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Autore: Grimmjowswife    02/04/2016    5 recensioni
Prompt di OperaIncompiuta: La serata di Wade al gay bar più frequentato della città non sta andando affatto bene: finora chiunque abbia tentato di approcciare, se l'è subito data a gambe non appena vista la sua faccia malconcia.
Peter, che quella sera aveva solo accompagnato lì un suo amico e non era certo in vena di rimorchiare, e Wade, demoralizzato dall'ultimo rifiuto.
A volte le cose prendono una piega inaspettata.
[Spideypool AU]
(Non potevo trovare un titolo più stupido, lo so.)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Deadpool, Peter Parker, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Marvel Bar.


Forse l’idea di Wade Wilson non era stata una delle migliori.
Sinceramente aveva pensato che entrando nel gay bar più famoso di tutta New York, almeno una delle persone là presenti non sarebbe stata disgustata dal suo aspetto grottesco - beh, un uomo aveva provato ad approcciarlo, ma Wade non poteva dire di essere attratto da settantenni con capelli palesemente tinti, quindi niente da fare. Dopo l’ennesimo fallimento, l’uomo aveva deciso di rifugiarsi in un angolo del bar, ordinando un Caesar e minacciando il barista di non rifilargli un stramaledettissimo Bloody Mary o glielo avrebbe ficcato dove non batteva il sole. Certo, avrebbe potuto fare la scelta più logica tornando al suo appartamento - era anche abbastanza sicuro che su qualche canale stessero trasmettendo una maratona di The Golden Girls - ma Wade non era di certo noto per seguire la logica. Lui era più uno che si lanciava nelle situazioni sprezzante del pericolo, ed era anche uno dei motivi per cui si era guadagnato la sua attuale faccia, più una medaglia al valore. Non che servisse a qualcosa per rimorchiare ragazzi, in realtà.
Sospirò afflitto, rigirando il gambo di sedano del cocktail all’interno del bicchiere, quando, senza un’apparente ragione, decise di guardare verso l’ingresso, proprio nel momento in cui due ragazzi fecero il loro ingresso all’interno del locale e, non appena questi si avvicinarono al bancone, Wade poté osservarli meglio. Il primo ragazzo aveva gli occhi di un celeste cristallino e i capelli biondi tenuti dal gel in una cresta morbida, il secondo invece lo sovrastava di un paio di centimetri, i capelli castani avevano un aspetto decisamente disordinato, come se non avesse neanche provato ad aggiustarseli, mentre gli occhi sembravano tendere al nero. Wade buttò giù la parte restante del suo drink tutto di un fiato, prima di alzarsi dallo sgabello e riaggiustarsi il cappuccio sulla testa per coprire buona parte delle cicatrici.
Ultimo tentativo.
 
Peter gemette per l'ennesima volta sconsolato, lanciando un'occhiataccia all'amico Johnny che in quel momento stava cercando di richiamare l'attenzione del barista. Avrebbe decisamente preferito restare a casa quella sera, infilandosi sotto le coperte e non pensando a niente, ma la testa bionda aveva deciso di usarlo come spalla, costringendolo a vestirsi e a portarlo in uno dei gay bar più in voga degli ultimi anni. "Chissà, magari potresti conoscere anche tu qualcuno" aveva affermato mentre si aggiustava il ciuffo servendosi dello specchietto della macchina, facendo storcere il naso a Peter.
Di certo il contatto umano gli mancava, ma non si sentiva pronto ad avere una nuova storia, non dopo che la sua ex ragazza aveva scoperto il suo orientamento sessuale rompendo con lui e prendendo il primo volo per Londra, volo che era precipitato nel bel mezzo dell’oceano Atlantico. E, anche se tutto questo era successo quasi un anno fa, Peter non l’aveva ancora superata del tutto.
«Peter, tu vuoi qualcosa?» il biondo gli urlò vicino l’orecchio, cercando di sovrastare la musica assordante del locale e facendo prendere un colpo al ragazzo, che scosse la testa in senso di diniego. Era sicuro come il sole che sorge che la serata si sarebbe conclusa in due modi: o avrebbe dovuto riaccompagnare il suo amico ubriaco da far schifo a casa, o sarebbe tornato da solo, dopo averlo visto sparire insieme a un qualsiasi ragazzo che aveva sedotto. Quest’ultima alternativa era quella in cui il castano confidava di più, dato che era anche la più veloce per tornare nel suo piumone, per cui fu molto grato all’uomo nascosto dal cappuccio che si sporse verso Johnny, chiedendogli probabilmente qualcosa di stupido come “posso offrirti un drink?” o facendo apprezzamenti velati o non sul suo aspetto.
«Non so come tu sia riuscito ad entrare con quello schifo di faccia che ti ritrovi, ma vattene subito, prima che chiami la polizia!» urlò Johnny pochi secondi dopo, attirando l’attenzione del barista e di Peter, che si mosse a fianco del ragazzo, chiedendogli cosa fosse successo, cercando nel frattempo di calmare l’amico.
«Cos’è successo? Questo mostro ci stava provando con me! Tornatene al circo degli orrori, abominio.» continuò a buttare veleno quello, cercando anche di versargli il contenuto del proprio cocktail addosso, che l’uomo evitò scansandosi, facendo scivolare la stoffa che copriva parte del tessuto cicatriziale e esponendolo alla vista.
«Che sta succedendo qui?»
Wade chinò il capo, lasciandosi andare nell’ennesimo sospiro, prima di rialzarsi nuovamente il cappuccio e scusarsi con il barista per il drink versato, aggiungendo che non era necessario chiamare la sicurezza, poiché se ne stava andando. Ma non riuscì a muovere neanche due passi che l’amico del ragazzo biondo gli si avvicinò, bloccandogli il passaggio e guardandolo negli occhi, con un’intensità che quasi lo spaventò, prima di sorridergli dispiaciuto.
«Sai una cosa Johnny? Vaffanculo. E a casa ci torni da solo.» urlò in direzione dell’altro, prima di girare i tacchi e afferrare l’ex militare per il polso, trascinandolo con sé fuori dal locale.
 
«Mi dispiace davvero per Johnny.»
Il più giovane si era fermato dietro il locale, lasciando andare allo stesso tempo la presa sul polso di Wade, per poi girarsi e rivolgergli un altro sorriso dispiaciuto.
«Nah, non preoccuparti, ci sono più che abituato. Hai visto anche tu la mia faccia, no?» rise il maggiore per smorzare la propria tensione.
Non si sarebbe di certo aspettato di veder reagire qualcuno così, non dopo essere stato visto senza cappuccio. Al contrario il ragazzino di fronte a lui non solo non sembrava disgustato, ma continuava anche a guardarlo come se tutto il suo volto non fosse completamente coperto di cicatrici - cosa che, Wade doveva ammettere, gli piaceva.
«È stato davvero un coglione. Beh, in realtà lo è sempre, ma questa volta ha davvero esagerato.» continuò l'altro, parlando più a se stesso che al diretto interessato, che continuava ad ascoltarlo sorridente. Quanto ebbe finito, poi, lo rassicurò ancora, dicendogli di non preoccuparsi.
«Beh, allora io vado. Magari ci rivedremo, un giorno.»
«Cos... A-Aspetta!»
Wade si bloccò, voltandosi con un'espressione interrogativa stampata addosso.
«Ecco, mi chiedevo se... Ti andasse di raccontarmi di quelle cicatrici. Magari davanti del cibo? Uhm, so che sembra una richiesta strana, ma sono abbastanza sicuro della presenza di un fast food messicano qui vicino»
Il più grande lo raggiunse velocemente, bloccandogli le parole in gola nel momento esatto in cui il suo volto si aprì in un sorriso sincero.
«Mi avevi convinto a "cibo". - Spiegò, prima di voltarsi e iniziare a camminare. - Seguimi, faccio strada.»
 
Un’ora dopo erano ancora uno di fronte all'altro, mangiando tacos e bevendo birra, mentre Wade stava raccontando del suo passato da militare con abbastanza enfasi da far andare alcuni bocconi di traverso a Peter.
«E niente, non ho riflettuto e mi sono gettato sulla bomba per proteggere quelle persone - e quel gattino, non dimenticarti del gattino - e poi BAM! Tutto nero. Pensavo di essere morto, ma evidentemente la Morte aveva altri progetti, fatto sta che mi sono risvegliato ricoperto di stracci peggio di una mummia in un ospedale improvvisato in mezzo al nulla. L'esercito mi pensò morto, quindi immaginati la loro faccia quando dopo cinque mesi mi ripresentai davanti al generale chiedendo la mia medaglia per i caduti in guerra.»
Il più giovane dovette battersi un pugno sul petto diverse volte prima di riuscire a respirare di nuovo. Una volta abituatosi al suo volto completamente cicatrizzato - non c'era voluto molto in realtà, gli era bastato continuare a tenere lo sguardo sui suoi bellissimi occhi azzurri - aveva potuto scoprire ciò che c'era oltre, ovvero un uomo con un senso dell'umorismo sì volgare, ma non abbastanza da poter essere definito fastidioso, valoroso e con quel tocco di pazzia che riusciva a contraddistinguerlo da chiunque altro. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva riso in quel modo senza sentire il senso di colpa attanagliargli le viscere? Forse quella era stata la prima volta, dopo quel tragico incidente. Quando poi Wade gli aveva chiesto se voleva che lo riaccompagnasse al parcheggio del bar, il diretto interessato si ritrovò spaesato, chiedendogli che ora fosse, e, dopo aver ricevuto risposta – le due e tre del mattino, non riusciva a crederci – accettò volentieri la proposta, finendo però per litigare davanti alla cassa - no, Peter Benjamin Parker non avrebbe mai accettato di far pagare Wade al posto suo, l’aveva invitato lui, d’altronde. Percorsero il tragitto con passo lento, timorosi di interrompere quel silenzio dolce da poco creatosi tra di loro, finché una folata di vento non fece rabbrividire Peter, che si strinse nelle spalle, avvertendo subito dopo della stoffa pesante - la giacca di pelle di Wade – coprirgliele. I loro occhi si incontrarono ancora e il castano gli sorrise in un tacito grazie, e l’uomo poté constatare quanto si fosse sbagliato all’inizio - gli occhi di Peter erano quasi ambra sotto la luce lunare.
Una volta raggiunta l’auto, il ragazzo non diede tempo al maggiore di aprir bocca, mettendogli le mani dietro la nuca e trascinandolo a sé in uno scontro di labbra che fece gemere entrambi. Le mani del più giovane si mossero simulando rozze carezze sulla pelle deturpata dell’altro, mentre quest’ultimo approfondì il bacio spingendo il corpo tra le sue braccia indietro, fino a far aderire la sua schiena contro un’auto - poco importava se non gli apparteneva. Alla fine entrambi furono costretti a lasciarsi, e ancora ansanti appoggiarono le proprie fronti una contro l’altra, tornando a guardarsi negli occhi, ora leggermente liquidi.
«Allora, mi sono guadagnato un altro appuntamento?» chiese Wade aprendosi in un ghigno.
«Dopo questo? Te ne sei guadagnati quanti vuoi.» affermò, prima di riappropriarsi delle sue labbra.
Forse, per una volta, pensarono entrambi, quella di uscire non era stata un’idea delle peggiori.




Angolo deliri.
I: Ho due fic in corso e shot da completare, ciò nonostante faccio questi parti di gestazione con trenta ore di travaglio, ma padre è tornato con in mano un fumetto di Deadpool dopo due giorni di assenza e- *si volta a guardare Deadpool trascinare delle valigie* ma che cosa-?
D: Ce ne andiamo.
I: Cos-? Noooo.
{Come hai potuto?}
[Questa volta hai davvero esagerato, mi trovo d'accordo con loro due.]
I: Ma-
D: Capisci che ci hi ferito? Noi in una verde? NOI?
{E soprattutto quando hai già una rossa in corso!}
I: Ma- White, almeno tu...
[Questa volta hanno ragione, non hai nessuna scusa.]
I: Ma vi ho fatto almeno limonare un po' dai.
D: Niente bang-bang con Petey, niente perdono.
I: ... Ho un'altra shot. AU. Con Peter stripper.
[No, fermatevi, è una trappola!]
{... Continua.}
I: *bisbiglia all'orecchio di Deadpool*
D: {Ti sei appena guadagnata il nostro perdono.}
[... Come non detto.]
  
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