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Autore: Alena18    06/04/2016    4 recensioni
[ATTENZIONE! Se non avete letto 'Il Risveglio - Lo specchio dell'anima' non potete leggere questa storia.]
Camminavo quando lui camminava e mi fermai quando lui si fermò.
Non avevo idea di dove stessimo andando, ma mi fidavo. E probabilmente sbagliavo.
Mi voltai a guardarlo, ma lui non fece lo stesso.
D'un tratto sentii le sue dita intrecciarsi con le mie e non riuscii a non fremere per quel contatto.
-Qualsiasi cosa accada, non lasciare la mia mano- disse per poi stringermi più forte e posare il suo sguardo su di me -E pensami-.
© Tutti i diritti riservati.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Risveglio '
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“Quell’organo vuoto che da decenni si trascinava dentro,
per un solo attimo, sbatté contro la cassa toracica.”
Justin

-Non è possibile!- urlai stringendo i miei corti capelli in un pugno –Non possono essere scomparsi da un momento all’altro, non possono!- sbraitai ancora lanciando una vecchia sedia di legno contro il muro, un secondo dopo quella era ridotta ad un mucchio di legna da ardere.
-È quello che è successo invece!- gridò Peter a sua volta –Sono spariti e non possiamo fare nulla- abbassò il tono, ma il suo sguardo rimase saldo nel mio.
-No- sibilai –No, no, no!- sferrai un calcio al muro e subito dopo dei frammenti di cemento scivolarono al suolo –Tu non puoi fare nulla, perché sei un maledetto incapace!- sputai puntandogli un dito contro –Io posso, invece-.
-Io non credo- borbottò Peter fra i denti, ma io lo sentii lo stesso.
-Sono l’abominio, solo schioccando le dita potrei ucciderti, quindi faresti meglio a stare zitto- sputai respirando poi a fondo per calmare la furia che era in me. Chiusi gli occhi e mi concentrai, mi era sempre venuto tutto molto naturale, era parte di me, era la mia stessa essenza, non dovevo sforzarmi. Ma lo feci e, nonostante tutto, non ci riuscii, non vidi assolutamente nulla, solo buio. –Dannazione!- urlai andando via da quella putrida stanza.
 
Jace
 
-Io non posso crederci, Ester!- sbottai per quella che doveva essere la milionesima volta –Davvero, non posso- smisi di andare avanti e indietro e mi fermai a guardarla –Tu mi hai mentito, mi hai sempre mentito, hai mentito spudoratamente a tutti per decenni!- esclamai mentre le sue parole, tremendamente inaspettate, mi rimbombarono nella mente ancora una volta –Hai idea di quello che significa per te? Io credo di no- pronunciai fermo, trattenendo la rabbia e l’inquietudine.
-Jace, l’ho fatto perché non avevo scelta- tentò di giustificarsi.
-Ma tu non hai i poteri, Ester! Non li hai e ti uccideranno per questo- ribattei stringendo i pugni per l’oppressione che sentivo crescermi nel petto.
-Mi avrebbero ucciso comunque, sono destinata a morire infondo- osservò lei con tono piatto, vuoto, arrendevole, non da lei.
-Ed è qui che ti sbagli, perché se solo tu non avessi mentito, se solo tu avessi detto la verità invece di fare quello che hai fatto, adesso saresti felice, viva e non ad un passo dalla morte!- affermai –Cielo, perché lo hai fatto?!- sbraitai ancora passandomi le mani fra i capelli, tirandoli leggermente.
-Io non avevo scelta, Jace!- ribadì gridandomi contro.
-Ce l’avevi una scelta! Tu avevi me!- urlai più forte –Ma evidentemente non ti bastavo- arrivai da solo alle mie conclusioni e ancora una volta quella certezza faceva male –Non ti sono mai bastato e non ti basterò mai, ma io ti amo ed è esattamente questo che non basta a lasciarti andare- dissi quelle parole fissandola negli occhi, con la segreta speranza che lei mi potesse ricambiare, che lei potesse scegliere me, ancora una volta. Ma lei restò ferma, nel bel mezzo della stanza, senza dir nulla, guardandomi con lo sguardo di chi stesse osservando un povero cucciolo indifeso. Tirai un sospiro, sconfitto di nuovo da me stesso, ma non persi di vista il punto della situazione –Nessuno sa che i poteri per i quali sei stata riportata in vita non li hai mai avuti tu e nessuno dovrà saperlo- ragionai sul da farsi –O siamo praticamente morti-.
 
Justin
 
Ero lì da ore probabilmente, da quando il sole era alto nel cielo e in quel momento aveva appena toccato la linea dell’orizzonte. Ero lì per nessun motivo in particolare. Ero lì con la fronte poggiata contro la porta e gli occhi serrati. Ero lì senza sapere se sfondare quella dannata porta oppure lasciar perdere e andare via. E dopo ore decisi, ma non optai per nessuna delle due. Semplicemente poggiai la mano sulla vecchia maniglia di ottone, aprendo lentamente l’uscio. Il buio riempiva la stanza fredda e fui tentato di restare esattamente così, nel vuoto nero, ma il pensiero di vederla mi solleticava la mente e le luci si accesero da sole, seguendo un mio muto comando. Un tenue bagliore giallo illuminò in parte la camera e i miei occhi erano già posati su di lei, stesa inerme sul letto dove l’avevo posata quella mattina, con le mani ai fianchi e il petto fermo, vuoto. Odiavo osservarla e provare… qualcosa. Odiavo tutti i pensieri che mi passavano per la testa. Odiavo la morte e odiavo, sempre di più, me stesso. E non era un buon segno.
-Ti riporterò in vita, Maya- sussurrai fra le labbra –A costo di prendere la mia stessa vita e portarla da te- dissi, senza il minimo controllo sulle mie parole –Dopotutto te la devo una vita- alzai le spalle nel tentativo di sdrammatizzare, di scrollarmi di dosso quelle sensazioni incomprensibili riuscendo solo a rivederla mentre moriva e ridava a me quella stramaledetta vita. Sentii il suo sangue, lo ricordai, rosso scuro, caldo e denso e avvertii i canini ferirmi il labbro inferiore. Qualcosa di forte e tremendamente irritante partì, a quel punto, dal centro del mio petto, conoscevo fin troppo bene quella sensazione: odio. Mi odiai ancora mentre afferravo un portagioielli dal comodino e lo lanciavo contro lo specchio sulla parete di fronte al letto, spaccando la lastra in tante parti che non fecero altro che mostrarmi tanti me, tanti abomini e una vita presa di troppo. Serrai gli occhi, stringendo forte le palpebre e calmando i miei istinti, ma quando li riaprii nello specchio non c’erano più solamente tanti mostri con le sembianze umane, non c’ero più solamente io: lì c’erano anche tanti frammenti di quella vita strappata, tanti frammenti di Maya. E inaspettatamente sentii, per la seconda volta in un’unica giornata e in troppi secoli di esistenza, il peso di un cuore nel petto.
 
 



Ehiyoo!
Hola, gente! Come ve la passate?
Io vorrei sotterrarmi, praticamente sono passati più di due mesi dall’ultimo aggiornamento, I’m sorry.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (DA NOTARE IL TITOLO, EH! CREDO CHE SIA IL PRIMO CHE SUONA ROMANTICO DA… DA SEMPRE IN PRATICA LOL) e che lascerete una recensione che me lo faccia capire, ci tengo molto;)
Bene, ringrazio come sempre TUTTI e vi aspetto qui sotto, fra i commenti;)
Baci
Alena18 xxx

 
 
  
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