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Autore: Stray_Ashes    03/04/2016    4 recensioni
Solo, resta qua, mi dissero, con i fantasmi di tutti coloro che provarono a volare.
E io, volando, restai con loro. Aspettai, con loro. Restai ed aspettai, insieme a Lui.
Aspettai cosa?
Niente. Aspettai che l'attesa non finisse mai.
E andava bene, andava bene così.

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"Just wait here, I was told, with all the ghosts of everyone that tried to fly..."
Ho amato questa frase di I Lied degli Electric Century. E immaginando fumo, nebbia, fantasmi, ho buttato giù una frase. E tutto il resto, è venuto da solo. Ho amato scriverla, e anche voi, abbandonatevi, fate ciò che amate, 'che è così che si impara a volare, ad essere liberi.
Spero di essere riuscita a farvi pensare.
_Stray Ashes_
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"The Ghosts of Everyone

That Tried to Fly"



 

 

 

"Just wait here, I was told, with all the ghosts of everyone that tried to fly..."

                                                                                                   -"I Lied",   ELectric Century



Cosa rimane di noi quando moriamo?
Cosa rimane di noi, mentre viviamo?
Di che cosa sono fatti, i fantasmi...? Della stessa sostanza dell'anima..? Forse, della stessa sostanza dell'aria? Sono forse umidi e pesanti, come la nebbia, che riempie i cieli ed i polmoni? Sono forse come i pensieri, che riempiono la mente e si colorano d'oblio?
O sono, forse, fatti di carne, e di ossa, di sangue, di cartilagine e fluidi?
Perché noi, forse, nasciamo dalla nebbia come i fantasmi, e come fantasmi alla nebbia torniamo, morendo.
Perché, mentre pensi, sei già morto e già vissuto. Il presente è un'illusione.
E io sono fantasma, e lo specchio non riflette i miei pensieri.
I fantasmi sanno volare...? Vorrei tentare.
Prendi la mia mano, anche se al tatto non la sentirai, anche se sono nebbia che si fonde e si dirada tra le dita.
Prendi la mia mano, o prendimi per il collo, che tanto all'aria ho già dato tutti i miei respiri, e alla terra ho già dato tutte le mie lacrime.
Ti regalerò parole.
Ed è così che si nasce: morendo. Ed è così che si muore: nascendo.
E prendi la mia mano, e prendi i miei ricordi, e la luce dei miei occhi, che è così, che esisterò per sempre.

Oppure no. Oppure, no.
No.
No.
Forse.
Chissà.
Confusione.
Ipotesi.
No.
O si?
Importa?
No.
Sì.
Non voglio saperlo.
Voglio morire.
E se voler morire fosse un voler vivere per capire perché, vogliamo morire anziché vivere?
E se voler vivere fosse un voler capire perché vivere anziché morire? Come possiamo sapere cosa è peggio, o cosa meglio? E se la morte fosse prima di nascere, e se quella dopo fosse un'altra cosa? Se dopo la vita ci fosse... un altro tipo di esistenza? O più relativa, o più concreta: più relativa dell'impalpabilità dell'aria e più concreta delle pietre che in fondo al fiume mi sapranno uccidere.
Dopotutto, dicono che la morte è il non esistere più. Ma il vero non esistere, è il non aver vissuto mai.
Che diritto si era preso l'uomo di chiamare la fine della vita, morte? Ma, cielo, è solo una parola. Sono io a darci un significato. Potrei chiamare morte la bottiglia abbandonata poco lontano da me. E sarebbe uguale. Sarebbe ancora una bottiglia.
E se sono pazzo?
Importa?
No.
Sì.
Forse.
No. Ero solo disperato.
Cos'è la disperazione?

Forse non sono un fantasma. Forse non sono niente. Non sono nebbia, e non sono pensieri. Sono solo carne e sangue o forse non sono neppure quello.
Forse non esiste la morte. E se non esistesse la vita? Potrei essermela inventata. Potrei essermi inventato tutto, tutti, potrei essermi inventato ieri. Potrei aver cominciato ad esistere da adesso, con un cervello pieno di ricordi che non sono mai avvenuti, ma che ho solo inventato. Eppure, la mia esistenza potrebbe essere iniziata ora, solo che non lo so, perché ieri mi sembra reale. Mi sembrava reale.
E magari non lo è.
Forse la vita non è reale. Forse se muoio non accade niente; sicuramente, l'Universo non se ne accorgerà.
Universo...
Universo...
Quello esiste? Ma se non esiste né la morte né la vita, perché lui dovrebbe esistere?
I miei pensieri esistono? Forse no, e sarebbe bello... eppure io li sto pensando. Vorrei smetterla. Dicono che è la morte che potrebbe aiutarmi in questo... la cosa ironica, è che lo dicono i vivi. E che ne sanno, loro? Sarebbe da chiedere ai morti, ma non si può, o almeno credo.
Forse non mi può aiutare niente.
Forse forse forse forse forse forse forse forse forse....
Sussurrami il forse numero dieci... sussurrami il forse numero venticinque... sussurralo tu, come fosse un conto alla rovescia; sì, tu, tu che avresti dovuto prendermi la mano, quando te l'ho chiesto prima, nel bel mezzo del flusso dei pensieri, nel bel mezzo della mia speranza di essere nebbia e di essere fantasma, che è pur sempre meglio di essere niente e non poter fuggire da me stesso.
L'avevo chiesto a te, ti avevo chiesto di prendere i ricordi e la luce dei miei occhi, per farmi esistere per sempre. Perché esistere, oh, non è vivere e non è morire. Che cos'è, allora? Non leggere queste parole come se potessi darti una risposta, perché sono io quello disperato, qui.
Ma sono uno sciocco... tu sei tanto lontano da me, neppure so chi sei, stai solo leggendo parole che non credo neppure di aver mai scritto, solo pensato, e forse stai provando compassione, e ti odierei, per questo.
Tanto, sono già morto e già sono vissuto. Tanto, tu sei già morto e già tu sei vissuto.
Siamo fantasmi, ricordi?
O forse non lo siamo.
Forse il presente esiste e fa anche schifo.
Sono sicuro che le illusioni esistano comunque, invece.
E siccome il presente potrebbe esistere, questo implica che posso anche morire adesso. Se la morte davvero esiste, intendiamoci.
Posso?
No.
Sì.
Forse.
A quanto siamo, con i forse?

Non puoi prendermi la mano, sono solo.
E o tu sei incredibilmente freddo, oppure qua non c'è nessuno.

Sento solo il vento, che mi fischia nelle orecchie e mi sposta sulla fronte ciuffi di capelli scuri.
Sento solo il granito, sotto i piedi scalzi, perché di notte sono scappato e vedo adesso l'alba, da qualche parte all'orizzonte.
Da quanto tempo sto pensando? E io che avrei voluto smettere...
Sento solo rumori lontani, ovattati, sento il rombo delle auto e l'ululato dei cani, sento il pianto di un bambino, o forse è solo la parte infantile del mio cuore, è il pianto ultimo del mio Io passato che non avrebbe voluto mai morire.
Sento solo la musica stregata dell'acqua.
Sento il ruggito disperato del fiume.
Sento il ritmo che corrode le pietre.
Non sento neanche più il mio cuore battere.
Sento solo i miei pensieri, rimbombare per le camere fredde e nere e vuote disseminate a caso per il mio cervello.
Non sento più le dita, avvinghiate al metallo gelido, che preme anche sulla schiena. Non le sento e niente fa più nemmeno male. Così, lo lascio andare. Adesso basta solo un salto.
Perché voglio volare. E voglio sapere se la morte esiste.
Voglio sapere se la libertà, esiste. Sarebbe bello.
Sto sbagliando? La libertà sta nella morte, o sta nella vita?
Forse, la libertà sta nel decidere liberamente in quale, delle due.
Nella morte?
Nella vita?
Importa?
No.
Sì.
Ni.
Scelgo io, perché sono libero.
La libertà è essere liberi. La libertà è decidere che cos'è la libertà.
Voglio trovarla imparando a volare.
«Voglio volare», dico. La mia voce è grave, fa fatica a uscire, credo sia per via della gola che brucia; e comunque, il rumore dell'acqua la copre. Però io l'ho detto all'aria, e so che lei mi ha sentito.
Tu mi hai sentito?
Ecco, non voglio morire né voglio vivere. Voglio volare e provare ad essere libero. Per me è una differenza importante
«Voglio provare a volare...» dico, ripeto.
«Sono un fantasma, e voglio imparare a volare».

«Ci provai anch'io, tanto tempo fa» disse qualcuno, e fu una voce tanto dolce, e calda, che mi sentii più sbagliato di prima. Eri tu? O quella voce me la stavo inventando? Mi stavo illudendo? Ma era così bella... non sapeva di salvezza, non sapeva di speranza, non sapeva di vita, non sapeva di morte, non sapeva di libertà. In quel momento, per me, era solo bella. Una cosa bella può diventare tutto quello che vuoi... può diventare salvezza, speranza, vita, morte, libertà... ma io lasciai che fosse solo, semplicemente, bella. Non avevo bisogno di nient'altro.
«Volevo essere libero, volevo esistere per sempre, volevo regalare le mie parole, volevo regalare la mia arte, volevo regalare la luce dei miei occhi» continuò, quel qualcuno. «Volevo essere un fantasma, e come te volevo imparare a volare. Non è tanto male, essere nebbia, sai? Forse è meglio che essere carne, ossa, sangue, cartilagine e fluidi. E' meglio che essere pensieri. E' come essere sogni sprecati, sprecati perché si sono avverati. Un sogno che si avvera è un po' sprecato, temo: si rischia di smettere di correre.
Si rischia di non imparare mai a volare.
Si può essere liberi sia vivendo che morendo. Non si è né più deboli né più forti, scegliendo quale delle due. Si è solo liberi» una pausa, lunga, e io aprii gli occhi che non ricordavo d'aver chiuso: me lo ritrovi davanti. Mi trovai davanti te. Mi trovai davanti me stesso. Mi trovai davanti Lui. Mi trovai davanti l'illusione.
Importava?
Sì.
No.
Erano gli occhi più belli del mondo. Era tutto azzurro, tra l'acqua ed il cielo, eppure quegl'occhi erano verdi come una foglia, una foglia che cade dall'albero o viene strappata dal vento, senza ingiallirsi o senza seccare.
Una volta, da bambino, con un filo legai una foglia a un albero: eppure venne l'autunno e il vento la strappò via dal ramo, incurante; la foglia che avevo provato a salvare abbandonò casa sua e rimase morta a penzolare dal filo, come se fosse colpa mia, se non avevo fatto sì che potesse esistere per sempre. Non potevo legare alla salvezza qualcosa che sarebbe morta, ingiallita e seccata, lo capii quel giorno.
Infatti, non mi legai mai a nulla, perché il vento mi avrebbe portato via lo stesso.
Ma la foglia e la luce dietro i suoi occhi, no. Era verde, era vera. Era bella. Perché non era stata legata con uno spago a un ramo: aveva solo imparato a volare. Senza vento e senza ali.
«Voglio imparare a volare. Senza fili e senza piume» mormorai, fissando quegli occhi. I suoi capelli neri si muovevano piano, morbidi, ma non sapevo se a spostarli era il vento o il movimento lento e scomposto del mare. Non sapevo più dov'ero.
E poi sentii le sua dita sottili accarezzarmi le guance, tergere le lacrime che non sapevo di aver pianto, ed accarezzarmi i capelli, delicato, come se potessi sbriciolarmi sotto il suo tocco e sotto il suo respiro, perché forse sì, rischiavo davvero.
«Tu sai già volare, mio piccolo fantasma»
«E tu sai volare?» chiesi, e fu allora che sentii sulle mie labbra le sue, così, all'improvviso, e non esisté più nient'altro. Il suo tocco era delicato, eppure passionale, freddo, gelido, eppure caldo, un inferno, era inesistente e incorporeo, eppure era vero e lo sentivo, volevo sentirlo, volevo sentire il suo sapore, volevo sentire la sua libertà, volevo che fosse la mia. Volevo che fosse per sempre.
Non faceva più male niente. La libertà è pace? La pace è raggiungere sé stessi. Io avevo raggiunto la libertà. Io ero la mia libertà.
Mi sbagliavo?
Avevo ragione?
«Ho imparato a volare? Ho imparato con te...?» mormorai, sulle sue labbra. Lo sentii sorridere, o ghignare, contro la mia bocca.
«A te sembra di saper volare?»
«Io... sì. E mi piacerebbe poterlo fare per sempre»
«E allora aspetta qui, con me, e con i fantasmi di tutti coloro che come te ci provarono, a volare»

E non mi accorsi che non c'era più nessun rumore, non mi accorsi che più nessuno piangeva, non mi accorsi che non c'era più granito sotto i miei piedi, che non c'era vento e non c'erano ali.
Però volavo.
E non mi accorsi dell'acqua, che riempiva tutto, non mi accorsi degli altri fantasmi che piangevano, sentii solo la nebbia di cui ero fatto io, di cui era fatto Lui, di cui eri fatto Tu.
Non seppi mai se esisteva la morte.
Non seppi mai se avevo davvero vissuto.
Non seppi mai che pensarono gli altri, quando divenni nebbia e il mio corpo scomparve.
Non seppi mai se qualcuno prese i miei ricordi, se qualcuno prese la luce dei miei occhi.
Importava?
No.
La gente sa che esiste la nebbia e la vede nell'aria, nei giorni uggiosi, e accende la luce dei fari per diradarla.
La gente non sa che la nebbia esiste anche nell'acqua, ma non ha fari per quella. Non sa che è fatta di fantasmi, non sa che ha imparato a volare.
La gente non sa quanto bella è la libertà.

Cosa rimane di noi quando moriamo?
Cosa rimane di noi, mentre viviamo?
Non lo sapevo, non lo seppi mai.
Ma andava bene, andava bene così.

Solo, resta qua, mi dissero, con i fantasmi di tutti coloro che provarono a volare.
E io, volando, restai con loro. Aspettai, con loro. Restai ed aspettai, insieme a Lui.
Aspettai cosa?
Niente. Aspettai che l'attesa non finisse mai.
E andava bene, andava bene così.

 

         The End

_________________________________________

Ho pensato a lungo a quella frase. Alla canzone in sé, ma soprattutto a quella frase. L'ho amata, e per caso, mi è venuto da scrivere tutto questo... 2085 parole abbandonate al caso. Non avevo inventato una trama, o niente, è venuto tutto giù com'è venuto, senza aver fatto programmi.... eppure mi sento soddisfatta.

Spero che, almeno un po', sia piaciuta anche a voi.

C'è una cosa che tuttavia vorrei sapere da voi, voi anime coraggiose che avete letto e siete arrivate fino a qui:  chi avete immaginato come narratore, e chi secondo voi è il "fantasma"?
Perché io ho scelto di lasciarlo ambiguo, ed è vostra la libertà di scegliere chi è chi, che ruolo ha Gerard, che ruolo ha Frank.
Io stessa non lo so... però avevo iniziato pensando a Gerard, ma poi è sempre pensando a Gerard che ho introdotto l'altro personaggio; è un po' come se avessi scritto di Gerard che vede sé stesso, senza riconoscersi.

Ma ripeto, siete liberi di decidere per voi, vorrei solo sapere come l'avete interpretata, così, per curiosità, per togliermi uno sfizio.

Ah, so di aver scritto un gran casino in queste frasi, di averci spalmato viaggi mentali e dubbi esistenziali, ma sono fatta così, e spero che almeno un po', vi abbia fatto pensare.

Pensate, leggete, disegnate, componete, scrivete, fate ciò che amate fare, che è anche così che si impara a volare, e ad essere liberi.

Grazie,

_Stray Ashes_

  
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