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Autore: Moncai_Iora    03/04/2016    2 recensioni
[Vodka&Inferno]
Vodka&Inferno
La freddezza fa da padrona. La preghiera allevia la pesantezza.
La maschera, l'unico appiglio.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vangelo vuol dire “Buona novella”, è la parola portata ed espressa per far credere in un Dio misericordioso, un padre buono con i propri figli, colui disposto a perdonare ogni peccato da loro commesso, che esso sia più o meno grave.
Eppure l’Antico Testamento ci mostra un altro aspetto di questa figura, un lato che nel Nuovo pare sgretolarsi ed essere dimenticato da coloro che predicano per convertire le genti.
Adonai è un accusatore, un castigatore, non prova pena per coloro che si trova a dominare, si potrebbe definire addirittura vittimista, quasi capriccioso.
“Ma voi avete fatto bere vino ai nazirei
e ai profeti avete ordinato: “Non profetate!”.
Ecco, vi farò affondare nella terra,
come affonda un carro
quando è tutto carico di covoni.
Allora nemmeno l’uomo agile potrà più fuggire
né l’uomo forte usare la forza,
il prode non salverà la sua vita
né l’arciere resisterà,
non si salverà il corridore
né il cavaliere salverà la sua vita.
Il più coraggioso fra i prodi
fuggirà nudo in quel giorno!”
Lo dimostra Amos, lo dimostrano Isaia e Osea. Adonai si è mostrato un dio volubile, più umano di quanto desideri apparire. Un bambino intento a giocare con i propri soldatini di piombo, deciso a farli muovere secondo il proprio desiderio e disposto a farli penare in caso di disubbidienza. Vuole mostrarsi come un padre, ma la misericordia non fa parte di lui. Il timore è ciò che più desidera, ciò che lo spinge a compiere ogni singola mossa.
Eppure, seppur infantile, infine dimostra una certa furbizia, decidendo di indossare quella maschera che tuttora gli appartiene. Una doppia faccia, portata a nascondere ciò che è veramente e che ha portato le sue genti ad allontanarsi da lui.
Appare il buon Adonai, colui che è disposto a sacrificare il proprio figlio per il bene dell’umanità, colui che lo fa resuscitare il terzo giorno e che viene tanto osannato da coloro che lo predicano.
“E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.”, cita Paolo.
Ed ecco che il Vangelo acquista una funzione propria, diversa dai libri che lo precedono. La speranza risiede fra quelle parole, la bontà viene mostrata a coloro che si avventurano in esso, e a quelli che un tempo udirono e vi parteciparono attivamente.
Dopotutto facciamo tutti parte di questo gioco, siamo tutti pedine mosse con l’unico scopo di divertire colui che ci guida.
Siamo come amanti capricciosi alla continua ricerca dell’altro, che desiderano fuggire ma continuano a inseguire. Non possiamo proseguire da soli e ci aggrappiamo a colui che sembra provare un briciolo di interesse per noi. Non vogliamo sentirci soli in questo nulla a cui apparteniamo e da cui non troviamo una scappatoia.
“Amaci.”, gridiamo nel nostro silenzio, “Guardaci e guidaci.”
Facciamo sua quella maschera di cui Adonai si è impossessato, ci rifiutiamo di osservarlo sotto la giusta luce, troppo disperati per accettare la verità, lasciandosi travolgere dalla menzogna tanto più dolce della realtà.
Siamo noi gli stupidi, ci stiamo volutamente muovendo secondo le sue aspettative, stiamo accettando le condizioni che ci ha imposto.
Siamo portati a ferire i nostri amici per il bene comune, a farli soffrire e a vagare nelle nostre colpe. I dubbi continuano a bloccarci, cercano di fermare i nostri passi per potersi insinuare al meglio nelle nostre menti. I pensieri ci travolgono, ci prendono per mano e distolgono la nostra attenzione da ciò che è importante.
“Fermati.”, supplicano, “Non è la soluzione giusta.”
Ma tu, soldatino di piombo, sai che è l’unica, per questo continui ad avanzare imperterrito, tappando le orecchie e puntando davanti a te lo sguardo. Crei uno scudo e ti nascondi dietro ad esso, preparandoti al futuro che ti attende.
La freddezza fa da padrona. La preghiera allevia la pesantezza.
La maschera, l’unico appiglio.
   
 
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