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Autore: Soly_D    02/04/2016    10 recensioni
#01. «Ryō, ti manca il posto dove vivevi prima?».
#02. Per un attimo l’aveva desiderata come un uomo desidera una donna.
#03. «Se non siamo fratello e sorella, cosa siamo noi due, Ryō-kun?».
[Ryō/Alice ♥ 3 momenti ambientati in una vasca da bagno]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Nakiri, Ryou Kurokiba
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bath



~1~

«Ryō, stai un po’ fermo!», esclamò Alice al limite della sopportazione. «Così non riesco a lavarti per bene!».
Ryō sbuffò, smettendo di dimenarsi nella vasca da bagno.
Alice l’aveva appena accolto in casa sua come assistente. Il bambino aveva varcato la soglia della lussuosa villa con uno zainetto contenente pochi stracci poggiato sulle spalle esili e i capelli che gli ricadevano scomposti lungo il viso, ed era rimasto a fissare estasiato lo splendido arredamento dell’ingresso, così diverso dal ristorante in cui aveva lavorato fino a quel momento, finché Alice non aveva cominciato a blaterare su quanto puzzasse di pesce e avesse estremamente bisogno di un bagno caldo e profumato. E così, nel giro di mezzo minuto, Ryō si era ritrovato a sguazzare in una vasca da bagno piena fino all’orlo con tanto di idromassaggio e odiose paperelle che galleggiavano sul pelo dell’acqua, mentre Alice, dall’esterno, gli passava la spugna sulle spalle e sulla testa alla stregua di un cane randagio.
Ryō odiava fare il bagno. Peggio ancora, farsi fare il bagno.
«Posso lavarmi anche da solo», si lamentò. «Tu non sei mia madre».
«Sono la tua padrona e devi eseguire i miei ordini», si impuntò Alice, strofinandogli la spugna sulla fronte in modo così forte che Ryō ebbe paura di perdere i capelli prima del tempo.
«Dittatrice», sibilò a denti stretti, credendo di non essere udito.
«C-come mi hai chiamata?!». Alice l’aveva sentito eccome. «Chiedimi scusa, avanti!».
L’espressione di Ryō non fece una piega. «No».
Alice, inviperita, gonfiò le guance e afferrò Ryō per i capelli spingendogli la testa sott’acqua. Ignorò per qualche secondo i tentativi del bambino di liberarsi e, quando decise di averlo punito abbastanza, gli tirò fuori la testa dall’acqua, vedendolo annaspare alla ricerca di ossigeno e strofinarsi gli occhi a causa del sapone.
«Allora?», chiese Alice impaziente, sfidandolo con lo sguardo.
Ryō convenne che quella bambina apparentemente minuta nascondeva una forza incredibile, sia fisica che d’animo. Di certo era meglio non farla arrabbiare se voleva preservare la propria quiete. «Scusa, mia signora», rispose con un sospiro stanco.
«Bravo». Alice gli sorrise e Ryō pensò che così fosse più carina, ma questo non glielo avrebbe mai detto.
Soddisfatta, la bambina fece per riprendere il lavoro da dove lo aveva interrotto, ma poi si bloccò con la spugna a mezz’aria e Ryō potè notare un barlume di tristezza adombrarle per un attimo gli occhi color porpora.
«Ryō, ti manca il posto dove vivevi prima?».
Il bambino sbatté più volte le palpebre, un po’ perplesso. Pensò al ristorante sul porto e alla fatica e alla durezza del lavoro che aveva dovuto sopportare fino all’arrivo di Alice. Forse un giorno avrebbe ricordato con nostalgia i vecchi tempi in cui era capo-cuoco, ma da quel momento avrebbe avuto un letto comodo in cui dormire, un pasto caldo, una famiglia.
«No», rispose semplicemente.
Il volto di Alice si illuminò all’improvviso.
«Questo significa... che sei felice di stare qui con me! Oh, anch’io sono felicissima! Ho sempre desiderato un amico come te, Ryō-kun!». Alice si slanciò verso di lui e gli cinse il collo con le braccia sottili, poggiando il mento sulla sua spalla, incurante di bagnarsi in quel modo i capelli accuratamente pettinati e il vestitino costoso.
Ryō sgranò gli occhi. Alice non aveva usato la parola “servo” o “assistente”, ma “amico”. E nessuno l’aveva mai chiamato Ryō-kun. Suonava così dolce che il bambino sentì spandersi un piacevole calore sia nel petto che sulle guance.
Sollevò una mano e sfiorò la testa di Alice in una lieve carezza.
«La prossima volta il bagno me lo faccio da solo, però».


~2~


Ryō stava cucinando la cena quando sentì un tonfo sordo provenire dal bagno, seguito da un urletto femminile. Svelto, lasciò gli attrezzi da cucina e si precipitò in bagno, terrorizzato che ad Alice potesse essere successo qualcosa.
«Mia signora!», esclamò spalancando la porta.
La tenda della vasca da bagno giaceva per terra formando una collinetta dalla quale venivano fuori mugugni di dolore.
«Ryō-kun... non...».
In un paio di falcate, Ryō raggiunse Alice e si piegò per liberarla. Quando le tolse la tenda di dosso, però, lo sguardo del ragazzino corse velocemente dagli occhi spalancati della padrona ai capelli fradici che gocciolavano sul collo, poi ai seni rotondi e sodi, lucidi d’acqua, con i capezzoli rosei che sembravano puntare verso di lui, e infine alla pancia piatta e ai fianchi torniti, dove Alice si stava strofinando una mano per il dolore. Più in giù Ryō non riuscì a guardare perché gli arrivò una manata dritta in faccia talmente forte che lo fece cadere all’indietro.
Quando riaprì gli occhi, Alice troneggiava minacciosa su di lui, avvolta in un asciugamano con le braccia strette sotto il seno florido che per Ryō, ora, non era più un mistero.
«Se solo mi avessi lasciato parlare, avresti saputo che ero nuda», precisò.
Ryō ingoiò a vuoto, cercando di non dare a vedere quanto fosse scosso dall’accaduto. «E... cosa ci facevi lì per terra, nuda?».
«Sono inciampata sul pavimento bagnato e, per cercare di mantenermi, ho trascinato anche la tenda», sbottò rossa in volto, spostando lo sguardo di lato. «Ed ora sparisci!», terminò gettandogli una ciabatta addosso, ciabatta che Ryō prontamente evitò.
Una volta uscito dal bagno, il ragazzino si accasciò lungo la porta prendendosi la testa tra le mani, lo sguardo fisso sul cavallo dei pantaloni
leggermente gonfio (di cui Alice non si era miracolosamente accorta), la mente piena dell’immagine di lei, nuda, bagnata, profumata.
Ryō non aveva mai visto un corpo femminile nudo, eppure faticava a pensare che potesse essercene uno più bello di quello di Alice. Per un attimo aveva sentito la voglia di toccarla per scoprire se la sua pelle era morbida e vellutata come appariva, di stringere teneramente quei seni che sembravano fatti apposta per stare tra le sue mani e poi di scendere giù, sempre più in giù, lì dove si celava il mistero più grande e irresistibile.
Per un attimo l’aveva desiderata come un uomo desidera una donna.
Ma Alice era la sua padrona, la sua signora, così innocente, così pulita. E lui solo un ragazzino che che non ne sapeva nulla del sesso, dell’amore.
Quella sera, in quello stesso bagno, Ryō si sarebbe toccato per la prima volta immaginando di avere Alice nuda sotto di sé e di poterla stringere tra le proprie braccia e non lasciarla più.


~3~


Erano così abituati a stare insieme, ventiquattro ore su ventiquattro, che spesso capitava loro di trovarsi entrambi in bagno a fare cose diverse.
Alice quella sera era davanti allo specchio a lavarsi i denti, Ryō si stava rilassando nella vasca da bagno.
«Ryō-kun, sono ore che te ne stai lì dentro...», si lamentò la ragazza mettendo a posto spazzolino e dentifricio. «Devo lavarmi anche io!».
«Ancora qualche minuto...», rispose il giovane cuoco da dietro la tenda.
Alice puntò lo sguardo in un angolo dello specchio, lì dove riusciva a vedere il riflesso della testa e delle spalle possenti di Ryō. Sorrise maliziosamente. «Se non ti sbrighi, vengo lì a farmi il bagno con te», scherzò.
Ryō non rispose, Alice lo vide chiudere gli occhi. Adorava stuzzicarlo.
«Che male ci sarebbe, in fondo?», continuò, volgendosi in direzione della vasca.
«Mia signora, sta giocando col fuoco...», rispose Ryō con tono cauto.
«Ti imbarazza l’idea, forse?», continuò Alice imperterrita. Fece un passo avanti, poggiando delicatamente una mano sulla tenda. La accarezzò piano, dall’alto verso il basso. «In fondo da piccoli ci facevamo sempre il bagno insieme... come fratello e sorella».
«Oh, milady, siamo tutto tranne che fratelli, noi due».
Alice sentì un fruscio, il rumore dell’acqua che si spostava e di goccioline che cadevano.
La tenda fu scostata all’improvviso. Ryō, nudo, fradicio, era in piedi di fronte a lei e la guardava come se volesse mangiarla.
Alice, gli occhi sgranati per lo stupore, non riusciva a spiccicare parola, troppo concentrata sui rivoli d’acqua che partivano dalle spalle di Ryō, scorrevano lungo gli addominali pronunciati e si infrangevano nella zona scura dell’inguine, dove Alice si impose di non guardare ma inevitabilmente guardò. Sembrava la statua di un dio greco. Bellissimo.
Quante volte l’aveva visto in costume da bagno e quante volte l’aveva reputato bello, attraente, convincendosi che ciò non scatenasse in lei alcuna emozione diversa dal rapporto tra fratelli? Quante volte aveva negato a se stessa di desiderare che quelle braccia robuste e quel petto muscoloso la stringessero?
Nudo, nudo, nudo. Alice non riusciva a pensare ad altro. Aprì la bocca, ricordandosi improvvisamente di dover respirare.
«L’hai detto tu, no?», le ricordò Ryō, allungando le mani verso di lei e portandole dietro la sua schiena. «Che male ci sarebbe a farsi il bagno insieme?». Il giovane aprì la zip e il vestito leggero scivolò lungo le gambe nivee di Alice, lasciandola con il reggiseno e gli slip. Fu lei stessa, completamente ipnotizzata dai gesti e dagli sguardi del ragazzo, a calciare via le ciabatte.
Ryō la afferrò da sotto le ascelle e, dandole l’impressione di essere leggera come una piuma, la sollevò dal pavimento e se la portò con lui nella vasca da bagno. La strinse con un braccio, mentre con l’altro le scostava la ciocca più lunga dal viso e la riponeva dietro l’orecchio.
Alice lo guardò intensamente negli occhi e sentì i propri farsi umidi.
«Se non siamo fratello e sorella, cosa siamo noi due, Ryō-kun?».
«Uhm, vediamo... siamo servo e padrona, forse?».
Alice fece segno di no. Una padrona non avrebbe stuzzicato in quel modo il suo servo.
Ryō si chinò verso di lei. «Cuoca e assistente?».
Alice scosse di nuovo la testa. Un assistente non l’avrebbe spogliata, non l’avrebbe guardata con la passione con cui la guardava Ryō.
«Amici?», chiese ancora lui, avvicinando il viso a quello di Alice. Poggiò la fronte contro la sua, sfiorandole il naso, e Alice si sentì arrossire come una bambina.
«No». Due amici non si sarebbero desiderati, non in maniera così disperata.
Alice ridusse la distanza che la separava da Ryō. Poggiò le labbra su quelle del compagno, aggrappandosi alle sue spalle e spingendosi verso di lui fino a far aderire il proprio seno contro il suo petto. Fu un bacio breve ma intenso, bagnato. Le loro labbra si cercarono affamate, modellandosi. Schiacciata contro il corpo di Ryō, Alice avvertì concretamente quanto fosse forte la voglia che lui aveva di lei e le tremarono le gambe al solo immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco. Ryō lasciò che si accasciassero insieme, stretti l’uno all’altro, nell’acqua della vasca diventata ormai tiepida.
Infine le prese il volto tra le mani. «Dillo, Alice, dillo cosa siamo».
L’ultimo sussurro di Alice si infranse in un altro bacio, seguito da un altro e da un altro ancora.
«Amanti».










Note dell'autrice:
La mia prima storia nel fandom di SNS, non ci credo *____* sto leggendo il manga solo da una settimana e già me ne sono innamorata! Amo la RyoAli tanto quanto la Sorina, però ho preferito scrivere prima sulla prima coppia perchè lo trovo più semplice. Per la Sorina ho in mente una oneshot più complessa ;) Spero che la storia vi sia piaciuta e che i personaggi non vi siano sembrati OOC. Ringrazio di cuore chi vorrà recensire ♥

Soly Dea
  
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