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Autore: xingchan    03/04/2016    9 recensioni
“Non sapeva se le rose fossero in buone condizioni - anche se credeva di no, erano state sbatacchiate abbastanza. A dire il vero non sapeva neanche se Ranma le avesse comprate sul serio per mettere alle strette Nabiki, come affermava. Al tempo stesso Akane in fondo sapeva che Ranma a lei diceva spesso la verità, e sebbene fosse uno sbruffoncello su cui si trovavano mille modi per metterlo in discussione, alla fine meritava di essere creduto.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa ff è da considerarsi un piccolo proseguimento

dell’episodio numero 110 “Il fidanzato rubato”,

altrimenti del volume 17 del manga.

 

 

 

 

Making up with you

 

 

 

Non sapeva se le rose fossero in buone condizioni - anche se credeva di no, erano state sbatacchiate abbastanza. A dire il vero non sapeva neanche se Ranma le avesse comprate sul serio per mettere alle strette Nabiki, come affermava. Al tempo stesso Akane in fondo sapeva che Ranma a lei diceva spesso la verità, e sebbene fosse uno sbruffoncello su cui si trovavano mille modi per metterlo in discussione, alla fine meritava di essere creduto.

Non aveva opposto resistenza quando lei con quella sottile e finta noncuranza gli aveva intimato di fare questo appuntamento. Anzi, si era persino offerto di sfilarle le foglie via dai capelli. Ed era un buon segno, specie perché Ranma non era proprio il tipo da certe carinerie.

“Io... non so precisamente dove si va in questi casi.”

Con la sua solita faccia vergognosa, con il suo immancabile acume in fatto di ragazze, Ranma ora era seriamente in difficoltà. Difficoltà con un argomento di cui di norma si vantava tanto. E poi non lo si doveva chiamare stupido!

“Ma come? Sei andato ad un sacco di appuntamenti con le tue fidanzate, ora non dirmi che non sai dove si porta una ragazza!”

“Un maschiaccio, vorrai dire.”

“Ehi! Non mi costringere a colpirti in testa con i fiori!”

“È diverso, adesso” si giustificò.

Diverso. Akane lo osservò avvampare, evitare il suo sguardo come se questo avesse il potere di incenerirlo ed infine azzardarsi ad avvicinarsi a lei in un impacciato tentativo di porgerle il braccio. Per loro toccarsi era sempre stato un tabù da interrompere solo da momenti in cui era in gioco l’incolumità dell’altro; e ora Ranma lo stava infrangendo di sua iniziativa, senza che ce ne fosse una necessità immediata.

Akane preferì non indagare oltre. Infilò delicatamente la mano nell’incavo del braccio, per poi posare la mano sulla sua pelle tesa da anni di allenamento, senza stringerlo o tirarlo. Sarebbe stato inutile e stupido farlo. Voleva che Ranma la considerasse diversa dalle altre ragazze, voleva che la valutasse per ciò che era: un po’ inesperta e tanto timida, che non farebbe mai un passo nel vuoto. Voleva che la amasse nonostante gli screzi, come lei amava lui.

Ranma doveva essersi accorto della sua discrezione, perché dopo pochi passi coprì il dorso della mano della fidanzata con la sua, gesto che bastò ad accelerare il battito cardiaco di Akane. Ovviamente senza incrociare i suoi occhi.

“A me non importa dove andiamo” disse Akane. “Se vuoi andare al solito bar per me va benissimo.”

Non voleva metterlo in difficoltà. Era già tremendamente confuso in quel momento - sembrava suo padre quando era ubriaco fradicio - che non le sembrava il caso di rendergli la situazione ingestibile. A lei non importava dove l’avesse portata - poteva anche portarla semplicemente al parco, perfino solo camminare: non avrebbe trovato frivole resistenze - ma pensava che un luogo familiare lo avrebbe fatto calmare, che gli avrebbe reso le cose più facili. A dirla tutta, sarebbe stato semplice anche per lei.

Rise quando, intercettando la sua faccia eccessivamente girata dalla parte opposta la sua, lo scoprì paonazzo. Al contrario di ciò che si aspettava Akane però, invece di sbraitarle contro per negare l’evidenza Ranma provò a nascondersi ancora di più. Questo la indusse a gettare lo sguardo a terra ad ammirare le sue scarpe, ricordando l’entusiasmo con cui si era vestita apposta per lui. Un po’ le dispiaceva che fosse stata tutta una messinscena - l’invito e tutto il resto - ma il fatto che Ranma non fosse scappato a casa la rincuorava.

Erano arrivati alla via commerciale, a pochi passi dal cinema, ed Akane ricordò che dopo qualcosa come quindici o venti passi c’era il negozio di vestiti davanti al quale si era fermata pochi giorni prima a riflettere sulla possibilità di evitare di andare a casa per quanto possibile.

Nel frattempo Ranma e Akane camminavano, finché arrivarono davanti alla tanto famosa vetrina - per lei - e ne vide la sua immagine riflessa, facendo stranamente attenzione al suo viso, rispetto agli abiti. Osservò il lieve rossore che le inondava le guance - non rossore di imbarazzo, quanto un rossore di felicità - e i suoi occhi liquidi che senza uno specchio avrebbe definito piuttosto spiritati tanto le bruciavano. I suoi lineamenti da bambina stavano lasciando il posto a quelli più idonei ad una ragazza prossima alla fine dell’adolescenza, pur conservandone la fresca giovinezza. Niente a che vedere con la piccola Akane di qualche giorno prima, quella affranta, che si piangeva addosso per una serie di eventi che le avevano strappato via il fidanzato - già, proprio quel fidanzato che lei amava e detestava al tempo stesso, lo stesso imposto da suo padre, lo stesso di cui voleva liberarsene fino a poco tempo prima - per farlo piombare fra le braccia di sua sorella Nabiki.

Non poté continuare a guardarsi, perché la vetrina era larga solo un paio di metri e il passo di Ranma troppo veloce. Non voleva che Ranma si accorgesse dell’attimo in cui tutta quella consapevolezza di prima maturità le era passata per la testa. Si chiese se anche Ranma avesse subìto quei piccoli cambiamenti nel corso di quella strana pausa. La risposta le arrivò non appena posò gli occhi su di lui: no, non c’era niente che facesse supporre che Ranma fosse cambiato, che in qualche modo avesse imparato qualcosa da quel tipo di esperienza, tranne per l’espressione pensosa - mantenuta davvero a lungo, da sbaragliare ogni record per lui - e... le braccia. Akane non ricordava fossero così grandi.  Forse era a causa del fatto che lei aveva evitato di guardarlo e di parlargli in quei giorni per sottrarre la sua vista alla scena impietosa di Nabiki appiccicata a lui, oppure per la conseguente distanza provocata dalla rottura del fidanzamento - distanza che non aveva niente a che vedere con quella spaziale - e che l’aveva letteralmente deteriorata l’anima. Chissà se anche lui si era sentito come lei. Fatto stava che apparivano più forti di quanto ricordava.

Ti sono mancata?

Per un attimo Akane credette di averlo detto davvero, ma tirò un sospiro di sollievo quando lo vide esattamente nelle stesse condizioni di prima, né meglio né peggio.

Doveva distrarlo, e per farlo poteva soltanto concentrare la sua attenzione su qualcos’altro. Su una sfida, per esempio. Ranma si accendeva come una torcia quando c’era una sfida da portare a termine.

“Perché non prendiamo un gelato ciascuno e tu provi a mangiarlo da uomo?”

Ranma finalmente la guardò, restando visibilmente sorpreso da quella proposta. “Non posso mangiare del gelato in pubblico da uomo! È poco virile.”

“Sei proprio un idiota! Non c'è niente di male se un uomo mangia un gelato!”

“Sì, invece! Non se ne parla, Akane.”

Akane artigliò il suo braccio fino a dargli una strattonata. Sul suo viso comparve un sorriso sornione. Per quanto lei non facesse caso al fatto che lui mangiasse il gelato in veste di ragazza o meno - gli piaceva in ogni caso, non era il tipo da considerare queste sottigliezze - non le piaceva che Ranma fosse preda di un simile condizionamento. Non poteva crederci: quindi ci stava sempre a pensare quando programmavano di comprarsi dei dolci!

“Sappi che è una sfida, Ranma.”

Doveva ammetterlo, quella cosa in cui l’aveva trascinato stava prendendo anche lei.

Ranma aggrottò le sopracciglia, la faccia ancora pericolosamente arrossata. A giudicare dalla sua faccia stava seriamente valutando di accogliere la sfida. E di vincerla, anche.

 

 

 

“Visto? Non è difficile, e nessuno ha fatto caso a te.”

“È così che le ragazze dalla forza erculea vedono un appuntamento? Come una sfida?”

A cosa valeva sprecarsi per spiegargli che lo aveva fatto per toglierlo dall’impiccio di dover fare il fidanzato con annessi e connessi? Per non farlo innervosire più del dovuto e allentargli la tensione? A niente. Se era così intelligente come si reputava, che l’avesse trovata da solo la risposta!

Era pomeriggio inoltrato, e neanche si erano accorti che il sole stava tramontando. Usciti dal bar avevano subito preso la via verso casa. Non c’era motivo di scorrazzare in giro, tanto meno Akane voleva far preoccupare Kasumi e gli altri.

“No. Solo, io non pretendo sia romantico. Era solo per far pace.”

“Non chiedevo altro, infatti. Men che meno da una che ha ben poco di romantico, fredda come sei.”

“Fredda io?” Akane gli diede un colpetto sul petto con il mazzo di rose.

“Un pezzo di ghiaccio.”

“Scemo che non sei altro!”

“Mi hai detto scemo, per caso?”

Dalla cadenza della sua voce era evidente che avesse ripreso il suo normale atteggiamento sfacciato. Eccolo ritrovato il Ranma ragazzino! Akane sorrise, ma tentò di non darlo a vedere. Stuzzicarsi come al solito era il loro modo di fare la pace, di far capire all’altro che le cose erano tornate al loro posto, come in fondo doveva essere. Andava bene così.

“Sì, o non ci senti?”

Ranma diede prova di non essere più rigido nel momento in cui allargò le labbra con le dita, mostrando la lingua.

“Se io sono scemo tu sei la fidanzata dello scemo!”

Akane lo fissò esterrefatta, poi sorrise lasciandolo completamente interdetto. Si sentì avvolta da una nuova carica di quei vecchi amore e protezione che sapevano dei continui schiamazzi e prese in giro tipici di Ranma. Dai suoi occhi cadde una piccola lacrima che Ranma prontamente asciugò con un pollice.

“Ti ho offesa?” chiese, stavolta con velata preoccupazione. “Non volevo, sul serio.”

Akane scosse la testa. Per una volta che non l’aveva offesa affatto, anzi, che la considerava nuovamente la sua fidanzata - forse l’unica, ma per ora non era importante - Akane si sentiva come nata una seconda volta.

“No, Ranma. Sono soltanto contenta.”

“Lunatica.”

 

 

 

   
 
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