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Autore: Chekkumeto    02/04/2016    1 recensioni
Iron Man ha superato le sue crisi di panico e ora è senza armature, Barton sta superando i postumi del controllo mentale con (più o meno) l'aiuto di Natasha, Thor è impegnato altrove e a Rogers tocca l'arduo compito di tenere unita la squadra.
Una nuova missione chiama a raccolta i nostri eroi, un nemico dagli strani poteri trama nell'ombra e tesse intrighi. Niente battaglie epiche questa volta, solo una caccia all'uomo. E qualcuno emergerà dalle sabbie del tempo, per portare scompiglio nella vita di uno dei nostri eroi.
Il male vincerà? O i suoi intrighi saranno smascherati?
Parecchio Clintasha. Accenni alle altre coppie canoniche.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao cari,

Scusate se per questo capitolo ci è voluto tanto ma ci sono state in mezzo molte cose, tra cui perdita totale di ispirazione. In ogni caso siamo tornati carichi e pronti per sfornare i nuovi capitoli di questa (speriamo) appassionante storia.

Per chi avesse bisogno di un ripasso, ci eravamo lasciati con la ritrovata sorella di Tony che lasciava l’appartamento del nostro Capitano, accompagnata da Tony, Bruce e Fury, seguita poco dopo da Rogers, Barton e Romanoff.

Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e sia sufficientemente lungo. Per aggiornamenti e immagini ricordo che ci trovate su Facebook alla nostra pagina “Avengers Beside”.

Grazie a tutti per la pazienza e buona lettura, le recensioni sono sempre gradite.

Chekkumeto&Lawrence_Victory

 

CAPITOLO 9

In cui Ebony frega Tony e Rogers ha un “appuntamento”

 

Nell’ennesimo corridoio della torre, Tony Stark stava esponendo le motivazioni per cui aveva scelto le mattonelle 5x5 cm per il pavimento piuttosto delle banali 4,9x4,9. Ebony, d’altro canto, sembrava molto interessata a qualsiasi baggianata che il fratello le propinasse per annoiarla, con grande disappunto di quest’ultimo. Banner e Fury li seguivano a poca distanza, il primo sbadigliando in continuazione dalla noia, l’altro invece sembrava in allerta, come se aspettasse che da un momento all’altro Ebony saltasse al collo del fratello.

Il giro della torre andava avanti da un po’ e il miliardario le aveva mostrato ogni stanza, ogni angolo, ogni buco dell’edificio, cercando di essere il più noioso e snervante possibile, senza mai riuscire nel suo intento.

-…e questa è l’uscita di emergenza- disse, indicando la pista di atterraggio all’ultimo piano della torre.

-Oooh, un’altra? Quindi se lo scarico dei rifiuti e la tromba dell’ascensore dovessero essere bloccati posso saltare da qui!- esclamò Ebony con falso entusiasmo.

-Quella ragazza è incredibilmente caparbia- bisbigliò Banner al direttore.

-Non ne ha idea, dottore- mormorò questi.

Tony ormai era a corto di idee, di energie e di pazienza.

-E adesso dove mi porti?- domandò lei in falsetto.

-Adesso facciamo un gioco, si chiama “Ebony fa bungee-jumping estremo dal tetto della torre”- la canzonò Tony.

-E come sarebbe “estremo”?-

-Senza elastico!-

-Adesso mostriamo ad Ebony la sua stanza- si intromise Bruce –Vero Tony?-

Un lampo attraversò gli occhi di Stark –Sì, ma certo. Se sua signoria volesse seguirmi- aggiunse con un ampio sorriso, incamminandosi.

Il povero dottore cercò di pensare a quale idea malsana fosse venuta all’imprevedibile amico e i suoi timori si concretizzarono quando Tony si fermò davanti ad uno stanzino minuscolo.

-Ecco qua la cameretta della mia adorata sorella, ti piace mia cara?- chiese con finta premura.

-Certo Tony, è perfetta. Per una spia non c’è niente di meglio di una stanza piccola, è più facile controllare se qualcuno è entrato mentre non c’eri, se manca qualcosa e se ci sono intrusi. E poi sono una ragazza semplice, mi sentirei così a disagio in una di quelle immense camere da hotel a 5 stelle- rispose eccitata, iniziando ad appoggiare le sue cose.

-Un momento, questa non è la tua stanza. Devo essermi sbagliato- la interruppe Tony trascinandola per un braccio lungo il corridoio.

Dopo tre piani in ascensore e due corridoi si fermò davanti ad un’altra porta.

-Ecco la tua stanza- esclamò sorridendo sornione.

La stanza in questione era grande come un appartamento, con un letto a baldacchino in cui ci sarebbero state comodamente sei persone, un minibar, divano e televisore, cabina armadio e bagno privato.

-Ah…non potrei restare nella stanza di prima?- chiese dispiaciuta.

-Assolutamente no. È occupata. La uso per…uhm…le scope- ribatté subito lui –Spero che non ti sentirai troppo a disagio qui-

-No, certo che no- sospirò Ebony, lasciandosi cadere tristemente sul letto.

Con un sorriso trionfante il fratello lasciò la stanza, seguito da un incredulo Bruce e da un divertito Fury.

-Io vi lascio signori, qui mi sembra tutto apposto- disse quest’ultimo, avviandosi verso la pista di atterraggio dove l’attendeva lo stesso velivolo che trasportava Pepper, per portarlo al Triskelion.

Tony continuava a sorridere soddisfatto.

-Ti ha fregato- osservò Bruce, mentre camminavano verso il soggiorno.

-Fury?- chiese Tony perplesso.

-Davvero non te ne sei accorto??- ridacchiò Bruce.

Stark rimase interdetto per qualche secondo, poi sgranò gli occhi e realizzò di aver appena lasciato sua sorella nella stanza più grande e confortevole della Stark Tower.

-Quella piccola…- sbottò facendo per tornare indietro.

-Lascia perdere, ha vinto lei-

-Una battaglia, Bruce. La guerra è appena iniziata- rispose il miliardario.

Ripresero a camminare.

-Per essere riuscita a sfiancarti in questo modo deve proprio essere tua sorella…-

-Oh no, dottore. Lei È mia sorella, l’ho riconosciuta nel momento in cui ha messo piede a casa del Capitano, ciò non toglie che non mi fidi di lei- spiegò Stark.

“Il solito Tony” pensò Bruce tra se e se. Nonostante le apparenze era contento del ritorno della sorella.

-Sei l’ultima persona da cui mi sarei aspettato una “sorella segreta” in stile soap- disse il dottore sorridendo, mentre varcavano la soglia del soggiorno.

-Già…eravamo felici allora…- mormorò Tony, con lo sguardo perso nel fiume dei ricordi.

Per allontanare l’alone di malinconia che aleggiava nella stanza, Stark puntò verso il bar.

-E la storia del “mostro rosso”?- azzardò Bruce, vedendo Tony propenso a parlare.

Il miliardario, che intanto si era versato un po’ di Bourbon, si fermò con il bicchiere a pochi centimetri dalla bocca, lo abbassò e se lo rigirò tra le mani.

-Quando venne a vivere con noi, Ebony aveva gli incubi ogni notte. Aveva poco più di quattro anni, era spaventata dall’improvviso cambiamento nella sua vita e sognava un mostro tutto rosso che voleva portarla via-

Bruce si appoggiò al bancone, interessato.

-Si svegliava nel cuore della notte urlando e piangendo, si appallottolava sul pavimento e non c’era verso di farla dormire. Dopo qualche notte mi accorsi che se restavo vicino a lei si calmava, così la invitai direttamente a venire a dormire nel mio letto. Dormiva girata su un fianco ed io la avvolgevo con le braccia…-

-…Come fossi “la sua armatura”!- lo anticipò il dottore. Tony annuì prima di prendere un sorso dal suo bicchiere.

-Chi immaginava che l’impavido Tony Stark avesse un lato tenero- commentò Bruce divertito.

L’altro grugnì qualcosa e si portò nuovamente il bicchiere alle labbra.

-Vieni, andiamo a vedere se a quei medici incompetenti dello SHIELD serve una mano a sistemare Pepper nella sua stanza- disse incamminandosi verso la pista di atterraggio.

Nascosta nel corridoio che dava sul soggiorno, Ebony sorrise e tornò nella sua stanza.

 

Appena fuori dall’appartamento, Clint, Natasha e il Capitano trovarono uno dei fuoristrada dello SHIELD.

-Fury ha pensato a noi- sorrise Natasha, sedendosi automaticamente sul sedile del passeggero, accanto a Clint che guidava.

A Rogers non restò che accomodarsi sul sedile posteriore, al centro per poter parlare meglio con i compagni.

Partirono chiacchierando tranquillamente, ma dopo il terzo semaforo rosso in pochi minuti, Natasha iniziò a spazientirsi.

-Vuoi darti una mossa? Di questo passo arriveremo l’anno prossimo- sbottò seccata.

-Mi scusi vostra maestà, ma non posso certo passare sopra le altre auto- ribatté Clint, indicando la colonna di macchine davanti a loro.

L’assassina si stava annoiando e quindi doveva intrattenersi. Tormentando Clint, ovviamente.

-Avremmo dovuto prendere la moto, io e Steve. Saremmo già arrivati, non trovi?- sorrise civettuola, voltandosi verso il Capitano.

Sul sedile posteriore, Rogers teneva in grembo il soprabito che Starlight aveva dimenticato nel suo appartamento e sembrava perso nei suoi pensieri.

In un battibaleno i due assassini avevano ripreso a litigare furiosamente ma a Steve non arrivava altro che un brusio di sottofondo.

Nella sua mente, stava cercando di immaginare come restituire il cappotto alla giovane Stark e chiederle di prendere un caffè senza sembrare il solito imbranato. E sei lei avesse detto di no? E se non gliel’avesse chiesto nel modo giusto? E se fosse stata già impegnata? Nella sua mente si affollavano le possibilità una dietro l’altra, scoraggiandolo sempre di più.

-Steve, andiamo a cena!- gridò improvvisamente Nat con tono furioso, strappandolo dalle sue fantasie.

-Cos…Natasha ma…adesso? Non stavamo andando alla torre?- balbettò confuso.

-Sì. Adesso. Lasciamo che ci vada questo cretino alla torre- ringhiò l’assassina, uscendo di volata dall’auto, che nel frattempo si era fermata ad un incrocio. Steve si voltò verso l’amico per chiedere cosa si fosse perso, ma quest’ultimo teneva lo sguardo fisso sulla strada e non sembrava intenzionato a proferire parola. Il povero capitano si rassegnò, scese dall’auto e seguì Nat, timoroso di cosa l’ex spia russa avesse in mente.

-Non vuoi andare a trovare Pepper?- chiese perplesso.

-E’ ancora sotto sedativi per il viaggio, non si sveglierà prima di un’ora o due. Abbiamo il tempo per quei consigli in campo sentimentale che mi avevi chiesto. Se c’è un’emergenza ci chiameranno- sbuffò -c’è un ristorante italiano poco lontano da qui, andiamoci- continuò lei, avvinghiandosi al braccio dell’impavido e imbarazzato Captain America.

 

Il ristorante “Fusilli” non era il più famoso né il più buono della zona, ma il proprietario conosceva Nat e soprattutto conosceva i suoi gusti. Si trovava su una piazza e quindi alcuni tavoli erano all’aperto. Nat non si era staccata dal braccio di Steve nemmeno per un secondo durante il tragitto e aveva continuato a guardarlo con occhi languidi mentre gli spiegava ora a come approcciarsi ad una sconosciuta, ora a come farla cadere ai suoi piedi.

Una volta seduti al tavolo del ristorante, nella terrazza esterna agghindata con luci soffuse e decorazioni varie, Natasha si accomodò osservando Steve, in attesa della sua mossa.

Il Capitano, dal canto suo, si schiarì la voce cercando qualcosa da dire, o meglio qualcosa che avrebbe detto se quello fosse stato un vero appuntamento.

-Uhm…sei molto carina- disse, cercando di non balbettare.

Natasha inarcò un sopracciglio e lo guardò di traverso.

-Con lei non funzionerà- sorrise.

-I signori desiderano ordinare?- chiese una giovane cameriera.

-Sì, io prenderò gli spaghetti allo scoglio- rispose gentilmente Natasha in italiano.

-Uhm…io prenderò…lo stesso- mormorò Rogers, chiedendosi cosa avesse ordinato.

-Da bere?-

-Può consigliarci un buon vino da abbinarci- chiese Nat sempre in italiano.

-Dell’acqua minerale andrà benissimo- la anticipò Steve, intuendo le sue intenzioni.

Quando la cameriera si fu allontanata, ripresero la conversazione.

-Con chi non funzionerà?- riprese lui.

-La Stark. È una spia, Rogers… una donna forte, indipendente, una che ha dovuto farsi strada in un mondo dove spadroneggiano gli uomini. Dirle “sei molto carina” non è quello che vorrebbe sentirsi dire- spiegò l’assassina.

-Co… cosa centra lei adesso?- ribatté Steve, arrossendo un po’.

-Niente… ti sei tenuto stretto il suo cappotto come se fosse il tuo animaletto di peluche…-

-Io non ho…non stavo…-

-Rogers, stai calmo, non andrò a dirglielo. Sarai tu a farlo- ridacchiò.

Il Capitano la guardò come se fosse impazzita.

-Dovrei andare da E… Ebony e dirle che ho tenuto stretto il suo cappotto?- chiese.

-Che carino, ti trema perfino la voce quando dici il suo nome- rise l’assassina –No Capitano, devi dirle che ti piace, che sei attratto da lei. Però per prima cosa devi invitarla a cena- precisò Nat.

-Ma a me non…-

-Oh tesoro, sei stato così dolce ad invitarmi a mangiare qui. Sono così felice di passare un po’ di tempo sola con te, senza gli altri intorno, capisci- strillò Nat, con la voce di un’ottava più alta e ammiccando vistosamente.

-Natasha ma…-

-Spero che mi inviterai spesso a fare queste cenette insieme, insomma, un tipo carino come te…un tale galantuomo…- continuò lei imperterrita.

Il Capitano era sempre più confuso.

Preso com’era non si accorse di un cameriere alquanto irritato che li sorpassava per poi sparire all’interno del locale.

In quel momento tornò anche la loro cameriera portando le ordinazioni.

I due Avengers la ringraziarono e attesero di nuovo che si fosse allontanata.

-Dicevamo?- chiese allora l’assassina, tornando “normale”.

Il Capitano la squadrò con un sopracciglio inarcato.

-Che vuoi cenare con me più spesso?-

-No, prima-

-Che io non ho nessun interesse sentimentale per la sorella di Stark?-

-Giusto. Ne sei sicuro? È una ragazza carina, single, lavorerà con noi…se proprio non vuoi impegnarti seriamente, puoi sempre fare pratica- spiegò Nat.

-Cos…no! Non userò una ragazza per fare pratica come se fosse un sacco da boxe!- sbottò Steve indignato.

Natasha alzò gli occhi divertita e sorrise.

-Ma certo…come ho potuto pensarci…- ridacchiò, avvicinandosi a Steve.

-Nat…- mormorò lui imbarazzato, cercando di scostarsi da lei.

-Tranquillo Capitano, se vuoi uscire con una ragazza devi abituartici-

Dal tetto dell’edificio difronte, Clint ancora con il grembiule sottratto poco prima al ristorante e fumante di rabbia stava prendendo seriamente in considerazione l’idea di conficcare una freccia dritta nel cranio del biondo Capitano. Mentre malediceva mentalmente la sua partner in tutte le lingue che conosceva alzò per un istante lo sguardo. Fu abbastanza per intravedere una figura sporgersi dal tetto del palazzo di fronte, e non una figura qualunque, sembrava la sua vecchia conoscenza incappucciata dall’arco dorato, la donna che Clint aveva creduto sua madre. Aveva il cappuccio abbassato e di lato le pendeva la treccia più lunga che Clint avesse mai visto. Si stava sporgendo per guardare la coppia disotto come se non avesse mai visto un uomo e una donna in atteggiamento romantico.

Mentre Barton si chiedeva se fosse il caso di avvertire Natasha, l’altra si accorse che lui la stava guardando e, dopo avergli sorriso, si rimise il cappuccio e sparì dietro al tetto senza fare rumore.

Clint rimase a fissare quel punto per qualche secondo, per poi riportare l’attenzione al Capitano e a Natasha, giusto in tempo per vedere quest’ultima avvicinarsi al viso del Capitano.

-Natasha…Nat….Romanoff, che stai facendo?- balbettò Steve, mentre la ragazza si tendeva sempre di più verso di lui.

-Se vuoi uscire con una ragazza ad un certo punto dovrai baciarla- rispose lei con leggerezza, continuando ad avvicinarsi.

-No…Nat…io non credo che sia…-

-Shh, tranquillo Steve, è tutto apposto…-

Proprio quando Natasha stava per chiudere la distanza tra loro, una delle decorazioni che adornavano la terrazza cadde precisamente sulla testa del capitano, Steve avrebbe giurato di aver sentito il sibilo di una freccia pochi istanti prima, proprio sopra di lui.

-Ma che…- esclamò, guardandosi attorno.

Natasha si allontanò da lui, fingendosi sorpresa.

-Qualcosa non va?- chiese.

-No… quest’affare mi è caduto in testa- disse sporgendosi a raccogliere l’ornamento incriminato.

-Magari era solo attaccata male, non preoccuparti. Continuiamo il nostro appuntamento-

-No Natasha, scusami ma…è il caso di chiudere qui la nostra lezione, grazie comunque. Pago io il conto. Ci vediamo alla torre- ribatté Steve alzandosi, cercando di non sembrare maleducato.

Natasha sorrise, per nulla offesa, prendendo un assaggio di spaghetti, mentre attendeva pazientemente. Dovette aspettare finché Rogers non se ne fu andato, dopo aver pagato il conto, per veder spuntare il suo ex migliore amico da un vicolo.

-Non dovresti essere alla torre?- chiese lei sorridendo.

L’arciere prese un paio di respiri profondi, non volendo essere troppo aggressivo.

-E così tu e Rogers, eh?- chiese acido.

-Sì. Geloso?-

-No no, puoi fare la sgualdrina con chi ti pare, per quel che mi riguarda- rispose Clint, sedendosi al posto del Capitano e prendendo una forchettata dal piatto.

-Spero tu abbia raccolto lo stuzzicadenti che hai conficcato nel muro, qualcuno potrebbe scambiarlo per un brutto attaccapanni- rispose indicando la parete in penombra dell’esterno del ristorante.

-Lo stavi per baciare!- esclamò l’arciere.

-“Faccio la sgualdrina con chi voglio”- rispose lei divertita.

-Per quanto tu sia un’irritante ragazzina io ci tengo a te-rispose lui alzando la voce.

La poca gente nei tavoli vicini guardava i due partner, perplessi. Clint, accorgendosene, si alzò sgarbatamente e uscì dalla veranda. Nat lo seguì e lo spintonò da dietro per provocarlo.

-Hai un modo strano di dimostrare che tieni a me brutto idio…- aveva cominciato a dire lei, ma non riuscì a finire la frase perché Clint in un istante l’aveva afferrata per i fianchi e aveva appoggiato le sue. Fu un bacio rude, feroce, colmo di frustrazione e rabbia repressa. Dal canto suo, dopo i primi secondi di shock, Nat rispose al bacio, ma non appena si furono staccati per riprendere fiato, la sua mano colpì il viso dell’arciere con tutta la forza di un’assassina altamente addestrata, dopodiché girò i tacchi e si avvio lungo il marciapiede, a passo spedito, nascondendo un ampio sorriso.

Clint rimase immobile, incerto su cosa fare o cosa dire, con una mano sulla guancia arrossata e il cuore che ancora batteva all’impazzata.

-Quella donna mi farà diventare matto…- sbuffò, andando a riprendere l’arco, abbandonato in un vicolo poco lontano.

 

Speriamo che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto, vi invitiamo come sempre a farci sapere cosa ne pensate, anche poche parole saranno molto apprezzate.

A presto,

Chekkumeto&Lawrence_Victory

 

 

   
 
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