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Autore: SNeptune84    03/04/2016    2 recensioni
Rafael, un angelo del regno celeste, durante una delle sue perlustrazioni sulla terra incontra Bel, di cui si innamorerà.
Ma se Bel non fosse esattamente chi credeva? Cosa succederà a Rafael?
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Amore e desiderio


Amore e desiderio

Rafael era terrorizzato da quello che gli stava succedendo.
Tutto era partito da quel giorno, quando aveva deciso di fuggire dal suo mondo e mischiarsi tra la gente comune, vivere a contatto con quelle persone che tanto amava.
In fondo, nessuno poteva veramente lamentarsi per il suo comportamento. Svolgeva il suo lavoro di angelo, proteggeva gli esseri umani dalle tentazioni, solo preferiva prendere forma umana, invece di sorvolare la zona che gli veniva assegnata dall’alto, dispiegando le sue grandi ali bianche, invisibili ai mortali.
Fu quel giorno che lo incontrò per la prima volta. A dire la verità, più che incontro si dovrebbe parlare di scontro: stava camminando tranquillo quando lo travolse, si ritrovò a terra sovrastato da lui, un uomo dalla pelle ambrata, gli occhi neri e i capelli color della pece. Indossava un completo nero e bordeaux ed era incredibilmente affascinante.
Avrebbe dovuto capire subito di chi si trattava, eppure la sua mente si era già persa in quegli occhi, in quella sua voce suadente che si scusava, mentre lo aiutava a rialzarsi.
— Mi dispiace — gli disse. — Non ti ho proprio visto.
Rafael era spaesato: sapeva che non doveva avere troppi contatti con gli esseri umani, che il suo aspetto angelico traspariva anche dalla sua forma umana, dai suoi capelli biondi, gli occhi azzurri e la pelle diafana. Cercò di congedarsi in fretta, per evitare ulteriori complicazioni, convinto che quello fosse un incontro del tutto casuale e isolato. Però non poteva dimenticare le sensazioni provate nel vedere quel ragazzo, quello scambio di sguardi che c’era stato tra loro, così complice.
Quando si incontrarono la seconda volta, Rafael capì che c’era qualcosa che li legava, che la casualità non esisteva e che, forse, era Dio a spingerlo verso di lui, per qualche motivo.
Era sceso nuovamente sulla terra, nella stessa città, anche se in un altro quartiere. Stava passeggiando tranquillo quando sentì una voce da dietro, che cercava di attirare la sua attenzione.
— Sei tu — gli disse, non appena si voltò. — Non sai quanto ho sperato di rivederti.
Rafael era esterrefatto quando lo vide, non credeva che anche quella persona si ricordasse di lui, tanto da riconoscerlo.
— Sei lo stesso dell’altra volta! — esclamò. — Quello che mi ha travolto.
— Non so proprio come scusarmi per quella faccenda. Ti avevo anche sporcato il tuo completo bianco, ma non mi hai dato modo di ripagarti la lavanderia.
— Oh, non importa, veramente. Sono cose che capitano.
— Posso almeno offrirti qualcosa? Un caffè?
Rafael avrebbe dovuto rifiutare quell’invito, ma non aveva il minimo sospetto su di lui. Anzi, voleva conoscerlo meglio, era incuriosito da quella persona come non lo era mai stato. Per questo si avviarono al bar più vicino e presero un tavolo.
Solo quando entrambi ebbero l’ordinazione davanti si accorsero che ancora non si erano presentati, e la cosa fece sorridere entrambi. Avevano continuato a parlare, ignorando ciascuno l’identità dell’altro.
— Io sono Rafael — gli aveva finalmente detto ad un certo punto. — Mi sono accorto che non mi ero ancora presentato.
— Chiamami Bel.
— Bel… è un diminutivo? Per cosa sta?
— Bel sta per Bel, non mi piace il mio nome completo. Forse un giorno te lo dirò, se continuiamo a vederci.
Iniziarono ad incontrarsi regolarmente, concordando l’appuntamento successivo di volta in volta. Rafael non mancava ad un incontro, complice anche la sua natura che non gli permetteva di infrangere una promessa fatta.
Ogni volta che si vedevano parlavano, si conoscevano, approfondivano la loro amicizia, finché Rafael non capì di essersi innamorato di Bel, un amore puro e splendente, l’unico che gli era concesso provare per una persona.
Non sapeva cosa provava Bel nei suoi confronti, finché non fu l’altro ad avvicinarsi a lui, baciandolo.
— Non sai quanto ti desidero — gli aveva sussurrato. — Diventa mio.
Non riuscì a rispondere di no. Era troppo inebriato dal bacio e dal sentimento che provava per rifiutare qualunque proposta di Bel. Per questo si fece trascinare all’interno di un capanno abbandonato, adagiare su un letto di paglia e spogliare lentamente. La sua pelle bianca contrastava con quella di Bel, che esperto faceva scivolare le mani sul suo corpo, provocandogli sensazioni che lasciavano vacillare la sua natura da angelo: per una volta non provava solo amore, era come se desiderasse quel contatto, volesse di più.
Bel riprese a baciarlo, con una passione tale da fargli dimenticare tutti i dubbi che stavano nascendo. Le loro lingue si intrecciarono, mentre le mani dell’ambrato scorrevano lungo tutto il petto, sfiorando i capezzoli fino a scendere giù, verso l’inguine, dove il membro di Rafael già si stava risvegliando.
Rafael avrebbe voluto urlare quanto lo amasse, ma le labbra di Bel erano ancora sulle sue, con le lingue intrecciate che non gli permettevano di dire nulla, nemmeno quando il sesso eretto dell’altro si fece strada in lui, lentamente.
Bel spingeva dentro di lui con un ritmo costante, mentre rubava i suoi gemiti con i baci. Le mani, nel frattempo, avevano iniziato a massaggiare il membro di Rafael, portandolo ben presto all’orgasmo.
Lui venne poco dopo, con quelle ultime spinte che fecero riversare ogni singola goccia di sperma nel corpo di Rafael, che solo in quell’istante si accorse che non era stata usata alcuna protezione, ma era troppo su di giri per l’amplesso per riuscire a lamentarsene.
Quando finalmente si staccarono, Rafael decise che doveva dire quelle parole che per tutta la sera erano rimaste nella sua testa, intrappolate dai baci e dalle attenzioni del compagno.
— Bel, io ti a…
— Fermati, Rafael! — sentì urlare dal cielo, mentre un raggio di luce rompeva l’oscurità e mostrava il suo amico e collega Gabriel. — Non puoi dire quelle parole!
— Gabriel, che ci fai qui? Non c’è nessuna legge celeste che impedisca ad un angelo di innamorarsi di un essere umano, lo sai benissimo.
— Peccato che lui non sia umano. Vero, Belial?
— Sempre il solito guastafeste, Gabriel. Mi chiedo come sia possibile che siamo fratelli gemelli.
In quel momento una luce oscura avvolse il corpo di Bel, rivelando il suo vero aspetto. Due maestose ali nere decoravano il suo corpo, negli occhi bruciavano le fiamme degli inferi.
La vera identità di Bel era Belial il diavolo, e Rafael si sentiva uno stupido per essere caduto nella sua trappola.
— Sapevi dall’inizio chi ero? — gli chiese, mentre anche lui tornava alla sua forma angelica, dispiegando le sue ali candide e lucenti e mostrando la sua chioma dorata. — Tu sapevi che ero un angelo?
— Ovviamente. Ho riconosciuto subito la forma umana di un essere divino, non era così difficile da capire. Invece tu non ci hai proprio pensato, eppure la mia forma umana segue gli standard degli abitanti degli inferi. Mi chiedo come tu ci sia cascato tanto facilmente.
Rafael, per la prima volta, sentiva di provare una rabbia incontrollata nei confronti di Belial. Gabriel per fortuna se ne accorse, trascinandolo con sé nel regno dei cieli, prima che potesse accadere l’irreparabile.
— Andiamo via — gli disse, prima di riaprire il passaggio verso il Paradiso. — E vattene anche tu, Belial.
— Come vuoi, fratellino.
Prima di sparire verso gli inferi, però, Belial scattò verso Rafael, rubandogli un ultimo bacio.
— Tutto ciò che ti ho detto sappi che è vero. Ti desidero e ti farò mio.
Rafael tornò in Paradiso frastornato da tutti quegli eventi, rinchiudendosi nella sua stanza per giorni, fino alla scoperta.
Una macchia aveva rovinato il suo candore puro da angelo. Una macchia che lo avrebbe portato alla distruzione.
Era comparsa lì, in mezzo alle altre, la piuma nera del peccato. Aveva provato a toglierla, ma ricresceva subito, ancora più visibile di prima. Sapeva che quello era l’inizio della rovina per un angelo.
Una volta perso il candore puro, la strada verso la trasformazione completa in diavolo era tutta in discesa, il rischio di diventare un angelo caduto era molto elevato.
Decise di andare da Gabriel, forse lui sapeva come aiutarlo a non perdere del tutto il suo candore.
— Aiutami, ti prego — gli aveva chiesto, disperato.
Gabriel, pensieroso, cercò di capire perché quella piuma era apparsa solo in quel momento. Rafael e Belial si frequentavano da mesi, eppure solo ora che erano stati separati la macchia era apparsa.
— Possibile che sia solo la consapevolezza di essere nel peccato ad aver generato tutto questo? Hai trasgredito a qualche legge angelica con Belial, mentre non eri consapevole di chi fosse? Tu amavi mio fratello, mentre vi univate, vero?
— Sì, e stavo per dirglielo quando ci hai interrotti.
— E non hai provato nessun altro sentimento nei suoi confronti, giusto? Niente di illegale?
Rafael si zittì, ricordandosi di quell’unico istante in cui il suo spirito ha vacillato, l’istante in cui probabilmente è apparsa quella piuma nera.
— L’ho desiderato… carnalmente. È stato un attimo, ho perso la purezza da angelo, sfiorando l’oscurità diabolica di Belial, probabilmente. Sono spacciato, dovrò lasciare il regno celeste.
Gabriel pensò un attimo a quanto aveva appena sentito, realizzando che forse la soluzione c’era, anche se era molto complicata.
— Rafael, come ben sai quando ad un angelo appare una piuma nera la strada che lo porterà a diventare un angelo caduto è tutta in discesa. Però forse non sai che se al diavolo che ha generato quella piuma nera appare una piuma bianca, allora l’angelo tornerà puro e il diavolo può salire nel regno dei cieli, diventando anch’esso un angelo. Non so se questo sia mai successo in passato, ma so che è possibile.
— E credi che a Belial possa essere spuntata una piuma bianca?
— Beh, se tu, per un istante, lo hai desiderato, forse lui, per un istante, ti ha amato. E i diavoli non possono amare.
Rafael sapeva che la probabilità che ciò fosse vero era praticamente nulla, ma voleva almeno tentare. In caso di fallimento, sarebbe stato preparato a diventare un angelo caduto, raggiungendo Belial negli inferi.
— Devo incontrare Belial. Tu sai come posso fare?
— Mandiamo un messaggero all’inferno. Diciamogli di venire nel capannone dove vi ho trovato, sono sicuro che verrà. C’è solo una clausola: dovrai fare tutto da solo, io non posso accompagnarti.
— Tranquillo, è giusto così.
Si erano dati appuntamento al tramonto del giorno successivo. Rafael fu il primo ad arrivare, intimorito dal fatto che l’altro potesse non presentarsi.
E invece Belial arrivò, in forma umana com’era lui in quel momento, per nascondere la macchia delle sue ali. Quella piuma nera in quella forma era solo una macchia scura sul braccio, coperta dai vestiti, quindi poteva fingere che non ci fosse alcun problema rimanendo così.
— Ciao, Rafael.
— Ciao, Bel… o forse dovrei chiamarti Belial.
— Chiamami come ti pare. Piuttosto, hai chiesto tu di vedermi. Vuoi spiegarmi che succede?
— Voglio capire il significato di quell’ultima frase che mi hai detto.
— Beh, cosa c’è da capire? Semplicemente significa che non ti ho ingannato, e che ti ho desiderato sul serio. Sapevo che eri un angelo, ma non volevo raggirarti come pensi tu. Mi sei piaciuto fin da subito, ti volevo tutto per me.
— E non hai mai provato… sentimenti diversi dal desiderio carnale per me? Qualcosa non propriamente da diavolo.
— Non capisco le tue intenzioni, Rafael. I diavoli non provano sentimenti.
— Io ti amo, Belial, e stavo per dirtelo quando Gabriel ci ha interrotti. L’amore è un sentimento degli angeli, non avrei mai potuto concedermi a te se non avessi provato amore nei tuoi confronti. Però ti desidero, come tu desideri me. E questo è un sentimento da diavolo, non da angelo. Mi chiedevo se, per caso, ti fosse capitata la stessa cosa.
Rafael decise che non era più necessario nascondersi, riprendendo la forma angelica e mostrando al suo interlocutore le sue ali macchiate. Dopo quella dichiarazione le piume nere sembravano aumentate, ormai le ali non erano più candide, ma maculate.
— Non ci credo! — esclamò Belial, sorridendo come per schernirlo. — E così ti sto facendo decadere. Non ci sono più gli angeli di una volta.
— Non c’è niente da ridere! — urlò Rafael, terrorizzato. — Io sto perdendo la mia purezza per colpa tua, e tu mi prendi in giro.
Belial, vedendo la grinta dimostrata dall’altro, decise di smetterla con quella farsa che aveva messo in piedi, tornando alle sembianze diaboliche e mostrando le sue ali che ormai non erano più nere: una miriade di piume bianche erano spuntate, rendendole molto simili a quelle di Rafael.
— Tu stai decadendo e io mi sto purificando. Il desiderio che provavo nei tuoi confronti credo si sia trasformato in qualcos’altro, forse quello che gli angeli chiamano amore. Ho accettato di incontrarti perché speravo di recuperare la mia malvagità, ma credo di aver solo peggiorato le cose.
— Ora che succederà? — chiese Rafael, che non capiva più nulla. — Andiamo entrambi in Paradiso?
— Non ne ho idea. Per come sta andando, potrebbe anche succedere che io divento un angelo e tu un diavolo. So solo che prima che succeda voglio di nuovo baciarti.
Rafael non rispose, ma agì. Si fiondò sulle labbra dell’altro con un bacio carico di desiderio e, allo stesso tempo, pieno d’amore. Belial rispose al contatto, sentendo rinascere dentro di lui l’oscurità perduta, illuminata da quello strano sentimento d’amore che stava provando.
Quando si staccarono, le piume di Rafael avevano ripreso il candore originale, mentre quelle di Belial erano tornate nere come la pece. Sembrava che quel bacio avesse annullato i sentimenti sbagliati che c’erano dentro di loro, riportandoli alle forme originali.
Rafael si era accorto di non desiderare più Belial, anche se l’amore che provava per lui era sincero.
Belial, al contrario, era dispiaciuto di non sentire più quel calore che gli provocava quel sentimento angelico, ma decise che andava bene così, perché lui era un diavolo e la cosa non sarebbe mai cambiata.
— Credo che sia giusto così — disse Belial, prima di allontanarsi da Rafael. — Non sarei sopravvissuto un solo giorno nel regno celeste, e tu non sei adatto a fare il diavolo.
— Questo è un addio o ci rivedremo?
— Chissà… se bazzichi sulla terra di tanto in tanto, potrebbe capitare. Salutami mio fratello.
Rafael sorrise a quelle parole, mentre Belial veniva avvolto dalle fiamme degli inferi, scomparendo dalla sua vista.
Dopo qualche giorno, un messaggero degli inferi bazzicava nel regno celeste, mostrandosi spaesato a chiunque lo incontrasse.
— Ho un messaggio per il signor Rafael, qualcuno lo conosce? — continuava a ripetere, senza successo.
Poi, finalmente, una voce lo raggiunse.
— Sono io Rafael — gli disse. — Posso aiutarti?
Il messaggero, voltatosi verso l’angelo dai capelli dorati, finalmente poté svolgere il suo incarico.
— Padron Belial mi ha mandato a dirvi che oggi salirà sulla terra, nella solita città. Ci teneva che voi lo sapeste. Ora, se permettete, torno negli inferi.
Si dileguò velocemente, senza aspettare nemmeno una risposta da parte dell’angelo. Rafael capì comunque il motivo di quel messaggio, discutendone subito con Gabriel, che aveva assistito a tutta la scena.
— Ci rimarrà male mio fratello, quando scoprirà che non lo raggiungerai — disse Gabriel, avvicinandosi a lui.
— Già, oggi non tocca a me quella zona. Ci saranno altre occasioni.
Rafael sembrava già rassegnato ad andare a compiere il lavoro che gli era stato affidato, quando Gabriel pronunciò una frase che lo portò a scalpitare dalla felicità.
— Si dà il caso che quella zona sia assegnata a me oggi… e sono disposto a fare cambio.
— Veramente? — gli chiese, visibilmente agitato.
— A patto che non trascuri il lavoro.
— Se distrarre un diavolo può considerarsi lavoro, non mancherò di certo. Sei un vero amico, Gabriel.
— Salutami mio fratello.
Nessuno avrebbe saputo dire come sarebbe andata tra Rafael e Belial, se uno dei due avrebbe scelto di cambiare per l’altro, ma per il momento si accontentavano di trascorrere qualche giornata insieme, aiutando il caso quando da solo non riusciva a farli incontrare. L’amore di Rafael e il desiderio di Belial erano due facce della stessa medaglia, solo il tempo avrebbe potuto scinderle o renderle una cosa sola. Perché quelle piume del colore sbagliato non erano svanite. Si erano solo fatte piccole piccole, invisibili agli occhi degli altri. Ma loro due sapevano che c’erano, che erano lì, pronte ad espandersi, se solo lo avessero voluto, se solo l’amore di Rafael si fosse trasformato in desiderio, o il desiderio di Belial in amore.
— Ti amo, Belial.
— Io invece ti desidero, Rafael.




Ciao a tutti. Con le millemila storie che ho in corso, OS cominciate e così via, ovviamente ne inizio una nuova, e la scrivo addirittura in una sera ._. Non è nulla di che, lo so, un esperimento in un fandom in cui non ho mai scritto (in realtà di angeli ho già parlato in passato, ma non così), quindi se la trovate abbastanza stereotipata vi capisco. Spero che comunque questa storia vi sia piaciuta, e che vogliate lasciarmi una piccola recensione.
Ringrazio Yuko per lo splendido banner. Ci sentiamo con il prossimo aggiornamento.
Baci.
SNeppy.
   
 
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