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Autore: CelticMan    05/04/2016    1 recensioni
Anno 2025.
Nave Madre n° 249.
Il pianeta Terra è stato evacuato più di sei anni fa, a seguito di un ennesimo attacco guerrigliero da parte dell'Altra Dimensione. Il Generale Strawbry, americano, diede l'ordine di lanciare il Missile 0.74 Ice Max alle ore 11:45 pm. La popolazione dormiente non ha subito danni psicologici, al contrario di chi era sveglio e ha vissuto in pieno l'attacco difensivo dei vari governi. Le squadre operative, hanno salvato quanti più sono riusciti a caricare all'interno delle navi e dei Portali Digitali, e ancora oggi si tenta di conquistare un nuovo pianeta sul quale trasferire l'intera popolazione terrestre, o quasi.
Il Governo giapponese aveva, ormai da tempo, reso noto il progetto Digi-Life (デジ-Life) all'interno del proprio territorio, approvando leggi sociali per integrare la cultura delle "creature aliene" come parte di un futuro prossimo. Nessuno avrebbe mai immaginato che un giorno oscuro sarebbe giunto.
Mi chiamo Ueno Mamoru (上野守), 30 anni, Sorvegliante n° 07 della S.O. giapponese. Il compito che mi è stato assegnato è quello di monitorare le frequenze vibrazionali presenti nel Cosmo. Cosa è realmente accaduto sei anni fa? E cosa c'entrano i "Digimon"?
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Musica rilassante. Track 02 - Harps]
Buongiorno, Ueda-san.
La colazione la aspetta nella F-Room comune.
Se desidera qualcosa, deve solo chiedere.
Le auguro una lieta giornata, Sorvegliante n° 07.


Ancora quella voce elettronica. Ogni mattina la modalità di risveglio si ripete in una tormentosa e meccanica routine. Mi viene inculcata e obbligata la percezione che, il nuovo giorno, sia “buono” assieme al mio cognome. Il successivo promemoria di una colazione non manca mai di presentarsi, accompagnato da un desiderio e per ultimo un augurio. Oh, certo! Dimenticavo il ruolo e il numero di riconoscimento. Ormai sono questo da sei anni a questa parte: un numero. Il nome Mamoru è stato dimenticato, sostituito dal numero 07. Persino il cognome, che per un giapponese è prassi esercitare per un’educazione esemplare, passa in secondo piano, così da essere sostituito da quello che è un compito impartito da una mente “superiore”, da un capo, un datore di lavoro.
 Ogni mattina, come in questo momento, apro gli occhi verso un soffitto freddo e metallico, grigio, delineato da ghirigori tecnici dotati di sistema a led notturno. Non c’è molto comfort qui, me ne rendo conto. Ciò che possedevo sul pianeta Terra è ormai dimenticato, nullo, ma in compenso posso godere sempre di un panorama mozzafiato. In realtà ogni alloggio è stato architettato in modo tale da allietare i sensi dei passeggeri, tamponando la deprimente sensazione di essere sospesi nell’aria, impossibilitati nel porre un passo verso l’esterno, privati della quotidianità spontanea di un tempo. Riesco a godere dell’alba e del ciclo rotatorio dei pianeti, del passaggio di asteroidi, della polvere di detriti minerari, della nascita e morte di una stella.
Capita spesso, ad ognuno di noi, di cadere in una depressione involontaria non appena termina il sogno della notte precedente. E mentre ci si prepara per il nuovo giorno, regolato da un susseguirsi di calcoli che ripercorrono il vecchio sistema terrestre, si ripetono mentalmente i principi della vita, per andare avanti. Per non arrendersi.

Come di consuetudine, indosso la divisa da Sorvegliante, consistente in un’unica tuta aderente e ignifuga, di colore bianco ghiaccio e decorata da fibre a contrasto nero lungo tutto il corpo. In realtà queste “decorazioni”, come per il sistema led, producono calore o refrigerio a seconda delle necessità dell’individuo e registrano costantemente il nostro stato di salute – pressione, battito, infezione, ecc… - e ci permettono di comunicare digitalmente con il sistema centrale e sociale di comunicazione: una sorta di rete wi-fi ingigantita e resa universale. Infatti, questa tecnologia ci consente di mantenere un contatto attivo con la Base anche qualora ci troviamo fuori dal nostro sistema. Si, perché è questo che facciamo. Noi viaggiamo nelle Dimensioni, cercando una cura, un modo per tornare a casa, incontrando le varie popolazioni cosmiche per ritrovare un equilibrio nel ciclo della vita.

Buongiorno Ueda-san, sei sveglio?

Il sensore digitale sull’avambraccio sinistro mostra, attraverso un display olografico, le varie notifiche, fungendo anche da casella di posta, casella bancaria, municipale, e via dicendo. In questo momento mi è appena arrivata una mail da parte di Nishimura-san, uno dei tanti amici che ho dovuto tenere stretto per non cadere. Lui, a differenza mia, è un Soccorritore, ovvero un medico-infermiere facente parte del Japan Hospital e incaricato del seguire e curare il personale della sua area. Nel mio caso, l’area 5 situata ad est della nave.
Rispondo al messaggio, nel mentre indicando vocalmente a Wells, la I.A. a sicurezza del mio alloggio, di attivare i sistemi di protezione non appena fossi uscito.

Il corridoio si presenta, come tutto il resto della nave, sempre in quel materiale metallico e grigiastro. Qualche arredo qua e là si differenzia per la sua funzione che varia a seconda dell’esigenza: un bidone per i rifiuti, un ascensore. Oppure l’ingresso ad alcune stanze comuni: mensa, bagni, saune, pub, scuole, lavanderie, uffici. Ed è proprio in uno di questi che mi dirigo. D-LIFE Office. Si tratta di un reparto specializzato e privato, dove solo i Selezionati possono accedere. Si tratta di un’area dimensionale a parte. Nel momento in cui si varca la soglia il corpo viene proiettato in uno spazio-tempo alternativo, all’interno del quale si è creata, tempo fa, una centrale di controllo privilegiata, dotata di monitor digitale, visuale spaziale, camere di allenamento, alloggio D- Jinkō, Portale di Trasferimento.
Per capire meglio in cosa consiste questa operazione, forse è meglio inquadrare per bene il concetto nel dettaglio. Come narra la storia del nostro paese, molti anni fa il Giappone rese nota l’esistenza di popolazioni aliene, quali appartenenti ad una Dimensione Energetica pari ad una copia semi perfetta del pianeta Terra, una sorta di “Ombra Digitale” se così possiamo dire. In questo spazio digitale, vennero inviati sette – in seguito otto – ragazzini, per testare un progetto di convivenza e di esplorazione delle altre realtà dell’Universo. I membri effettivi di quel gruppo, sono oggi noti a tutti ed a quel tempo ignoravano la loro missione. Per anni si sono chiesti “perché proprio noi?” e solo nel 2020 venne mostrata loro la verità. Il governo giapponese aveva già incontrato l’Ombra Digitale anni prima dei Digiprescelti, titolo che venne dato ai primi ragazzini esploratori, ed aveva creato uno strumento capace di fare da catalizzatore tra il pianeta Terra e quello che definirono "Digiworld". Questo strumento venne inviato a tutti gli otto ragazzini che, ignari, afferrarono l’oggetto attivando a livello inconscio un risveglio di collegamento magnetico con l’Ombra Digitale. Una volta trasferiti in Digiworld vennero a contatto con gli esseri viventi di quel pianeta. Si trattava di creature allo stato bestiale/alieno che prendevano origine dai residui tecnologici del nostro mondo che, negli anni, aveva accumulato una quantità immane di scarti magnetici tali da essersi poi solidificati attorno al pianeta Terra stesso, dando vita a quelli che chiamarono Mostri Digitali. I Digimon.
 Il primo progetto Digimon venne studiato per tantissimo tempo e solo dopo svariati anni, reclutando sempre più ragazzi nel progetto, i Digimon vennero integrati nella realtà collettiva. I primi Portali di Trasferimento, servirono per creare un ponte di connessione tra l’umano e l’entità digitale. A poco a poco, si constatò che per ogni essere umano rispondeva o esisteva un Digimon, appunto perché tutti i dati utilizzati – involontariamente – per creare quel mondo digitale, appartenevano ad ogni essere umano. In fondo, tutti noi abbiamo utilizzato un pc, un cellulare, un forno a microonde, un televisore e tante altre tecnologie. Pertanto, ognuno di noi ha contribuito ad alimentare e creare Digiworld.

[Buongiorno Sorvegliante n°07]
[Hai riposato bene?]
[Che faccia! Non hai mangiato?]

Il saluto ripetuto da ogni persona che incontro, come una sorta di cantilena a pappagallo. Sorrido sperando di evitare domande sul mio stato di salute o sul mio lavoro, cercando in tutti i modi di raggiungere gli alloggi per i D- Jinkō, gergo interno per indicare le culle dei Digimon, entro le quali possono essere rigenerati.
Ogni individuo decide di prendersi cura del proprio Digimon, essendo esso stesso parte integrante delle proprie responsabilità. A livello sociale e giuridico ogni Digimon ha il diritto di essere seguito, educato, cresciuto, secondo gli ideali di un qualsiasi altro essere umano, ed infatti proprio per questo alcuni Digimon lavorano a stretto contatto con il proprio Creatore.
Superata la hall, finalmente posso raggiungere la sala alloggi e proprio in quel momento noto la presenza di alcuni miei compagni. Li saluto in maniera spontanea, sorridendo per la prima volta in questo nuovo giorno. I loro compagni digitali sono al loro fianco e come di norma li saluto allo stesso modo, dedicando solo a loro una carezza speciale.

[Torno subito, ragazzi. Avete già fatto colazione?], domando con fare tranquillo, mentre mi allontano verso nord per raggiungere la culla del mio compagno fidato.

[No, anzi sbrigati che ho una fame!], la voce di Kinnoji mi raggiunge come una valanga di sonnolenza e irritabilità. Non ha mai amato aspettare, specie se non ha prima bevuto i suoi due caffè soliti.

[Arrivo, arrivo!].
Eccola lì. La culla dimensionale, o la bolla come amo chiamarla. Consiste in un riquadro esagonale, simile alla forma grafica di un bit, all’interno del quale si apre una mini cella astrale che catapulta il Digimon nella propria dimensione: una stanza personalizzata.
Sollevo la mano per incontrare la parete di apertura ed il sensore, riconoscendo le impronte digitali, prende ad illuminarsi di una tenue luce bluastra.

AWAKENING … DIGIMON LOPMON … OUT!

La voce robotica e grave si presenta come ogni mattina, consentendo l’apertura del canale. La solita piccola parete digitale si palesa davanti ai miei occhi, come se fosse una parete d’acqua ondeggiante e dopo pochi istanti…

[Mamoooooooooru!!]

Lopmon si palesa, gettandosi tra le mie braccia. La vocina acuta e dolce, come suo solito, mi permette finalmente di rilassarmi, mentre lo stringo forte a me. Tra me e lui si è creato un legame diverso, fraterno. Sembra come se sono riuscito a riconoscere, trovare, in lui quel dato che ho donato all’Universo e grazie al quale si è potuto creare questo meraviglioso esserino tutto curve. Osservando meglio Lopmon, non riesco tuttora a comprendere la sua morfologia: un incrocio tra gatto, cane, orsetto, con tre piccolissimi corni sulla fronte, occhi circolari e neri come quelli di un uccello, grandi e lunghe orecchie che si gonfiano come ali ed una pelle di un colore bruno chiaro, segnato in alcuni punti da una cromatura rosata. La statura è pari, si e no, a 40 centimetri e la mole sembra essere nulla.

Eppure quest’oggi c’è qualcosa di diverso in Lopmon. Continua a stringersi a me, preferendo sedersi sulla mia spalla, piuttosto che camminare come suo solito.
In ogni caso, raggiungo il resto del gruppo per finalmente cominciare una nuova giornata.

La F-Room è come una grande mensa comune, dotata di tavolate e sedie a scomparsa. Tutto mantiene il colore del bianco, per meglio neutralizzare il contrasto eccessivo con il resto. Mangiamo quel che riusciamo a trovare nel menù, tra cui tè all’inglese e dolci vari, nel mentre osservo Lopmon divorare tre croissant insieme, noto un particolare curioso.

[Cosa hai fatto alla zampa?], la mia domanda attira l’attenzione degli altri tre amici al tavolo e dei rispettivi Digimon. Lopmon mi osserva con mezzo cornetto in bocca, senza comprendere una sola parola. Abbassa poi lo sguardo notando un punto arrossato nell’angolo sinistro della sua zampa inferiore, o gamba.

[Non lo so… forse ho urtato da qualche parte, ieri sera], la vocina e l’espressione innocente per un attimo mi distraggono, ritrovandomi a sorridere in maniera spensierata, ma quel dato sembra curioso. La sera precedente era rimasto tutto il tempo con me, seduto in postazione, a monitorare l’andirivieni delle varie onde magnetiche nel nostro spazio abitato. Non ricordo certo di un urto da parte di Lopmon…
[Oh, a proposito Mamo-kun], continua con la solita vocetta, [Felice anniversario!!]. La sua espressione muta per un attimo, tingendosi di malinconia. China di poco il capo e di mio cerco di ricacciare indietro le lacrime che sento salire verso gli occhi. Con una mano, accarezzo il capo di Lopmon, ringraziando lui e tutti i miei amici per essersene ricordati.

[Già… l’avevo quasi dimenticato… Grazie amici…].
Cerco di riprendere il controllo della situazione, respirando profondamente e distraendo la mente con pensieri al momento più urgenti. Cosa è successo a Lopmon?

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NOTA DELL'AUTORE
- © 2016 sul logo e sul testo scritto
- Questa è la mia PRIMA fanfiction... spero vi piaccia.
- Ho deciso di trattare i vari argomenti (evoluzione, digivice, ecc...) in maniera graduale, dividendoli nel vari capitoli.

Grazie mille a tutti coloro che si affacceranno su questa nuova serie!

 
   
 
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