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Autore: caleidoscopio    04/04/2016    1 recensioni
(Spoiler 3x09)
Perché lasciar andare Octavia gli aveva provocato un dolore fisico tangibile, come se gli avessero spezzato un arto o lacerato le vene, come se una parte delle sue ossa gli fosse scappata fuori dal corpo e fosse finita nel fango ad aspettare un colpo di pistola, dritto al midollo.
Morire insieme, la più grande assurdità. Morire mano nella mano, come due grandi amanti, come eroi di una tragedia greca.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lincoln, Octavia Blake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Live together, die alone






Forse, se non l'avesse lasciata andare, non avrebbe fatto così male. Se a lenire il dolore ci fosse stata la mano di Octavia nella sua, se a riscaldarlo dal gelo dell'attesa ci fosse stato il calore del suo corpo, forse la morte avrebbe avuto un sapore diverso, meno amaro. 
Era stato solo un pensiero fugace, egoistico, che aveva attraversato la mente di Lincoln prima di tramortire Octavia e affidare il suo corpo privo di sensi a Kane, solo una debolezza momentanea che lo aveva avvelenato per qualche millesimo di secondo, prima che la ragione riprendesse il controllo delle sue vertebre ammattite e delle sue azioni.
Era stato un cedimento, durato un solo frammento di istante, che gli aveva poi dimenticato il sapore metallico dell'abbandono dentro la bocca, come se gli si fosse rotto un dente. Perché lasciar andare Octavia gli provocava un dolore fisico tangibile, come se gli avessero spezzato un arto o lacerato le vene, come se una parte delle sue ossa gli fosse scappata fuori dal corpo e fosse finita nel fango ad aspettare un colpo di pistola, dritto al midollo. 

Lincoln sapeva di amare follemente Octavia Blake; sapeva anche che, se non l'avesse lasciata andare, lei sarebbe morta con lui: due tributi, due sacrifici umani, mangiati dalla morte per la salvezza della loro gente. Morti per qualcosa di più elevato di due semplici corpi mortali.
La amava, Lincoln. Non ricordava l'esatto momento in cui aveva capito di amarla, ma era successo tempo prima, tra una battaglia e l'altra, mentre rischiavano di morire insieme e si salvavano sempre, alla fine; mentre lei spiccava come un fuoco d'artificio in mezzo agli altri, così diversa e speciale, e lui l'amava e basta, incapace di fare qualsiasi altra cosa. Immobile, veloce, sveglio, addormentato, vestito dalla luce dell'alba o del tramonto, Lincoln amava Octavia. 
Abbastanza da ripudiare e sotterrare ogni vivo ed egoistico pensiero di una morte accanto a lei, abbastanza da mettere la vita di Octavia avanti mille miglia alla sua. 

Morire insieme. Quale assurdità. A cosa sarebbero servite due vite gettate al vento, due fiori calpestati dal cemento, due guerrieri spezzati anziché uno soltanto? Agli Dei bastava un solo sacrificio per salvare il salvabile. 
Morire insieme, la più grande assurdità. Morire mano nella mano, come due grandi amanti, come eroi di una tragedia greca. E poi? Chi sarebbe rimasto dall'altra parte, a vendicarli, oltre al dolore che provocano fra i vivi le vite distrutte? 
Di loro non sarebbe rimasto nient'altro che ombra, ricordi offuscati da lacrime troppo poco salate e un po' di cenere, mischiata al terriccio di quel suolo terrestre macchiato di tante cose, di sangue, pelli morte e ossa spezzate. 
Perché, Octavia, pensava Lincoln, si vive insieme e si muore soli, e l'amore in morte non conta nulla, neanche il nostro. 

Ma se ci fosse stata anche lei, inginocchiata nel fango ad aspettare il proiettile, assieme a lui, che al fianco di Octavia si sentiva solo un mucchio scomposto di ossa e carne, Lincoln sarebbe morto in modo diverso. Avrebbe tenuto la sua mano fino alla fine, le avrebbe sussurrato le sue ultime parole, avrebbe aspettato di morire senza sapere cosa ci fosse dopo, ma sapendo che avrebbe trovato lei, ovunque fossero finiti, anche nel nulla. Avrebbe tenuto gli occhi ad accarezzare il suo volto come se fosse stato proprio il distogliere lo sguardo a provocargli la morte, non il proiettile, non la dura legge della sopravvivenza o la cruda paradossalità della giustizia. Fa che ci incontriamo ancora. 

Fa che ci incontriamo ancora, Octavia, nei tuoi sogni, dentro la tua mente, nei tuoi incubi, in un'altra vita. Sarò ovunque tu vorrai che io sia, nel cielo, nella terra, negli sguardi delle persone di cui ti fidi e che ami, se amerai ancora. Sarò al tuo fianco come un'ombra, ma ci sarò anche quando calerà il buio. 

E se per salvare Octavia avesse dovuto spararsi lui stesso quel colpo nel cranio, Lincoln l'avrebbe fatto, e l'avrebbe fatto anche solo per una speranza vana di poterla salvare, anche se fossero stati entrambi spacciati; anche solo per una possibilità su un milione di salvare Octavia, Lincoln si sarebbe sacrificato. 
È quello che si fa con l'amore, lo si salva, dai cattivi presagi, dalla morte, dalla fine, e lui la amava, come si amano i baci d'addio e come si odiano gli addii. 

Nel fango ora c'è soltanto Lincoln che guarda in faccia la morte, solo col suo sangue che scorre fuori dal foro sul cranio e si mischia alla terra e all'acqua. È rosso, in contrasto col grigio della terra, come se un artista impazzito avesse rinnegato l'amato chiaroscuro per gettare una spruzzata di cremisi sulla sua tela. 
Il corpo di Lincoln è crollato sul suolo come un burattino a cui hanno tagliato i fili, le braccia dietro la schiena e le gambe piegate, il petto disteso e immobile, un oggetto inanimato a cui mai più verrà donato il soffio vitale.

Lincoln è solo, sul suolo di una Terra cui non appartiene più, il suo sangue si riversa nel fango come un pianto, e Octavia, sola, lontana, dalla cima di una collina vicina guarda e non dimenticherà mai, e se è rimasta a posare i suoi piedi vivi, con le ossa intatte, su quella terra fredda, è solo per riscattare, vendicare, onorare la vita di colui che ha amato. Come un'onda anomala, sente il dolore colpirla di colpo, come un pugno nella pancia, come se la perdita di Lincoln l'avesse avvelenata. Lo stomaco le si contorce, lotta per non soffocare sotto quel carico improvviso, si dimena per non implodere, contrasta il veleno con una lotta silenziosa. Octavia osserva, piange, tace. Medita. 
 




Ehm, salve. È la prima volta che posto qualcosa in questo settore. La morte di Lincoln mi ha talmente scossa che ho dovuto buttare giù qualcosa. E ne è uscito questo... Già. 
Ci sono rimasta letteralmente di merda quando mi hanno fatto succedere una cosa del genere, non me lo sarei mai aspettata. Con Lexa okay, ci ero rimasta male, ma non così male. Cioè, Lincoln e Octavia erano troppo perfetti e dovevano stare insieme per l'eternità. Punto.
Comunque, tornando alla realtà: ciò che volevo esprimere, erano i pensieri di Lincoln (o più i miei che i suoi, in realtà). Ho cercato di immaginare se gli fosse passata per la testa - anche solo per un istante - l'ipotesi di far venire Octavia con sé, e ne è uscita questa breve accozzaglia di pensieri sconnessi, che spero comunque vi sia piaciuta. Se avete voglia di lasciarmi un commento, lo apprezzerei moltissimo (davvero davvero moltissimo). E niente, grazie per aver letto, alla prossima :) 
 
  
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