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Autore: Ninaly    02/04/2016    1 recensioni
Raccolta di oneshots sulla serie televisiva nelle quali esporrò il mio punto di vista, oppure riscriverò una scena particolare di un episodio che avrei sviluppato in modo differente. Principalmente saranno incentrate sul personaggio di Alec, il mio preferito, ma scriverò anche qualcosa sugli altri. Spero siano di vostro gradimento!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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”Alexander.” Parte 2


“Alec..” lo chiamò Lydia scuotendolo appena, con delicatezza e senza attirare troppo l’attenzione su di sè. Capiva la situazione ma in quel momento doveva fare qualcosa per allontanare gli sguardi confusi e indagatori dal ragazzo al suo fianco, troppo sconvolto per dire anche una sola parola. Come se l’Angelo avesse ascoltato le sue preghiere trovò lo sguardo di Alec fisso nel suo, il blu scuro del ragazzo nell’azzurro cielo dei suoi, e sospirò.
“E’ tutto okay.” gli sussurrò stringendogli appena la mano, la stessa che poco prima stava per segnare con la runa del matrimonio. Gli sorrise con dolcezza cercando di infondergli coraggio ma lui sembrò non capire la situazione. In un’altra occasione forse avrebbe riso davanti a quell’ingenuità tanto adorabile, ma in quel caso doveva solo essere cauta con le parole e i movimenti. “Non devi farlo per forza.” aggiunse abbassando ulteriormente la voce, tutto d’un tratto però la sala sembrava essere piombata in un silenzio surreale, come se qualcuno avesse tolto il volume lasciandoli comunicare con i soli sguardi.
“Magnus.” lo sentì dire, un filo di voce quasi inudibile. Lo stregone però sembrava aver capito perché gli sorrise avvicinandosi all’altare con un passo lento ed elegante come solo lui riusciva ad essere. La madre di Alec non aspettò molto per seguirlo e posizionarsi al suo fianco, di fronte a suo figlio che improvvisamente si irrigidì e abbandonò la mano che Lydia stava stringendo. Lei non fece caso alla brusca interruzione del loro contatto, bensì si concentrò sullo sguardo della signora Lightwood che sembrava cercasse di comunicare mentalmente con Alec. Lui nel frattempo continuava a spostare lo sguardo dal ragazzo alla madre senza capire esattamente quale sarebbe stata la mossa più intelligente e corretta in un momento come quello. “Vattene.” rispose infine con voce tesa come una corda di violino. Cercò di limitare gli incontri con lo sguardo dello stregone che sembrava sconvolto dall’ordine che gli era appena stato dato dal ragazzo. Non credeva alle proprie orecchie, aveva scelto. Non lui. Quando Alec alzò lo sguardo per capire la reazione dello stregone vide il nulla, era svanito. Allora il ragazzo si voltò verso Lydia ed il matrimonio riprese dopo un momento di pausa nel quale il giovane Lightwood si chiese quale fosse davvero la scelta giusta. Spezzare il cuore al ragazzo che aveva imparato ad amare o la famiglia? La sposa notò lo sguardo del compagno che pian piano si stava raffreddando, era un punto di non ritorno.

***



“Alexander.” gridò una voce in lontananza, un tono quasi sconvolto che fermò lo shadowhunters all’istante. Nel giro di pochi secondi si ritrovò senza armi, che prontamente vennero scaraventate dalla parte opposta della stanza dalla magia dello stregone che aveva appena fatto il suo ingresso all’hotel Dumort. Gli occhi blu di Alec si spostarono lentamente verso quella figura snella ed elegante che avrebbe riconosciuto fra migliaia, e se solo fosse stato ancora armato si sarebbe lasciato cadere spada e coltello dalle mani alla vista di quel ragazzo che proprio lui aveva ferito.
Raphael nel frattempo si era portato una mano sul braccio sanguinante nel tentativo di fermare l’emorragia, il coltello dello shadowhunter aveva tagliato in profondità la sua pelle chiara ed il potere angelico gli impediva di curarsi con la solita facilità. Magnus si avvicinò subito all’amico, anche se nessuno dei due avrebbe mai ammesso la natura di quella relazione, e curò la ferita con qualche scintilla azzurra che spuntò dalle sue mani e scomparve subito dopo, esattamente come il vampiro che lasciò i due da soli quando ebbe recuperato le forze. Lo stregone sembrava evitare il contatto diretto con lo sguardo di Alexander, non trovava la forza di sostenerlo dopo quello che gli aveva fatto passare. Non poteva dire che i sentimenti per lui fossero svaniti, per quello aveva bisogno di un po’ di tempo, forse anche troppo, ma poteva affermare che, se il giovane Lightwood dagli occhi blu avesse voluto il suo perdono, si sarebbe dovuto impegnare per ottenerlo.
Alle orecchie dello stregone giunse un rumore simile ad un tonfo che subito lo preoccupò, in quel momento si maledì diverse volte per essersi girato a guardare Alec, perché ciò che vide davanti ai suoi occhi fu devastante per il suo cuore.
Gli occhi azzurri del ragazzo, privi di quella scintilla di innocenza ed ingenuità che aveva visto la prima volta che si erano incontrati, si accesero come due grandi fari, la luce della luna che filtrava dalle finestre quasi interamente coperte fece notare a Magnus un luccichio in essi. Un luccichio che gli spezzò il cuore una seconda volta. Alec stava piangendo, ed era stata solo la sua apparizione ad innescare qualcosa dentro di lui, qualcosa che il matrimonio aveva bloccato dietro ad un mare di responsabilità e bugie.
Senza nemmeno rendersene conto si era precipitato accanto a lui e lo aveva stretto in un abbraccio quasi disperato, come se il contatto fra i loro corpi gli fosse mancato più dell’aria, come se avesse deciso di mettere da parte l’orgoglio per sentire le braccia di Alec attorno a sè. In pochi secondi si ritrovarono nell’appartamento di Magnus, dove sarebbero stati lontani da occhi indiscreti. A quel punto lo stregone dagli occhi felini prese il viso d’angelo di Alexander con entrambe le mani, fece scivolare i pollici sulle sue guance umide per mandare via le lacrime e mormorò un dolce ‘Ssh’, come se si stesse rivolgendo ad una creatura estremamente debole e bisognosa di supporto. E forse una minima parte di quel paragone corrispondeva alla realtà, forse quel ragazzo, che si era caricato addosso il peso di un’intera famiglia, aveva davvero bisogno di una spalla sulla quale poter contare nei momenti più difficili.
“Alexander.” lo chiamò Magnus con dolcezza invitandolo ad alzare lo sguardo per incontrare il suo, ma, come si aspettava, lui rifiutò scuotendo appena la testa facendo così ondeggiare i capelli scuri un po’ troppo lunghi. Lo stregone forse non riusciva a capirlo ma per Alec quella situazione era fin troppo assurda, surreale quasi e decisamente troppo dolorosa. Era fra le braccia della persona che aveva ferito di più, stava versando lacrime in sua presenza e sospettava che il sostegno che gli era stato dato fosse solo una mera opera di carità verso qualcuno troppo stupido da avventurarsi in un covo di vampiri. La voce con la quale gli si era rivolto, quella di certo non poteva esserlo, c’era troppa emozione perché lo fosse.
Io non faccio la carità. quella frase improvvisamente inondò la sua mente dandogli una speranza che non si era reso conto di aver perso, Magnus l’aveva detto che non avrebbe mai lavorato gratuitamente. Forse l’aiuto che gli stava dando non era dettato dal senso del dovere ma da un sincero sentimento di amore, anche se in quel momento gli sarebbe bastata anche solo la sua amicizia. La cosa importante era averlo al suo fianco.

   
 
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