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Autore: Leonhard    01/04/2016    4 recensioni
...Pensi che sia così scontato aprire gli occhi dopo averli chiusi?...
...pensi che sia così facile rialzarsi dopo essere caduto?...
...pensi che la Compressione Temporale sia apparsa a tutti come un infinito deserto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Squall Leonheart
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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COMPRESSION AND COMPREHEND


La voce non parlò più, lasciandolo fermo davanti alla piuma, in mezzo al deserto della Compressione Temporale. Il volteggiare pacifico della virgola candida davanti a lui, tuttavia, non riusciva più a trasmettergli quella rassicurante apatia che l’aveva cullato fino a quel momento. Ripensare alle parole nella sua testa fu un gesto automatico, che lo fece sentire

morto

in qualche modo umano. Perché Seifer? Perché Edea? Era andato avanti; aveva sempre fatto così, era sempre andato avanti. Era così assurdo che fosse andato avanti? Aveva preferito: che cosa aveva preferito? Perché aveva preferito andare avanti? La risposta era sempre stata chiara nella sua testa.

Andare avanti era il modo migliore per lasciarsi il passato dietro; sì, era andato avanti e non si era nemmeno guardato indietro, perché se l’avesse fatto si sarebbe fermato, avrebbe deciso che la direzione in cui andava era pregna di cose troppo grandi per lui e che l’avrebbero sovrastato, l’avrebbero

ucciso

spaventato al punto da indurlo a gettare la spugna. E se avesse gettato la spugna, tutto il mondo sarebbe stato perduto; non l’aveva chiesto lui di essere il salvatore il mondo, ma era stato lui a decidere che una cosa del genere poteva gestirla. Perché l’aveva deciso? Perché i suoi amici erano lì con lui, perché RINOA era lì con lui. E l’aveva fatto aspettando il momento in cui quelle parole, che da sempre aveva aspettato, avrebbero volteggiato nell’aria fino a lui, esattamente come quella piuma che danzava imperturbabile e pulsava di quella luce salvifica che lo faceva sentire ancora ancorato alla convinzione che presto o tardi la sveglia sul suo comodino avrebbe suonato, facendogli scoprire che lui dalla Compressione Temporale ne era uscito.

Non da solo però: da solo non sarebbe mai scappato da quel posto.

Ma lui in quel momento era solo e quelle parole fluttuavano unicamente nella sua testa, che cominciava ad assomigliare al fulcro di tutto. Solo e spaesato. Solo e confuso. Solo e convinto che la sua sveglia sarebbe stata in silenzio per ancora troppo tempo.

Pensi che sia così scontato aprire gli occhi dopo averli chiusi?

La voce tornò a farsi sentire, alimentando il suo seme del dubbio con quella nuova enigmatica domanda. Squall non aveva bisogno di ragionamenti contorti e voli pindarici per dare una risposta: certo che no e nessuno meglio di lui poteva saperlo. Lui, che aveva visto troppa desolazione e troppa morte per la sua giovane età. Lui, a cui la SeeD aveva messo davanti agli occhi il reale funzionamento del mondo; ogni mattina in cui si aprivano gli occhi bisognava solo ringraziare di averne avuto la possibilità, di averne avuto la capacità: tante persone non avevano quel lusso e molte altre non l’avrebbero avuto a lungo.

Mosse un passo in direzione di quella luce che sembrava viva, sembrava quasi studiarlo nei suoi ragionamenti, nelle sue mosse: un passo avanti e la luce si fece nuovamente più intensa, inondandolo di bianco e costringendolo a chiudere gli occhi.

Se io ti dicessi la verità…faresti come hai fatto la prima volta?

La prima volta?

Scapperesti? Andresti avanti? Saresti capace di nasconderti nuovamente, fare il finto morto nella speranza di un aiuto?

Cosa stai dicendo?

Non lo sai?

 
 It's in this moment that your body sits across from you.
 It tells you 'looks like we're not gonna make it this time.'
It shares a cigarette with you as you recollect the past before soon parting ways back to the atomic ether.


La sala d’attesa del Garden di Galbadia non se la ricordava così luminosa. Forse semplicemente per le circostanze in cui era entrato l’ultima volta, quando non aveva avuto così tanto tempo per guardarsi intorno e rivivere i ricordi della prima volta che avevano oltrepassato quella porta, quando erano tutti convinti di essere spacciati e, in seguito alla notizia di Quistis, si erano poi tutti convinti che Seifer fosse morto.

Ma Seifer non era morto: aspettava nell’ombra, assieme alla Madre, a Edea la Maga, in attesa del tempo giusto per fare la sua mossa. Allora come adesso, erano tutti distribuiti in quella stanza, in un luttuoso e pensieroso silenzio, tutti con la mente rivolti al loro vecchio compagno, allievo, fidanzato. Ricordava l’atmosfera pesante che aveva invaso la camera, il soffocante silenzio gravido di lacrime non piante che l’aveva preso ai nervi e gli aveva fatto formulare quei pensieri che l’avevano fatto sbottare, non dalla paura ma dall’ansia.

Ma sinceramente non ricordava che tutti i presenti in quella sala lo guardassero fisso. Gli occhi erano vuoti e spenti, esattamente come quelli di Seifer, e i loro volti erano inespressivi, quasi finti, che gli diedero un tremito assolutamente spiacevole. Vide Rinoa seduta sul divano, come allora, che lo guardava con quell’espressione sterile, non come allora.

Vide i suoi occhi rigidi e finti, il suo volto tumefatto, l’occhio nero ed il labbro spaccato. Vide dei sottili segni rosso vivo ai suoi polsi, ma ciò che non vide fu dolore, sofferenza, paura; il suo volto parlava chiaro, sembrava esprimere una realtà profonda, una realtà con cui lei era entrata in accordo.

Mi hanno pestato, ma è tutto sotto controllo

Squall mosse un passo nella direzione della ragazza, chiedendosi chi fosse stato a farle una cosa del genere; quasi come se gli avesse letto nel pensiero, Rinoa parlò.

“Se ti dicessi la verità…come reagiresti?” chiese, con la sua voce dolce: il SeeD faticò nel riconoscere in quella voce spenta la stessa ragazza che gli aveva sussurrato così timidamente quelle due parole che per tanto tempo aveva aspettato.

“Rinoa?” chiamò lui, in tutta risposta. “Che cos’è successo? Chi è stato?”. Gli altri si mossero: si volsero tutti nella sua direzione, senza cambiare espressione, senza staccare gli occhi da lui, senza nemmeno sbattere le palpebre.

“Pensi che sia così facile rialzarsi dopo essere caduto?” chiese una Quistis quasi spettrale, guardandolo immobile.

“Perché mi hai detto di non allontanarmi da te?” chiese improvvisamente la ragazza vestita di blu. “Io l’ho fatto: non mi sono allontanata da te. Ma è finita ugualmente così”.

“Non ti rendi conto di quanto abbiamo avuto bisogno di te?” chiese Zell. Il ragazzo li guardò attentamente: avevano lo stesso collarino rosso che aveva Seifer inciso sul collo. “Tu ci hai lasciati da soli, Squall. Perché ci hai lasciati da soli?”.

“Io non l’ho fatto…” mormorò lui arretrando di un passo. Selphie prese la parola.

“Ci hai lasciati soli, Squall” rincarò. Mosse una mano e posò un dito contro quello strano segno rosso che aveva sul collo.

“Vuoi la verità?” chiese ancora Rinoa.

E la voce di Rinoa, così seria e così finta gli fece finalmente paura. La paura lo invase come un’ondata, come una marea, come una nube tossica. Capì e vide.

La verità. I segni rossi. La voce. Edea. Seifer. Rinoa. Sè stesso.

E fu nuovamente bianco

 
Your body does this because it loves you.
You have never met anyone like your body.
Your body has been with you everyday, good and bad.
It's even kept a journal of your life carved in scars.


Nella Compressione Temporale non era più solo. Davanti a lui, Artemisia lo guardava con un’espressione seria, ma allo stesso tempo pacifica. Squall si volse verso lo strapiombo dietro di lui e capì che quello non era un avversario che poteva fronteggiare ma da cui non poteva nemmeno fuggire. Ormai sapeva, aveva capito, e la cosa lo riempiva di terrore.

“Io…” cominciò, ma la Strega davanti a lui lo interruppe.

“Pensi veramente che la Compressione Temporale sia apparsa a tutti come un infinito deserto?” chiese. Squall sbatté le palpebre confuso. “La Compressione Temporale non è un deserto da cui essere salvati; non è nulla di tutto questo. Almeno, non la tua”.

“La mia?”.

“Esistono Compressioni e Compressioni, se vogliamo chiamarla così” puntualizzò Artemisia. “Ma non è quello che vuole essere: è quello che realmente è. Comprensione. Compressione e comprensione”.

“Tu chi sei?”.

“Hai paura, Squall”. Non era una domanda. “Hai paura perché questa tua Compressione

comprensione

non ti soddisfa. Non ti appaga. Ti lascia con tante domande da farti girare la testa e desiderare un modo per darle senso. Ma un posto del genere non può avere senso, Squall. Un posto del genere il senso è l’ultima cosa di cui ha bisogno”.

“Che stai dicendo?” chiese il ragazzo. Tese i muscoli ed in cuor suo si chiese perché: la verità gli lampeggiava davanti agli occhi, una verità che l’avrebbe portato facilmente alla pazzia. Ma non in quel posto, non con lei e non a lui.

“Ti sto dicendo, Squall, che tu ormai sai tutto e le domande che mi stai facendo hanno già una risposta. Sei andato avanti, ti sei rialzato, hai riaperto gli occhi, tutte cose che tante persone non hanno avuto modo di fare. Ma tu l’hai fatto, Squall. Ora io ti chiedo perché l’hai fatto?”.

“Per sentire quelle parole” disse il ragazzo. La figura davanti a lui annuì comprensiva.

“Certo” disse. “Ma vuoi sentire per davvero quelle due parole? Vuoi sentire quelle parole cosa ti hanno detto in realtà? Le vuoi sentire in un altro quando ed in un altro dove?”.

“Perché il deserto?” chiese, guardandosi intorno: la terra bruna ed arida, il cielo color piombo, l’aria pesante e l’odore polveroso sembravano quasi chiamarlo.

“Le vuoi sentire veramente quelle parole? Ho la sensazione che se le rievochi alla memoria le sentirai nuovamente, come se

le avessi sentite davvero

le sentissi anche adesso: mettiti alla prova, Squall. Rievocale” invitò Artemisia, ignorando la domanda.

Squall lo fece: rievocò la leggera eccitazione data dall’essersi trovato al centro dell’attenzione di una sala affollata e per la prima volta non averne provato repulsione, la piacevole scarica elettrica che aveva percorso il suo corpo quando Rinoa lo aveva preso a braccetto e sfoggiato come se fosse la cosa più bella del mondo, la sensazione della pelle tiepida nel suo palmo mentre camminavano per i corridoi del Garden, lei troppo stanca per parlare e lui bloccato in una situazione che non capiva appieno ma che lo faceva stare sorprendentemente bene. E poi fece affiorare alla memoria quelle parole, che l’avevano fatto fremere dal profondo di un brivido del tutto sconosciuto.

Sei solo.

Ti amo.

 
Your eyelashes always wiped the tears from your eyes.


Artemisia lo trasportò dai suoi compagni, mentre la piega reale di quello che era successo gli si dipanava nella mente ed i ricordi svanivano nell’aria, prendendo una tendenza nebulosa e volatilizzandosi. Scomparve la battaglia contro il Garden di Galbadia, Esthar City e la stazione lunare. Scomparvero Ellione, Laguna, Adele, Odaine, Artemisia.

Scomparve Rinoa, la SUA Rinoa, per lasciare spazio ad una Rinoa che non sentiva sua e che non lo sarebbe mai stata. O comunque non lo sarebbe mai più stata. Rivide i segni rossi attorno al collo di Seifer, di Selphie, di Quistis e di Zell e presero tutti il senso che dovevano avere, uno dietro l’altro, senza fermarsi mai.

Attaccavano il neogovernatore di una nazione come Galbadia e se la cavavano con un arresto?

Evadevano dalla prigione di Galbadia e non succedeva nulla?

Uccidevano l'amministratore delegato del Garden di Balamb e la vita continuava tranquilla?

Facevano evadere Rinoa dal Palazzo delle Streghe e poi venivano ingaggiati dal presidente di Esthar per fermare Artemisia come se nulla fosse successo?

La verità poteva essere solo una, ed in quel momento era davanti ai suoi occhi.

La scena del carro era stata spostata ancora avanti; vide sé stesso venir trafitto dalla lancia di ghiaccio, ma questa volta il tempo non si fermò. L'altro Squall cercò per qualche secondo di respirare poi il corpo si paralizzò e si sbilanciò all'indietro, oltre il limite del carro; Rinoa che si voltava verso di lui

(l'altro lui)

e gli rivolgeva uno sguardo incredulo, attonito e terrorizzato prima di urlare il suo nome in modo che tutta la piazza lo sentisse; Edea, ancora immobile nella stessa posizione che aveva quando le lance erano scattate verso di loro, che lo guardava con gelidi occhi soddisfatti, felice di averne preso almeno uno.

Vide sé stesso cadere e Rinoa gettarsi sul bordo, in un disperato tentativo di prenderlo al volo, poi la scena cambiò e si trovò ai piedi del carro. Pochi istanti ed il suo corpo

(l'altro corpo)

rovinò a terra, immobile, mentre una pozza di sangue andava espandendosi sotto di lui. Subito dopo, nuovamente la luce.


La voce gli raccontò mentre vagava immerso nella luce: il Garden aveva stabilito che tre SeeD non valevano la sicurezza dell'intera scuola ed aveva preso le distanze dall'operazione. Stessa cosa aveva fatto il Garden di Galbadia ed i suoi compagni si erano trovati soli davanti al boia.

Rinoa era stata salvata dall'influenza che il padre aveva esercitato su certi politici e dopo una notte in prigione sarebbe stata condannata agli arresti domiciliari, dove non sarebbe più stata in pericolo.

Edea aveva preso le redini di Galbadia ed era cominciato il suo regime del terrore e della magia: i Garden si erano volatilizzati dalla faccia della terra da un giorno all'altro. Nel giro di poco tempo, il mondo sarebbe stato diviso unicamente tra Esthar e Galbadia, ma almeno lui non aveva dovuto assistere a tutto questo. Ebbe il tempo di pensare che come soddisfazione era veramente molto magra, poi si accorse di non aver bisogno di alcuna soddisfazione.

Lui era morto su quel carro.

Era morto solo.

E la cosa gli stava bene.



NOTA DELL'AUTORE:

Ed eccoci qui; finita anche questa.

Questa fic voleva essere il mio saluto: sento di aver esaurito le idee che riguardano Squall&co. e quindi migro verso altri fandom.

Spero di avervi divertito con tutte le fic che ho scritto, ma questa volta non vi dirò che ci vedremo presto; non all'interno di FFVIII almeno.

Vi ringrazio tutti quanti per l'attenzione che mi avete dato, spero di migliorare ancora per regalarvi storie sempre più belle e sempre più coinvolgenti.

Alla prossima. Stay Tuned.

Leonhard
   
 
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