Minuto
“Vuoi rivedere Tamoko?”
Yoshimo si voltò di scatto sentendo queste parole ed in mezzo alla folla la vide: una figura femminile lo stava fissando dall’altra parte della strada, eterea ed invisibile a tutti tranne che a lui.
Tirando fuori dal mantello una mano bianca come la ceramica della sua terra natale, la donna lo invitò a seguirla, per poi voltarsi e sparire nelle ombre di un vicolo lì vicino.
Yoshimo, con il cuore che gli batteva nel petto, iniziò a seguirla, spintondando con forza i passanti che gli impedivano il passaggio preso dall’ardore del momento.
Ma più andava avanti, più era conscio di dove erano diretti.
Dopo qualche minuto, si fermò.
Fino a quel momento Tamoko era viva.
Era fuggita dall’ombra di Sarevok, si era salvata dalla fuoria di Dae’thal, aveva ingannato i chierici di Kelemvor con un finto cadavere e stava aspettando paziente il suo arrivo nella peggiore bettola della città.
Ma ora Yoshimo si trovava in un cimitero.
La figura femminile, con la sua mano pallida, gli stava indicando una tomba scoperchiata.
E dentro c’era Tamoko.
Morta.