Ciao
cari,
Scusate
se per questo capitolo ci è voluto tanto ma ci sono state in mezzo molte cose,
tra cui perdita totale di ispirazione. In ogni caso siamo tornati carichi e
pronti per sfornare i nuovi capitoli di questa (speriamo) appassionante storia.
Per chi
avesse bisogno di un ripasso, ci
eravamo lasciati con la ritrovata sorella di Tony che lasciava l’appartamento
del nostro Capitano, accompagnata da Tony, Bruce e Fury, seguita poco dopo da
Rogers, Barton e Romanoff.
Spero
che questo nuovo capitolo vi piaccia e sia sufficientemente lungo. Per aggiornamenti
e immagini ricordo che ci trovate su Facebook alla
nostra pagina “Avengers Beside”.
Grazie a
tutti per la pazienza e buona lettura, le recensioni sono sempre gradite.
Chekkumeto&Lawrence_Victory
CAPITOLO
9
In cui Ebony frega
Tony e Rogers ha un “appuntamento”
Nell’ennesimo corridoio della torre, Tony Stark stava
esponendo le motivazioni per cui aveva scelto le mattonelle 5x5 cm per il
pavimento piuttosto delle banali 4,9x4,9. Ebony, d’altro canto, sembrava molto
interessata a qualsiasi baggianata che il fratello le propinasse per annoiarla,
con grande disappunto di quest’ultimo. Banner e Fury li seguivano a poca
distanza, il primo sbadigliando in continuazione dalla noia, l’altro invece
sembrava in allerta, come se aspettasse che da un momento all’altro Ebony
saltasse al collo del fratello.
Il giro della torre andava avanti da un po’ e il
miliardario le aveva mostrato ogni stanza, ogni angolo, ogni buco
dell’edificio, cercando di essere il più noioso e snervante possibile, senza
mai riuscire nel suo intento.
-…e questa è l’uscita di emergenza- disse, indicando
la pista di atterraggio all’ultimo piano della torre.
-Oooh, un’altra? Quindi se lo scarico dei rifiuti e
la tromba dell’ascensore dovessero essere bloccati posso saltare da qui!-
esclamò Ebony con falso entusiasmo.
-Quella ragazza è incredibilmente caparbia- bisbigliò
Banner al direttore.
-Non ne ha idea, dottore- mormorò questi.
Tony ormai era a corto di idee, di energie e di
pazienza.
-E adesso dove mi porti?- domandò lei in falsetto.
-Adesso facciamo un gioco, si chiama “Ebony fa
bungee-jumping estremo dal tetto della torre”- la canzonò Tony.
-E come sarebbe “estremo”?-
-Senza elastico!-
-Adesso mostriamo ad Ebony la sua stanza- si
intromise Bruce –Vero Tony?-
Un lampo attraversò gli occhi di Stark –Sì, ma
certo. Se sua signoria volesse seguirmi- aggiunse con un ampio sorriso,
incamminandosi.
Il povero dottore cercò di pensare a quale idea
malsana fosse venuta all’imprevedibile amico e i suoi timori si concretizzarono
quando Tony si fermò davanti ad uno stanzino minuscolo.
-Ecco qua la cameretta della mia adorata sorella, ti
piace mia cara?- chiese con finta premura.
-Certo Tony, è perfetta. Per una spia non c’è niente
di meglio di una stanza piccola, è più facile controllare se qualcuno è entrato
mentre non c’eri, se manca qualcosa e se ci sono intrusi. E poi sono una
ragazza semplice, mi sentirei così a disagio in una di quelle immense camere da
hotel a 5 stelle- rispose eccitata, iniziando ad appoggiare le sue cose.
-Un momento, questa non è la tua stanza. Devo essermi
sbagliato- la interruppe Tony trascinandola per un braccio lungo il corridoio.
Dopo tre piani in ascensore e due corridoi si fermò
davanti ad un’altra porta.
-Ecco la tua stanza- esclamò sorridendo sornione.
La stanza in questione era grande come un
appartamento, con un letto a baldacchino in cui ci sarebbero state comodamente
sei persone, un minibar, divano e televisore, cabina armadio e bagno privato.
-Ah…non potrei restare nella stanza di prima?-
chiese dispiaciuta.
-Assolutamente no. È occupata. La uso per…uhm…le
scope- ribatté subito lui –Spero che non ti sentirai troppo a disagio qui-
-No, certo che no- sospirò Ebony, lasciandosi cadere
tristemente sul letto.
Con un sorriso trionfante il fratello lasciò la
stanza, seguito da un incredulo Bruce e da un divertito Fury.
-Io vi lascio signori, qui mi sembra tutto apposto- disse
quest’ultimo, avviandosi verso la pista di atterraggio dove l’attendeva lo
stesso velivolo che trasportava Pepper, per portarlo al Triskelion.
Tony continuava a sorridere soddisfatto.
-Ti ha fregato- osservò Bruce, mentre camminavano
verso il soggiorno.
-Fury?- chiese Tony perplesso.
-Davvero non te ne sei accorto??- ridacchiò Bruce.
Stark rimase interdetto per qualche secondo, poi
sgranò gli occhi e realizzò di aver appena lasciato sua sorella nella stanza
più grande e confortevole della Stark Tower.
-Quella piccola…- sbottò facendo per tornare
indietro.
-Lascia perdere, ha vinto lei-
-Una battaglia, Bruce. La guerra è appena iniziata-
rispose il miliardario.
Ripresero a camminare.
-Per essere riuscita a sfiancarti in questo modo
deve proprio essere tua sorella…-
-Oh no, dottore. Lei È mia sorella, l’ho
riconosciuta nel momento in cui ha messo piede a casa del Capitano, ciò non
toglie che non mi fidi di lei- spiegò Stark.
“Il solito Tony” pensò Bruce tra se e se. Nonostante
le apparenze era contento del ritorno della sorella.
-Sei l’ultima persona da cui mi sarei aspettato una “sorella
segreta” in stile soap- disse il dottore sorridendo, mentre varcavano la soglia
del soggiorno.
-Già…eravamo felici allora…- mormorò Tony, con lo
sguardo perso nel fiume dei ricordi.
Per allontanare l’alone di malinconia che aleggiava
nella stanza, Stark puntò verso il bar.
-E la storia del “mostro rosso”?- azzardò Bruce,
vedendo Tony propenso a parlare.
Il miliardario, che intanto si era versato un po’ di
Bourbon, si fermò con il bicchiere a pochi centimetri dalla bocca, lo abbassò e
se lo rigirò tra le mani.
-Quando venne a vivere con noi, Ebony aveva gli
incubi ogni notte. Aveva poco più di quattro anni, era spaventata
dall’improvviso cambiamento nella sua vita e sognava un mostro tutto rosso che
voleva portarla via-
Bruce si appoggiò al bancone, interessato.
-Si svegliava nel cuore della notte urlando e
piangendo, si appallottolava sul pavimento e non c’era verso di farla dormire.
Dopo qualche notte mi accorsi che se restavo vicino a lei si calmava, così la
invitai direttamente a venire a dormire nel mio letto. Dormiva girata su un
fianco ed io la avvolgevo con le braccia…-
-…Come fossi “la sua armatura”!-
lo anticipò il dottore. Tony annuì prima di prendere un sorso dal suo
bicchiere.
-Chi immaginava che l’impavido Tony Stark avesse un
lato tenero- commentò Bruce divertito.
L’altro grugnì qualcosa e si portò nuovamente il
bicchiere alle labbra.
-Vieni, andiamo a vedere se a quei medici
incompetenti dello SHIELD serve una mano a sistemare Pepper nella sua stanza- disse
incamminandosi verso la pista di atterraggio.
Nascosta nel corridoio che dava sul soggiorno, Ebony
sorrise e tornò nella sua stanza.
Appena fuori
dall’appartamento, Clint, Natasha e il Capitano trovarono uno dei fuoristrada
dello SHIELD.
-Fury ha pensato a noi-
sorrise Natasha, sedendosi automaticamente sul sedile del passeggero, accanto a
Clint che guidava.
A Rogers non restò che
accomodarsi sul sedile posteriore, al centro per poter parlare meglio con i
compagni.
Partirono
chiacchierando tranquillamente, ma dopo il terzo semaforo rosso in pochi
minuti, Natasha iniziò a spazientirsi.
-Vuoi darti una mossa?
Di questo passo arriveremo l’anno prossimo- sbottò seccata.
-Mi scusi vostra
maestà, ma non posso certo passare sopra le altre auto- ribatté Clint,
indicando la colonna di macchine davanti a loro.
L’assassina si stava
annoiando e quindi doveva intrattenersi. Tormentando Clint, ovviamente.
-Avremmo dovuto
prendere la moto, io e Steve. Saremmo già arrivati, non trovi?- sorrise
civettuola, voltandosi verso il Capitano.
Sul sedile posteriore,
Rogers teneva in grembo il soprabito che Starlight aveva dimenticato nel suo
appartamento e sembrava perso nei suoi pensieri.
In un battibaleno i due
assassini avevano ripreso a litigare furiosamente ma a Steve non arrivava altro
che un brusio di sottofondo.
Nella sua mente, stava
cercando di immaginare come restituire il cappotto alla giovane Stark e
chiederle di prendere un caffè senza sembrare il solito imbranato. E sei lei
avesse detto di no? E se non gliel’avesse chiesto nel modo giusto? E se fosse
stata già impegnata? Nella sua mente si affollavano le possibilità una dietro
l’altra, scoraggiandolo sempre di più.
-Steve, andiamo a cena!-
gridò improvvisamente Nat con tono furioso, strappandolo dalle sue fantasie.
-Cos…Natasha ma…adesso?
Non stavamo andando alla torre?- balbettò confuso.
-Sì. Adesso. Lasciamo
che ci vada questo cretino alla torre- ringhiò l’assassina, uscendo di volata
dall’auto, che nel frattempo si era fermata ad un incrocio. Steve si voltò
verso l’amico per chiedere cosa si fosse perso, ma quest’ultimo teneva lo
sguardo fisso sulla strada e non sembrava intenzionato a proferire parola. Il
povero capitano si rassegnò, scese dall’auto e seguì Nat, timoroso di cosa l’ex
spia russa avesse in mente.
-Non vuoi andare a
trovare Pepper?- chiese perplesso.
-E’ ancora sotto
sedativi per il viaggio, non si sveglierà prima di un’ora o due. Abbiamo il
tempo per quei consigli in campo sentimentale che mi avevi chiesto. Se c’è
un’emergenza ci chiameranno- sbuffò -c’è un ristorante italiano poco lontano da
qui, andiamoci- continuò lei, avvinghiandosi al braccio dell’impavido e
imbarazzato Captain America.
Il ristorante “Fusilli”
non era il più famoso né il più buono della zona, ma il proprietario conosceva
Nat e soprattutto conosceva i suoi gusti. Si trovava su una piazza e quindi
alcuni tavoli erano all’aperto. Nat non si era staccata dal braccio di Steve
nemmeno per un secondo durante il tragitto e aveva continuato a guardarlo con
occhi languidi mentre gli spiegava ora a come approcciarsi ad una sconosciuta,
ora a come farla cadere ai suoi piedi.
Una volta seduti al
tavolo del ristorante, nella terrazza esterna agghindata con luci soffuse e
decorazioni varie, Natasha si accomodò osservando Steve, in attesa della sua
mossa.
Il Capitano, dal canto
suo, si schiarì la voce cercando qualcosa da dire, o meglio qualcosa che
avrebbe detto se quello fosse stato un vero appuntamento.
-Uhm…sei molto carina-
disse, cercando di non balbettare.
Natasha inarcò un
sopracciglio e lo guardò di traverso.
-Con lei non
funzionerà- sorrise.
-I signori desiderano ordinare?-
chiese una giovane cameriera.
-Sì, io prenderò gli
spaghetti allo scoglio- rispose gentilmente Natasha in italiano.
-Uhm…io prenderò…lo
stesso- mormorò Rogers, chiedendosi cosa avesse ordinato.
-Da bere?-
-Può consigliarci un
buon vino da abbinarci- chiese Nat sempre in italiano.
-Dell’acqua minerale
andrà benissimo- la anticipò Steve, intuendo le sue intenzioni.
Quando la cameriera si
fu allontanata, ripresero la conversazione.
-Con chi non
funzionerà?- riprese lui.
-La Stark. È una spia,
Rogers… una donna forte, indipendente, una che ha dovuto farsi strada in un
mondo dove spadroneggiano gli uomini. Dirle “sei molto carina” non è quello che
vorrebbe sentirsi dire- spiegò l’assassina.
-Co… cosa centra lei
adesso?- ribatté Steve, arrossendo un po’.
-Niente… ti sei tenuto
stretto il suo cappotto come se fosse il tuo animaletto di peluche…-
-Io non ho…non stavo…-
-Rogers, stai calmo,
non andrò a dirglielo. Sarai tu a farlo- ridacchiò.
Il Capitano la guardò
come se fosse impazzita.
-Dovrei andare da E… Ebony
e dirle che ho tenuto stretto il suo cappotto?- chiese.
-Che carino, ti trema
perfino la voce quando dici il suo nome- rise l’assassina –No Capitano, devi
dirle che ti piace, che sei attratto da lei. Però per prima cosa devi invitarla
a cena- precisò Nat.
-Ma a me non…-
-Oh tesoro, sei stato
così dolce ad invitarmi a mangiare qui. Sono così felice di passare un po’ di
tempo sola con te, senza gli altri intorno, capisci- strillò Nat, con la voce
di un’ottava più alta e ammiccando vistosamente.
-Natasha ma…-
-Spero che mi inviterai
spesso a fare queste cenette insieme, insomma, un tipo carino come te…un tale galantuomo…-
continuò lei imperterrita.
Il Capitano era sempre
più confuso.
Preso com’era non si
accorse di un cameriere alquanto irritato che li sorpassava per poi sparire all’interno
del locale.
In quel momento tornò
anche la loro cameriera portando le ordinazioni.
I due Avengers la
ringraziarono e attesero di nuovo che si fosse allontanata.
-Dicevamo?- chiese
allora l’assassina, tornando “normale”.
Il Capitano la squadrò
con un sopracciglio inarcato.
-Che vuoi cenare con me
più spesso?-
-No, prima-
-Che io non ho nessun
interesse sentimentale per la sorella di Stark?-
-Giusto. Ne sei sicuro?
È una ragazza carina, single, lavorerà con noi…se proprio non vuoi impegnarti
seriamente, puoi sempre fare pratica- spiegò Nat.
-Cos…no! Non userò una
ragazza per fare pratica come se fosse un sacco da boxe!- sbottò Steve
indignato.
Natasha alzò gli occhi
divertita e sorrise.
-Ma certo…come ho
potuto pensarci…- ridacchiò, avvicinandosi a Steve.
-Nat…- mormorò lui
imbarazzato, cercando di scostarsi da lei.
-Tranquillo Capitano,
se vuoi uscire con una ragazza devi abituartici-
Dal tetto dell’edificio
difronte, Clint ancora con il grembiule sottratto poco prima al ristorante e
fumante di rabbia stava prendendo seriamente in considerazione l’idea di
conficcare una freccia dritta nel cranio del biondo Capitano. Mentre malediceva
mentalmente la sua partner in tutte le lingue che conosceva alzò per un istante
lo sguardo. Fu abbastanza per intravedere una figura sporgersi dal tetto del
palazzo di fronte, e non una figura qualunque, sembrava la sua vecchia
conoscenza incappucciata dall’arco dorato, la donna che Clint aveva creduto sua
madre. Aveva il cappuccio abbassato e di lato le pendeva la treccia più lunga
che Clint avesse mai visto. Si stava sporgendo per guardare la coppia disotto
come se non avesse mai visto un uomo e una donna in atteggiamento romantico.
Mentre Barton si
chiedeva se fosse il caso di avvertire Natasha, l’altra si accorse che lui la
stava guardando e, dopo avergli sorriso, si rimise il cappuccio e sparì dietro
al tetto senza fare rumore.
Clint rimase a fissare quel
punto per qualche secondo, per poi riportare l’attenzione al Capitano e a
Natasha, giusto in tempo per vedere quest’ultima avvicinarsi al viso del
Capitano.
-Natasha…Nat….Romanoff,
che stai facendo?- balbettò Steve, mentre la ragazza si tendeva sempre di più
verso di lui.
-Se vuoi uscire con una
ragazza ad un certo punto dovrai baciarla- rispose lei con leggerezza,
continuando ad avvicinarsi.
-No…Nat…io non credo
che sia…-
-Shh, tranquillo Steve,
è tutto apposto…-
Proprio quando Natasha
stava per chiudere la distanza tra loro, una delle decorazioni che adornavano
la terrazza cadde precisamente sulla testa del capitano, Steve avrebbe giurato
di aver sentito il sibilo di una freccia pochi istanti prima, proprio sopra di
lui.
-Ma che…- esclamò,
guardandosi attorno.
Natasha si allontanò da
lui, fingendosi sorpresa.
-Qualcosa non va?-
chiese.
-No… quest’affare mi è
caduto in testa- disse sporgendosi a raccogliere l’ornamento incriminato.
-Magari era solo
attaccata male, non preoccuparti. Continuiamo il nostro appuntamento-
-No Natasha, scusami
ma…è il caso di chiudere qui la nostra lezione, grazie comunque. Pago io il
conto. Ci vediamo alla torre- ribatté Steve alzandosi, cercando di non sembrare
maleducato.
Natasha sorrise, per
nulla offesa, prendendo un assaggio di spaghetti, mentre attendeva
pazientemente. Dovette aspettare finché Rogers non se ne fu andato, dopo aver
pagato il conto, per veder spuntare il suo ex migliore amico da un vicolo.
-Non dovresti essere
alla torre?- chiese lei sorridendo.
L’arciere prese un paio
di respiri profondi, non volendo essere troppo aggressivo.
-E così tu e Rogers,
eh?- chiese acido.
-Sì. Geloso?-
-No no, puoi fare la
sgualdrina con chi ti pare, per quel che mi riguarda- rispose Clint, sedendosi
al posto del Capitano e prendendo una forchettata dal piatto.
-Spero tu abbia
raccolto lo stuzzicadenti che hai conficcato nel muro, qualcuno potrebbe
scambiarlo per un brutto attaccapanni- rispose indicando la parete in penombra
dell’esterno del ristorante.
-Lo stavi per baciare!-
esclamò l’arciere.
-“Faccio la sgualdrina
con chi voglio”- rispose lei divertita.
-Per quanto tu sia
un’irritante ragazzina io ci tengo a te-rispose lui alzando la voce.
La poca gente nei
tavoli vicini guardava i due partner, perplessi. Clint, accorgendosene, si alzò
sgarbatamente e uscì dalla veranda. Nat lo seguì e lo spintonò da dietro per
provocarlo.
-Hai un modo strano di
dimostrare che tieni a me brutto idio…- aveva cominciato a dire lei, ma non
riuscì a finire la frase perché Clint in un istante l’aveva afferrata per i
fianchi e aveva appoggiato le sue. Fu un bacio rude, feroce, colmo di
frustrazione e rabbia repressa. Dal canto suo, dopo i primi secondi di shock,
Nat rispose al bacio, ma non appena si furono staccati per riprendere fiato, la
sua mano colpì il viso dell’arciere con tutta la forza di un’assassina
altamente addestrata, dopodiché girò i tacchi e si avvio lungo il marciapiede,
a passo spedito, nascondendo un ampio sorriso.
Clint rimase immobile,
incerto su cosa fare o cosa dire, con una mano sulla guancia arrossata e il
cuore che ancora batteva all’impazzata.
-Quella donna mi farà
diventare matto…- sbuffò, andando a riprendere l’arco, abbandonato in un vicolo
poco lontano.
Speriamo che questo
nuovo capitolo vi sia piaciuto, vi invitiamo come sempre a farci sapere cosa ne
pensate, anche poche parole saranno molto apprezzate.
A presto,
Chekkumeto&Lawrence_Victory