci penso io.”
Mary rimase stranita dalla frase: la bambina non aveva dato segno alcuno di malessere o di aver fame, come aveva fatto Danny a percepire una cosa del genere?
Con la sorpresa dipinta in viso, si girò a guardare il fratello che, alzando le spalle, le fece capire che neanche lui sapeva come spiegarsi quanto appena avvenuto.
Steve sapeva che Danno era bravissimo coi bambini, ma questo andava al dilà di quanto lui avesse mai visto.
I due fratelli McGarrett guardarono silenziosamente, l’uno continuando a bere il suo caffè e l’altra rigirando i pancake, Danny preparare il biberon per Joan e dopo aver controllato la temperatura del latte, sparire nella stanzetta per andare a sfamare la piccola.
Rimasti soli, Mary spense i fornelli e girò intorno alla penisola per andare a punzecchiare la spalla del fratello con un dito, urlandogli sottovoce “Tu ora mi racconti tutto!”.
“Cosa vuoi che ti dica?” le rispose lui, facendo finta di nulla, come se tutta quella situazione fosse normale.
“Bho, non so... potresti iniziare spiegandomi com’è che ora ti scopi un uomo!” gli intimò, con gli occhi fuori dalle orbite.
“Ehi, io non me lo scopo!” ribatté Steve offeso.
Proprio in quel momento Danny ritornò in cucina tenendo Joan, che prendeva tranquillamente la sua poppata, in braccio. I due fratelli lo guardarono incantati.
Mary non aveva mai visto la figlia così tranquilla nelle braccia di un’altra persona che non fosse lei.
Quel Daniel doveva proprio saperci fare con i bambini, considerò.
Appurato che Joan era calma, si girò per ricominciare a parlare con Steve. Doveva ancora spiegarle da quanto questa cosa andava avanti.
La faccia di Steve, però, la convinse a non chiedere oltre.
Lo vide incantato dalla visione di Danny con la bambina in braccio. Mary conosceva molto bene il fratello e non le sfuggì quella nota di commozione mista ad orgoglio e possessività che riempiva gli occhi di Steve.
La piccola McGarrett non sentì neanche il bisogno di chiedere al fratello se fosse innamorato dell’uomo che aveva davanti: glielo leggeva addosso che era così.
“A cosa dobbiamo la visita Mary?” chiese inaspettatamente Danny.
La donna si riscosse dai suoi pensieri e si costrinse a schiarirsi la voce prima di rispondere. Sperò che non le tremasse troppo quando disse “Ho preso una settimana di ferie. Joan non vedeva Steve da quasi un anno, ormai, e visto che avevo delle ferie arretrate...”
Pregò che la spiegazione bastasse, non voleva rivelare che in realtà era da un paio di settimane che aveva iniziato a sentire la mancanza del fratello, fatto che le aveva dato il coraggio di tornare alle Hawaii.
Danny le sorrise comprensivo per poi allontanare con delicatezza il biberon da Joan ed iniziare a batterle delicatamente una mano sulle piccole spalle per aiutarla a fare il ruttino.
Mary, intenerita dalla scena, riprese a parlare con Steve.
“E’ magnifico, vero?”
“Si, lo è” rispose lui, ancora perso a seguire Danny che si aggirava per la stanza cercando di calmare Joan, che aveva iniziato a piangere sommessamente, cullandola.
Tirò un sospiro per cercare, ancora una volta, di riprendere il controllo. Si rivolse a Mary e con un sorriso mesto le disse “Vado a fare una nuotata.”
Non era certo che, continuando a guardare Danny prendersi cura di un esserino piccolo come Joan, sarebbe riuscito a mantenere il sangue freddo.
Steve non aveva mai pensato a cose come matrimonio o l’aver figli, ma da quando aveva conosciuto Danny, ed ancor di più da quando avevano intrapreso la loro convivenza, quei pensieri erano quasi all’ordine del giorno.
Certo, per lui il matrimonio non equivaleva ad altro che ad un pezzo di carta firmato e considerava già Grace come figlia sua - per lei si sarebbe anche fatto uccidere-  ma, ugualmente, Steve non poteva impedirsi di pensarci. Aveva paura, però, che Danny non fosse ancora pronto, per questo ogni volta che quei pensieri si affacciavano al suo cuore cercava di distrarsi con altro.
La maggior parte delle volte funzionava; questa volta non era del tutto sicuro che quella vampa di desiderio che ogni volta lo coglieva si sarebbe diradata velocemente.

 
Dopo aver lasciato Joan a cercare di afferrare le apette che pendevano dalla maniglia del suo ovetto, Danny si accomodò insieme a Mary al tavolo sul quale la colazione era stata imbandita.
“Complimenti Danny, ci sai proprio fare coi bambini” disse Mary ancora meravigliata dalla naturalità con la quale il detective si era mosso.
“Grazie” rispose lui, addentando un boccone di pancake, “Adoro i bambini e ho adorato prendermi cura di Grace quando era piccola.” Spiegò con un sorriso dolce.
“Diventa più facile quando crescono?” la curiosità di Mary prese il sopravvento. Temeva ed attendeva con impazienza che Joan crescesse.
“Oh no, questa è l’età più bella, quando ancora mangiano, dormono e sono relativamente controllabili. Aspetta che impari a camminare, allora si che sarai nei guai” disse con una leggera risata.
Continuarono a parlare amabilmente ma poi Mary gli chiese “Vorresti avere altri figli?” un po’ per curiosità, un po’ per sondare il terreno.
Danny si prese tutto il tempo di inghiottire il boccone che aveva appena preso e bere un bel sorso di caffè, il tutto con lo sguardo rivolto verso l’esterno e la spiaggia che dava sull’oceano.
“Vorrei, si. Lo vorrei tanto”  rispose.
Aggiunse poi con voce sommessa “Sto solo aspettando che me lo chieda”, frase che non sfuggi alle attente orecchie di Mary.
Dopo aver sparecchiato ed aiutato Mary a rigovernare tutta la cucina, Danny diede un distratto sguardo all’orologio “Cavolo, è tardissimo! Devo correre a prendere Grace!” urlò per poi sparire di corsa al piano di sopra.
Sorridendo, Mary si dedicò a Joan che, nel frattempo aveva iniziato a protestare per il pannolino sporco. Aveva appena finito quando Danny riapparve vestito e pronto per uscire. L’uomo, prima di prendere la porta, le disse “Vado a prendere Grace, compro un po’ di scorte per la dispensa e torno. Potresti dirlo tu a Steve? Grazie!”.
Non le diede neanche il tempo di rispondere che imboccò la porta ed uscì di casa.
Finalmente sola, Mary riuscì a sedersi sul divano e a mettere ordine fra tutte le notizie di cui era venuta a conoscenza in quelle poche ore.
Suo fratello conviveva con un uomo. Un uomo di cui era innamorato e da cui era palesemente ricambiato. Se doveva basarsi sulle espressioni di Steve mentre Danny si prendeva cura di Joan, avrebbe potuto giurare che il Seal volesse costruirsi una vera famiglia col biondo.
L’idea non le sembrava affatto male. Suo fratello meritava la felicità che con tanta fatica stava ottenendo. Ma allora perché Steve non si era ancora preso ciò che gli spettava?
Se avesse dovuto provare ad indovinare il motivo, avrebbe detto che a bloccare Steve fosse la paura del rifiuto. Era sempre stato così per lui.
Mary decise, quindi, che avrebbe cercato di sfruttare quel tempo per cercare di sistemare le cose fra il fratello ed il suo compagno.
Sapeva che, molto probabilmente, non avrebbe dovuto immischiarsi fra gli affari dei due uomini, ma voleva ripagare il suo fratellone per tutto quello che lui aveva fatto per lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naky’s corner:

 
Salve a tutti!
Sono una nuova scrittrice fiera sostenitrice del McDanno power. Sappiamo benissimo che nessuna donna sarà mai all’altezza di Danny per Steve e di Steve per Danny. Ma i produttori/sceneggiatori non ne vogliono sapere di salire sulla nostra barca per cui tocca a noi fare tutto il lavoro che loro trascurano.
Non so quando potrete avere il secondo capitolo; se riesco a non farmi risucchiare dalla vita universitaria e l’ispirazione non mi abbandona conto di aggiornare in un paio di settimane. In caso contrario vi chiedo di avere pazienza con me. Tutto sommato non credo che la storia si protrarrà per troppi capitoli, quindi in un mese/un mese e mezzo dovrebbe essere completa.
Spero, intanto, che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia intrigato. Se volete lasciarmi un parere od un consiglio io vi ascolterò con piacere.
Al prossimo capitolo.
Naky.

 
Ps. Ringrazio dal più profondo del mio cuore Sara, che mi ha aiutato leggendo in anteprima la fic e dandomi consigli preziosi su come gestire alcune cosine per evitare l’OOC.
Sei stata una beta meravigliosa.

   
 
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