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Autore: Phoenix Mars Lander    02/04/2016    7 recensioni
[Questa storia è basata anche sulla serie tv e tiene conto degli avvenimenti accaduti nella 1x12.]
Quando Alec ha baciato Magnus per la prima volta c'era tanta di quella luce da illuminare tutta Brooklyn, ogni singolo bullone del suo ponte.
Ma stavolta è diverso: stavolta ha bisogno della notte, per quello che sta per fare, ha bisogno di tenersela stretta a sé, una rassicurazione che gli abbraccia i gomiti tremanti dall'agitazione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Divorarsi in prima linea



 
 
 
Magnus gli dà le spalle ed è bellissimo, in piedi nel bel mezzo del suo appartamento e fasciato in quel completo viola e nero.
È bellissimo nella sua solita postura sicura, la sua solita schiena dritta che però fa a pugni con la testa che ha lasciato cadere in avanti, coi capelli curati che verosimilmente sono andati a coprirgli gli occhi. Il flûte di champagne che tiene intrappolato fra le dita accusa un tremolio quasi impercettibile, come un prigioniero stremato che cerca di scappare dalle sue grinfie.
Ad Alec quell'immagine ricorda il giorno del proprio matrimonio con Lydia, gli ricorda quel Magnus terrorizzato e speranzoso che lo guardava dal centro della stanza, il respiro e i battiti forsennati appesi in aria, spezzati a metà, i muscoli che non osavano muoversi per paura di prendere la direzione sbagliata.
Quel Magnus è identico a quello che adesso sta dando le spalle ad Alec.
Il Nephilim si ferma a guardarlo, in silenzio, e intanto si appoggia allo stipite della porta, ci si accascia contro come se potesse lasciare lì tutto il suo nervosismo, appenderlo ai cardini e andare avanti senza più pesi.
Ripensa a quella volta in cui Magnus gli ha detto che gli sarebbe piaciuto avere un incontro ravvicinato con tutte le sue rune e Alec ha alzato gli occhi al cielo, la corazza d'indifferenza che lo proteggeva perfettamente - perché non avrebbe saputo in che altro modo difendersi dalle allusioni dello stregone.
Adesso si permette di sorridere, invece, nascosto nella penombra che gli copre le labbra davanti allo sguardo inquisitore del sole, ch'è quasi scomparso definitivamente.
Eppure quando ha baciato Magnus per la prima volta c'era tanta di quella luce da illuminare tutta Brooklyn, ogni singolo bullone del suo ponte. Ma stavolta è diverso: stavolta ha bisogno della notte, per quello che sta per fare, ha bisogno di tenersela stretta a sé, una rassicurazione che gli abbraccia i gomiti tremanti dall'agitazione.
Prende un respiro profondo e sa che Magnus l'ha sentito, Magnus che s'irrigidisce sul posto e posa cautamente il flûte sul tavolino d'ebano, senza però voltarsi di un millimetro.
Alec fa un passo e poi un altro.
Cammina verso Magnus come quando si è allontanato dall'altare, cammina slacciandosi la cravatta blu che Izzy l'ha costretto ad indossare stasera perché il primo appuntamento bisogna goderselo per bene, la tiene un attimo in mano, accarezza la stoffa e sente sotto i polpastrelli tutte le costrizioni della sua vita, le sente graffiargli l'epidermide e le lascia cadere, un volo di un metro e sessanta che le disintegra non appena toccano terra.
Avanza di un altro passo e si sfiora con l'indice il pomo d'Adamo, poi scende e si afferra il colletto della camicia, lo apre e sfila il primo bottone dall'asola, sentendo tutti i doveri che gli hanno imposto vacillare sotto le sue dita, poi la mano precipita sul secondo, sul terzo, e in un attimo è arrivata fino in fondo.
Gli tremano le palpebre mentre percepisce tutti i propri fallimenti, l'insicurezza e il senso d'inadeguatezza staccarglisi dalla pelle, venire trascinati con violenza dall'indumento che poco a poco scivola via, spogliandogli le spalle e poi la schiena. La camicia crolla, si riempie d'aria come i polmoni di Alec, finalmente, e poi atterra accanto alla porta aperta.
Alec cammina ancora verso Magnus, il cuore che gli spacca le costole, e lascia dietro di sé un sentiero di sentimenti da dimenticare.
Si afferra la fibbia della cintura e Magnus trema, sembra in procinto di girarsi e Alec lo ferma. 
«Non ancora» sussurra.
C'è un'ultima cosa che deve togliersi di dosso prima di potersi far vedere da lui.
Alec tira la cintura fuori dai pantaloni con forza, passante dopo passante, e nel momento in cui se la sfila definitivamente sente le vertebre distendersi, la spina dorsale gemere di sollievo, i fianchi rilassarsi.
Si sofferma per un attimo a guardare l'accessorio, di un nero così profondo che pare volerlo risucchiare da un momento all'altro, e apre le dita della mano.
La paura di Alec si sfracella sul pavimento.
Solo ora Magnus si volta e quando lo fa vede un uomo che ha unicamente scorto, finora, una persona che ha ammirato dal buco di una serratura, di una pupilla, e ora invece è lì davanti a lui in tutta la sua completezza.
È sempre stata una guerra, la loro, una battaglia di cuori e sentimenti ed emozioni.
Alec non sa chi dei due abbia attaccato per primo e neanche gl'importa, francamente, perché è troppo occupato a controbattere, a difendere la propria posizione affondando la lingua nella bocca dell'altro e martoriandogli le labbra colpo dopo colpo e ferendogli il bacino con le unghie che penetrano nel suo bel completo.
Magnus e Alec si divorano nella prima linea dei propri eserciti personali, fremendo sotto i reciproci bombardamenti, e all'improvviso cedono entrambi, una tregua che ha il sapore dell'ossigeno che torna a curare i loro polmoni, un'alleanza notturna che li lascia storditi e ansimanti a guardarsi negli occhi, in piedi sulle macerie di mondi altrui.
«Le mie rune sono piuttosto restie a farsi toccare da te» mormora Alec con un finto tono strafottente.
Magnus sostiene il suo sguardo con un sopracciglio inarcato e Alec pensa che forse suo padre dovrebbe chiederglielo di nuovo, se si amano, perché adesso saprebbe rispondere, adesso conosce le parole.
Magnus gli si avvicina e sorride sulle sue labbra e Alec viene contagiato, inevitabilmente, i primi sintomi di quel gesto che già gli spaccano in due le guance.
Poi il sussurro dello stregone s'infila tra i suoi denti, accarezzandogli il palato e incendiandogli la pelle.
«Lo sai che amo le sfide, Alexander.»
 
 
 




 
Author's corner ~
Sto in palla coi Malec. È l'unica cosa che riesco a dire. Trovate una cura al più presto per favore.
Dipendenza a parte (?), dedico questa fanfiction al bellissimo gruppo facebook sui Malec che ho creato solo ieri ma che mi ha già regalato un sacco di gioie. Ecco, raggiungeteci tutti e sclerate malamente insieme a noi.
E niente, spero che quest'ammasso di nonsense vi sia piaciuto! 
Biscotti, amore e Malec a tutti ♥️
  
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